Chi è più di sinistra TPS o Tremonti -2

Qualche tempo fa ho scritto un post che aveva l'obiettivo di provocare, il titolo era lo stesso di questo che leggete.
La cosa ha sortito come effetto una discussione su dazi doganali e politiche di sostegno.
Andando molto fuori tema, si è parlato di altro rispetto alla questione che mi premeva mettere all'attenzione.
Una politica economica è progressista solo perché afferma di "voler liberalizzare il commercio" e, quindi, dare opportunità identiche a tutti i paesi protagonisti del mercato globale. Oppure e' progressista una politica economica che afferma di voler fare giocare tutti con le stesse regole e, quindi, guarda ad esempio alle condizioni di lavoro di chi produce nei paesi meno avanzati?
Le multinazionali ed il capitale hanno la necessità di liberarsi da vincoli e lacci.Lo fanno non perché vedono nel libero mercato un sistema che emancipa le persone, ma l'opportunità di andare dove meno regole significano condizioni di lavoro disumane e sfruttamento intenso delle risorse disponibili e delle persone.
E' chiaro che le scelte non sono indolori e che gli attuali protagonisti (TPS e Tremonti) tutelano interessi diversi della stessa classe borghese.
In questa lotta il prezzo lo pagano solo i lavoratori.Da un estremo all'altro del globo.
Come non farsi schiacciare dalla demagogia e da quella sorta di illuminismo borghese espressione dei grandi interessi?
In attesa che si apra il dibattito vi allego un interessante intervento di Tarcisio Bonotto


Ho cercato di addentrarmi nei meandri dei 'principi e dei valori' che hanno spinto il WTO a redigere 27.000 pagine di trattati e regolamenti sul commercio internazionale, dando inizio alla cosiddetta globalizzazione economica.

Per la semplice ragione di poter comprendere i motivi per i quali sia aumentata la forbice tra ricchi e poveri a livello mondiale, perchè sia aumentata la disoccupazione locale e perchè le promesse di un abbassamento dei prezzi, di moltissimi prodotti e un innalzamento del tenore di vita per tutti, paesi poveri compresi, non siano state mantenute.

Sono molti i paesi ad aver firmato le regole WTO nei suoi tre trattati principali TRIM, TRIP, GATT, nella maggior parte dei casi senza averle lette in toto, o averne compreso appieno l'impatto sociale ed economico per i singoli paesi. Accettate come 'atto dovuto' affermava l'On. Fassino, firmatario per l'Italia. Accettate senza dibattito, solo perchè redatte da autorità USA e da un numero spropositato di multinazionali, o firmate da importanti paesi industrializzati, o perchè ormai era già stato avviato il processo di globalizzazione e non si poteva rimanerne fuori?

Perchè il libero commercio suggerito dal WTO? Uno dei 'principi' basilari del WTO, che trovate nelle pagime web del sito www.wto.org, è descritto come 'vantaggio assoluto e vantaggio comparativo' per i paesi che decidono di scambiarsi le rispettive merci. In generale, secondo il WTO, il libero mercato dovrebbe portare automaticamente ad un arricchimento di tutti i paesi. Ma vediamone i contorni.

In particolare, il WTO propone la teoria di David Ricardo sul Vantaggio assoluto e comparativo.
"Supponiamo che il paese A produce automobili meglio del paese B e che il paese B produca pane meglio del paese A. E' ovvio (gli accademici direbbero 'elementare') che entrambi ne beneficerebbero se il paese A, specializzato in automobili e il paese B, specializzato in pane, si scambiassero i rispettivi prodotti. Questo è il caso del vantaggio assoluto.

Ma se un paese non è in grado di produrre bene nulla? Il commercio cancellerà tutti i produttori locali? La risposta secondo Ricardo è no e la ragione è nel principio del vantaggio comparativo.
E dice che sia il paese A che B, possono ancora beneficiare entrambi anche se il paese A è migliore di B nel produrre tutto. Se il paese A è migliore nel produrre automobili e leggermente migliore nel produrre pane del paese B, il paese A deve continuare ad investire nella sua specialità, automobili, ed esportare nel paese B, il paese B deve investire nella sua specialità, pane, ed esportare nel paese A anche se non è così efficiente come A. Entrambi beneficieranno da questo scambio commerciale. Un paese non deve essere per forza il migliore nelle diverse produzioni per guadagnare dal commercio. Questo è definito come vantaggio comparativo. (Allegato B)
Questa teoria è dell'economista classico David Ricardo. Una delle più comprese dagli economisti. Una delle meno comprese dalla gente comune perchè questo concetto è scambiato con il 'vantaggio assoluto'.

Si dice che qualche paese (paesi poveri - ndt.), ad esempio, non possa avere alcun vantaggio comparativo in alcun settore. Questo è virtualmente impossibile". (Affermano al WTO).

Considerazioni
Non è sempre vero che il vantaggio assoluto sia effettivo per entrambi i paesi. Nel caso in cui ciascun paese non produca i relativi prodotti, tutto torna. Un esempio il Mango o il Licci non si riesce a produrli in Italia e li importiamo. Esportiamo Alta Moda italiana, perchè altri paesi non riescono, per ora, a crearla.
La tendenza naturale, comunque, è di produrre in loco tutto ciò di cui si abbisogna e che si può produrre. Esempio: Il riso Carnirolo di Verona, oggi non si esporta più in Giappone perchè lì viene coltivato localmente. Così pure il Vialone Nano, coltivato in California.
Oltre a ciò i prodotti attualmente scambiati sono di nicchia e non risolvono in toto i problemi economici di un paese.

Molta della veridicità della proposizione di Ricardo, dipende dal livello di sviluppo del singolo paese. Dove è necessaria una produzione ad alta intensità di manodopera è di beneficio per l'economia locale produrre anche ciò che si produce in modo meno efficiente di altri paesi, per garantire una capacità di acquisto adeguata, l'utilizzazione massima delle risorse locali e il lavoro. Un esempio: il Burkina Faso. Si fabbricano aratri di legno per le coltivazioni locali. Sarebbe più efficente l'uso di un trattore, ma in quale contesto si troverebbe tale trattore? Rifornimento, riparazioni, educazione all'uso sono tali da richiederne la presenza? La produzione locale di attrezzi agricoli crea un indotto virtuoso, un utilizzo compresibile, una maggiore fiducia nella bontà ed equilibrio del sistema.

Per il vantaggio comparativo, l'affermazione è ancora più dissonante.
Supponiamo che nel paese B, produttore di pane, vi sia un minimo livello di produzione agricola. Se questo paese è meno efficente nella produzione di automobili o trattori o attrezzature, dovrebbe smettere tali produzioni? Diremo di no, per il semplice motivo che il paese rimarrebbe agricolo e non potrebbe mai industrializzarsi. Il valore aggiunto di un'automobile del paese A è molto più alto rispetto rispetto al valore aggiunto del pane scambiato dal paese B? Ma sta di fatto che i prodotti agricoli dei paesi poveri non possono essere scambiati con i paesi ricchi e che i prezzi sono fissati dai paesi ricchi (proposta NAMA).

Certamente l'Italia è tra i migliori paesi nella produzione di moda, mentre la Germania è specializzata nella produzione di prodotti tencici. L'import/export, limitatamente a questi prodotti specialistici, è avvenuto anche prima dell'avvento dei trattati di libero scambio del WTO. La stessa cosa vale per le Ferrari italiane, che esportiamo. Questo esempio di vantaggio assoluto, ci dice: ciò che non è possibile o non si è in grado di produrre in loco può essere importato e fin qui nulla di male.

Quello che fanno discendere invece, dal concetto di 'vantaggio comparativo', al WTO, è che si può importare di tutto, quindi commercio libero senza restrizioni, per ottenere comunque dei vantaggi per tutti i paesi. Una forzatura che ha in sè il germe della dipendenza economica per moltissimi paesi, compreso il nostro, ma soprattutto per quelli in via di sviluppo.

Oggi lo scambio di prodotti viene sospinto più dall'enorme differenza nei costi di produzione, molto bassi nei paesi in via di sviluppo, più che da questione di efficenza produttiva ai medesimi costi.
Ricardo non faceva menzione dei prezzi dei prodotti commerciati, comunque si potrebbe stimare che parlasse di vantaggi tra due paesi a prezzi di scambio simili. Ma il liberismo economico ci dice che tutto può essere importato, non ci si limita ai prodotti specialistici, e quello che conta sono i minori costi di produzione, come 'vantaggio comparativo'. Ma tale vantaggio diventa solo 'virtuale' per l'acquirente finale.

I pomodori prodotti in Italia sono migliori di quelli prodotti in Cina, perchè la produzione è controllata da leggi molto severe rispetto a quelle cinesi, perchè non esportiamo inostri pomodori in Cina mentre sono quelli cinesi che invadono il mercato italiano? Quale vantaggio comparativo abbiamo da questo scambio? I produttori di pomodoro italiani non producono più, aumenta la disoccupazione del settore, le industrie non lavorano più i pomodori. Lo svantaggio evidente è lo smantellamento di un settore dell'agro-economia che in Italia produceva reddito e occupazione. Quali vantaggi comparativi? Chi importa pomodoro dalla Cina, si arricchisce enormemente. I prezzi di vendita al pubblico non sono molto diversi dai prezzi dei prodotti locali. Si sono rimossi centinaia di posti di lavoro e si è aumentato l'arricchimento di poche persone.
In questo mercato aperto vi è qualche cosa che ci sfugge. Quale vantaggio comparativo possiamo avere dall'importazione di frutta e verdura dalla Cina? Fino ad ora si sono viste solo preoccupazioni: la CIA (Confederazione Italiana Agricoltura) afferma: Un milione di aziende agricole a rischio, per le importazioni dall'estero". Settore tessile: 80.000 posti di lavoro a rischio. Settore metalmeccanico: 30.000 posti di lavoro in bilico...

Se questo è il risultato del vantaggio comparativo, o il WTO non ha preso in considerazione tutti i parametri necessari perchè vi siano vantaggi comparativi, o eleggono Ricardo a loro baluardo, portavoce di un concetto vecchio, forse applicabile nel suo tempo, per proprie finalità: il libero mercato favorisce l'apertura di nuovi mercati per i poteri economici e finanziari forti. Nulla a che fare, sembra, con una politica di sviluppo equilibrato sia dei paesi poveri che industrializzati, di garanzia delle necessità basilari per tutti.
Il concetto del 'libero scambio' senza restrizioni avanzato dal WTO non dovrebbe discendere dal concetto del vantaggio comparativo di Ricardo, non si riesce con questo a giustificarlo.

Inoltre: questa semplice teoria del vantaggio comparativo, delineata più sopra, richiede diverse importanti assunzioni, per diventare vantaggiosa per i paesi in questione:

* Non ci sia nessun costo di trasporto - Invece c'è e incide sia sull'ambiente che sui prezzi

* I Costi sono continui e non ci sono economie di scala
Ci sono non solo economie di scala ma soprattutto costi di produzione molto diversi

* Ci sono solamente due economie che producono due beni - Non siamo in questa situazione teorica

* La teoria presume che i prodotti negoziati siano omogenei (cioè identici) - Non è questo in caso

* Si presume che i fattori di produzione siano perfettamente mobili
Terra, (fertilità, piovosità etc) - lavoratori (capacità, qualità etc) non sono perfettamente mobili

* Non ci sono tariffe o le altre barriere doganali - Sono state tolte dal WTO, perciò coincide

* C'è conoscenza perfetta, cosicchè tutti gli acquirenti e venditori sanno dove trovare i beni più convenienti a livello internazionale -
Non sempre è vero, anzi non è normale ricercare sempre a livello mondiale il prezzo più conveniente, ci sono problemi di approvvigionamento, conflitti sociali, tempi di fornitura etc che ne impediscono il corretto espletamento
(da http://iang.org/free_banking/david.html "La teoria del vantaggio comparativo")

Detto questo possiamo prevedere che il rilancio del capitalismo mondiale attraverso i trattati di globalizzazione, non sia altro che questo: vantaggi solo per i poteri economici forti, multinazionali e grosse aziende nazionali, distruzione della struttura economico-finanziario-produttiva dei singoli paesi, aumento della disoccupazione locale.

Quindi globalizzazione dei vantaggi? No. Krtashivananda definisce questo evento globale una cospirazione delle multinazionali. Una cospirazione dei gestori della dissacrante alleanza WTO-FMI-BM.
Una cospirazione contro l'umanità, contro la gente che muore di fame nei paesi in via di sviluppo attanagliata dal debito e dalle calamità naturali. Con questo non affermiamo che la globalizzazione non sia un evento necessario, ma in una globalizzazione per tutti, le sue regole e le sue metodologie, dovrebbero essere totalmente in contraddizione con quelle attuali del WTO. Per semplificare, ora, le definiamo in due punti: Aree Socio-Economiche Autosufficienti, e applicazone della Democrazia Economica.

Se guardiamo all'allegato C - David Ricardo e Vantaggio Comparativo - potremmo ricavare dall'analisi delle assunzioni o requisiti per la veridicità della teoria che le condizioni espresse non esistono sul campo. Si può dedurre che la teoria del vantaggio comparativo fatta propria dal WTO, non porta vantaggi a nessun paese se non a quello che ha la possibilità di esportare di più. Fatto riconosciuto che i fatturati di molte multinazionali superano di gran lunga i budget nazionale di molti paesi e poichè le multinazionali dettano le regole del commercio internazionale, non si può parlare di benefici evidenti per i singoli paesi interessati.

Cambieremmo così, volentieri i principi del commercio internazionale, del libero scambio, seconto i trattati TRIM, GATT con alcuni principi tra i quali elenchiamo, per dare qualche spunto:

* Ristrutturazione dei paesi in aree socio-economiche che abbiano omogeneità interna.
Spieghiamo: Gli inglesi hanno creato l'IRAQ, che comprende 3 etnie: Shiiti, Sunniti e Curdi. Questo causa all'nterno del paese profondi conflitti. La proposta è di includere gli shiiti in un proprio territorio, con l'Iran ad esempio, creare dei paesi in cui vi sia omogeneità etnica... L'Alto Adige è stato annesso all'italia, prima apparteneva all'Austria. La creazione di zone socio-economiche omogenee è il primo passo per la creazione di unità sociale e amministrabilità politica.
* Creazione di Comunità Economiche omogenee: formate da paesi con simili livello di sviluppo, di potenzialità economiche, come la UE, ANDEAN, etc.
* Ogni area socio-economica deve tendere alla autosufficienza economica

Tarcisio Bonotto
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Allegato A.
from www.wto.org

TRUE AND NON-TRIVIAL?
Nobel laureate Paul Samuelson was once challenged by the mathematician Stanislaw Ulam to "name me one proposition in all of the social sciences which is both true and non-trivial."
It took Samuelson several years to find the answer — comparative advantage.

Comparative advantage
This is arguably the single most powerful insight into economics.
Suppose country A is better than country B at making automobiles, and country B is better than country A at making bread. It is obvious (the academics would say "trivial") that both would benefit if A specialized in automobiles, B specialized in bread and they traded their products. That is a case of absolute advantage.

But what if a country is bad at making everything? Will trade drive all producers out of business? The answer, according to Ricardo, is no. The reason is the principle of comparative advantage.

It says, countries A and B still stand to benefit from trading with each other even if A is better than B at making everything. If A is much more superior at making automobiles and only slightly superior at making bread, then A should still invest resources in what it does best — producing automobiles — and export the product to B. B should still invest in what it does best — making bread — and export that product to A, even if it is not as efficient as A. Both would still benefit from the trade. A country does not have to be best at anything to gain from trade. That is comparative advantage.

The theory dates back to classical economist David Ricardo. It is one of the most widely accepted among economists. It is also one of the most misunderstood among non-economists because it is confused with absolute advantage.
It is often claimed, for example, that some countries have no comparative advantage in anything. That is virtually impossible.

Think about it ...
Ci abbiamo pensato...



Allegato B.
L'analisi della distribuzione dei redditi servì a Ricardo per formulare una teoria "pessimistica" dello sviluppo economico capitalistico. Posta come condizione allo sviluppo stesso l'esistenza di un saggio di profitto sufficientemente elevato da permettere un'adeguata accumulazione di capitale e quindi un aumento della produzione, l'economista inglese rilevò che la tendenza del saggio di profitto a diminuire (in quanto la necessità di coltivare terre sempre meno fertili in seguito allo sviluppo demografico avrebbe determinato da una parte un aumento della rendita e dall'altra un aumento del prezzo delle derrate alimentari e quindi dei salari correnti) avrebbe frenato lo sviluppo economico. Di notevole importanza sono anche i contributi di Ricardo alla teoria del commercio internazionale (alla cui base egli pose il principio dei costi comparati) e alla teoria monetaria (a lui si deve una delle prime formulazioni della teoria quantitativa della moneta).

In sostanza, Ricardo, pur condividendo i princìpi liberistici di Adam Smith, non ritiene che la legge della domanda e dell'offerta possa condurre ad un'equa redistribuzione della ricchezza: a tal proposito, Ricardo individua due fattori di sperequazione. Il primo è dato dal rapporto tra la rendita fondiaria, cioè il reddito prodotto dalla proprietà della terra, e la crescita demografica. Per sfamare la popolazione sarà necessario coltivare anche i terreni meno fertili, con maggiori costi di lavoro e una minore rendita. Giacchè la popolazione crescerà sempre di più, sarà sempre più vasto il ricorso a terreni sempre meno fertili con rendite sempre più basse. Per questa via la "rendita differenziale", ovvero la differenza tra la rendita dei terreni più fertili e quella dei terreni meno fertili diverrà sempre più grande. Il secondo fattore di sperequazione economico/sociale è dato dalla cosiddetta legge ferrea dei salari, secondo la quale, in base alla legge della domanda e dell'offerta, i salari tendono ad abbassarsi sempre più, per attestarsi al mero limite di sopravvivenza del lavoratore. La consapevolezza di tali squilibri socio/economici indusse molti intellettuali - che pure si definivano "liberali" e "liberisti" - a formulare un'analisi della società e un progetto operativo che prevedessero una più equa redistribuzione della ricchezza e una politica di emancipazione sociale e culturale delle classi subalterne; ma tali risoluzioni furono tutto fuorchè soddisfacenti. Dalla presa di coscienza del loro fallimento, muoverà Marx, il quale - alla strada del riformismo dall'"alto" - opporrà quella della rivoluzione dal "basso". http://www.filosofico.net/davidricardo.htm


Allegato C.
David Ricardo e Vantaggio Comparativo

La Teoria del Vantaggio Comparativo

David Ricardo, nella prima parte del 19° secolo, comprese che il 'vantaggio assoluto' era un caso limitato di una teoria più generale. Consideriamo la Tabella 1. Si può vedere che il Portogallo può produrre più a buon mercato dell'Inghilterra sia grano sia vino, (cioè ha un vantaggio assoluto per entrambi le merci). David Ricardo vide che poteva essere ancora mutuamente benefico per entrambi i paesi specializzarsi e commerciare.


Tabella 1
----------------------------------------
Paese Grano Vino
----------------------------------------
Costi Unitari Costi Unitari
in Ore/Uomo in Ore/Uomo
Inghilterra 15 30
Portogallo 10 15
----------------------------------------

Nella Tavola 1, un'unità di vino in Inghilterra costa come produrre 2 unità di grano. La produzione di un'unità addizionale di vino significa produzione di 2 unità di grano (cioè il costo di un'unità di vino è 2 unità di grano). In Portogallo, un'unità di costi di vino 1.5 unità di grano per produrre (il costo di un'unità di vino è 1.5 unità di grano in Portogallo). Poiché costi relativi o comparati differiscono, sarà ancora mutuamente vantaggioso per entrambi i paesi commerciare anche se Portogallo ha un vantaggio assoluto su entrambe le merci.

Il Portogallo è relativamente migliore a produttore vino che grano: quindi si dice che il Portogallo abbia un Vantaggio Comparativo nella produzione di vino. L'Inghilterra è relativamente migliore a produttore grano che vino: quindi si dice che Inghilterra abbia un Vantaggio Comparativo nella produzione di grano.

La Tabella 2 - mostra il vantaggio del commercio. I costi di produzione sono espressi nella Tabella 1. Si presume che l'Inghilterra abbia 270 ore / uomo disponibili per la produzione. Prima che abbia luogo la transizione commerciale si producono e si consumano 8 unità di grano e 5 unità di vino. Il Portogallo ha meno risorse con 180 ore / uomo di lavoro disponibili per la produzione. Prima che abbia luogo la transizione commerciale si producono e si consumano 9 unità di grano e 6 unità di vino. Produzione totale tra le due economie è 17 unità di grano e 11 unità di vino.


Tabella 2
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Paese Produzione
---------------------------------------
Prima della Dopo la
Transizione Transizione
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Frumento Vino Frumento Vino
Inghilterra 8 5 18 0
Portogallo 9 6 0 12
Totale 17 11 18 12
---------------------------------------

Se entrambi i paesi si specializzano, il Portogallo produce solamente vino e l'Inghilterra produce solamente grano, la produzione totale sarà di 18 unità di grano e 12 unità di vino. La Specializzazione ha permesso all'economia globale di aumentare la produzione di 1 unità di grano e di 1 unità di vino.

Questa semplice teoria del vantaggio comparativo delineata più sopra richiede diverse importanti assunzioni, per diventare vantaggiosa per i paesi in questione:

* Non c'è nessun costo di trasporto.

* I Costi sono continui e non ci sono economie di scala.

* Ci sono solamente due economie che producono due beni.

* La teoria presume i prodotti negoziati siano omogenei (cioè identici).

* Si presume che i fattori di produzione siano perfettamente mobili.

* Non ci sono tariffe o le altre barriere doganali.

* C'è conoscenza perfetta, cosicchè tutti gli acquirenti e venditori sanno dove trovare i beni più convenienti a livello internazionale.

http://iang.org/free_banking/david.html

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