Fare i conti con il passato
Riprendiamo il percorso nella memoria.
Tre fatti lontani nel tempo.
Esiti purtroppo tragici.
Morti in attesa di giustizia e di scuse.
Materiale tratto dal sito http://www.lestintorecheamleto.net/
saverio saltarelli
23 anni studente
Milano 12 dicembre 1970
Primo anniversario della strage di Stato.
L'università statale è presidiata dagli studenti per difenderla dai fascisti che avevano annunciato provocazioni.
Polizia e carabinieri caricano alle spalle un corteo di anarchici che avevano preso parte ad una manifestazione contro il processo Burgos (condanna a morte di alcuni militanti ETA da parte del governo franchista spagnolo).
Gli anarchici si rifugiano all'università.
Le cariche poliziesche proseguono e si estendono anche contro i picchetti del movimento studentesco.
Nel corso degli scontri in Via Larga lo studente Saverio Saltarelli, di 23 anni, viene ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo; quel giorno infatti, il tiro a segno venne praticato largamente sia dalla PS che dai carabinieri e ciò è testimoniato sia da numerose persone che da documenti fotografici.
Il pubblicista Giuseppe Carpi riporta ferite da armi da fuoco.
Le prime versioni ufficiali parlarono di "malore" e poi di "collasso cardiocircolatorio". Dopo l'autopsia, di fronte all'evidenza dei fatti, si ammise che il cuore di Saltarelli fu spaccato da un "artificio lacrimogeno".
Per l'uccisione di Saltarelli verranno successivamente incriminati l'ufficiale di PS che comandava il reparto, cioè il capitano Alberto Antonietti, il capitano dei carabinieri Antonio Chirivì, e i cinque agenti che avevano in dotazione i tromboncini da uno dei quali e stato sparato il candelotto omicida
giovanni ardizzone
21 anni, studente
Giovanni Ardizzone nacque nel 1941 a Castano Primo in provincia di Milano, figlio unico di una famiglia titolare di una farmacia. Iscritto al secondo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano, nel collegio universitario Fulvio Testi, alle porte della città operaia di Sesto S. Giovanni.
Nell'ambiente studentesco e proletario apprese a conoscere e condividere gli ideali del movimento operaio ed arrivò ad essere un attivo militante comunista.
Milano 27 ottobre 1962
Il sabato 27 ottobre del 1962, in piena crisi dei missili, la Camera del Lavoro di Milano aveva organizzato una manifestazione di protesta contro l'aggressione imperialista degli Stati Uniti a Cuba e in favore della pace. Dopo il discorso del Segretario della Camera del Lavoro, si formò un corteo che sfilò nelle vie del centro urbano. I manifestanti alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole d'ordine: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee no", "Pace, Pace", "Disarmo", "Fuori le basi nordamericane"...
Dopo l'arrivo del corteo in piazza del Duomo, il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i manifestanti. Il Terzo Battaglione Celere di Padova, corpo speciale di intervento nelle manifestazioni, iniziò i caroselli con le jeep. Le jeep cariche di poliziotti si incunearono deliberatamente contro la testa del corteo, investendo il giovane Ardizzone e poco dopo altri due manifestanti: Nicola Giardino di 38 anni, muratore; e Luigi Scalmana, di 57 anni, operaio.
andrea cangitano
14 anni manovale
Palermo 8 luglio 1960
A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per i fatti di Reggio Emilia.
Il corteo operaio viene scortato a vista da un massiccio schieramento di polizia.
Improvvisamente iniziano le cariche. Gli agenti si buttano brutalmente sulla folla con le loro jeep.
I dimostranti si difendono come possono, lanciando sassi e paletti di legno. In breve la zona tra piazza Verdi e piazza Politeama si trasforma in campo di battaglia. Viene eretta una barricata al centro della strada ma a questoi punto i poliziotti cominciano a sparare sulla folla.
Il primo a essere colpito è Giuseppe Malleo di 16 anni che viene raggiunto al torace da una pallottola di moscetto.
Cadono poco dopo a terra privi di vita Andrea Cangitano di 14 anni, ucciso a colpi di mitra e Francesco Vella operaio di 42 anni.
La quarta vittima è Rosa La Barbera di 53 anni raggiunta da uno dei tanti colpi sparati all'impazzata dalla polizia mentre si apprestava a chiudere la finestra di casa.
Il tragico bilancio del nuovo crimine poliziesco è quindi di quattro morti. Cangitano e Vella cessano di vivere subito, mentre Malleo e La Barbera moriranno nei giorni successivi all'ospedale.
Altre 36 persone riportano ferite da arma da fuoco, 370 dimostranti vengono fermati e 71 di essi tratti in arresto.
Dei tre diversi procedimenti penali che seguirono, il più importante è quello di Palermo che ha inizio il 16 ottobre dello stesso anno, sotto la presidenza del dottor Mannino.
Dopo 12 giorni di dibattimento tutti i 53 imputati vengono condannati a pene che vanno fino a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
I poliziotti che hanno sparato e ucciso non solo non vengono incriminati ma addirittura vengono sentiti in aula come testimoni d'accusa.
Tre fatti lontani nel tempo.
Esiti purtroppo tragici.
Morti in attesa di giustizia e di scuse.
Materiale tratto dal sito http://www.lestintorecheamleto.net/
saverio saltarelli
23 anni studente
Milano 12 dicembre 1970
Primo anniversario della strage di Stato.
L'università statale è presidiata dagli studenti per difenderla dai fascisti che avevano annunciato provocazioni.
Polizia e carabinieri caricano alle spalle un corteo di anarchici che avevano preso parte ad una manifestazione contro il processo Burgos (condanna a morte di alcuni militanti ETA da parte del governo franchista spagnolo).
Gli anarchici si rifugiano all'università.
Le cariche poliziesche proseguono e si estendono anche contro i picchetti del movimento studentesco.
Nel corso degli scontri in Via Larga lo studente Saverio Saltarelli, di 23 anni, viene ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo; quel giorno infatti, il tiro a segno venne praticato largamente sia dalla PS che dai carabinieri e ciò è testimoniato sia da numerose persone che da documenti fotografici.
Il pubblicista Giuseppe Carpi riporta ferite da armi da fuoco.
Le prime versioni ufficiali parlarono di "malore" e poi di "collasso cardiocircolatorio". Dopo l'autopsia, di fronte all'evidenza dei fatti, si ammise che il cuore di Saltarelli fu spaccato da un "artificio lacrimogeno".
Per l'uccisione di Saltarelli verranno successivamente incriminati l'ufficiale di PS che comandava il reparto, cioè il capitano Alberto Antonietti, il capitano dei carabinieri Antonio Chirivì, e i cinque agenti che avevano in dotazione i tromboncini da uno dei quali e stato sparato il candelotto omicida
giovanni ardizzone
21 anni, studente
Giovanni Ardizzone nacque nel 1941 a Castano Primo in provincia di Milano, figlio unico di una famiglia titolare di una farmacia. Iscritto al secondo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano, nel collegio universitario Fulvio Testi, alle porte della città operaia di Sesto S. Giovanni.
Nell'ambiente studentesco e proletario apprese a conoscere e condividere gli ideali del movimento operaio ed arrivò ad essere un attivo militante comunista.
Milano 27 ottobre 1962
Il sabato 27 ottobre del 1962, in piena crisi dei missili, la Camera del Lavoro di Milano aveva organizzato una manifestazione di protesta contro l'aggressione imperialista degli Stati Uniti a Cuba e in favore della pace. Dopo il discorso del Segretario della Camera del Lavoro, si formò un corteo che sfilò nelle vie del centro urbano. I manifestanti alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole d'ordine: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee no", "Pace, Pace", "Disarmo", "Fuori le basi nordamericane"...
Dopo l'arrivo del corteo in piazza del Duomo, il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i manifestanti. Il Terzo Battaglione Celere di Padova, corpo speciale di intervento nelle manifestazioni, iniziò i caroselli con le jeep. Le jeep cariche di poliziotti si incunearono deliberatamente contro la testa del corteo, investendo il giovane Ardizzone e poco dopo altri due manifestanti: Nicola Giardino di 38 anni, muratore; e Luigi Scalmana, di 57 anni, operaio.
andrea cangitano
14 anni manovale
Palermo 8 luglio 1960
A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per i fatti di Reggio Emilia.
Il corteo operaio viene scortato a vista da un massiccio schieramento di polizia.
Improvvisamente iniziano le cariche. Gli agenti si buttano brutalmente sulla folla con le loro jeep.
I dimostranti si difendono come possono, lanciando sassi e paletti di legno. In breve la zona tra piazza Verdi e piazza Politeama si trasforma in campo di battaglia. Viene eretta una barricata al centro della strada ma a questoi punto i poliziotti cominciano a sparare sulla folla.
Il primo a essere colpito è Giuseppe Malleo di 16 anni che viene raggiunto al torace da una pallottola di moscetto.
Cadono poco dopo a terra privi di vita Andrea Cangitano di 14 anni, ucciso a colpi di mitra e Francesco Vella operaio di 42 anni.
La quarta vittima è Rosa La Barbera di 53 anni raggiunta da uno dei tanti colpi sparati all'impazzata dalla polizia mentre si apprestava a chiudere la finestra di casa.
Il tragico bilancio del nuovo crimine poliziesco è quindi di quattro morti. Cangitano e Vella cessano di vivere subito, mentre Malleo e La Barbera moriranno nei giorni successivi all'ospedale.
Altre 36 persone riportano ferite da arma da fuoco, 370 dimostranti vengono fermati e 71 di essi tratti in arresto.
Dei tre diversi procedimenti penali che seguirono, il più importante è quello di Palermo che ha inizio il 16 ottobre dello stesso anno, sotto la presidenza del dottor Mannino.
Dopo 12 giorni di dibattimento tutti i 53 imputati vengono condannati a pene che vanno fino a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
I poliziotti che hanno sparato e ucciso non solo non vengono incriminati ma addirittura vengono sentiti in aula come testimoni d'accusa.
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