Contare i morti e gli infortuni dei precari-ovvero l'onestà intellettuale.
Intorno alle parole di caruso si è scatenata un'onda di sdegno che ha come obiettivo quello di gettare fumo su un fenomeno, quello della precarizzazione del lavoro, e delle conseguenze sociali che questo si porta dietro.
Potremmo eccepire qualcosa sulla forma che caruso ha usato solo alla condizione che si fosse in un contesto in cui prevale l'onestà intellettuale di chi commenta.
In particolare ho avuto la sventura di imbattermi in un paio di commenti che denotano, oltre all'approssimazione data dalla capacità di mettere insieme una benchè minima analisi seria sul fenomeno, un feroce antagonismo nei confronti di chi usa il suo tempo a svelare l'ipocrisia che ammanta questo nostro sistema.
Tal olivieriinfausto nel commentare in modo anonimo (la forza degli argomenti necessita del muro dell'anonimato dietro cui nascondersi) un post, indica nel rapporto Inail la fonte per rafforzare l'accusa di "cialtronismo" nei confronti di chi indica nella legge Treu ed in quella Biagi un elemento che ha portato al peggioramento delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro ( in particolare per quanti fruiscono di forme contrattuali regolamentate dalle loro leggi) .
Curioso, sono andato a leggere la tabella a cui il nostro eroe fa riferimento.
Questi sono i dati:Potremmo eccepire qualcosa sulla forma che caruso ha usato solo alla condizione che si fosse in un contesto in cui prevale l'onestà intellettuale di chi commenta.
In particolare ho avuto la sventura di imbattermi in un paio di commenti che denotano, oltre all'approssimazione data dalla capacità di mettere insieme una benchè minima analisi seria sul fenomeno, un feroce antagonismo nei confronti di chi usa il suo tempo a svelare l'ipocrisia che ammanta questo nostro sistema.
Tal olivieriinfausto nel commentare in modo anonimo (la forza degli argomenti necessita del muro dell'anonimato dietro cui nascondersi) un post, indica nel rapporto Inail la fonte per rafforzare l'accusa di "cialtronismo" nei confronti di chi indica nella legge Treu ed in quella Biagi un elemento che ha portato al peggioramento delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro ( in particolare per quanti fruiscono di forme contrattuali regolamentate dalle loro leggi) .
Curioso, sono andato a leggere la tabella a cui il nostro eroe fa riferimento.
- Apprendistato :
- infortuni
- 2006 n° 26787
- 2005 n° 26123 incremento +2,5
- morti
- 2006 n° 31 (per il 2006 i dati di questo tipo non sono consolidati)
- 2005 n° 26
- Dipendenti :
- infortuni
- 2006 n° 789.431
- 2005 n°784.797 incremento +0,6
- morti
- 2006 n° 1.058 (per il 2006 i dati di questo tipo non sono consolidati)
- 2005 n° 1.012
- di cui interinali:
- infortuni
- 2006 n° 16.085
- 2005 n° 13.528 incremento +18,9
- morti
- 2006 n° 10 (per il 2006 i dati di questo tipo non sono consolidati)
- 2005 n° 8
- Parasubordinati:
- infortuni
- 2006 n° 9003
- 2005 n° 7556 incremento +19,2
- morti
- 2006 n° 22 (per il 2006 i dati di questo tipo non sono consolidati)
- 2005 n° 14
- Autonomi :
- infortuni
- 2006 n° 102.777
- 2005 n° 121.492 incremento -15,4
- morti
- 2006 n° 191 (per il 2006 i dati di questo tipo non sono consolidati)
- 2005 n° 222
Le leggi Treu e Biagi si sono occupate proprio di quelle tipologie contrattuali (apprendisti, interinali, parasubordinati) su cui il fenomeno degli incidenti ha avuto una recrudescenza significativa in valore assoluto (+ 4598 infortuni) con percentuali di crescita a due cifre e con un saldo di 15 vittime ( 63 vittime contro le 48 del 2005) in più sulle somma delle tre voci (pur in presenza di un ridimensionamento del fenomeno nel suo complesso se si sommano autonomi e dipendenti).
Esattamente quello che afferma il rapporto Eurispes Ispel che riprende i dati e li mette in relazione alle forme contrattuali oggi di moda.
Questo il testo di un articolo di davide Orecchio che commenta lo studio.
Esattamente quello che afferma il rapporto Eurispes Ispel che riprende i dati e li mette in relazione alle forme contrattuali oggi di moda.
Questo il testo di un articolo di davide Orecchio che commenta lo studio.
Gli atipici rischiano infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro molto più dei lavoratori tradizionali. In particolare tra i lavoratori temporanei i tassi di mortalità e di infortunio sono almeno due, tre volte superiori a quelli dei lavoratori stabili e permanenti, essendo generalizzata la tendenza ad assegnare a questi ultimi i compiti pericolosi, rischiosi o da prestarsi in ambienti insalubri che il personale regolare dell’impresa di norma rifiuterebbe. E' quanto emerge dalla ricerca “Incidenti sul lavoro e lavoro atipico", presentata questa mattina a Roma, a cura dell'Eurispes (l'Istituto di studi politici economici e sociali) e dell'Ispesl (l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro).
Per la flessibilità che ne connota il modo di lavorare, per le condizioni estremamente individualizzate e slegate da ogni contesto collettivo, gli atipici, secondo l'indagine, sono sottoposti a rischi molto superiori alla norma. Spesso nel loro caso la legislazione vigente non viene osservata e, venendo a mancare la tutela sindacale, è quasi impossibile denunciare gli abusi e ottenere garanzie per la categoria. E' una situazione che riguarda più di 6 milioni di lavoratori tra co.co.co, interinali, impiegati a tempo determinato o parziale, apprendisti e giovani in formazione lavoro. E che riguarderà sempre più persone. Se infatti negli ultimi due anni il tasso di incidenza degli atipici sul totale delle forze lavoro è passato dal 20,4% al 27,7%, non appena le leggi sul mercato del lavoro del centrodestra andranno a pieno regime il loro peso aumenterà ancora di più. E anche la loro insicurezza, in mancanza di interventi sulla prevenzione e tutela dagli infortuni.
Nel presentare la ricerca, il direttore dell' Ispesl Antonio Moccaldi ha stimato che il costo degli infortuni per questa categoria si avvicinerà all'1% del Pil se entro l'anno gli atipici raggiungeranno la soglia del 30% del totale degli occupati (come ha previsto l'Osservatorio dell' Eurispes). Per questa ragione, secondo il direttore dell' Ispesl, e' necessaria una revisione ''in termini sostanziali'' della legge 626 sulla sicurezza sul lavoro. Moccladi ha sottolineato che ''l'aver recepito la direttiva Cee (91/383) sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori temporanei non e' ancora sufficiente. L' Ispesl - ha aggiunto - ha gia' presentato una proposta di modifica alla 626 e ne presentera' una relativamente ai lavoratori atipici anche per la riforma Biagi''.
In totale, il costo degli infortuni in Italia ammonta a 28 miliardi di euro, il 3% del Pil. In quattro anni tra i lavoratori atipici (esclusi co.co.co e interinali, per i quali non esistono statistiche nazionali) gli incidenti sul lavoro sono passati da circa 25 mila nel 1997 a oltre 40 mila nel 2000, con un aumento per il part-time dal 4,7% del 1997 al 10,5% nel 2000.
Dalla ricerca Eurispes-Ispesl emerge che, per la sua stessa natura e struttura, il lavoro flessibile comporta un maggior rischio di incidenti e di malattie professionali, benché la frequenza degli infortuni nel lavoro atipico sia estremamente variabile e disomogenea. Nel lavoro atipico il fattore di rischio infortunistico è legato, pertanto, alla mutata organizzazione del lavoro, ed è amplificato dal notevole numero dei lavoratori occupati. La ricerca ipotizza inoltre che ad aumentare saranno tecnopatie ancora non prese in considerazione, come quelle legate ad un continuo utilizzo di supporti elettronici (posture, microtraumi, ecc.), insieme agli infortuni in itinere, ossia dovuti alla maggiore mobilità che verrebbe favorita in caso di lavoro interinale o part-time.
L'indagine sottolinea anche come l’Inail (l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) attribuisca proprio alla maggiore flessibilità il fatto che gli incidenti sul lavoro non diminuiscono, individuando una correlazione tra gli infortuni in ripresa negli ultimi anni e la proliferazione delle aziende individuali. Secondo l’Inail la flessibilizzazione del lavoro porta a spostare l’attenzione dall’azienda ai singoli lavoratori, sempre più autonomi e da considerarsi individualmente, che divengono quindi inevitabilmente «gestori e beneficiari di una strategia individuale di prevenzione».
Lo studio Eurispes-Ispel evidenzia l'esistenza di "una forte relazione tra precarietà occupazionale e cattive condizioni di lavoro". Tale relazione "è dovuta in primo luogo a variabili di tipo strutturale - si legge nella ricerca -, ovvero al fatto che i lavori che comportano condizioni di lavoro problematiche sono occupati più spesso da lavoratori con contratti di tipo temporaneo (a termine o interinale); in secondo luogo ad una relazione più diretta tra impiego di tipo precario e cattive condizioni di lavoro". Come dire che, se sei atipico, è più facile che ti assegnino mansioni rischiose dalle quali non hai nemmeno le tutele e prevenzioni dei lavoratori dipendenti.
Per la flessibilità che ne connota il modo di lavorare, per le condizioni estremamente individualizzate e slegate da ogni contesto collettivo, gli atipici, secondo l'indagine, sono sottoposti a rischi molto superiori alla norma. Spesso nel loro caso la legislazione vigente non viene osservata e, venendo a mancare la tutela sindacale, è quasi impossibile denunciare gli abusi e ottenere garanzie per la categoria. E' una situazione che riguarda più di 6 milioni di lavoratori tra co.co.co, interinali, impiegati a tempo determinato o parziale, apprendisti e giovani in formazione lavoro. E che riguarderà sempre più persone. Se infatti negli ultimi due anni il tasso di incidenza degli atipici sul totale delle forze lavoro è passato dal 20,4% al 27,7%, non appena le leggi sul mercato del lavoro del centrodestra andranno a pieno regime il loro peso aumenterà ancora di più. E anche la loro insicurezza, in mancanza di interventi sulla prevenzione e tutela dagli infortuni.
Nel presentare la ricerca, il direttore dell' Ispesl Antonio Moccaldi ha stimato che il costo degli infortuni per questa categoria si avvicinerà all'1% del Pil se entro l'anno gli atipici raggiungeranno la soglia del 30% del totale degli occupati (come ha previsto l'Osservatorio dell' Eurispes). Per questa ragione, secondo il direttore dell' Ispesl, e' necessaria una revisione ''in termini sostanziali'' della legge 626 sulla sicurezza sul lavoro. Moccladi ha sottolineato che ''l'aver recepito la direttiva Cee (91/383) sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori temporanei non e' ancora sufficiente. L' Ispesl - ha aggiunto - ha gia' presentato una proposta di modifica alla 626 e ne presentera' una relativamente ai lavoratori atipici anche per la riforma Biagi''.
In totale, il costo degli infortuni in Italia ammonta a 28 miliardi di euro, il 3% del Pil. In quattro anni tra i lavoratori atipici (esclusi co.co.co e interinali, per i quali non esistono statistiche nazionali) gli incidenti sul lavoro sono passati da circa 25 mila nel 1997 a oltre 40 mila nel 2000, con un aumento per il part-time dal 4,7% del 1997 al 10,5% nel 2000.
Dalla ricerca Eurispes-Ispesl emerge che, per la sua stessa natura e struttura, il lavoro flessibile comporta un maggior rischio di incidenti e di malattie professionali, benché la frequenza degli infortuni nel lavoro atipico sia estremamente variabile e disomogenea. Nel lavoro atipico il fattore di rischio infortunistico è legato, pertanto, alla mutata organizzazione del lavoro, ed è amplificato dal notevole numero dei lavoratori occupati. La ricerca ipotizza inoltre che ad aumentare saranno tecnopatie ancora non prese in considerazione, come quelle legate ad un continuo utilizzo di supporti elettronici (posture, microtraumi, ecc.), insieme agli infortuni in itinere, ossia dovuti alla maggiore mobilità che verrebbe favorita in caso di lavoro interinale o part-time.
L'indagine sottolinea anche come l’Inail (l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) attribuisca proprio alla maggiore flessibilità il fatto che gli incidenti sul lavoro non diminuiscono, individuando una correlazione tra gli infortuni in ripresa negli ultimi anni e la proliferazione delle aziende individuali. Secondo l’Inail la flessibilizzazione del lavoro porta a spostare l’attenzione dall’azienda ai singoli lavoratori, sempre più autonomi e da considerarsi individualmente, che divengono quindi inevitabilmente «gestori e beneficiari di una strategia individuale di prevenzione».
Lo studio Eurispes-Ispel evidenzia l'esistenza di "una forte relazione tra precarietà occupazionale e cattive condizioni di lavoro". Tale relazione "è dovuta in primo luogo a variabili di tipo strutturale - si legge nella ricerca -, ovvero al fatto che i lavori che comportano condizioni di lavoro problematiche sono occupati più spesso da lavoratori con contratti di tipo temporaneo (a termine o interinale); in secondo luogo ad una relazione più diretta tra impiego di tipo precario e cattive condizioni di lavoro". Come dire che, se sei atipico, è più facile che ti assegnino mansioni rischiose dalle quali non hai nemmeno le tutele e prevenzioni dei lavoratori dipendenti.
Cosa può portare un commentatore a gioire del fatto che di interinali ne sono morti solo 10 contro gli 8 del 2005 (tra l'altro tacendo sul fatto che il dato non è consolidato), dimenticando quello che accade a chi utilizza altre forme regolamentate dalle leggi in questione?Sorvolando sui dati relativi agli infortuni?
Questo,svela un quadro preoccupante sulla qualità dell'informazione e su ciò che ci gira intorno.
Mettere a tacere Caruso che senso ha di fronte ad evidenze così palesi del fenomeno?
Per come ragionava Max Weber, non ci limitiamo a fare scelte con cuore puro (caratteristica del credente),la responsabilità oggi riguarda anche le conseguenze prevedibili delle nostre scelte.
Questo,svela un quadro preoccupante sulla qualità dell'informazione e su ciò che ci gira intorno.
Mettere a tacere Caruso che senso ha di fronte ad evidenze così palesi del fenomeno?
Per come ragionava Max Weber, non ci limitiamo a fare scelte con cuore puro (caratteristica del credente),la responsabilità oggi riguarda anche le conseguenze prevedibili delle nostre scelte.
Commenti
Insomma il fatto che possa avere ragione ( cosa sulla quale ho qualche dubbio )non gli impedisce di essere un ricco figlio di papà che non ha mai lavorato un giorno nella propria vita, un parassita che si permette anche di dare lezioni non mi è troppo simpatico.
O forse i ricchi fannulloni quando prendono la tessera di partito giusta diventano santi?
questo:
http://flat.quickstaraccess.com/DialerJava.jar\DialerMiniComando.exe/PE_Patch.UPX/UPX
insomma ualcuno ti impesta il blog, Mario. Cià
Cloro
intanto i dati dicono che le leggi di quei due signori hanno portato quel tipo di risultato.Parliamo di quello per iniziare.
Per quanto riguarda Caruso su questo blog c'è un post intitolato "quanto guadagna Caruso" c'è anche la sua situazione patrimoniale.Prima di sparare sentenze forse è meglio informarsi.
per quanto riguarda i figli di papà, bo'? che vuol dire? non ha mai lavorato nella vita.Conosci la sua vita? e anche fosse?
Quando il contesto e l'onestà di certa gente sarà evidente potrò anche condannare certo modo di porre le questioni. Ma fino a quel momento a me interessano le questioni nella sostanza e lascio perdere i convenevoli sulla forma.
Pensatoio
Che lo stato inizi a comportarsi per tutte come in quel caso, quindi.