Pensioni e TFR

Vi allego uno stralcio parte di un articolo sui fondi pensione apparso su famiglia Cristiana.In questa parte vengono analizzate le ragioni del no al trasferimento nei fondi.
Vi compare anche uno studio che simula i trattamenti previdenziali nei prossimi anni.
Su questo punto vi faccio notare le seguenti cose:
1- le simulazioni non tengono conto dell'indice di riconversione e del suo abbattimento che, di fatto, fa perdere circa 20 punti percentuali alla simulazione.
2- non viene indicato che il campione non si riferisce al lavoro autonomo (per il quale la situazione è drammatica)
3- la parte di contribuzione dei fondi è a dir poco ottimistica e non si capisce secondo quali criteri è stata calcolata, considerato che le linee di investimento hanno rendimento e gradi di rischio diversi e che manca un'indicazione circa la consistenza del capitale finale su cui calcolare la rendita (manca quindi anche l'indice di conversione).Tanto per dare un'indicazione il tasso di riconversione del sistema previdenziale (per un autonomo) sul montante della somma dei contributi versati non supera il 6%. E' difficile pensare che un fondo pensionistico sia più generoso.





GUIDA ALLA SCELTA

Perché no ai fondi pensione
È PRUDENTE TENERSI BEN STRETTO IL TFR

Per il professor Beppe Scienza, la previdenza complementare non garantisce il potere d’acquisto delle somme versate.

Beppe Scienza, docente di Metodi e modelli per la pianificazione economica all'Università di Torino e autore del libro Il risparmio tradito.

* Che cos’è che non va nella legge sulla destinazione del Tfr alla previdenza complementare?

«Oltre alla subdola clausola del silenzio-assenso, soprattutto una grave disparità di trattamento: chi tiene il Tfr nella forma attuale potrà sempre cambiare idea; chi passa alla previdenza complementare, non potrà mai tornare sui suoi passi. Poi ci sono vere e proprie assurdità».

* Ci faccia un esempio...

«Nei fondi pensione chiusi piazzeranno i propri uomini (e donne) sia i sindacati sia le aziende. Ma qui la concertazione non ha nessun fondamento: i soldi nei fondi spettano solo ai lavoratori che aderiscono. Che cosa c’entrano i datori di lavoro?».

* Eppure è una legge che gode di un largo consenso…

«Diciamo pure che è un esempio da manuale di un provvedimento cosiddetto bipartisan: il Governo Prodi ha anticipato in fretta e furia la riforma Maroni-Tremonti, praticamente senza cambiarne una virgola».

* Ma nella sostanza conviene tenersi il Tfr o aderire a un fondo pensione?

«Per chi entra ora nel mondo del lavoro, rinunciare al Tfr vuol dire non ricevere più la liquidazione nel momento in cui venisse licenziato: già questo è molto grave. Per tutti significa che, all’età della pensione, almeno metà del capitale nel fondo sarà obbligatoriamente convertito in una rendita a condizioni decise da altri. In ogni caso è prudente tenersi ben stretto il Tfr finché non esistono fondi che garantiscano il potere d’acquisto delle somme versate».

* Quali garanzie abbiamo che la gestione dei fondi sia trasparente?

«La legge sulla previdenza complementare non impone nessuna particolare trasparenza, per cui è scontato che essa sarà ancora minore rispetto a quella (quasi nulla) dei fondi comuni d’investimento».

* È vero che la pensione integrativa sarà liquidata un giorno da una compagnia di assicurazioni?

«Potrebbe anche essere lo stesso fondo pensione a farlo. In entrambi i casi si corrono rischi d’insolvenza, perché non esiste nessun fondo di garanzia, come invece per i soldi depositati in banca».

* Chi ci guadagna di più dai fondi pensione: il lavoratore o il gestore?

«Il gestore ci guadagna comunque vadano le cose. Il rischio è scaricato tutto sul lavoratore, che può guadagnarci o rimetterci anche molto. Il vero vantaggio del Tfr non risiede comunque in un’alta redditività, ma in un’elevata sicurezza».

* Ma i fondi pensione possono anche fallire?

«No, ma in situazioni come quelle degli anni Settanta, un fondo azionario perderebbe anche il 75 per cento del suo valore reale. In un caso simile i ¾ della pensione integrativa andrebbero in fumo. Il limite di tutta la previdenza complementare è l’assenza di garanzie in termini reali, mentre il Tfr difende egregiamente il potere d’acquisto delle somme accantonate».

Giuseppe Altamore



Come saranno le nostre pensioni? Ecco alcuni esempi sulla base dei calcoli elaborati dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale nel rapporto consegnato al ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Ciò che emerge con maggiore chiarezza è che ci guadagna di più chi va in pensione il più tardi possibile.

In pensione nel 2005 con 60 anni e 35 di contributi: 69,1 ultima retribuzione 69,1 con prev. Integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 78,9 ultima retribuzione 78,9 con prev. integrativa

In pensione nel 2010 con 60 anni e 35 di contributi: 68,3 ultima retribuzione 69,6 con prev. Integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 78,0 ultima retribuzione 79,5 con prev. integrativa

In pensione nel 2020 con 60 anni e 35 di contributi: 59,1 ultima retribuzione 63,7 con prev. Integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 75,5 ultima retribuzione 80,8 con prev. integrativa

In pensione nel 2030 con 60 anni e 35 di contributi: 52,6 ultima retribuzione 60,5 con prev. Integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 70,7 ultima retribuzione 79,8 con prev. integrativa

In pensione nel 2040 con 60 anni e 35 di contributi: 49,7 ultima retribuzione 61,1 con prev. integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 66,1 ultima retribuzione 79,2 con prev. integrativa

In pensione nel 2050 con 60 anni e 35 di contributi: 48,6 ultima retribuzione 60,3 con prev. integrativa
con 65 anni e 40 di contributi: 64,1 ultima retribuzione 79,6 con prev. integrativa

Commenti

Anonimo ha detto…
Praticamente nel migliore dei casi la prendiamo in culo comunque...
mario ha detto…
Esattamente.
Si possono ridurre i rischi non aderendo ai fondi e lanciando una campagna per:
1- equiparare la tassazione del tfr a quello dei fondi
2- portare al 100% la copertura dell'indice Istat più 1,5
Ne parlerò prossimamente

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