Ribellarsi è giusto

Le Ferrovie: "Tutti devono pagare il biglietto". Marco Mancini dell'ufficio stampa di Trenitalia, è convinto che ogni trattativa con i manifestanti deve partire dal principio che "chiunque usa le Ferrovie, prima di tutto, deve pagare il biglietto. E' un atto di rispetto verso il nostro azionista che è il ministero delle Finanze, cioè il popolo italiano".

Partiamo da questa dichiarazione.E' stata fatta in relazione all'occupazione dei binari della stazione di Roma da parte di 200 manifestanti (pendolari).Ecco come Repubblica racconta le motivazioni dell'azione.

"Tariffe troppo care". La protesta è iniziata stamane all'alba. I due binari sono stati invasi dai pendolari che dalla Campania si muovono verso il nord per raggiungere il luogo di lavoro con il treno notturno 830 Salerno-Milano. Grazie ad una convenzione con la Regione Campania, fino a poco tempo fa i pendolari pagavano un biglietto ridotto, ma ormai l'accordo è scaduto "e adesso - spiegano i manifestanti - siamo costretti a versare anche 60 euro per abbracciare i nostri figli: è troppo per i nostri miseri stipendi". "Sei mesi fa - racconta un operaio napoletano - il biglietto costava 15 euro. Inoltre il treno delle 23 da Napoli è stato eliminato. Io guadagno 500 euro al mese, ho bisogno del biglietto a prezzo ridotto".

Duecento sui binari. La protesta è scoppiata quando i controllori hanno contestato ai pendolari che avevano fatto il biglietto solo fino a Roma e non fino alla stazione milanese di arrivo: duecento, dei circa mille passeggeri del treno, sono scesi dalle carrozze e hanno invaso i binari della stazione bloccando il traffico ferroviario.


Questa è una delle tante cose che accadono ogni giorno nelle nostre città. Quando la protesta assume i contorni eclatanti di Roma, abbiamo la possibilità di sapere che qualcosa accade sotto il cielo e che non tutto scorre tranquillo.
Ieri un servizio di un telegiornale ci raccontava della protesta degli infermieri di un ospedale.Il 50% di questi si è messo in malattia perché protestano contro i tagli alla sanità della regione Lazio. Il deficit di 10 miliardi e la strategia di rientro finanziario, ha portato ad un aumento delle ore di lavoro degli addetti (una media di 16 ore al giorno),al taglio di ferie e permessi.
Il professor Ichino si è affrettato a raccontare che quell'azione di lotta è passibile di denuncia all'autorità giudiziaria. Si tratta di truffa secondo l'eroe di tanti lavoratori fannulloni.Da buon tecnocrate, senza neanche fare un minimo accenno alle motivazioni di una lotta così estrema, è passato a sanzionare "moralmente" chi agisce in quel modo.
Qualche giorno fa il redivivo Silvio Berlusconi, ha parlato delle proteste No Tav e di quelle contro le discariche in Campania.
Secondo questo signore miliardario, lo stato deve poter utilizzare la forza contro "situazioni di rivolta locale".
Tra i tanti commenti al suo discorso (tenuto in veneto) nessuno si è soffermato su questi aspetti.
Ricordiamo bene la logica che il governo di destra utilizzò durante il G8 a Genova ed il prezzo pagato dal movimento.
E' recente l'uscita di Montezemolo sulla rappresentatività sindacale.
In questo scenario si saldano tre tendenze,
la prima è di tipo economicista: lo stato ha bisogno di tagliare i suoi costi partendo da quelli che non producono ricchezza. In questo le pensioni, l'assistenza in genere ed i servizi resi ai cittadini. Una maggiore efficienze del sistema vuole che ad esso siano lasciate poche cose, l'amministrazione della giustizia, un esercito di professionisti (compresi polizia e carabinieri) e l'emanazione di leggi quadro (coerenti con il sistema europeo).Il resto può essere lasciato al mercato.Strumenti di questo passaggio, una legislazione del lavoro che svincoli le aziende dai troppi lacci esistenti ed un sistema di contrattazione il più individuale possibile che abolisca di fatto "classi" e "categorie" di lavoratori.Il fine è premiare il merito.
La seconda tendenza è sui valori di riferimento:
Il mercato e l'economia sono gli unici punti cardinali della società. Se crescono i valori quantitativi di questi due elementi la società migliora.Intorno a queste due categorie si riordina il linguaggio e si trasforma il significato delle parole.
Esistono consumatori come categoria trasversale, l'interesse di questi soggetti è avere una competizione che offra un sistema di prezzi e servizi efficiente e di qualità proporzionale.
le altre categorie da quella ambientale a quella dei diritti, devono essere funzionali alle prime due. Se l'ambiente e lo sfruttamento delle risorse assumono un costo troppo oneroso per la remunerazione del capitale, a quel punto la questione diventa un problema. Prima no. I conti non giustificano tanta attenzione.
Lo stesso vale per i diritti. Lì vale il principio che un sistema di "mediatori" istituzionale ben retribuito ha il compito di rendere accettabili le scelte. In particolare quelle che riportano indietro le conquiste degli ultimi anni.
Se quello non basta, vale l'opzione Berlusconi ed il sistema di repressione legale.
La terza tendenza è sull'uso della violenza:
questa non esiste come espressione della difesa dello status quo, non ha quel significato. E' un uso della forza proporzionato agli eventi che può portare ad una serie di eventi collaterali, disdicevoli e reprecabili, ma giustificati dal contesto.
da qui la morte di Carlo Giuliani non suscita sdegno perché quel "terrorista" agiva contro l'istituzione e l'immagine di lui che alza un estintore non ha bisogno di spiegare la sua morte.
Non ha la stessa forza evocativa della morte di Raciti, un poliziotto e quindi un legittimo utilizzatore della forza.
Così la repressione di un gruppo di famiglie che occupano "abusivamente" un palazzo vuoto difende quel diritto alla proprietà sancito anche dal nostro diritto. La forza di chi ha da difendere il "diritto" ad una vita degna non trova legittimità. Per quelle persone non esistono tutori dell'ordine o del diritto.
In questa asimmetria, credo, che tutti dobbiamo scegliere da che parte stare. anche quando una lotta scomoda ci toglie tranquillità e ci fa perdere del tempo.
Un movimento "politico", dovrebbe avere la forza di saldare tra di loro tante manifestazioni così diverse ed eterogenee.Dovrebbe fornire un collante "ideologico" che aiuti a costruire e rafforzare categorie e valori diversi.Che dia l'orizzonte di un'organizzazione sociale secondo priorità di altro tipo.
Un movimento politico deve avere la forza di partire da ciò che si muove contro, per organizzare i propri strumenti di difesa, per essere dentro la società che si muove sul territorio con punti di riferimento fruibili dalle persone, deve saper organizzare le lotte e sostenerle, deve assumere un ruolo nei media e nella comunicazione utilizzandone le contraddizioni ed il fatto che, quell'industria, ha bisogno della notizia per poter vivere,ha bisogno di creare consenso partendo dai bisogni e dalla qualità della vita.

Commenti

Anonimo ha detto…
Stento a riconoscere nell'ammontare di una tariffa ferroviaria un movente commisurato ad una protesta di tali proporzioni. Si tratta di capire come l'estensione ad altri utenti di un disagio possa poi creare un consenso, anziché dell'ostilità. In quest'ottica, il ruolo del politico nei confronti del sociale è - come dici, dovrebbe - essere sacrosanta. Forse ci vuole un passo in più, che non sia l'attesa di un politico che, così com'è oggi, non sembra avvertire ancora la necessaria urgenza elettorale per muoversi verso quella base che è - dovrebbe - essere legittimità e responsabilità. Pace.
mario ha detto…
Io credo che la protesta sia più che legittima per gente che si sposta da Napoli a Milano e vive con pochi euro.
Le lotte, tutte, creano disagio.Il consenso è da creare su ciò che rappresentano e sugli obiettivi che si prefiggono.
Intorno a questo bisogna fare politica.
Anonimo ha detto…
Purtroppo la base che deve elaborare il consenso è radicalmente mutata. Prima potevi contare sulla solidarietà agli scioperanti, ad esempio. C'era una "coscienza di classe" che per vari motivi era vivida e radicata. Oggi è la disgregazione, a monte; gli obiettivi sono, a loro volta, disomogenei e contraddittori. Così la protesta dell'uno non è più il complemento dell'altra. Questo va recuperato, ripensandolo; oggi, una protesta del genere non è lotta, ma episodio che creerà solidarietà attorno ad un sistema ferroviario miope nei confronti degli utenti, ma che "tutela la legalità".
Ripensiamo i metodi, dunque. A partire dalla considerazione degli obiettivi, ma anche e soprattutto del contesto entro cui questi obiettivi vengono ad essere invocati e perseguiti. Pace.
Cloroalclero ha detto…
Esistono consumatori come categoria trasversale, l'interesse di questi soggetti è avere una competizione che offra un sistema di prezzi e servizi efficiente e di qualità proporzionale.

Sì. Dimentichi tutto l'indotto che sta dietro a questi "consumatori" che non solo acquistano merci, ma lo fanno spesso indebitandosi, creando quindi per gli squali del capitale nuove forme di profitto.
cmq quoto tutto e ti linko il post
ciao
Cloro
mario ha detto…
@Cloro,
intanto grazie per il link.Per quanto riguarda la questione "consumatori", non dimentico quello che tu dici.In quel passaggio mi riferisco solo all'uso dei termini.Consumatore non è un termine che evoca conflitto come classe sociale, quel "consumatore è oggetto di un doppio "sfruttamento" a monte ed a valle è non ha coscienza di se come soggetto politico.
@abdel,
quello che scrivi è saggio.Il punto è da dove iniziare.Io credo che se quelle persone vengono lasciate sole il risultato sarà di un impoverimento ulteriore della società.
Partendo dalla loro forma estrema e radicale bisogna dare valori positivi alla loro lotta e provare a pensare come farne un'espressione di conflitto politico che produca risultati.
Anonimo ha detto…
Sottoscrivo l'idea di consumatore di "soggetto nonostante se stesso", incosciente ma sfruttato. E pure la necessità di elaborare un percorso che renda costruttivo ciò che finora resta un elemento protestatario purtroppo isolato. Se Dio vuole, potremo pensarci con profitto ed efficacia, e molta pazienza. Pace.
La Tela di Penelope ha detto…
Ragionare sulle forme del conflitto è lecito e augurabile, soprattutto nell'ottica di un allargamento del consenso ad un progetto politico.
Ma questo progetto non mi pare ci sia nell'elenco delle tendenze che descrivi e col quale sono d'accordo. Anzi, se proprio si volesse aggiungere una quarta tendenza, mi sembra questa sia tutta squisitamente politica: concentrare in un'unica proposta le altre tre e affibiargli il nome di PD, provincia di Veltronia.
clark kent ha detto…
condivido il tuo approccio ma il ragionamento è un pò più complesso e lugo....ti segnalo comunque

"Solo se ci DANNO FUOCO.... "
il nuovo post di clark kent su
http://www.smclarkkent.blogspot.com
cordialmente
clark
ps. la canzone in sottofondo è molto bella

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