Difende i redditi bassi? Quelli non tanto.
Mentre il nostro esimio presidente della Repubblica ci dice che in parlamento siede anche il Vaticano, quindi è con lui che bisogna fare i conti....e non fare i pacs.
Mentre la nostra politica internazionale è un pò in fibrillazione sulla questione Afghanistan.
Mentre molti si dilettano di macroeconomia senza capirne in fondo un cazzo e si esercitano a disegnare scenari buoni per chi lavora(ma da opportunisti benpensanti pronti a vendersi il fine cervello a qualche SIM o a qualche ente statale) perchè così gli ha detto il prof. che li segue (forse) nella tesi di laurea.
Insomma mentre questo nostro beneamato paese cerca di sfangarla .....pausa.....arrivano le buste paga.
Le notizie sembra che non siano proprio da bottiglie da stappare.
Intanto i co.co.co se la prendono nel deretano... vedremo gli altri.Compreso il mio amico Cippa di mestiere metalmeccanico.
Leggi l'articolo di repubblica
"Il giorno dei conti è arrivato: con la busta paga di gennaio ogni lavoratore ha potuto capire se la riforma fiscale del governo Prodi aggiungerà o sottrarrà pochi o tanti euro alle sue entrate mensili. I primi interventi, le prime testimonianze in diretta raccolte senza alcuna pretesa di scientificità dal sito Repubblica. it esprimono un certo sconcerto: in generale ci si aspettava di più. Il valore "medio" dei risparmi ottenuti dagli italiani con il nuovo fisco, secondo le mail inviate al giornale, si aggira attorno ai 18 euro al mese. Il che vorrebbe dire un aumento delle entrate dell'1,2 per cento (ma se si tiene conto dell'inflazione si scivola ad un meno 0,7 per cento).
Perdono i dirigenti ( per 7 euro al mese circa) guadagnano gli operai (21 euro) e un po' di più gli impiegati (24). Quanto ai commenti, la riforma è difesa da chi viaggia attorno ai 30 mila annui: dall'insegnante che aggiunge al suo stipendio di 1700 euro altri 50, al single da 24 mila che ammette risparmio per "qualche decina".
Il nuovo fisco non piace invece ai "nuovi poveri": c'è il co. co. pro che collabora con un ente pubblico e annuncia come la sua busta paga sia passata dai 1370 euro del gennaio 2006 ai 1285 del 2007 e lo studente con dottorato di ricerca che rende noto "il paradosso dei contributi". "La mia borsa di studio, essendo esente dalle tasse, non beneficia della riduzione delle aliquote fiscali - scrive - ma sul mio reddito sconto l'aumento della aliquota contributiva dal 18,40 al 23,50 per cento. Con il nuovo fisco perdo 18 euro al mese. Il mio compenso non arriva ai mille".
Detto questo, per capire davvero chi vince e chi perde nella partita con il fisco bisogna analizzare la fascia di reddito, la composizione del nucleo familiare e - in previsione delle addizionali comunali e regionali - la residenza. Il bilancio che si può già tracciare, a grandi linee, premia comunque la famiglia monoreddito con moglie e figli a carico che ai suoi 30 mila euro annui potrà aggiungerne, ogni mese, circa 70. E penalizza il single che comincia a rimetterci appena superati i 30 mila.
Questo fatte salve le decisioni del comune di residenza, perché laddove le amministrazioni locali decideranno di aumentare l'addizionale Irpef la soglia al di sotto della quale si va a perdere risulta notevolmente abbassata. Rispetto alle anticipazioni elaborate per Repubblica dallo studio Santini tenendo conto anche del peso degli aumenti contributivi, c'è una unica precisazione da fare. Ed è una notizia meno peggiore del previsto per chi ha un reddito pari a 50 mila euro annui: la riforma Prodi lo fa andare in rosso di "soli" 20 euro al mese. I calcoli mensili vengono effettuati dividendo per 12 ciascuno degli scaglioni di reddito sui quali s'impongono le aliquote.
Ai poveri, comunque, sono preferiti i quasi poveri perché, al di là della composizione famigliare, chi naviga sui 15 mila euro all'anno otterrà un vantaggio minore rispetto a chi supera i 20. E poi c'è il "paradosso delle detrazioni": il nuovo sistema, passando dalle deduzioni alle detrazioni, non riduce la base imponibile sulla quale le addizionali si calcolano. Se per i single non cambia nulla, per chi ha famiglia a carico ciò si traduce in un aumento della quota da versare.
Una brutta sorpresa che può riguardare anche i redditi sui 15 mila euro: con le deduzioni la base imponibile scendeva a zero e non si pagavano addizionali, con le detrazioni la base di calcolo non diminuisce e qualcosa si finisce per pagare."
Fonte dell'articolo La Repubblica
Mentre la nostra politica internazionale è un pò in fibrillazione sulla questione Afghanistan.
Mentre molti si dilettano di macroeconomia senza capirne in fondo un cazzo e si esercitano a disegnare scenari buoni per chi lavora(ma da opportunisti benpensanti pronti a vendersi il fine cervello a qualche SIM o a qualche ente statale) perchè così gli ha detto il prof. che li segue (forse) nella tesi di laurea.
Insomma mentre questo nostro beneamato paese cerca di sfangarla .....pausa.....arrivano le buste paga.
Le notizie sembra che non siano proprio da bottiglie da stappare.
Intanto i co.co.co se la prendono nel deretano... vedremo gli altri.Compreso il mio amico Cippa di mestiere metalmeccanico.
Leggi l'articolo di repubblica
"Il giorno dei conti è arrivato: con la busta paga di gennaio ogni lavoratore ha potuto capire se la riforma fiscale del governo Prodi aggiungerà o sottrarrà pochi o tanti euro alle sue entrate mensili. I primi interventi, le prime testimonianze in diretta raccolte senza alcuna pretesa di scientificità dal sito Repubblica. it esprimono un certo sconcerto: in generale ci si aspettava di più. Il valore "medio" dei risparmi ottenuti dagli italiani con il nuovo fisco, secondo le mail inviate al giornale, si aggira attorno ai 18 euro al mese. Il che vorrebbe dire un aumento delle entrate dell'1,2 per cento (ma se si tiene conto dell'inflazione si scivola ad un meno 0,7 per cento).
Perdono i dirigenti ( per 7 euro al mese circa) guadagnano gli operai (21 euro) e un po' di più gli impiegati (24). Quanto ai commenti, la riforma è difesa da chi viaggia attorno ai 30 mila annui: dall'insegnante che aggiunge al suo stipendio di 1700 euro altri 50, al single da 24 mila che ammette risparmio per "qualche decina".
Il nuovo fisco non piace invece ai "nuovi poveri": c'è il co. co. pro che collabora con un ente pubblico e annuncia come la sua busta paga sia passata dai 1370 euro del gennaio 2006 ai 1285 del 2007 e lo studente con dottorato di ricerca che rende noto "il paradosso dei contributi". "La mia borsa di studio, essendo esente dalle tasse, non beneficia della riduzione delle aliquote fiscali - scrive - ma sul mio reddito sconto l'aumento della aliquota contributiva dal 18,40 al 23,50 per cento. Con il nuovo fisco perdo 18 euro al mese. Il mio compenso non arriva ai mille".
Detto questo, per capire davvero chi vince e chi perde nella partita con il fisco bisogna analizzare la fascia di reddito, la composizione del nucleo familiare e - in previsione delle addizionali comunali e regionali - la residenza. Il bilancio che si può già tracciare, a grandi linee, premia comunque la famiglia monoreddito con moglie e figli a carico che ai suoi 30 mila euro annui potrà aggiungerne, ogni mese, circa 70. E penalizza il single che comincia a rimetterci appena superati i 30 mila.
Questo fatte salve le decisioni del comune di residenza, perché laddove le amministrazioni locali decideranno di aumentare l'addizionale Irpef la soglia al di sotto della quale si va a perdere risulta notevolmente abbassata. Rispetto alle anticipazioni elaborate per Repubblica dallo studio Santini tenendo conto anche del peso degli aumenti contributivi, c'è una unica precisazione da fare. Ed è una notizia meno peggiore del previsto per chi ha un reddito pari a 50 mila euro annui: la riforma Prodi lo fa andare in rosso di "soli" 20 euro al mese. I calcoli mensili vengono effettuati dividendo per 12 ciascuno degli scaglioni di reddito sui quali s'impongono le aliquote.
Ai poveri, comunque, sono preferiti i quasi poveri perché, al di là della composizione famigliare, chi naviga sui 15 mila euro all'anno otterrà un vantaggio minore rispetto a chi supera i 20. E poi c'è il "paradosso delle detrazioni": il nuovo sistema, passando dalle deduzioni alle detrazioni, non riduce la base imponibile sulla quale le addizionali si calcolano. Se per i single non cambia nulla, per chi ha famiglia a carico ciò si traduce in un aumento della quota da versare.
Una brutta sorpresa che può riguardare anche i redditi sui 15 mila euro: con le deduzioni la base imponibile scendeva a zero e non si pagavano addizionali, con le detrazioni la base di calcolo non diminuisce e qualcosa si finisce per pagare."
Fonte dell'articolo La Repubblica
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