La storia di due donne, una terrorista ed un'operaia.Recensione a due libri


Ho appena finito di leggere due libri.Il primo è la storia autobiografica di Ines Arciuolo, il titolo è "A casa non ci torno", è stato pubblicato da Stampa Alternativa ed è disponibile in libreria da poco tempo.
Se non lo trovate potete cercarlo sul sito www.stampalternativa.it/wordpress

Il secondo è intitolato "Disoccupate le strade dai sogni, la vita di Ulrike meinhof"
L'autore è Alois Prinz ed è pubblicato da Arcana.
Il primo libro racconta della storia di una donna, una comunista che inizia la sa militanza in un paese campano negli anni del secondo dopoguerra.
Milita all'inizio nel PCI,è operaia alla Brionvega ed alla Fiat di Torino.
Nel 1979 viene licenziata e fa parte dei 61 accusati di terrorismo da parte dell'azienda torinese. Partecipa alle lotte di Mirafiori che si conclusero con la marcia dei 40.000.
In seguito decise di andarsene in Nicaragua dove è vissuta per cinque anni impegnata nelle lotte (con il fucile in mano) di emancipazione di quella gente.Parla, nel suo libro, del conflitto tra operai e padroni.Due categorie che sembrano essere scomparse dal linguaggio della politica e della sociologia.Oggi si parla di consumatori e cittadini.Qualcuno, con il poco che è rimasto, si intestardisce a chiamare le cose ed i fenomeni sociali secondo un uso della parola che tende a dare il significato intrinseco alle cose.
Significato che vuole rappresentare i fenomeni per quello che realmente sono.
Ines ci descrive un mondo in cui si lotta per conquistare, giorno per giorno, il poco che permise a tanti di migliorare le proprie condizioni di vita.Ci narra delle sue emozioni e delle sconfitte.Dei conflitti tra compagni e della disperata ricerca di qualcosa che potesse dare risposte alla sua ricerca.
Il secondo libro narra di Ulrike Meinhof, della sua educazione borghese e piena di valori "cattolici", della sua formazione scolastica e dell'influenza che ebbero su di lei le teorie di Rudolf Steiner,della comprensione di quello che rappresentò il nazismo per il suo paese,della convinzione che non era possibile che i fronti svanissero e non si distinguessero il bene ed il male e che non fosse chiaro chi stava da una parte e chi dall'altra, delle sue frequentazioni e dell'impegno in politica dal 68 in poi.Della scelta della lotta armata e del suo "suicidio".
"secondo il teologo Thieleke la frattura nella vita di Ulrike è da considerarsi come la caduta di Lucifero.
L'ex presidente della Germania, Heinemann alla notizia della sua morte dichiarò "Per quanto incomprensibile, tutto ciò che ha fatto l'ha fatto per noi"
Riproporre due storie che rappresentano il conflitto e lo scontro ha, per me, il pregio di portare alla nostra attenzione l'essenza di quello che attraversa la società ogni giorno.Una lotta senza fine tra forze che si contrastano sul modo in cui pensiamo di governare e gestire i rapporti tra le persone, le classi, i popoli e le diverse culture. Del modo in cui quello che c'è (merce, risorse, ricchezza) debba essere condiviso e distribuito, secondo quali interessi e quali rapporti di forza. Di come questo ultimo aspetto sia la chiave intorno a cui si dibatte e ci si divide. Di quali valori si rappresentano in questo.Le loro storie ci raccontano di una ricerca individuale e collettiva. Ricerca portata anche a dare risposte estreme.
Nel consigliarvi la lettura dei due libri, vi lascio con un breve incipit preso da quelle pagine.


INES ARCIUOLO
«Papà, che succede tra la Cina e l’Unione Sovietica?» gli avevo chiesto una sera sul balcone dove, prima di andare a letto, fumava l’unica sigaretta del giorno. «È molto complicato, ma se fossi più giovane aprirei una sezione cinese» mi aveva risposto pensieroso, guardando nel vuoto.

Il rapporto di Kruscev che stigmatizzava la politica di Stalin e tuonava la sua condanna al «culto della personalità», all’accanimento del potere e ai conseguenti crimini, lo sconvolse. Dovette essere molto doloroso per lui venire a conoscenza della verità. Come tanti compagni della sua generazione aveva amato Stalin: era stato lui, come per milioni di persone, l’uomo che aveva sconfitto Hitlet, e punto di riferimento per chiunque nel mondo lottasse per una società più giusta.

Le conseguenze di quelle rivelazioni furono devastanti; non tardarono a formarsi le fazioni che vedevano i compagni schierati su posizioni contrapposte e la lotta che si scatenò all’interno del partito fu senza esclusione di colpi. Lunghe, accanite discussioni caratterizzarono quel periodo. Con quale feroce accanimento lo attaccavano quei compagni che lui stesso aveva formato! Alcuni di loro, grazie anche al suo impegno, erano diventati senatori o deputato al Parlamento. I chierici del partito sfoderarono il ben noto, velenoso moralismo.



ALOIS PRINZ
Secondo lo scrittore e filosofo Camus l'uomo è l'unica creatura che può rifiutarsi di essere quello che è,condizione che rende ogni individuo un potenziale ribelle........Ogni volta che l'uomo si ribella è perchè ha oltrepassato la soglia della sopportazione.E' come se dicesse:finora era ancora possibile sopportare, ma ora basta, mi difenderò.A questo punto è evidente che un ribelle non cerca sempre e solo il conflitto.Agisce perchè desidera proteggere qualcosa a cui tiene molto e che considera prezioso.Chi denuncia l'ingiustizia vuole giustizia.Chi si oppone all'insensatezza, reclama un senso. Forse senza saperlo, ogni ribelle è alla ricerca dell'amore, di una morale o di qualcosa di sacro.Accanto ad ogni negazione ha sempre anche un'affermazione.
Questi due aspetti entrano in contraddizione quando il ribelle, nel momento della negazione, ricorre a mezzi contrari ai suoi principi, ad esempio combattendo la violenza con la violenza, la menzogna con la menzogna. Solo gli spiriti mediocri, scrive Camus, risolvono con semplicità questo conflitto. per gli spiriti eccelsi è un terribile dilemma da cui spesso non riescono ad uscire, anche se può condurli alla morte."

Commenti

meinong ha detto…
Molto interessante.
Come stai ?
Finita la polemica con Kilombo ?
Non perdete tempo con Pieroni...
Pensiamo ad arricchire la nostra soggettività, di letture, di emozioni, di ragionamenti...
cià guagliò...

Italo

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