TFR e pensioni ed informazione
Secondo alcuni dati pubblicati recentemente dalla Stampa di Torino, su 16.570.000 pensionati, il 24% vive con una pensione che raggiunge i 500 € (cinquecento), il 31% con un assegno che è disribuito tra i 500 ed i 1000€, il 23,4% tra i 1000 ed i 1500€ al mese, solo il 10% super i 2000€.
Se foste un pò pratici di statistica e oltre che la media vi interessa sapere come sono distribuiti questi soldi (la moda e la concentrazione del dato sul campione-sapere in sostanza a quanti nel 31% spetta un assegno di 1000 €) vedreste che la maggior parte vive con il minimo della propria fascia di reddito.
Il sistema pensionistico riformato dal dott.Lamberto Dini (quello che si spostò dal Berlusca a sinistra) prevede che nel 2050 quelli che andranno in pensione lo faranno con un assegno che peserà il 63% del loro ultimo stipendio e del 44,4% se verranno rivisti i coefficienti di trasformazione (se dipendente, del 27%se autonomo).Stimare quello che sarà il reddito prevalente in funzione di quello che è il mondo del lavoro oggi (tipologie contrattuali e medie reddituali) fa venire l'orticaria.Provate ad immaginare quale sarà lo scenario per uno che guadagna i fatidici 1.200 € al mese in regime di precariato. Come ho già scritto ci prepariamo per la mensa dei poveri (sperando che ne facciano ancora).Magicamente dal cilindro spunta fuori una soluzione che dovebbe lenire le ferite.Il TFR investito nei fondi verrà utilizzato per dare una parte di quello che manca (badate bene una parte).La prima cosa da sapere è che oggi il TFR "rende"il 75% dell'indice Istat più 1.5%. Alla fine del periodo lavorativo si prende quello che si è accumulato e sopra ci si paga un bel 23% di tasse. Dopo di che si calcola, sul residuo, il conguaglio in funzione dell'aliquota fiscale media degli ultimi 5 anni. In breve prestate ai vostri "padroni" (da domani l'INPS)i vostri soldi e per questi lor signori ci remunerano meno di quello che vi darebbe qualsiasi pronto contro termine (tassato per altro del 12,5% sul guadagno).La prima cosa che mi viene in mente è che quei soldi se sono miei li devo poter utilizzare senza troppi problemi e, cosa ancora più importante, devono essere pagati secondo mercato.Passare ai fondi pensione comporta, al contrario, le seguenti regoline:
1- rendimento in funzione del rischio (le linee obbligazionarie e monetarie hanno reso meno del TFR negli ultimi 5 anni e per quanto riguarda l'azionario dovete avere fede e stomaco sperando che non si ripetano un 1929 o un 11 settembre o un default stile Argentina)
2- potrete scegliere tra capitale e rendita solo se è previsto dal fondo e solo in misura massima del 50%.
3- La durata minima di permanenza nel fondo è di 5 anni
4- Un vantaggio fiscale derivante 1- dalla possibilità di detrarre dalla base imponibile i versamenti fatti al fondo (fino ad un massino di 2.550€ circa), 2- dalla minore tassazione (solo 15%) della rendita.
In tutta questa vicenda gli aspetti oscuri sono i seguenti:
1- il valore della rendita, in relazione al capitale investito e valorizzato, aumenta mediamente di un 7% la pensione (sempre che il capitale recuperi per lo meno il tasso medio di inflazione nel periodo)
2- tale rendita è garantita fino a quando le variabili di mercato lo consentono ed il fatto che la gestione sia fatta da un soggetto terzo (?!) rispetto alle aziende non garantisce nulla.
Per chiudere vi consiglio di andare sul sito http://www.dm.unito.it/personalpages/scienza/index.htm
dove Beppe Scienza del politecnico di Torino vi offre qualche buon consiglio al riguardo grazie al contributo di diversi soggetti.
Commenti
ti ho messo nei miei link amici
Anche il tuo blog mi piace.
Siamo in pochi.
Il fatto è che certi luoghi mal frequentati sono diventati comuni.
E fatichiamo a prospettare altre forme di pensiero.
Salutoni
Italo Pensatoio