Finanze disastrate
Il senatore Dini, nella sua intervista al quotidiano La Stampa, dice che per quanto lo riguarda "se si toglie lo scalone il governo può cadere".
Il senatore Dini di pensioni se ne intende in quanto la sua, quando ci andò,ammontava a svariati milioni di vecchie lire al mese.
Nell'intervista il senatore ci fornisce alcuni numeri sulla questione:
1-abolire lo scalone significa un costo di 4,5 miliardi di euro nel 2008
2-a regime il tutto ci costa 10 miliardi all'anno.
Sorvoliamo sul concetto di costo che, ad esser pignoli, è un mancato risparmio e soffermiamoci sulle cifre.
L'esperto Cazzola (ex sindacalista della CGIL)ed ora gaudente partecipante ai simposi di Forza Italia, racconta che lo scalone riguarda:
Il senatore Dini di pensioni se ne intende in quanto la sua, quando ci andò,ammontava a svariati milioni di vecchie lire al mese.
Nell'intervista il senatore ci fornisce alcuni numeri sulla questione:
1-abolire lo scalone significa un costo di 4,5 miliardi di euro nel 2008
2-a regime il tutto ci costa 10 miliardi all'anno.
Sorvoliamo sul concetto di costo che, ad esser pignoli, è un mancato risparmio e soffermiamoci sulle cifre.
L'esperto Cazzola (ex sindacalista della CGIL)ed ora gaudente partecipante ai simposi di Forza Italia, racconta che lo scalone riguarda:
- 25000 Lavoratori a cui la pensione slitta di 4 anni
- 12500 lavoratori a cui la pensione slitta di 3 anni
- 25000 lavoratori a cui la pensione slitta di 2 anni
- 24000 lavoratori a cui la pensione slitta di 1 anno
- 86500 Totale lavoratori interessati
A questo punto alcune questioni sui numeri:
Ipotizziamo che questi signori vadano in pensione con una media di 20.000€ all'anno, lo stato dovrebbe pagare pensioni per un ammontare di 1 miliardo 730 milioni di euro. A questa cifra, calcolando un'aliquota media del 23%, dovremmo sottrarre 397.milioni900.mila euro. Siamo quindi nell'ordine di 1 miliardo e 300 milioni di euro.
Alla somma che abbiamo ottenuto c'è ancora da aggiungere (come mancato introito) la parte relativa ai contributi che mancherebbero all'appello perchè, ormai in pensione, non sarebbero più versati da quei lavoratori.
Ad essere sottili, un conto economico di questa operazione, dovrebbe però calcolare:
1- i maggiori introiti derivanti dai nuovi ingressi nel mondo del lavoro
2-l'aumento dei costi a carico dei lavoratori, dei contributi versati all'Inps oggetto dell'ultima finanziaria.
Nello stesso tempo, se vogliamo rimanere nei termini e nel linguaggio tanto caro ai nostri liberali, un action plan che identifichi:
1- introiti derivanti dall'emersione del lavoro nero
2-introiti derivanti da azioni che mirino ad azzerare il deficit delle gestioni a carico, ad esempio, dei dirigenti d'azienda.
Rimangono, sul terreno, altre questioni.
In particolare:
-come si concilia un mercato del lavoro che vede crescere la fascia di lavoro precario e a basso reddito con un sistema di welfare che abbia come obiettivo quello di garantire una vecchiaia dignitosa ai propri cittadini.
-come si concilia una politica, a favore delle imprese, che vedrà diminuire il costo del lavoro per un importo dell'ordine di 5 miliardi di euro senza che questo sia accompagnato da politiche selettive
A margine di questa questione (complessa), si rimane sconcertati nel sentire la varietà di opinioni sull'argomento ed i numeri che vengono sparati. Per D'alema il sistema ci costerà 7 miliardi di euro, per il suo collega Dini 10.Bo?!
A supporto di tesi, quantomeno opinabili, qualcun altro si lancia nell'avventura di sparare qualche altra cazzata.
I giovani del "futuro" partito democratico hanno rilasciato alcune dichiarazioni che La Stampa ha immediatamente colto.
Secondo questi illustri "lavoratori" dei numeri" un pubblico dipendente che va in pensione a 58 anni dopo 35 anni di anzianità avrà coperto con i contributi versati poco più di 14 anni di pensione mentre la sua aspettativa di vita è di 25/30 anni"
Diciamo che, per quanto ci riguarda, l'aspettativa di vita è di 79 anni (sono quindi 21 gli anni) e che di questi gli ultimi 8 sono quelli più precari e con necessità di assistenza.
Si tratta quindi di recuperare risorse, sia che questo riguardi l'assistenza sia che questo riguardi le pensioni.
Rispetto a questi scenari lor signori che cosa ci propongono?Che società è quella che si appresta a "sacrificare" i suoi vecchi perchè non ha più la possibilità di sopportarne il costo?
Tutto questo non perchè non ci sia la ricchezza disponibile ma solo perchè non si è disponibile a sacrificare i privilegi di una parte di quella popolazione che vive con egoismo il proprio stile di vita ed il proprio modello di coesione sociale.
Se si tratta solo di numeri, prporrei soluzioni più drastiche:
una sterilizzazione dei "diversi" come accadde nelle socialdemocrazie scandinave tra il 1934 ed il 1976.L'obiettivo, come per loro, contenere i costi del welfare . Oppure come, negli USA ai primi del 900,la sterilizzazione degli handicappati.
Cosa volete che sia, i numeri devono tornare.
Ipotizziamo che questi signori vadano in pensione con una media di 20.000€ all'anno, lo stato dovrebbe pagare pensioni per un ammontare di 1 miliardo 730 milioni di euro. A questa cifra, calcolando un'aliquota media del 23%, dovremmo sottrarre 397.milioni900.mila euro. Siamo quindi nell'ordine di 1 miliardo e 300 milioni di euro.
Alla somma che abbiamo ottenuto c'è ancora da aggiungere (come mancato introito) la parte relativa ai contributi che mancherebbero all'appello perchè, ormai in pensione, non sarebbero più versati da quei lavoratori.
Ad essere sottili, un conto economico di questa operazione, dovrebbe però calcolare:
1- i maggiori introiti derivanti dai nuovi ingressi nel mondo del lavoro
2-l'aumento dei costi a carico dei lavoratori, dei contributi versati all'Inps oggetto dell'ultima finanziaria.
Nello stesso tempo, se vogliamo rimanere nei termini e nel linguaggio tanto caro ai nostri liberali, un action plan che identifichi:
1- introiti derivanti dall'emersione del lavoro nero
2-introiti derivanti da azioni che mirino ad azzerare il deficit delle gestioni a carico, ad esempio, dei dirigenti d'azienda.
Rimangono, sul terreno, altre questioni.
In particolare:
-come si concilia un mercato del lavoro che vede crescere la fascia di lavoro precario e a basso reddito con un sistema di welfare che abbia come obiettivo quello di garantire una vecchiaia dignitosa ai propri cittadini.
-come si concilia una politica, a favore delle imprese, che vedrà diminuire il costo del lavoro per un importo dell'ordine di 5 miliardi di euro senza che questo sia accompagnato da politiche selettive
A margine di questa questione (complessa), si rimane sconcertati nel sentire la varietà di opinioni sull'argomento ed i numeri che vengono sparati. Per D'alema il sistema ci costerà 7 miliardi di euro, per il suo collega Dini 10.Bo?!
A supporto di tesi, quantomeno opinabili, qualcun altro si lancia nell'avventura di sparare qualche altra cazzata.
I giovani del "futuro" partito democratico hanno rilasciato alcune dichiarazioni che La Stampa ha immediatamente colto.
Secondo questi illustri "lavoratori" dei numeri" un pubblico dipendente che va in pensione a 58 anni dopo 35 anni di anzianità avrà coperto con i contributi versati poco più di 14 anni di pensione mentre la sua aspettativa di vita è di 25/30 anni"
Diciamo che, per quanto ci riguarda, l'aspettativa di vita è di 79 anni (sono quindi 21 gli anni) e che di questi gli ultimi 8 sono quelli più precari e con necessità di assistenza.
Si tratta quindi di recuperare risorse, sia che questo riguardi l'assistenza sia che questo riguardi le pensioni.
Rispetto a questi scenari lor signori che cosa ci propongono?Che società è quella che si appresta a "sacrificare" i suoi vecchi perchè non ha più la possibilità di sopportarne il costo?
Tutto questo non perchè non ci sia la ricchezza disponibile ma solo perchè non si è disponibile a sacrificare i privilegi di una parte di quella popolazione che vive con egoismo il proprio stile di vita ed il proprio modello di coesione sociale.
Se si tratta solo di numeri, prporrei soluzioni più drastiche:
una sterilizzazione dei "diversi" come accadde nelle socialdemocrazie scandinave tra il 1934 ed il 1976.L'obiettivo, come per loro, contenere i costi del welfare . Oppure come, negli USA ai primi del 900,la sterilizzazione degli handicappati.
Cosa volete che sia, i numeri devono tornare.
Commenti
Ciao!
Pensatoio
p.s. ti ho risposto nel post su Marx
Lì trovi la bibliografia di riferimento, gli articoli e le leggi.
Ti segnalo, come fonte, Marciej Zaremba e la teso di dottorato dell'archivista Maija Runcis che grazie al suo lavoro ebbe libero accesso a documenti segreti.
Molto interessante anche il capitolo sugli Stati Uniti.