Lotta continua, ve la ricordate?


Mi è capitato tra le mani un libro il cui titolo è : I ragazzi che volevano fare la rivoluzione.L'autore è Aldo Cazzullo un giornalista nato nel 1966, quindi non protagonista in prima persona di quel periodo e di quelli successivi (1977 primi anni 80). Dico subito che il libro mi piace molto, è asciutto nella scrittura ed è molto preciso nella ricostruzione di un periodo, del quale, mi ritornano voci, suoni ed atmosfere. Sono un ex militante di quel gruppo extraparlamentare e quindi la mia visione dei fatti, di quel periodo, è sicuramente di parte e poco obiettiva. Ho vissuto in LC un periodo importante della mia vita, iniziato a Napoli quando avevo 15 anni e sono entrato in contatto con un mondo che si occupava di autoriduzione delle bollette (luce, gas etc.), di case da requisire per i senza dimora (famiglie intere di proletari e sottoproletari). Ho proseguito questa militanza a Torino fino al 1977. Dopo le strade si sono divise.
Cosa è rimasto?
I tanti nomi che, in quell'organizzazione, hanno speso il fiore dei loro anni e le loro energie con approdi molto diversi. Ci sono Liguori, quello che parla della Roma e di calcio sulle reti del berlusca, Mughini che di mestiere adesso fa il tifoso della juventus (una volta si prendeva un pò di denunce per le sue idee sovversive), Gad Lerner che intervistava Sartre (ora si occupa più di banche e salotti buoni) per non tacere di Adriano Sofri, Viale (Guido), Vernetti (attuale sottosegretario e Margherita dipendente), Bobbio e via discorrendo. Io ci potrei aggiungere Cosimo Palumbo (attuale presidente dell'ordine deglli avvocati e difensore di uno di quei signorini che si è tanto divertito a picchiare un disabile), McPilli (che non so più cosa faccia), Giancarlo Bracci (adesso è vigile urbano), Renato Asprea (che lavora in provincia) e via.
Tra quei nomi, tra i tanti, Tonino Miccichè ammazzato da una guardia giurata mentre occupava le case della Falchera.Tonino, un operaio. Insieme a Tonino tutti quegli operai, studenti, sottoproletari che ci hanno creduto e che si sono sentiti soli, un bel giorno. Il vento era girato, le scelte erano diventate radicali e senza via di fuga. Tanti hanno scelto di bruciarsi fino in fondo una vita a cui non volevano più rimanere appesi, una parte è ritornata nella casa sicura e tranquilla, in collina o alla crocetta, in attesa di poter tornare in ranghi più affini in termini di appartenenza sociale, in mezzo migliaia di persone che d'un tratto si sono trovate sole.Sole in fabbrica dove hanno pagato e caro il loro mettere in dicussione tutto, sole nei quartieri dove i circoli del proletariato giovanile erano stati spazzati via senza lasciare spazio neanche alle parrocchie, sole di fronte a modelli sociali di rampantismo e di successo a tutti i costi, sole con se stesse.
L'altra cosa che mi ha ricordato, il libro, è la radicale e potente energia che per un pò ha scombussolato tutto.
Gli operai della Fiat che nel 69 si riappropriano della fabbrica, mettono in discussione organizzazione del lavoro e del tempo di produzione, salari e livelli, sindacati e capi. La forza di quelle lotte che in pochissimo tempo costringe una organizzazione fino a quel momento invincibile, cedere e concedere cose fino ad allora impensabili. Un sindacato costretto a rincorrere piattaforme alternative ed a mediare rappresentando interessi veri. E quando la situazione, o gli eventi, lo richiedeva la forza sovversiva di una moltitudine di persone pronte a rivendicare, in piazza, la loro radicalità ed a difenderla nei loro quartieri.Gli scontri di Corso Traiano e quelli del teatro Lirico.
Quella organizzazione è stata un potente albero di trasmissione della richiesta di maggior giustizia sociale per molti soggetti senza diritto di parola. Operai, detenuti, studenti, precari, poveri e borghesi.
Un confronto, di quel periodo, con quello che c'è è difficile. Troppo diverso il clima e troppo diversi i soggetti. Quello che mi resta è un pò l'illusione (o la speranza) che certe dinamiche e certe energie si liberano all'improvviso. Quando tutto ti sembra piatto ed all'orizzonte si intravede una linea indefinita ed incolore. Io sono orgoglioso di esserci stato per un pezzo della mia vita. E preferisco parlare di questo alle generazioni che ci sono ed a quelle che verranno. Il motore della storia e lo spirito degli uomini ha bisogno di scintille per progredire ed andare avanti. Sono quegli incendiari che ci rimangono nella mente. Sono loro che ci constrinsero a pensare. E' quella la politica che ci appartiene.

Commenti

Anonimo ha detto…
Grazie per il commento. Ho provato a dare una prima e non esaustiva risposta. CMQ se vuoi possiamo approfondire (nei limiti di competenze personali)
http://qualcosadiriformista.ilcannocchiale.it
Anonimo ha detto…
La mia generazione ha perso?Si ma solo una battaglia.
Anonimo ha detto…
mario, che mi hai fatto tornare in mente.....che anni, cavolo.
stessa identica esperienza, ma a roma, nel 77.
ero a torino nell'80, alla manifestazione degli operai in sciopero della fiat, quella in cui partecipò enrico berlinguer, poi andammo a pranzo con erri de luca (te lo eri dimenticato eh?). avevo 20 anni.
ho ancora conservato un articolo di repubblica, uscito anni dopo, con l'intervista a romiti sulla trattativa con i sindacati. un pezzo di storia.
tutti i numeri di lotta continua che avevo conservati, me li ha buttati mia madre un bel giorno, ma questa è un'altra storia.

felice di aver trovato questo tuo blog, ti dico che la penso esattamente come te (a parte la carbonara di pesce ;D)
ciao, piacere, laura.

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