I suicidi dimenticati e la lotta in Valle di Susa
Ieri, come segno di solidarietà con la lotta degli abitanti di Serre, i Valsusini, si sono presentati alla stazione di Borgone di Susa, hanno acquistato il biglietto per poter accedervi ed hanno bloccato per circa un'ora la circolazione. Non ci sono stati incidenti ed i viaggiatori non hanno protestato. Al contrario. Trecento persone, uomini e donne di tutte le età compresa una folta schiera di bambini. Famiglie. Un po' come gli Spartani alle Termopili.
S'avanza un modo diverso di lottare. Su obiettivi chiari ed in grado di coinvolgere, in modo trasversale, le persone. Da quello, lontani dagli spazi istituzionali, un modo di comunicare e far crescere valori e conoscenza alternativi al dilagare di un pensiero che omologa tutto. Che dà legittimità solo a quello che trova forme di rappresentanza filtrate da apparati di partito e da associazioni istituzionali di vario genere (sindacati in primo luogo).
La lotta della Valle di Susa è una lotta che ha visto consumarsi tragedie.Una di queste riguarda due ragazzi vivi nella coscienza di qualche ragazzo e compagno dei centri sociali.
Sole e Baleno.
Il 5 Marzo del 1998, insieme a Silvano Pellissero, furono arrestati con l'accusa di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo".
Il 28 Marzo si suicidò Baleno. L'11 Luglio anche Soledad decide di porre fine alla sua vita nella comunità sotto i ponti dove era agli arresti domiciliari.
A Settembre di quell'anno morì suicida anche Enrico De Simone, il fondatore della comunità sottoiponti presso cui Soledad aveva trovato ospitalità.
L'anno successivo, in Argentina, è la volta di Pasquale Cavaliere consigliere dei verdi, uno dei pochi a non aver abbandonato quei ragazzi anche nei momenti peggiori.
Il 21 Novembre 2001 la corte di cassazione invalida l'accusa di attività terroristica.
La storia di quei ragazzi è una pagina oscura per tutti. Oscura per una sinistra che, molto velocemente, si accodò a quanti erano in cerca di un colpevole da individuare. Oscura per l'informazione, che creò uno stato di tensione nell'opinione pubblica cavalcando un'onda emotiva che portò all'isolamento di tantissimi ragazzi.Oscura per quanti al posto del "perchè" dettero giudizi pieni di pregiudizi e condanne scontate.
Una storia che, nel suo piccolo, ripropose lo schema di Pinelli e Valpreda. la differenza in questo caso l'ha fatta l'assenza di un movimento che non ha saputo trovare la forza di proteggere la sua gente.
Vi riporto la lettera che scrisse Soledad dopo il suicidio del suo compagno
Compagni
la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema.
Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e' per questo che siamo finiti in galera.
La galera e' un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una "domandina", anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.
Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.
Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si e' permesso di avere un ultimo gesto di minima liberà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.
Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio e' un isolamento cautelare, lo fanno per "salvaguardarmi" e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura.
Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.
Ho per 24 ore al giorno, un'agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.
Dopo quello che e' successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze eper tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: "adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l'accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari".
Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c'è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.
Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.
Io cercherò la forza da qualche parte, non lo sò, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità e in nome di Edo.
L'unica cosa che mi tranquillizza sapere e' che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.
Sole
P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già castigata con la morte o meglio con l'assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà e la distruzione di tutta l'istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.
Commenti
Italo
ho fatto una ricerchina sulla rete ho trovato molto materiale... la situazione sembra molto più complicata di quanto possa sembrare in apparenza... ci sono state a quanto ho capito tante manipolazioni e controversi anche e sopprattutto da parte degli sbirri e dei pm...