Considerazioni controcorrente sulla lotta alla INNSE
Autore: Francesco Ricci
Ci sono mille ragioni di essere soddisfatti per la vittoriosa lotta della Innse.
I lavoratori della Innse hanno dato l'esempio di una lotta ostinata e controcorrente, che durava da ben prima che si accendessero le telecamere mediatiche,sempre alla ricerca dello scoop,del gesto estremo(la scelta da parte degli operai è stata ottima: in un altro modo difficilmente sarebbero arrivate le Tv figlie del capitalismo spietato); una lotta a cui Orgoglio Operaio aveva già,nel limite delle sue capacità,dato spazio,mentre l'insieme dei tanti amici odierni degli operai della Innse ancora non si vedevano(o erano impegnati sotto altre telecamere).
Questa lotta non si ferma alle burocrazie sindacali; questa lotta ha sfidato la legalità, che la borghesia ci ha imposto e il sacro diritto di proprietà; con una unità completa tra tutti i lavoratori della fabbrica: questo sa creare attenzione, richiamando la solidarietà dei lavoratori e dei militanti di tutta Italia.
Una lotta,appunto,che indica la necessità di un protagonismo diretto dei lavoratori nel prossimo autunno, quando i licenziamenti raggiungeranno livelli altissimi.
La mie osservazioni potrebbero fermarsi,ma come posso far finta di notare quanti avvoltoi volteggiano attorno a questa battaglia e alla vittoria assai fragile che è stata conseguita?
Perché di vittoria parziale, dimezzata, dobbiamo parlare, per essere sinceri.La tanto agognata socializzazione dei mezzi di produzione gli operai della Innse la vogliono e la vorrebbero, ma nn è possibile dentro un sistema capitalistico come quello attuale; perchè ci troveremmo,come già in realtà avviene e nessuno lo dice, a veder cooperative "socialiste" assumere persone con contratti atipici, o peggio ancora cooperative che licenziano. Questo gli operai della Innse,che non sono stupidi,(quando parli con loro,capisci che il Capitale di Marx l'hanno letto e l'hanno anche capito)lo sanno eccome.
Io sono stato il primo a urlare di gioia quando ho saputo della loro vittoria, ma ora mi pongo fuori dal coro a rischio di sembrare un poco settario agli occhi magari proprio dei vari Cremaschi, Rinaldini, Ferrero, ecc. Proprio loro in questi giorni si sono intitolati questa vittoria solo perché all'ultimo minuto sono accorsi e hanno sgomitato per farsi riprendere dalle telecamere, mentre prima nemmeno sapevano di questa lotta, come giustamente è stato denunciato dai lavoratori della Innse quando hanno visto arrivare, insieme a tanti compagni operai e fratelli veramente solidali, militanti sindacali e politici, anche un numero eccessivo di burocrati e star da tv regionali che spesso,ancor prima di informarsi sui fatti,si precipitavano verso la prima telecamera accesa per farsi intervistare o perlomeno per essere ripresi sullo sfondo,per far vedere che loro c'erano..ma prima dov'erano?
Certo ognuno ha i suoi impegni ognuno fa quello che può ...ma non se hai la presunzione e il compito di fare il politico per mestiere.
Questa meritata vittoria incomincia ad avere troppi padri. Mentre gli unici padri sono e saranno sempre gli operai della Innse.
Quando gli operai della Innse hanno appeso uno striscione con la frase "Hic sunt leones" (qui ci sono i leoni) rendiamci conto del fatto, che purtroppo, attorno ai leoni hanno iniziato a girare parecchi avvoltoi.
A dirsi soddisfatti sono infatti davvero in troppi; sarà forse perché le vittorie,hanno spesso molti padri. Vada per i burocrati sindacali e i dirigenti della sinistra governista,giunti all'ultimo minuto,retroguardia di ogni lotta.
Ma anche i padroni? Infatti si leva un coro immenso.E' soddisfatto il nuovo padrone; sono soddisfatti i padroni in generale; è soddisfatta la stampa dei padroni.
Il cavalier Attilio Camozzi, il nuovo padrone, che è un amicone dell'intermediario dell'accordo siglato, Maurizio Zipponi (già dirigente Fiom, poi membro della segreteria di Rifondazione Comunista,poi passato con Vendola e infine, con abiura del comunismo recitata sul Corriere della Sera, diventato "inviato tra gli operai" di Di Pietro), dopo essersi felicitato per la conclusione della vicenda e per la sua acquisizione (per 4 milioni di euro) della Innse, ha spiegato che ora occorre rimboccarsi le maniche "bisognerà lavorare di più.(thò guarda te!!).Produrre quello che vuole il mercato. Ridurre l'assenteismo". Camozzi, modestamente, non vuole essere chiamato padrone: "Il padrone è il mercato" mentre "imprenditori" (ma che brav'uomo) considera essere non solo i suoi familiari miliardari ma anche gli operai,con i quali nella sua azienda ha un rapporto "da padre a figlio" tanto da organizzare con loro persino,"tornei di calcio".
Si prospetta un futuro da miliardari per i lavoratori Innse...cavolo che culo!!
La cosa più aberrante sono state le dichiarazioni di Paolo Ferrero che lo ha definito "un padrone serio",E' uno che "si è fatto da sé",ed ora ha un buon numero di aziende e 3500 dipendenti, di cui 1600 in Cina,un benefattore internazionale ecco perchè il segretario di rifondazione lo ama tanto!!!!
Il giornale della Confindustria precisa"ora occorre tirare tutti la cinghia, padrone e operai."Siccome sono anni che lavoro e faccio l'operaio,so benissimo cosa vuol dire tirar la cinghia per i padroni..e la cinghia la faranno tirare a noi.
A leggere i giornali in questi giorni pare che la stampa padronale si sia schierata con gli operai.Daltronde un certo Luciano Gallino su Repubblica scrive "c'è da augurarsi nell'interesse generale" (che in parole povere, significa l'interesse dei padroni che pagano Gallino per scrivere quello che vogliono loro) che le proteste in autunno adotteranno forme simili, cioè - nella sua lettura (che deforma la lotta dell'Innse, iniziata ben prima dell'episodio della gru) - invece di scioperi e occupazioni "azioni mediatiche" per richiamare l'attenzione di chi di dovere,che poi si preoccuperà di sistemare le cose in nome del famoso "interesse comune" di padroni e operai.
Per quanto riguarda i burocrati sindacali,le dichiarazioni sono concordi con quelle dei padroni. La lettura della dirigenza Cgil è riassunta in una intervista rilasciata da Epifani che ha rivendicato un sindacalismo che sa mettere insieme gli interessi di padroni e operai e ha fatto notare che alla Innse, a differenza di quanto accaduto in Francia dove gli operai hanno sequestrato i manager, "il rischio lo corrono solo i lavoratori". Infine ha richiamato i padroni ad "avere un senso alto del dovere dell'imprenditore e della sua responsabilità sociale".
Se poi si leggono le dichirazioni rilasciate da Rinaldini e Cremaschi e da tutti i vertici della sinistra governista, da Ferrero a Diliberto,non escludendo Bertinotti. Il ritornello è quello di far credere ai lavoratori che i borghesi sono borghesi nell'interesse della classe operaia.Ma Va da via al cù!!! si dice cosi dalle mie parti..
Gli elementi davvero importanti della battaglia operaia alla Innse sono allora altri e vanno appunto rintracciati sotto le decine di interpretazioni interessate fornite dai padroni, dai loro amici sindacalisti e dalla sinistra governista.
E' bene aver ben chiare alcune cose,per non falsificare la vicenda.
Se è stato raggiunto un risultato e 49 operai non vengono licenziati,soltanto 15 di loro ritorneranno ora in produzione, mentre gli altri saranno messi in cassa integrazione straordinaria. La conservazione del posto di lavoro c'è ma è assai precaria.
I burocrati riformisti danno una visione puttosto scolorita della lotta della Innse (come del resto sono scoloriti i sindacati di questi sindacalisti).Loro vorrebbero che in autunno i lavoratori dovrebbero limitarsi ad alzare un po' il tono, a fare qualche corteo di rito,al più arrivando a qualche "azione mediatica" (come loro vogliono far apparire quella della Innse),per poi ritirarsi in buoni buoni lasciando fare alle burocrazie.
Cosi non sarà belli miei:perché siamo nel pieno di una crisi capitalistica di sovrapproduzione e il problema non è in generale risolvibile sostituendo a un "padrone speculatore" un "padrone serio" (tutti i padroni seri sono speculatori,andrebbe spiegarlo a Ferrero); sia perché la lotta degli operai della Innse ,non si è limitata alla "azione mediatica" di cui si è parlato in questi giorni,cioè ai cinque compagni operai saliti su di un carro ponte, ma è durata quasi un anno e mezzo, con l'occupazione della fabbrica, blocchi stradali, mesi di autogestione e presidio dello stabilimento.
Innse: premessa dell'autunno operaio.
Insomma, se padroni e burocrati sindacali si illudono che in autunno gli operai faranno solo un po' di sceneggiata si sbagliano.
Anzi: è proprio la lotta della Insse, con la sua parziale vittoria,con il suo esempio che già sta provocando contagio,a indicare un metodo generale per settembre esattamente opposto a quello che vorrebbero i padroni:lotte radicali,ad oltranza,scioperi,occupazi
Ci sono mille ragioni di essere soddisfatti per la vittoriosa lotta della Innse.
I lavoratori della Innse hanno dato l'esempio di una lotta ostinata e controcorrente, che durava da ben prima che si accendessero le telecamere mediatiche,sempre alla ricerca dello scoop,del gesto estremo(la scelta da parte degli operai è stata ottima: in un altro modo difficilmente sarebbero arrivate le Tv figlie del capitalismo spietato); una lotta a cui Orgoglio Operaio aveva già,nel limite delle sue capacità,dato spazio,mentre l'insieme dei tanti amici odierni degli operai della Innse ancora non si vedevano(o erano impegnati sotto altre telecamere).
Questa lotta non si ferma alle burocrazie sindacali; questa lotta ha sfidato la legalità, che la borghesia ci ha imposto e il sacro diritto di proprietà; con una unità completa tra tutti i lavoratori della fabbrica: questo sa creare attenzione, richiamando la solidarietà dei lavoratori e dei militanti di tutta Italia.
Una lotta,appunto,che indica la necessità di un protagonismo diretto dei lavoratori nel prossimo autunno, quando i licenziamenti raggiungeranno livelli altissimi.
La mie osservazioni potrebbero fermarsi,ma come posso far finta di notare quanti avvoltoi volteggiano attorno a questa battaglia e alla vittoria assai fragile che è stata conseguita?
Perché di vittoria parziale, dimezzata, dobbiamo parlare, per essere sinceri.La tanto agognata socializzazione dei mezzi di produzione gli operai della Innse la vogliono e la vorrebbero, ma nn è possibile dentro un sistema capitalistico come quello attuale; perchè ci troveremmo,come già in realtà avviene e nessuno lo dice, a veder cooperative "socialiste" assumere persone con contratti atipici, o peggio ancora cooperative che licenziano. Questo gli operai della Innse,che non sono stupidi,(quando parli con loro,capisci che il Capitale di Marx l'hanno letto e l'hanno anche capito)lo sanno eccome.
Io sono stato il primo a urlare di gioia quando ho saputo della loro vittoria, ma ora mi pongo fuori dal coro a rischio di sembrare un poco settario agli occhi magari proprio dei vari Cremaschi, Rinaldini, Ferrero, ecc. Proprio loro in questi giorni si sono intitolati questa vittoria solo perché all'ultimo minuto sono accorsi e hanno sgomitato per farsi riprendere dalle telecamere, mentre prima nemmeno sapevano di questa lotta, come giustamente è stato denunciato dai lavoratori della Innse quando hanno visto arrivare, insieme a tanti compagni operai e fratelli veramente solidali, militanti sindacali e politici, anche un numero eccessivo di burocrati e star da tv regionali che spesso,ancor prima di informarsi sui fatti,si precipitavano verso la prima telecamera accesa per farsi intervistare o perlomeno per essere ripresi sullo sfondo,per far vedere che loro c'erano..ma prima dov'erano?
Certo ognuno ha i suoi impegni ognuno fa quello che può ...ma non se hai la presunzione e il compito di fare il politico per mestiere.
Questa meritata vittoria incomincia ad avere troppi padri. Mentre gli unici padri sono e saranno sempre gli operai della Innse.
Quando gli operai della Innse hanno appeso uno striscione con la frase "Hic sunt leones" (qui ci sono i leoni) rendiamci conto del fatto, che purtroppo, attorno ai leoni hanno iniziato a girare parecchi avvoltoi.
A dirsi soddisfatti sono infatti davvero in troppi; sarà forse perché le vittorie,hanno spesso molti padri. Vada per i burocrati sindacali e i dirigenti della sinistra governista,giunti all'ultimo minuto,retroguardia di ogni lotta.
Ma anche i padroni? Infatti si leva un coro immenso.E' soddisfatto il nuovo padrone; sono soddisfatti i padroni in generale; è soddisfatta la stampa dei padroni.
Il cavalier Attilio Camozzi, il nuovo padrone, che è un amicone dell'intermediario dell'accordo siglato, Maurizio Zipponi (già dirigente Fiom, poi membro della segreteria di Rifondazione Comunista,poi passato con Vendola e infine, con abiura del comunismo recitata sul Corriere della Sera, diventato "inviato tra gli operai" di Di Pietro), dopo essersi felicitato per la conclusione della vicenda e per la sua acquisizione (per 4 milioni di euro) della Innse, ha spiegato che ora occorre rimboccarsi le maniche "bisognerà lavorare di più.(thò guarda te!!).Produrre quello che vuole il mercato. Ridurre l'assenteismo". Camozzi, modestamente, non vuole essere chiamato padrone: "Il padrone è il mercato" mentre "imprenditori" (ma che brav'uomo) considera essere non solo i suoi familiari miliardari ma anche gli operai,con i quali nella sua azienda ha un rapporto "da padre a figlio" tanto da organizzare con loro persino,"tornei di calcio".
Si prospetta un futuro da miliardari per i lavoratori Innse...cavolo che culo!!
La cosa più aberrante sono state le dichiarazioni di Paolo Ferrero che lo ha definito "un padrone serio",E' uno che "si è fatto da sé",ed ora ha un buon numero di aziende e 3500 dipendenti, di cui 1600 in Cina,un benefattore internazionale ecco perchè il segretario di rifondazione lo ama tanto!!!!
Il giornale della Confindustria precisa"ora occorre tirare tutti la cinghia, padrone e operai."Siccome sono anni che lavoro e faccio l'operaio,so benissimo cosa vuol dire tirar la cinghia per i padroni..e la cinghia la faranno tirare a noi.
A leggere i giornali in questi giorni pare che la stampa padronale si sia schierata con gli operai.Daltronde un certo Luciano Gallino su Repubblica scrive "c'è da augurarsi nell'interesse generale" (che in parole povere, significa l'interesse dei padroni che pagano Gallino per scrivere quello che vogliono loro) che le proteste in autunno adotteranno forme simili, cioè - nella sua lettura (che deforma la lotta dell'Innse, iniziata ben prima dell'episodio della gru) - invece di scioperi e occupazioni "azioni mediatiche" per richiamare l'attenzione di chi di dovere,che poi si preoccuperà di sistemare le cose in nome del famoso "interesse comune" di padroni e operai.
Per quanto riguarda i burocrati sindacali,le dichiarazioni sono concordi con quelle dei padroni. La lettura della dirigenza Cgil è riassunta in una intervista rilasciata da Epifani che ha rivendicato un sindacalismo che sa mettere insieme gli interessi di padroni e operai e ha fatto notare che alla Innse, a differenza di quanto accaduto in Francia dove gli operai hanno sequestrato i manager, "il rischio lo corrono solo i lavoratori". Infine ha richiamato i padroni ad "avere un senso alto del dovere dell'imprenditore e della sua responsabilità sociale".
Se poi si leggono le dichirazioni rilasciate da Rinaldini e Cremaschi e da tutti i vertici della sinistra governista, da Ferrero a Diliberto,non escludendo Bertinotti. Il ritornello è quello di far credere ai lavoratori che i borghesi sono borghesi nell'interesse della classe operaia.Ma Va da via al cù!!! si dice cosi dalle mie parti..
Gli elementi davvero importanti della battaglia operaia alla Innse sono allora altri e vanno appunto rintracciati sotto le decine di interpretazioni interessate fornite dai padroni, dai loro amici sindacalisti e dalla sinistra governista.
E' bene aver ben chiare alcune cose,per non falsificare la vicenda.
Se è stato raggiunto un risultato e 49 operai non vengono licenziati,soltanto 15 di loro ritorneranno ora in produzione, mentre gli altri saranno messi in cassa integrazione straordinaria. La conservazione del posto di lavoro c'è ma è assai precaria.
I burocrati riformisti danno una visione puttosto scolorita della lotta della Innse (come del resto sono scoloriti i sindacati di questi sindacalisti).Loro vorrebbero che in autunno i lavoratori dovrebbero limitarsi ad alzare un po' il tono, a fare qualche corteo di rito,al più arrivando a qualche "azione mediatica" (come loro vogliono far apparire quella della Innse),per poi ritirarsi in buoni buoni lasciando fare alle burocrazie.
Cosi non sarà belli miei:perché siamo nel pieno di una crisi capitalistica di sovrapproduzione e il problema non è in generale risolvibile sostituendo a un "padrone speculatore" un "padrone serio" (tutti i padroni seri sono speculatori,andrebbe spiegarlo a Ferrero); sia perché la lotta degli operai della Innse ,non si è limitata alla "azione mediatica" di cui si è parlato in questi giorni,cioè ai cinque compagni operai saliti su di un carro ponte, ma è durata quasi un anno e mezzo, con l'occupazione della fabbrica, blocchi stradali, mesi di autogestione e presidio dello stabilimento.
Innse: premessa dell'autunno operaio.
Insomma, se padroni e burocrati sindacali si illudono che in autunno gli operai faranno solo un po' di sceneggiata si sbagliano.
Anzi: è proprio la lotta della Insse, con la sua parziale vittoria,con il suo esempio che già sta provocando contagio,a indicare un metodo generale per settembre esattamente opposto a quello che vorrebbero i padroni:lotte radicali,ad oltranza,scioperi,occupazi
ignorate dalle bladracche dell'informazione),coordin
E poi, per raggiungere qualcosa in più di qualche sebben importante vittoria parziale, proseguendo con l'imposizione dell'esproprio senza indennizzo delle fabbriche sotto il controllo dei lavoratori come unica risposta realistica e immediata ai licenziamenti di massa, in una prospettiva di ascesa generale e unitaria delle lotte contro il padronato e il suo governo.
Questo sarà il nostro autunno. E non basteranno gli avvoltoi riformisti per preservare i padroni dai leoni operai.
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