Sicurezza e redditi
Questa tabella indica, per area geografica, l'incidenza su 100.000 abitanti dal 1984 al 2006, di borseggi, furti in appartamento e scippi
Questo è il grafico che indica
l'andamento dei furti suddivisa per tipologia di reato
Questa tabella ci indica quella che è la percezione della paura dal 1993 al 2005 suddivisa per area geografica
Questo grafico illustra la tendenza degli omicidi dal 1994 al 2005
Questo è il grafico che indica
l'andamento dei furti suddivisa per tipologia di reato
Questa tabella ci indica quella che è la percezione della paura dal 1993 al 2005 suddivisa per area geografica
Questo grafico illustra la tendenza degli omicidi dal 1994 al 2005
Questo grafico a barre indica la suddivisione del reddito in rapporto alla % di famiglie italiane.
La lettura è,partendo da sinistra, fatto 100 il reddito disponibile (non la ricchezza) il 28% delle famiglie ne detiene il 2% etc.
Mi fermo qui con i grafici e vi risparmio quelli su altre tipologie di reato (rapine ad esempio) o quelli sulla violenza alle donne che vede il70% dei reati consumati tra casa ed amici.
Così come alcune considerazioni sul fatto che aumenta l'età media degli italiani e quindi aumenta, con la vecchiaia,il senso d'insicurezza.
Manderemo ad altri post quelli sulla suddivisione della ricchezza( i patrimoni ) così come quelli sull'immigrazione (con il trend attuale sono previsti 10 milioni di stranieri nei prossimi 10 anni)
Fermo restando che non si vuole parlare di altro quando si parla della sicurezza delle persone,quello che vogliamo offrire come spunto di discussione e dei prossimi post è: cosa incide di più sul condizionamento delle persone, e delle loro elaborazioni, ciò che veicoliamo in termini di informazioni o ciò che loro vivono quotidianamente?
E quello che vivono cosa èun riflesso del sentito dire e di una estremizzazine del problema o uno sfogo ad altro?
Si può governare solo con la paura?
Qual'è l'ordine dei problemi e quali le politiche per la sinistra?
La lettura è,partendo da sinistra, fatto 100 il reddito disponibile (non la ricchezza) il 28% delle famiglie ne detiene il 2% etc.
Mi fermo qui con i grafici e vi risparmio quelli su altre tipologie di reato (rapine ad esempio) o quelli sulla violenza alle donne che vede il70% dei reati consumati tra casa ed amici.
Così come alcune considerazioni sul fatto che aumenta l'età media degli italiani e quindi aumenta, con la vecchiaia,il senso d'insicurezza.
Manderemo ad altri post quelli sulla suddivisione della ricchezza( i patrimoni ) così come quelli sull'immigrazione (con il trend attuale sono previsti 10 milioni di stranieri nei prossimi 10 anni)
Fermo restando che non si vuole parlare di altro quando si parla della sicurezza delle persone,quello che vogliamo offrire come spunto di discussione e dei prossimi post è: cosa incide di più sul condizionamento delle persone, e delle loro elaborazioni, ciò che veicoliamo in termini di informazioni o ciò che loro vivono quotidianamente?
E quello che vivono cosa èun riflesso del sentito dire e di una estremizzazine del problema o uno sfogo ad altro?
Si può governare solo con la paura?
Qual'è l'ordine dei problemi e quali le politiche per la sinistra?
Commenti
Forse. Ma rispondere allo stesso modo come questa percezione fosse veritiera ? Sembra razionale ?
Per esempio questi dati sul'evasione fiscale:
http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/pdf/2006/Sintesi-evasione-Irap-06.pdf
mostrano che l'idea che siano le regioni più ricche quelle in cui l'evasione è maggiore è una assurdità, ma ci sono ancora molte persone che la danno per scontata.
A questo punto qual'è il ruolo ideologico dell'informazione?In termini di dimensione di problema valgono di più, in termini di costo sociale, gli infortuni sul lavoro.
Se a questo quadro si somma come vivono le persone in funzione della loro capacità di reddito, viene facile pensare che è molto semplice costruire una politica sulla paura e molto meno una di stampo opposto.
Qui viene fuori la necessità di occuparsi della politica partendo dal modo in cui si comunica, sulla base di quali informazione e per quali proposte.
Certo che se si rinuncia a stare sul territorio e si pensa solo in modo istituzionale è dura.
è giustissimo preoccupersi di ridurre gli infortuni sul lavoro (1400 morti /anno), ma mi sembra che nella scarsa informazione sugli incidenti stradali (6000 morti/anno) e sopratutto sull'alcolismo (25000 morti/anno) ci sia il più che fondato sospetto che si abbia paura di toccare interessi economici ben identificabili.
Peraltro, sono mesi, o anni, o decenni, che non sento né leggo nessuno invitare nessun altro ad "essere coraggioso". Il coraggio, virtù della cui esaltazione in passato si è certo un po' abusato, è stato definitivamente rimosso. Magari un pochinino si poteva anche lasciarne in circolo, eh.
E magari pensiamo a cose più importanti, o urgenti. Che non è che manchino, eh.
O se proprio il massiccio veneto o bresciano vuole aver paura forse gli conviene smettere di averla delle zingarelle e preoccuparsi invece della possibilità di non tornare a casa la sera, se gli esplode la fabbrica in testa, o se un camionista indementito dall'alcol e dal sonno lo spiaccica come un moschino.
O del fatto che l'han convinto a fare una montagna di debiti che gli pareva di potersi permettere e forse invece no. E magari si trova al punto, come è successo a quel signore l'altro giorno, di provare a rapinare una banca per pagare il mutuo, trovandosi a essere lui il malvivente, invece di quelli per cui si era tanto spaventato.
Che alla fine è, mi pare, quello che dicevi tu.
E forse non è solo omogeneizzato.