La politica estera ed i guru di Harward (business school)
La tesi dei realisti più realisti del re (sull'afghanistan) è che l'Italia deve rispettare un'alleanza che ci impone dei doveri a vantaggio di un cappello di protezione militare nel caso di bisogno.
Ho provato a fare i conti con la cartina geografica per capire quali sono le minacce che incombono e che ci "costringono," nostro malgrado, a finanziare una missione così lontana.
Ho escluso tutti i paesi della comunità europea dal novero dei possibili e potenziali nemici.Motivi di ordine economico mi inducono a pensare che non conviene a nessuno romperci le palle.Ho spostato lo sguardo ad Est ed ho intravisto l'ombra minacciosa della Russia.Nel retro cranio una idea balzana mi induce a pensare che farebbero prima a chiudere i rubinetti (del gas) piuttosto che inviarci orde di cosacchi assetati di sangue.Se sono così terribili, e ci dobbiamo difendere da loro, perchè qualcuno sponsorizza la privatizzazione della distribuzione del gas a vantaggio di probabili acquirenti tipo Gazprom. Qualche quinta colonna del nemico?
L'India? La vedo dura.
La Corea del Nord? Troppo impegnati con la Corea del Sud.
La Cina? Forse tra 15 anni come ha previsto il pentagono e la Cia.
La fascia dei paesi dell'Africa del Nord? Magari per vendicarsi della rottura di palle di Mussolini ma, allo stato attuale, poco interessati a guerreggiare con un paese che è uno sbocco naturale alla soluzione di parecchie loro tensioni interne.
Forse l'Arabia Saudita. Ma lì non ci sono gli americani?
Tra tutti non ne ho trovato uno che abbia le caratteristiche dello stato rompicoglioni pronto a dichiararci guerra.Meno che mai l'Afghanistan.
E allora a cosa serve mantenere lì 2.000 militari? Costruire strade? Ne fanno pochine considerato che il 97% dei costi che sopportiamo è per il mantenimento della macchina bellica.Tirare su ospedali? Quelli forse si, ma non sono necessarie le autoblindo.
Difendere la democrazia? ?! Un concetto un pò labile in quella situazione.
Distruggere le coltivazioni di papavero? E' aumentata la produzione in modo esponenziale da quando ci siamo noi.
Difenderci dai terroristi? Ho più timore dei business man che arrivano dalle università del Cairo.E poi da quando li stiamo bombardando sono diventati più forti.
L'altra cosa che mi lascia perplesso è vedere quel "comunista" di Strada(di mestiere dottore)circolare da anni da quelle parti costruendo ospedali e dando assistenza.Lo fa senza scorta e a mani nude.
La domanda beffarda che arriva da destra e da centro/sinistra é: Che politica estera vorresti in alternativa?
Mi viene in mente che, forse, se non faccio girare troppa gente in armi e schierata con la Nato, mi viene meglio parlare. Che se vengo visto come un pacificatore e non un aizzatore di folle, forse la mia credibilità come mediatore cresce. Che in mezzo a blocchi così schierati, qualcuno che faccia lo sforzo di dissuadere e costruire consenso su politiche di convivenza rispettose forse ci vuole. Insomma la vedo un pò come una politica che rappresenti chi non ha voce e non é rappresentato.
Utopia? Questa è la classica scorciatoia/obiezione per non affrontare il problema e cercare di risolverlo in modo diverso.
Tra le letture che mi appassionano (meglio che mi hanno coinvolto) ci sono due libri di management.
Il 1° si intitola : Essere creativi- come far nascere nuove idee con le tecniche del pensiero laterale . L'autore si chiama Edward De Bono
Il 2° si intitola :Strategia. Un libro scritto a più mani e curato da E.Porter.
La tesi del primo tomo è che per affrontare le situazioni (in quel caso professionali) efficienza e competenza non bastano.C'é bisogno di un altro elemento la creatività.
Il secondo tomo, con l'analisi di alcuni "case study", ci racconta come la strategia sia diventata oggetto di pianificazione di qualsiasi azienda evoluta. I motivi? la complessità sia dell'ambiente esterno che di quello interno.
In una parte, di quest'ultimo, si cura il rapporto tra "la strategia globale" ed il raggio di attività dell'azienda.
Ecco se dovessi pensare ad un ministro degli esteri ed ad un governo lo vorrei con un buon mix di creatività ed innovazione (nuove strade) ed una visione strategica vera ed alternativa al semplice zerbinaggio.
Il punto é che questi non ce li vedo così ambiziosi ed evoluti. Troppo impegnati a sopravvivere.
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