Dopo Veltroni non rimane che San Gennaro
Una volta si diceva che non rimaneva altro da fare che raschiare il barile.I DS, dopo aver bruciato i furbetti di Via delle Frattocchie (Fassino, D'Alema, La Torre e soci), si affidano al sindaco di Roma per provare a resistere e raccattare ancora un pò di gente che gli dia retta.
Gli eredi di quello che una volta fu il partito della classe operaia, provano a rendere più credibile l'attuale immagine. Immagine che li vede non molto diversi dai loro compari dell'altra sponda. Molto tempo per gli affari e le strategie sui massimi sistemi, poco o nulla per le questioni spicciole della gran parte delle persone.
Quello di questi signori, la loro attenzione al business, è una storia di vecchia data.
La figura del partito imprenditore è parte della storia dell'ex PCI.Attraverso la lega delle cooperative, già negli anni 70, era un soggetto che attraverso le proprie cooperative interveniva in diverse aree di business in Italia ed all'estero (in particolare paesi dell'Est).All'epoca le strutture portanti erano soggetti come Unipol, Fincooper (che si è occupata della concessione di prestiti e fideiussioni oltre che essere un organismo di scambi internazionali),Intercoop(che si poneva al servizio di cooperative, imprese artigiane, piccola e media impresa).
Forse è grazie a certe relazioni che la Montedison assunse il ruolo di principale partner dell'URSS,che Fiat e Pirelli ebbero la possibilità di stabilire unità di produzione in quei paesi.
Nulla di nuovo, quindi, per gente che si è dovuta attrezzare per misurarsi con i nuovi scenari geopolitici ed economici.
E' bastato riposizionare la barra e tenere conto delle nuove realtà.
Il punto non è capire se sia lecito o meno fare queste cose. Il punto è spiegare se, un partito ed una classe dirigente di sinistra, pensi che l'intervento in questi aspetti, nel modo che tutti oggi possiamo osservare, siano una cosa che butta alle ortiche i tuoi valori di riferimento o no. Se quello è il modo per fare gli interessi di chi ti ha votato.
Il sospetto è che in realtà quelle sono domande vecchie e superate.La prassi e le scelte ideologiche di questi anni, sono la naturale conseguenza di un modo di essere e di pensare che risale ai primi anni 60.
Quello che rimane è un modesto partito di centro.Un pò laico e con le idee molto confuse in materia di diritti, solidarietà, politiche sociali e classe di riferimento.
Insieme a ciò che rimane della DC di "sinistra" proveranno a resistere per un po'.
Sono convinto che una buona parte di quei dirigenti, non troverà sconveniente ( a tempo debito ) un passaggio all'altro lato. Nell'interesse generale.
Gli eredi di quello che una volta fu il partito della classe operaia, provano a rendere più credibile l'attuale immagine. Immagine che li vede non molto diversi dai loro compari dell'altra sponda. Molto tempo per gli affari e le strategie sui massimi sistemi, poco o nulla per le questioni spicciole della gran parte delle persone.
Quello di questi signori, la loro attenzione al business, è una storia di vecchia data.
La figura del partito imprenditore è parte della storia dell'ex PCI.Attraverso la lega delle cooperative, già negli anni 70, era un soggetto che attraverso le proprie cooperative interveniva in diverse aree di business in Italia ed all'estero (in particolare paesi dell'Est).All'epoca le strutture portanti erano soggetti come Unipol, Fincooper (che si è occupata della concessione di prestiti e fideiussioni oltre che essere un organismo di scambi internazionali),Intercoop(che si poneva al servizio di cooperative, imprese artigiane, piccola e media impresa).
Forse è grazie a certe relazioni che la Montedison assunse il ruolo di principale partner dell'URSS,che Fiat e Pirelli ebbero la possibilità di stabilire unità di produzione in quei paesi.
Nulla di nuovo, quindi, per gente che si è dovuta attrezzare per misurarsi con i nuovi scenari geopolitici ed economici.
E' bastato riposizionare la barra e tenere conto delle nuove realtà.
Il punto non è capire se sia lecito o meno fare queste cose. Il punto è spiegare se, un partito ed una classe dirigente di sinistra, pensi che l'intervento in questi aspetti, nel modo che tutti oggi possiamo osservare, siano una cosa che butta alle ortiche i tuoi valori di riferimento o no. Se quello è il modo per fare gli interessi di chi ti ha votato.
Il sospetto è che in realtà quelle sono domande vecchie e superate.La prassi e le scelte ideologiche di questi anni, sono la naturale conseguenza di un modo di essere e di pensare che risale ai primi anni 60.
Quello che rimane è un modesto partito di centro.Un pò laico e con le idee molto confuse in materia di diritti, solidarietà, politiche sociali e classe di riferimento.
Insieme a ciò che rimane della DC di "sinistra" proveranno a resistere per un po'.
Sono convinto che una buona parte di quei dirigenti, non troverà sconveniente ( a tempo debito ) un passaggio all'altro lato. Nell'interesse generale.
Commenti
Pensatoio
E' normale per una classe dirigente che ha seppellito categorie politiche come "blocco sociale"; sono alla ricerca di un blocco, ma di potere, politico, finanziario, mediatico (se si guarda al fatto tutto intero, non sfuggirà che in seconda battuta rispetto alla scalata di BNL, Consorte si sarebbe dedicato a periodici e quotidiani).
Quindi nulla di scandaloso.
Scandaloso è il fatto che si voglia occultare questo fatto politico.
Zapatero, leader di una sinistra pienamente socialdemocratica, tutto questo lo fa alla luce del giorno.
Ciao!
Io abito a Roma e sò cosa vuol dire avere due papi. Giornalisti amici mi raccontano di scene di giubilo quando passa Uolter, manca solo che qualcuno gli faccia baciare i pupi, e non sono convinto che non sia già successo ;-)
Ciao!