Il linguaggio violento
"Comunque la questione è molto semplice: devono essere aggregati i post in cui si descrive l'omicidio politico come forma legittima di lotta? Se la risposta è no, allora il post della Valent andava censurato"
Questo è quanto ha scritto un blogger commentando un post di Tisbe.
Il punto è quanto siamo disposti a tollerare e ad ascoltare discorsi sulla violenza e sull'omicidio politico.
E chi è legittimato a farli.
Josuè De Castro un giorno, parlando del suo continente, disse"IO, CHE HO RICEVUTO UN PREMIO INTERNAZIONALE PER LA PACE, PENSO CHE-DISGRAZIATAMENTE-PER L'AMERICA LATINA NON VI SIA ALTRA SOLUZIONE CHE LA VIOLENZA"
Il signor McNamara, quando era presidente della Banca Mondiale, affermò che il cervello dei poveri pensa in media il 25% in meno di quello dei ricchi. Sulla base di queste affermazioni si sviluppò una teoria di controllo delle nascite (o selezione delle stesse)che con calcoli matematici molto sofisticati dimostrò come ad un riduzione della fertilità del 50% (in un paese in via di sviluppo) corrispondeva un aumento del reddito pro capite del 40%.
Qualche giorno fa ci fu proposto un video in cui Craxi giustificava il terrorismo palestinese. Posso aggiungere che in funzione della proprietà transitiva anche quello politico.
Sui muri di La Paz, scrive Eduardo Galeano nel suo "le vene aperte dell'America Latina", comparve una scritta che diceva"per risolvere il problema della povertà e della violenza uccidete i poveri"
Dentro Kilombo c'è chi ha l'ambizione di dare forma "consentita" a ciò che per antonomasia non può averne, il linguaggio ed il significato delle cose.
Un peloso perbenismo che dovrebbe andare fino in fondo sempre.
Chi è che stabilisce la gerarchia della violenza nelle espressioni?
Anche io ne vorrei vedere molti "morire ammazzati" come nel miglior gergo popolare.Come Dacia.
E allora? Facciamo il pelo alle intenzioni?
A voler essere così non rimane che guardarsi allo specchio e declamare alla luna. Si corrono meno rischi.
Il 15 di Maggio correva l'anniversario del "suicidio" di Ulrike Mainhof.Io la ricordo anche perchè non ho ancora ben capito la differenza con il Che.
Questo è quanto ha scritto un blogger commentando un post di Tisbe.
Il punto è quanto siamo disposti a tollerare e ad ascoltare discorsi sulla violenza e sull'omicidio politico.
E chi è legittimato a farli.
Josuè De Castro un giorno, parlando del suo continente, disse"IO, CHE HO RICEVUTO UN PREMIO INTERNAZIONALE PER LA PACE, PENSO CHE-DISGRAZIATAMENTE-PER L'AMERICA LATINA NON VI SIA ALTRA SOLUZIONE CHE LA VIOLENZA"
Il signor McNamara, quando era presidente della Banca Mondiale, affermò che il cervello dei poveri pensa in media il 25% in meno di quello dei ricchi. Sulla base di queste affermazioni si sviluppò una teoria di controllo delle nascite (o selezione delle stesse)che con calcoli matematici molto sofisticati dimostrò come ad un riduzione della fertilità del 50% (in un paese in via di sviluppo) corrispondeva un aumento del reddito pro capite del 40%.
Qualche giorno fa ci fu proposto un video in cui Craxi giustificava il terrorismo palestinese. Posso aggiungere che in funzione della proprietà transitiva anche quello politico.
Sui muri di La Paz, scrive Eduardo Galeano nel suo "le vene aperte dell'America Latina", comparve una scritta che diceva"per risolvere il problema della povertà e della violenza uccidete i poveri"
Dentro Kilombo c'è chi ha l'ambizione di dare forma "consentita" a ciò che per antonomasia non può averne, il linguaggio ed il significato delle cose.
Un peloso perbenismo che dovrebbe andare fino in fondo sempre.
Chi è che stabilisce la gerarchia della violenza nelle espressioni?
Anche io ne vorrei vedere molti "morire ammazzati" come nel miglior gergo popolare.Come Dacia.
E allora? Facciamo il pelo alle intenzioni?
A voler essere così non rimane che guardarsi allo specchio e declamare alla luna. Si corrono meno rischi.
Il 15 di Maggio correva l'anniversario del "suicidio" di Ulrike Mainhof.Io la ricordo anche perchè non ho ancora ben capito la differenza con il Che.
Commenti
è solo merdosa ipocrisia.
non giudico se la violenza sia giustificata o giustificabile (secondo me lo è in diversi casi), ma occorre se si vuol essere lupi, avere il coraggio e la dignità di non travestirsi da agnelli.
ottenere la pace con la guerrra è solo è sempre e sarà un ossimoro idiota.
Non lo diventarono, ad esempio, i partigiani.
Per quanto mi riguarda credo che i metodi di lotta vadano contestualizzati ed adattati.
Possono essere pacifici ma anche violenti se è necessario.
per questo non vivo la mia vita con il mitra in mano.
Il post è raltivo alla pretesa di censurare, su Kilombo, uno scritto di Dacia Valent che esprime un suo malessere generale.
Io credo che questo non vada bene.