Bertinotti ed i vaffanculo
Basta cambiare abito per pensare di passare indenni per una tormenta? E' toccato anche al Fausto prendersi qualche pernacchione e penso che, la cosa, gli faccia solo bene.
Ammesso che abbia voglia di riflettere sull'episodio.
La politica non è un pranzo di gala. Una volta lo si diceva della rivoluzione per giustificare le scelte più dure. Ma quelle erano rivoluzioni, questa è politichetta.
Questa mattina la Stampa ci spiega che le famose regole d'ingaggio non dipendono dal voto del parlamento, queste sono a discrezione dei comandi militari Nato e prevedono una risposta proporzionale all'offesa ricevuta e sono state stabilite in modo uniforme per tutti i contingenti, con voto unanime dei rappresentanti NATO, nel 2003.
Quello che è il reale motivo del contendere sta nella possibilità di allargare il raggio d'azione delle nostre forze militari (caveat in gergo). In sostanza da una missione che si dovrebbe occupare della sicurezza e del controllo delle iniziative umanitarie (e che per far questo può reagire ed agire secondo le direttive NATO) (!) ad una che ci trasforma in attori attivi di un'offensiva militare.
Un altro aspetto, della questione, è che fatte 100 le risorse economiche disponibili per l'afghanitan, solo 3 vanno in aiuti umanitari. Il resto viene speso in logistica, armi e stipendi dei militari.
Votare il finanziamento vuol dire questo: accordare risorse per mantenere una struttura militare e disporne solo una piccola parte per impieghi di ordine umanitario.
Come e se sparare e secondo quali motivazioni (in quel perimetro) è un'opzione che non è materia di dibattito parlamentare.
Quello che è materia di dibattito, nella realtà, sono le seguenti "necessità":
1- accordare la possibilità di estendere il teatro dell'intervento con nuove truppe e dotazioni di mezzi
2- partecipare alla guerra in modo chiaro e senza equivoci di sorta.
La spirale a cui si assiste non ha vie d'uscita.
E' ragionevole dare migliori armi, è ragionevole sparare per difendersi, è ragionevole anticipare gli eventi bombardando tutto quello che c'è intorno, è ragionevole comportarsi come una forza di occupazione,è scontato pagare un prezzo in termini di vite umane sempre più caro.
Di fronte a questo scenario la sinistra "istituzionale" balbetta. Confonde i termini della questione e non prova neanche a chiedere una distribuzione diversa delle risorse disponibili.
Ha paura di sostenere un modello alternativo evidenziando i risultati e le modalità d'intervento di associazioni tipo quella di Emergency. Insomma manca proprio lì dove dovrebbe sostanziare la sua proposta.
Dipende dal peso elettorale di Rifondazione questo? Io non credo se è vero che il feeling del paese con le avventure militari dovrebbe incoraggiare una politica diversa.
Questa mancanza di "politica" si manifesta anche in altri campi.
In quella economica con il sostanziale fallimento di una strategia volta alla difesa dei ceti deboli e delle fasce economiche disagiate.Strategia che ha evidenziato una debolezza evidente nell'accettare una politica fiscale che ha prodotto il contrario di quello che prometteva.
In quella dei diritti, con il sostanziale arretramento di fronte all'offensiva della chiesa e dei teocon.
Dipende questo solo dalla paura di ritrovarsi il Berlusconi tra le palle?
Come pensa di seminare, ed in quale parte della società, per il futuro Rifondazione?
Chi pensa che sosterrà domani le sue iniziative se dilapida in questo modo la sua credibilità?
Ci possiamo interrogare sugli scenari di breve periodo. In questi non vedo un ruolo particolare per quel partito.
Su quelli di medio, quelli su cui varrebbe la pena investire con una strategia chiara e che sappia parlare sia al "popolo" della sinistra che alle "classi" che più pagano in questo paese, solo una nebbia prodotta dall'acido delle ultime scelte.
Ammesso che abbia voglia di riflettere sull'episodio.
La politica non è un pranzo di gala. Una volta lo si diceva della rivoluzione per giustificare le scelte più dure. Ma quelle erano rivoluzioni, questa è politichetta.
Questa mattina la Stampa ci spiega che le famose regole d'ingaggio non dipendono dal voto del parlamento, queste sono a discrezione dei comandi militari Nato e prevedono una risposta proporzionale all'offesa ricevuta e sono state stabilite in modo uniforme per tutti i contingenti, con voto unanime dei rappresentanti NATO, nel 2003.
Quello che è il reale motivo del contendere sta nella possibilità di allargare il raggio d'azione delle nostre forze militari (caveat in gergo). In sostanza da una missione che si dovrebbe occupare della sicurezza e del controllo delle iniziative umanitarie (e che per far questo può reagire ed agire secondo le direttive NATO) (!) ad una che ci trasforma in attori attivi di un'offensiva militare.
Un altro aspetto, della questione, è che fatte 100 le risorse economiche disponibili per l'afghanitan, solo 3 vanno in aiuti umanitari. Il resto viene speso in logistica, armi e stipendi dei militari.
Votare il finanziamento vuol dire questo: accordare risorse per mantenere una struttura militare e disporne solo una piccola parte per impieghi di ordine umanitario.
Come e se sparare e secondo quali motivazioni (in quel perimetro) è un'opzione che non è materia di dibattito parlamentare.
Quello che è materia di dibattito, nella realtà, sono le seguenti "necessità":
1- accordare la possibilità di estendere il teatro dell'intervento con nuove truppe e dotazioni di mezzi
2- partecipare alla guerra in modo chiaro e senza equivoci di sorta.
La spirale a cui si assiste non ha vie d'uscita.
E' ragionevole dare migliori armi, è ragionevole sparare per difendersi, è ragionevole anticipare gli eventi bombardando tutto quello che c'è intorno, è ragionevole comportarsi come una forza di occupazione,è scontato pagare un prezzo in termini di vite umane sempre più caro.
Di fronte a questo scenario la sinistra "istituzionale" balbetta. Confonde i termini della questione e non prova neanche a chiedere una distribuzione diversa delle risorse disponibili.
Ha paura di sostenere un modello alternativo evidenziando i risultati e le modalità d'intervento di associazioni tipo quella di Emergency. Insomma manca proprio lì dove dovrebbe sostanziare la sua proposta.
Dipende dal peso elettorale di Rifondazione questo? Io non credo se è vero che il feeling del paese con le avventure militari dovrebbe incoraggiare una politica diversa.
Questa mancanza di "politica" si manifesta anche in altri campi.
In quella economica con il sostanziale fallimento di una strategia volta alla difesa dei ceti deboli e delle fasce economiche disagiate.Strategia che ha evidenziato una debolezza evidente nell'accettare una politica fiscale che ha prodotto il contrario di quello che prometteva.
In quella dei diritti, con il sostanziale arretramento di fronte all'offensiva della chiesa e dei teocon.
Dipende questo solo dalla paura di ritrovarsi il Berlusconi tra le palle?
Come pensa di seminare, ed in quale parte della società, per il futuro Rifondazione?
Chi pensa che sosterrà domani le sue iniziative se dilapida in questo modo la sua credibilità?
Ci possiamo interrogare sugli scenari di breve periodo. In questi non vedo un ruolo particolare per quel partito.
Su quelli di medio, quelli su cui varrebbe la pena investire con una strategia chiara e che sappia parlare sia al "popolo" della sinistra che alle "classi" che più pagano in questo paese, solo una nebbia prodotta dall'acido delle ultime scelte.
Commenti
Era qua da te che avevamo parlato dei sussidi all'agricoltura? Ci ho fatto un altro post nel mio blog:
http://karlkraus.urbiloquio.com
(nelle Recensioni).
Ciao.
KK
Sarà antipolitica quelli dei sedicenti movimentisti (credo che sia questo quello che intendi) però è quella barriera che consente di guardare al mondo secondo delle categorie che sono diverse, con valori diversi e con obiettivi diversi.
Questa barriera ottiene più risultati di una politica da palazzo.In ogni caso costringe ad una sintesi mettendo l'asticella della mediazione un pò più in alto rispetto al poco che ci tocca.
Mi sembra più una petizione di principio che una constatazione (anche senza menzionare il fatto che tra politica di movimento e politica di palazzo tertium datur).
Cmq alla fede non si comanda... :-))
Hai letto il mio post?
KK