Il brigatista che scrive ai giornali
Vincenzo Sisi,51 anni, è stato arrestato il 12 febbraio a seguito dell'inchiesta sulle nuove Brigate Rosse.
E' accusato di essere uno dei fondatori del Partito Comunista Politico Militare e gli è stato trovato un mitra sotterrato nel giardino.
Ultimamente ha deciso di raccontarsi scrivendo una lunga lettera ai media.Questa mattina La Stampa ne ha dato conto, pubblicando ampi stralci.
La tesi che Sisi sostiene, e che sintetizzo in modo sommario, è la seguente:
"nego la doppiezza della mia vita, il bravo delegato e compagno da una parte ed il terrorista dall'altro.Non c'è doppiezza tra l'essere comunista e rivoluzionario e stare con la propria gente (gli operai).Per organizzarsi tra i lavoratori, nelle forme consentite, l'unico modo è farsi la tessera sindacale.
Se è facile criminalizzare il lavoro politico fatto, è più difficile criminalizzare il modo in cui uno vive"
A questo proposito Sisi racconta la sua vita di operaio:
Inizio del lavoro a 14 anni, lavoro fatto per 11 ore al giorno compreso il Sabato.L'esperienza in Fiat chiusa con un licenziamento.
Il lavoro alla Fergom, la sua esperienza da delegato di fabbrica.La lotta per gli aspiratori e contro i fumi tossici e le sostanze irritanti.Il licenziamento e l'offerta di soldi per stare fuori dalla fabbrica.
Sisi continua rivendicando la chiarezza delle sue posizioni durante i congressi sindacali, e dicendo che il suo sindacato sono i lavoratori.
Chiude, Sisi, facendo alcune domande:
Cosa risponde, il delegato, all'operaio incazzato per i 950€ di stipendio?
Cosa risponde alle operaie per i polsi scassati dai ritmi di lavoro?
Cosa per la pensione e per i soldi che mancano per pagare case popolari quando ci sono per finanziare guerre in giro per il mondo.
Ho voluto dire cosa scrive Sisi perchè spero che questa gente e questa classe di persone non rimanga da sola di fronte al futuro.
Non condivido la lotta armata e su questo ho già espresso il mio pensiero.
Oggi molti sono impegnati a cercare una nuova identità.Io non credo che molto sia cambiato sotto il cielo.In fondo è la stessa storia, si lotta per stare meglio.In modo individuale cercando risposte nella propria capacità d emergere e di non essere sepolti tra i tanti senza nome.In modo collettivo perchè le risposte individuali sono parziali e, alla fine, ti fanno stare peggio trasformandoti, in quello che forse non vorresti essere, giorno per giorno.
Il modo in cui produciamo quintali di merce in metallo o in cotone, le relazioni che questo fatto meccanico fa nascere tra gli individui, il modo in cui la ricchezza prodotta ed il reddito disponibile vengono distribuiti determinano le risposte.
A volte possono essere violente e senza sbocchi. A volte accendono praterie.
La nostra responsabilità è rendere coesa una coscienza di classe ed evitare che gente ricca di cose si perda e venga lasciata sola. Come Sisi.
E' accusato di essere uno dei fondatori del Partito Comunista Politico Militare e gli è stato trovato un mitra sotterrato nel giardino.
Ultimamente ha deciso di raccontarsi scrivendo una lunga lettera ai media.Questa mattina La Stampa ne ha dato conto, pubblicando ampi stralci.
La tesi che Sisi sostiene, e che sintetizzo in modo sommario, è la seguente:
"nego la doppiezza della mia vita, il bravo delegato e compagno da una parte ed il terrorista dall'altro.Non c'è doppiezza tra l'essere comunista e rivoluzionario e stare con la propria gente (gli operai).Per organizzarsi tra i lavoratori, nelle forme consentite, l'unico modo è farsi la tessera sindacale.
Se è facile criminalizzare il lavoro politico fatto, è più difficile criminalizzare il modo in cui uno vive"
A questo proposito Sisi racconta la sua vita di operaio:
Inizio del lavoro a 14 anni, lavoro fatto per 11 ore al giorno compreso il Sabato.L'esperienza in Fiat chiusa con un licenziamento.
Il lavoro alla Fergom, la sua esperienza da delegato di fabbrica.La lotta per gli aspiratori e contro i fumi tossici e le sostanze irritanti.Il licenziamento e l'offerta di soldi per stare fuori dalla fabbrica.
Sisi continua rivendicando la chiarezza delle sue posizioni durante i congressi sindacali, e dicendo che il suo sindacato sono i lavoratori.
Chiude, Sisi, facendo alcune domande:
Cosa risponde, il delegato, all'operaio incazzato per i 950€ di stipendio?
Cosa risponde alle operaie per i polsi scassati dai ritmi di lavoro?
Cosa per la pensione e per i soldi che mancano per pagare case popolari quando ci sono per finanziare guerre in giro per il mondo.
Ho voluto dire cosa scrive Sisi perchè spero che questa gente e questa classe di persone non rimanga da sola di fronte al futuro.
Non condivido la lotta armata e su questo ho già espresso il mio pensiero.
Oggi molti sono impegnati a cercare una nuova identità.Io non credo che molto sia cambiato sotto il cielo.In fondo è la stessa storia, si lotta per stare meglio.In modo individuale cercando risposte nella propria capacità d emergere e di non essere sepolti tra i tanti senza nome.In modo collettivo perchè le risposte individuali sono parziali e, alla fine, ti fanno stare peggio trasformandoti, in quello che forse non vorresti essere, giorno per giorno.
Il modo in cui produciamo quintali di merce in metallo o in cotone, le relazioni che questo fatto meccanico fa nascere tra gli individui, il modo in cui la ricchezza prodotta ed il reddito disponibile vengono distribuiti determinano le risposte.
A volte possono essere violente e senza sbocchi. A volte accendono praterie.
La nostra responsabilità è rendere coesa una coscienza di classe ed evitare che gente ricca di cose si perda e venga lasciata sola. Come Sisi.
Commenti
Passando al tuo pensiero, io sono scettico... Più che una lotta tra classi, ci sono i presupposti per una lotta all'interno delle classi.
La massa sotto-borghese e la massa di immigrati sono già in una guerra di "nervi": Chinatown è la punta dell'iceberg