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Invito al viaggio, il Perù.

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  Se mai vi capiterà di fare un viaggio in Perù tra i posti da vedere, sicuramente, ci metterete il lago Titikaka. Io ci sono arrivato viaggiando su una vecchia auto americana, una di quelle con sulla parte posteriore un paio di ali di metallo a forma di pipistrello su cui poggiano gli stop. Una specie di batmobile. Auto dagli interni enormi in pelle consumata ed in compagnia di un autista "gordo" e simpatico. Dal finestrino vedevo scorrere valli verdi, infinite. Il ritorno è stato uno sballo, fatto di sera con il sole che se ne andava piano. Dai declivi in fila i contadini tornavano nei loro villaggi, li osservavo sgranarsi lungo le discese e di corsa affrettarsi verso casa. Uomini e donne in fila. Queste ultime con l'immancabile coperta sulla schiena ad ospitare un bambino che dormiva. I fuochi venivano accesi all'interno delle abitazioni e li intravedevo passando con il taxi su strade fatte da mille ciotoli. Forse era solo suggestione ma la sensazione era di una p...

Correre, una spiegazione sullo scritto

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Pubblico questo ultimo brano di "correre" poi, con la compagna che condivide con me quest'avventura, smetteremo di essere visibili qui sul blog.  Correre è la trasposizione a metà tra il vero ed il "romanzo" di quello che è stato l'ultimo periodo passato in Mexico. Alcune delle cose scritte non sono reali, come il personaggio femminile, altre sì come l'episodio che accenno alla fine di questo brano. E' stato un viaggio "adrenalinico" fatto a contatto con gente fantastica e situazioni che in alcuni casi sono state a rischio.  Viaggiare al nord in zone in cui è "normale" osservare la guerra tra cartelli della droga e tra questi e lo stato mi ha riportato alla memoria le immagini dei miei viaggi in Salvador ed in centro america negli ani 80. Osservare ed essere testimone di una festa per "soldati" di una famiglia, provare ad aiutare una comunità di ragazzini senza scarpe, dividere il tempo con dei "visionari" fant...

Correre, la cena

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La notte calò, i fuochi furono accesi fuori e dentro le abitazioni. Poche lampade illuminavano le strade. Il cielo era sgombro da nuvole, la luna rischiarava tutto intorno. Alzò lo sguardo al cielo, lo vide come lo vedeva sempre. Una tempesta di piccole luci lì in alto. Uno spettacolo che lo induceva a prendere del tempo per se stesso, fermarsi e immobile contemplare il tutto con la testa piegata a guardare. Ripensò alle cose e che gli erano state dette, sentiva dentro di sé la voglia di replicare nell'unico modo che conosceva. Un modo che lo aveva portato ad essere un solitario, un tipo schivo ed indifferente a ciò che poteva ferire gli altri. - ma che cazzo ne sapete? rifletté a voce alta.

Correre, compagni

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In fondo non era sorpreso da quella reazione, la guardò andare via. Nel suo maglione largo ed ingombrante. Incespicare per un attimo su quella strada sterrata, riprendersi senza voltarsi indietro.  Sentiva ancora le nocche delle mani serrate, la mascella contratta e gli occhi piccoli come due fessure. Avrebbe voluto fermare quel torrente di parole. Aveva ascoltato, ed aveva anche chinato la testa. In fondo non aveva detto nulla di particolare, una reazione quasi isterica e senza contenuti per lui. Si voltò e raggiunse il gruppo dei suoi amici. - Hai trovato il tuo. Eh, companero?

Correre, chiarimenti

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Le aveva fatto un cenno con la mano da lontano e si era allontanato verso il fiume, sparendo dalla sua vista. Ne aveva approfittato per gironzolare tra la gente della piccola comunità. Era tutto un brulicare di attività e persone, ognuno intento al proprio lavoro. Alcune galline razzolavano libere. Si muovevano con andatura guardinga, fermandosi all’improvviso per grattare la terra battuta con le zampette. Alcuni bambini, accovacciati in un angolo, giocavano. Scoppi di risa e urla festanti accompagnavano il lancio delle trottole. Le guardò vorticare in un equilibrio quasi miracoloso. Si perse per un istante nella vertigine della loro danza, poi fu attratta da alcune voci femminili che provenivano da un lungo capannone. Si avviò in quella direzione ed entrò nell’edificio. Era una costruzione rettangolare, lunga e stretta, coperta da un tetto di lamiera zincata. Una parete era occupata da un grosso telaio a pedale. Il tessuto vi si andava componendo in un tripudio di colori intensi e bri...

Correre, il ricordo di Acteal

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I sassi sul fondo del torrente strusciarono contro la sua pelle escoriandola, non ci fece caso e chiuse gli occhi. Avvertì quello che rimaneva del calore del sole sulla sua pelle, sentì delle risatine e voltò la testa. Un gruppo di ragazzini lo guardava dalla cima di un muretto coprendosi la bocca e ridendo di lui. Sorrise a quell'allegria. Sentì i muscoli del collo rilassarsi, la schiena decontrarsi e le braccia riprendere l'energia persa. Si alzò ed uscì dall'acqua. raccolse le sue cose, si asciugò con la camicia ancora sudicia e sudata e s'incamminò scalzo su per la strada. Portava gli scarponi appesi al collo, un asciugamano intorno alla vita e così si presentò alla gente che stanziava nella piazza del villaggio.Uno scoppio di risate lo accolse, agitò la mano come a scacciare le mosche e proseguì verso quella che sarebbe diventata la sua casa per qualche giorno. Vi ritrovò lo zaino aperto e messo su una stuoia. Immaginò che quella fosse opera di uno dei suoi amici, ...

Correre, la riunione

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Arrivarono infine. Il pueblo era un agglomerato di poche case. Basse abitazioni di mattoni con tetti in lamiera.  . Niente elettricità, niente acqua, niente bagni. Minuscoli appezzamenti di terra spuntavano tra una baracca e l’altra. Vi crescevano, in mezzo al mais, fragili piantine di fagioli rampicanti e grosse zucche arancioni. Un cane scheletrico l’annusò scodinzolando pigramente. Lo guardò con disgusto. Quel cane rognoso era pieno di zecche e piaghe. Alcune galline razzolavano là intorno, un maialino grufolava dentro ad un recinto di pietra. Frotte di bambini scalzi le corsero incontro. Ninos allegri e festosi. Pelle bruna, quasi olivastra, statura piccola, capelli neri. Un po’ in disparte alcune ragazzine un po’ più grandi. Sulla schiena, avvolti dentro un telo di stoffa annodato sul petto, neonati con la pelle scurita dal sole. Già madri, senza esserlo davvero.

Correre, il villaggio

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Aveva temuto che le avrebbe rovesciato addosso una serie ininterrotta di imprecazioni e urla. Invece no. La rabbia fredda con cui l’aveva affrontata l’aveva scossa più di quanto lo sarebbe stata se le avesse gridato contro. Era rimasta in silenzio mentre lo vedeva allontanarsi e poi sparire nella giungla. In fretta aveva indossato abiti puliti, sparpagliando intorno a sé oggetti, fogli, cosmetici, biancheria. Aveva raccolto freneticamente il contenuto della sacca, gettando

Correre, il sentiero

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Una che voleva fare il bagno pensando di stare in piscina. Questo gli era capitato.  - Io vado, quando hai finito segui il sentiero davanti a te.  Le urlò con gusto queste parole sapendo già, in cuor suo, che avrebbe rallentato il passo. Raccolse le sue cose e si incamminò senza attendere oltre. Il sentiero non era battuto da tempo, questo aveva fatto crescere la vegetazione che rendeva il tragitto più faticoso all'apparenza. La nebbia era andata via,

Correre, la partenza

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Il sole con i suoi raggi filtrò dagli alberi. Non era caldo e la luce intorno aveva la colorazione del rosa, quel momento che precede una giornata tersa ed afosa. La guardò uscire dal sacco a pelo.Era già diversa e l'aria era quella di una messa sotto da un trattore. Le si avvicinò con un bastone in mano. - Segui queste regole, risparmieremo tempo.Quando fai i tuoi bisogni batti il terreno intorno con questo bastone, ti eviterà visite sgradite da parte di serpenti e roba così. Cerca di metterci poco tempo in quelle cose, ti risparmierai le formiche. Qui arrivano subito se c'è da mangiare. In fondo al sentiero c'è un lago, lì ti puoi lavare. Spezza in  due una canna di bambù, sfila un filo ed usalo per pulirti i  denti tra gli interstizi. L'interno nella parte più morbida lo puoi usare per lavarti i denti se non hai dentifricio.Non perdere troppo tempo a lavarti il viso, lo sporco filtra i raggi del sole ed evita che tu ti possa scottare. Magari se ci metti un po' di...

Correre, la notte

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Assaggiò quello che aveva messo a bollire. Ci voleva un po' di stomaco, ma meglio di niente. Prese la sua parte mangiando direttamente nella scodella in cui aveva cucinato quell'intruglio. Raccolse il resto e si avviò verso di lei. - Questo è per te, ti consiglio di metterlo nello stomaco. E' meglio di quel pezzo di cioccolato che stai masticando. Io vado a dormire, quando hai finito buttaci un po' di terra nel pentolino, lo laverò al fiume io domani mattina. Si voltò ed andò via incurante della sua reazione. Si tolse solo la camicia e la maglietta che arrotolò e mise come un cuscino sotto la testa.Guardò in alto. La nebbia copriva quasi tutto ormai, il cielo era nascosto così come le cime degli alberi. Le scimmie e gli uccelli iniziarono i loro canti. Il fuoco rischiarava lo spazio intorno. Avvertì qualche brivido, faceva freddo a quell'altitudine. Ricordò i racconti sulle azioni dell'esercito in quelle zone. Di come rastrellavano la gente e la spingevano fuor...

Correre, l'accampamento

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La nebbia li avvolse in un abbraccio umido. La coltre lattiginosa inghiottì repentinamente le cime degli alberi, si insinuò tra il fogliame fitto, cinse i rami più bassi. Il cuore cominciò a batterle furiosamente nel petto. La nebbia l’accerchiava, avvolgendola in un sudario caldo che la opprimeva. Non scorgeva nulla. Solo la macchia colorata della camicia del suo compagno. Suoni ovattati, fruscii, scricchiolii ad inquietarla. Le vennero in mente dei versi, reminiscenze lontane : - Nascondi le cose lontane,tu nebbia impalpabile e scialba,tu fumo che ancora rampolli, su l'alba….- Era questo che stava cercando di fare? Tenere lontano il passato? Aveva circoscritto il suo mondo in un presente sicuro, protetto dalla vita. Una prigione dorata che la riparava e la nascondeva. E poi…e poi, l’inquietudine ed il malessere si erano impadroniti delle sue certezze, avevano ingigantito le sue paure, l’avevano trascinata in un vuoto fatto di nulla.   Un fischio sommesso la fece trasalire, rip...

Correre,pensieri

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L’oscurità sopraggiunse senza alcun preavviso. La cosa l’inquietava. Il mondo intorno era una cacofonia di suoni e voci che si rincorrevano. Rabbrividì allungando il passo. Questa volta non si sarebbe lasciata distanziare. - Non qui, con gli spiriti di generazioni di Lacandòn a farmi compagnia- scherzò tra sé. Conosceva molte delle leggende che attraversavano quei luoghi. Ogni pietra, ogni albero raccontava di storie antiche sfociate nella eternità del mito. Guardò le stelle accendersi, una dopo l’altra. Lo spettacolo del cielo stellato le tolse il fiato. Mai l’aveva visto così blu, mai così luminoso. Individuò il Grande Carro. Prolungò lo sguardo fino a scorgere la Stella Polare, l’astro più luminoso dell'Orsa Minore. Il suo compagno rallentò il passo lasciandole il tempo di assorbire l’emozione del momento. Apprezzò quella gentilezza inattesa. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Correva lungo il sentie...

Correre, il risveglio

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ll tempo sembrò fermarsi. Immobile lasciò che lo sguardo vagasse sul lussureggiante intreccio della macchia arborea. La luce del giorno che moriva regalava riflessi cangianti alla giungla che si stendeva a perdita d’occhio davanti a loro. Riconobbe la macchia rosso scuro dei caoba e dei cedri, gli alti e flessuosi chicozapote, gli alberi della gomma sul cui tronco si sovrapponevano le ferite delle ripetute incisioni, i piccoli sapote dai frutti dolci e succulenti, gli alti ceiba a cui la mitologia messicana aveva affidato un ruolo sacrale. – Tierras calientes – mormorò rapita. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La bocca impastata, formicolio alle gambe. Prime sensazioni del risveglio. La difficoltà nel mettere a fuoco l'ambiente circostante, si stropicciò gli occhi. Il freddo dell'immobilità. Si stirò spingendo le braccia davanti a sè, intrecciò le mani, provò a riprendere il contro...

Correre, l'incontro

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Si chiese, per l’ennesima volta, perché fosse là, così lontana dalla sua vita abituale. – Un altro mondo – sbuffò. Non aveva la risposta nemmeno questa volta. Era da tempo che non sapeva rispondersi. – Forse perché non mi pongo le domande giuste – concluse. Indispettita riprese la corsa. Avampiede, tallone…avampiede, tallone… trovò infine l’andatura giusta e i pensieri molesti svanirono, assorbiti dal ritmo della corsa. Avvertì il pendio farsi più dolce. Sbucò in una radura e lo vide, disteso sull’erba, il viso rivolto alla carezza del sole, gli occhi chiusi. Si avvicinò col fiato ancora grosso, pronta al litigio. Lui dormiva, completamente abbandonato al sonno. Disarmata gli si sedette accanto e restò a guardare l’orizzonte che si tingeva di rosso.

Correre, la sosta.

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Il torpore avvolse i suoi sensi lentamente. Sentiva venire meno la percezione delle cose. La mente si proiettò in una dimensione in cui il dolore fisico si diradava. La sensibilità del tatto, dell'olfatto e dell'udito avvolti in una coperta.  Tutto veniva avvertito distante.Gli occhi chiusi come una barriera alle sollecitazioni della luce.I pensieri svanirono, i rumori diventarono una dolce nenia in grado di addormentarlo. Ebbe la sensazione di elevarsi rispetto al terreno. Stava bene in quel tunnel fatto di niente con il paesaggio immobile intorno; l'erba  il suo profumo in attesa del suo risveglio. Viaggiava così verso il sogno. Il suo cervello si muoveva elaborando immagini, le sue palpebre iniziarono a muoversi freneticamente, qualche movimento del corpo, la ricerca di una posizione più comoda. I volti si accavallarono improvvisi,con loro immagini confuse e colori solo percepiti, indefinibili. Mentre lui dormiva  la vita scorreva come sempre, la polvere alzata dai...

Correre, la discesa

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La discesa, si preparò ad affrontarla concentrandosi, sapeva che un passo falso poteva voler dire cadere, irrigidì i muscoli, cercò di scacciare i pensieri, cambiò postura e si avviò, il sole, la polvere, il sudore, la fatica, si sentiva bene, non vedeva tracce di erba, solo sassi, correva veloce, come a scacciare fantasmi, ricordò le parole, le sensazioni, come aveva deciso, quel giorno camminando per strada, nella sua città, tra gente sconosciuta, i marciapiedi pieni di folla, neanche uno sguardo a sfiorarlo,l'indifferenza, le vetrine e le luci, la merce abbondante, i sorrisi stereotipati, i semafori a regolare il flusso, non quello dei pensieri, quello della gente, la gente, i loro movimenti, la lentezza e la frenesia, poi si accorse di lei, la vide di sfuggita, diversa, calda, sconosciuta, distante, era da tanto che cercava, e la vide lì, tra la folla, tra le sue cose, la seguì, gli piaceva come si muoveva, la leggerezza dei suoi gesti, i capelli sciolti, ne immaginò il profumo...

Correre

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Inizio' a correre lungo il sentiero guardando fisso davanti a se', l'erba bassa gli toccava le caviglie, i sassi gli pungevano la pianta dei piedi, pensava al suo passato ed a quanto fosse distante in quel luogo, pensava alle sue azioni, a come aveva vissuto fino ad allora, la corsa era leggera, il paesaggio intorno colorato da una luce lieve che il sole del primo mattino faceva trasparente, la rugiada  ogni tanto  sfiorava   i suoi polpacci, le prime gocce di sudore iniziarono a imperlargli la fronte, ansimava, ma non sentiva dolore nei polmoni, il ritmo dei suoi passi con il procedere diventava sempre piu' armonioso, guardo' di lato, gli animali che incrociava lo guardavano stupiti, lui solo in quel luogo, ripercorse con la mente gli ultimi giorni, a come aveva preso quella decisione, accelero' il passo, senti' la fatica, il dolore nel costato ma guardo' ancora davanti a se', la liberta' costava fatica e non faceva sconti, un  groppo alla gola ...