Antipolitica,estremismo,moderati e pensiero unico
Qualche tempo fa, l'on. Tabacci,ha affermato che l'attuale sistema è da riformare perchè costringe i partiti ad allearsi in coalizioni non omogenee.
Nel sostenere questa tesi ha anche affermato, riferendosi alla sinistra radicale, che non tutti hanno una cultura di governo e che non si può costringere Caruso a stare con Treu.
Ieri sera, durante una vomitevole puntata di ballarò, Rutelli e Casini pomiciavano e filosofeggiavano sempre sul concetto di cultura di governo, responsabilità istituzionale e amenità varie.
Sul secondo canale l'on. Rizzo affiancava l'on. La Russa (minchia!) gigioneggiando sull'argomento Afghanistan con affermazioni tipo:
Rizzo:< Saremmo contro ma se votiamo no torna quell'altro>
La Russa:"Saremmo a favore, anche se un cicinino più armati, ma questi ci stanno sulle balle e quindi ci asteniamo" (che vale come votare no!)
Da rimanere impressionati.
Nel novero di quelli istituzionalmente corretti, siede da tempo l'on.Bertinotti. Anche Lui è diventato più realista del re e quindi liquida la contestazione di Roma con frasi del tipo:< C'è una sinistra che rifiuta la politica>
Sono tutti perfettamente alleati e solidali nella condanna dell'estremismo e della antipolitica anche se con qualche distinguo.
L'altro argomento, che riscuote applausi, è quello della necessità di riportare nelle aule parlamentari il dibattito.
L'obiettivo di tutto questo argomentare è quell'universo di persone che, scientemente o meno, vive le questioni in modo "radicale".
Gente che un problema te lo sbatte in faccia, in modo istituzionalmente poco corretto, perché nel delirio collettivo cerca una strada che marchi le differenze e trovi soluzioni alla sostanza dei problemi.
Il comune denominatore della politica istituzionale è la mediazione.Questa, se non sollecitata con spintoni radicali, di solito offre risultati scarsi e di poco valore per le persone.
Faccio un esempio che mi viene da un articolo letto sulla Stampa.
Il luogo è Roma e la situazione è l'occupazione di uno stabile, INPDAI, da parte di un numero di famiglie con il problema della casa.
La politica, con la voce dell'assessore competente in materia, come risposta a chi sollecitava una qualche soluzione per uno che vive con 1.000€ al mese e non può pagarne 800€ di affitto, suggeriva un trasferimento in periferia "perchè lì gli affitti costano meno".
L'antipolitica ha risolto la questione occupando un palazzo pieno di appartamenti liberi.
E' evidente che una futura mediazione dovrà partire da questo punto. Un nucleo consistente di inquilini (e non individui isolati) ed un fatto materiale che dovrà costringere le "istituzioni" ed il tele predicatore Veltroni (quello che doveva andare in Africa per accorgersi che la gente soffre, per lo più)ad occuparsi della questione.
Gli esempi della antipolitica (estremismo o radicalismo)nella storia non mancano. Di solito sui libri si parla di quelli che le rivoluzioni le hanno fatte (gli altri sono scoregge nell'universo). I meccanismi che danno dinamicità ai valori, al modo in cui si vive, ai modelli sociali ed alle conquiste hanno bisogno di energia e radicalità per essere messi in moto. la politica, di solito, segue con ritardo quello che la società vuole cambiare.
In questo è evidente che le spinte arrivano da poli opposti, interpretano e danno forma a istanze diverse ed a visioni della società anche antagoniste.
C'è da scegliere da che parte stare.
Senza la radicalità degli insulti all'università di Roma Bertinotti, e quelli come lui, sono destinati a perdere l'anima.
La cultura di governo dei radicali è cosa diversa da quella dell'on. Tabacci.Non è che non esiste, interpreta la società ed il modo di "governarla" in modo molto diverso.Parte da approcci "radicali" perchè pensa che è lì che vive e si sviluppa un modo per risolvere le questioni.
Ha come bussola gli individui e non il singolo. Fa sintesi della materialità e delle condizioni di vita con le regole della convivenza, cerca di creare valori positivi e solidarietà al posto di universi parcellizzati deboli e soli.
E' antagonismo ed è ribellione. E' quell'asticella messa un pò più in alto e che costringe i "moderati" a tenerne conto nella loro "cultura" di governo.
Nel sostenere questa tesi ha anche affermato, riferendosi alla sinistra radicale, che non tutti hanno una cultura di governo e che non si può costringere Caruso a stare con Treu.
Ieri sera, durante una vomitevole puntata di ballarò, Rutelli e Casini pomiciavano e filosofeggiavano sempre sul concetto di cultura di governo, responsabilità istituzionale e amenità varie.
Sul secondo canale l'on. Rizzo affiancava l'on. La Russa (minchia!) gigioneggiando sull'argomento Afghanistan con affermazioni tipo:
Rizzo:< Saremmo contro ma se votiamo no torna quell'altro>
La Russa:"Saremmo a favore, anche se un cicinino più armati, ma questi ci stanno sulle balle e quindi ci asteniamo" (che vale come votare no!)
Da rimanere impressionati.
Nel novero di quelli istituzionalmente corretti, siede da tempo l'on.Bertinotti. Anche Lui è diventato più realista del re e quindi liquida la contestazione di Roma con frasi del tipo:< C'è una sinistra che rifiuta la politica>
Sono tutti perfettamente alleati e solidali nella condanna dell'estremismo e della antipolitica anche se con qualche distinguo.
L'altro argomento, che riscuote applausi, è quello della necessità di riportare nelle aule parlamentari il dibattito.
L'obiettivo di tutto questo argomentare è quell'universo di persone che, scientemente o meno, vive le questioni in modo "radicale".
Gente che un problema te lo sbatte in faccia, in modo istituzionalmente poco corretto, perché nel delirio collettivo cerca una strada che marchi le differenze e trovi soluzioni alla sostanza dei problemi.
Il comune denominatore della politica istituzionale è la mediazione.Questa, se non sollecitata con spintoni radicali, di solito offre risultati scarsi e di poco valore per le persone.
Faccio un esempio che mi viene da un articolo letto sulla Stampa.
Il luogo è Roma e la situazione è l'occupazione di uno stabile, INPDAI, da parte di un numero di famiglie con il problema della casa.
La politica, con la voce dell'assessore competente in materia, come risposta a chi sollecitava una qualche soluzione per uno che vive con 1.000€ al mese e non può pagarne 800€ di affitto, suggeriva un trasferimento in periferia "perchè lì gli affitti costano meno".
L'antipolitica ha risolto la questione occupando un palazzo pieno di appartamenti liberi.
E' evidente che una futura mediazione dovrà partire da questo punto. Un nucleo consistente di inquilini (e non individui isolati) ed un fatto materiale che dovrà costringere le "istituzioni" ed il tele predicatore Veltroni (quello che doveva andare in Africa per accorgersi che la gente soffre, per lo più)ad occuparsi della questione.
Gli esempi della antipolitica (estremismo o radicalismo)nella storia non mancano. Di solito sui libri si parla di quelli che le rivoluzioni le hanno fatte (gli altri sono scoregge nell'universo). I meccanismi che danno dinamicità ai valori, al modo in cui si vive, ai modelli sociali ed alle conquiste hanno bisogno di energia e radicalità per essere messi in moto. la politica, di solito, segue con ritardo quello che la società vuole cambiare.
In questo è evidente che le spinte arrivano da poli opposti, interpretano e danno forma a istanze diverse ed a visioni della società anche antagoniste.
C'è da scegliere da che parte stare.
Senza la radicalità degli insulti all'università di Roma Bertinotti, e quelli come lui, sono destinati a perdere l'anima.
La cultura di governo dei radicali è cosa diversa da quella dell'on. Tabacci.Non è che non esiste, interpreta la società ed il modo di "governarla" in modo molto diverso.Parte da approcci "radicali" perchè pensa che è lì che vive e si sviluppa un modo per risolvere le questioni.
Ha come bussola gli individui e non il singolo. Fa sintesi della materialità e delle condizioni di vita con le regole della convivenza, cerca di creare valori positivi e solidarietà al posto di universi parcellizzati deboli e soli.
E' antagonismo ed è ribellione. E' quell'asticella messa un pò più in alto e che costringe i "moderati" a tenerne conto nella loro "cultura" di governo.
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