Meraviglioso mercato



"Ogni individuo ha diritto al lavoro, a una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana...." Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, 1948

"Possediamo il 50% della ricchezza mondiale, ma solo il 6,3% della sua popolazione.In questa situazione, il nostro vero lavoro nel periodo a venire è di escogitare uno schema di relazioni che ci permetta di mantenere questa posizione di disparità. Per farlo, dobbiamo abbandonare ogni sentimentalismo...dovremmo smetterla di pensare ai diritti umani, all'innalzamento del tenore di vita e alla democratizzazione" George Kennan, stratega della guerra fredda, 1948

Pillole di economia globale
Haiti
Si stima in 20.000 le persone che lavorano alla catena di montaggio impegnate nella produzione di palle da baseball, tessuti giocattoli etc.
nel 1996 1/3 di queste producevano pigiami di topolino e di pocahontas e venivano retribuiti con 8 centesimi di pound l'ora.
E' cambiata la situazione da allora?

Napoleone disse "C'è una sola cosa che conta a questo mondo, ed è continuare ad accumulare sempre più soldi e sempre più potere.Tutto il resto è privo di significato"

Per rafforzare lo spirito dei futuri manager delle multinazionali, il generale Norman Schwarzkopf offriva i suoi servigi di consulente con "discorsi motivanti" ai Master mondiali di business con compensi di centomila dollari l'ora secondo il suo promoter.

"Muovo una montagna di soldi pesanti.uso anche le pistole.Gli incapaci che insistono a volermi fare fesso sanno bene contro chi si stanno mettendo.Il comune capisce quello che dico. O almeno spero che lo capiscano." Al capone, gangster

Piu' della metà "del libero commercio" mondiale non avviene tra nazioni, ma prende la forma di transazioni all'interno di 180 corporation multinazionali....Le vendite annuali delle prime otto società superano il prodotto interno lordo dei cinquanta paesi che ospitano oltre la metà della popolazione mondiale.

Fonti:
John Pilger-Agende nascoste- vedi bibliografia citata dall'autore.
Foto
Mario Paravano-Guatemala santa Maria De Jesus

Commenti

La Tela di Penelope ha detto…
Anche preso così a pillole, il capitalismo turboliberista fa schifo sempre e comunque...
pietro ha detto…
Il problema è che l'alternativa al capitalismo nel mondo attuale sono i regimi socialisti che nel peggiore dei casi sbattono in galera chi non si inchina al despota ( Cuba ) e nel migliore impoveriscono la popolazione distruggendo l'economia ( Venezuela ).
Una cosa è criticare i metodi e le azioni di singoli capitalisti e società, altro è proporre sistemi economici fallimentari, il capitalismo sarà pieno di difetti, ma il dominio dei burocrati incompetenti e corrotti che si è sempre avuto nelle società socialiste è ben peggio.
meinong ha detto…
Il passo di Kennan è illuminante

Pensatoio
La Tela di Penelope ha detto…
@pietro: sei rimasto un pò indietro, il socialismo reale non esiste più e anche quando esisteva era criticato nei fondamenti economici e politici dai comunisti, a meno che tu per comunisti non intenda esclusivamente il PCI e intellettuali al seguito. Per quanto riguarda il Venezuela, quello che dici è sostanzialmente ridicolo, informati e ritenta.
Il capitalismo, ed è singolare che tu non lo sottolinei, produce morte, terrore, guerra, povertà in misura non minore rispetto ai regimi socialisti reali ormai estinti. Il fatto che tu dica che c'è un migliore tra i due sistemi mi sembra un controsenso.
pietro ha detto…
Quindi dato che secondo te il socialismo non esiste più, il mondo è tutto capitaliasta, e in questo mondo gli stati piu capitalisti sono quelli in cui si vive peggio?
Beato te che hai certezze del genere, a me non sembra.
Io vedo anche che Chavez va a braccetto col Iran che finanzia i terroristi.
Ho amici messicani, tuttaltro che turboliberisti, e la situazione del sudamerica la conosco per testimonianze dirette, e quando vedono l'atteggiamento dei personaggi come Bertinotti nei confronti degli zapatisti, mi dicono, che politici imbecilli avete in Italia!!!
Anonimo ha detto…
Mario, proviamo con qualche cifra?
Parliamo solo degli USA: nel 900, i redditi reali sono cresciuti in media dell'1,5% all'anno (e dal 1960, del 2,3%).
100 anni fa, l'americano medio lavorava più di 60 ore alla settimana; oggi, non più di 35. 100 anni fa, solo il 6% dei lavoratori dell'industria avevano vacanze; oggi il 90%. 100 anni fa, si entrava nella forza lavoro a 13-14 anni; ora a quell'età praticamernte più nessuno. 100 anni fa, solo il 26% dei lavoratori andava in pensione a 65 anni, oggi oltre l'80%. 100 anni fa, la casalinga media passava 12 ore al giorno lavando, cucinando, pulendo e cucendo; oggi 3 ore circa. Tra i più poveri dei poveri americani (meno di 150000 dollari l'anno) il 99% ha un frigorifero, il 64% l'aria condizionata, il 97% la TV e il 68% via cavo, il 50% circa un PC e quasi altrettanti Internet.
Non male, no? E nel resto del mondo è lo stesso: cioè oggi si sta incomparabilmente meglio di cent'anni fa.
KK
Anonimo ha detto…
Naturalmente, prima che i soliti si mettano a strillare, aggiungo: NON sto dicendo che il merito di questo innegabile progresso sia del "mercato". Dico però che certi dati vanno considerati con la stessa acribia, almeno, che certi bloggers mettono a scrutare i commi più reconditi dello statuto di Kilombo o il programma dell'Unione ;-)). In soldoni: il fatto che ad Haiti nel 1996 20.000 lavoratori manufatturieri fossero pagati 8 centesimi all'ora non significa nulla se non aggiungi (i) quanto guadagnavano cent'anni (o venti, o dieci) prima, (ii) quanto guadagnerebbero nella best available alternative (e qui faccio una scommessa: scommetto che nel loro second best guadagnerebbero di meno, e vediamo se qualcuno indovina perché ;-)), (iii) quanto gli occorre per mantenere loro e la loro famiglia ad Haiti.
Idem con la storia delle 180 multinazionali (ma qua è lunga).
Spero di aver dato l'idea ai tuoi lettori (tu lo so che lo sai).
KK
mario ha detto…
KK
se parliamo di Haiti, tu sai bene che è un illuminante esempio di come le cose siano degenerate nel corso degli ultimi decenni.Se prendi solo gli anni 60, quell'isola era un'isola in cui si viveva discretamente. Oggi è una delle piu' povere del pianeta e le cose vanno peggiorando non migliorando.E' un'isola che è stata sempre sotto l'influenza USA ed oggi, per poter solo continuare a vivere, è costretta ad ospitare l'ONU. Se vuoi iniziamo una "disputa" a colpi di dati economici (su quella situazione), direi (per una volta) di fidarti.
Per quanto riguarda il resto, la popolazione mondiale in 100 anni di quanto e' cresciuta? Direi in modo esponenziale.Di quanto si è ridotta la forbice tra chi ha e chi non ha? Certo gli USA hanno migliorato la loro condizione, io penso che lo facciano sulla pelle degli altri e che questo sviluppo non sia equo.
Anche qui (nulla di comparabile con il terzo o quarto mondo) però negli anni 90 gli stipendi sono scesi sotto i livelli del 1973 e 50 milioni di americani vivevano sotto la soglia di povertà (dati del congresso).Oggi non ne ho idea.E' migliorata la condizione?
Di quanto quello sviluppo è dato dallo sviluppo dell'industria militare? Quanto è legata al mondo "virtuale" dell'economia finanziaria?
Victor Lebow (analista di primo paino delle vendite) ha scritto"La nostra economia enormemente produttiva ci richiede di fare del consumo il nostro stile di vita, di convertire l'acquisto e l'uso dei prodotti in rituali, ...abbiamo bisogno che gli oggetti siano consumati, bruciati, indossati e buttati via ad un ritmo sempre crescente"
questo stile di vita ha dei costi per un sacco di gente e la tendenza del "capitale" è a scaricarli da qualche parte quei costi, non a farsene carico.
Un saluto
mario ha detto…
Una nota sull'uso dei numeri e una considerazione generale.
1. considerazione generale.KK è una persona molto informata e, da quello che percepisco, entra negli argomenti con rigore "scientifico".Bisogna, quindi, abituarsi a spostare l'ordine di ragionamento da un piano emotivo ad uno che, insieme al "feeling", coniughi una struttura che sia di supporto alle tesi. Il rischio è di prendersi (giustamente in molti casi) dell'approssimativo.Rimane in ogni caso una disputa di ordine intellettuale e di buon livello(spero).
2-sui numeri. per anni ho avuto a che fare con la costruzione di budget e con l'analisi dei costi.ricordo che quando ero in difficoltà a spiegare l'andamento di un certo dato, o:
- allungavo la scala temporale di riferimento (tipica tecnica dell'analista finanziario quando deve convincere che nel lungo periodo le cose vanno sempre meglio)
-la restringevo (tipica tecnica del paraculo per dimostrare che bisognava cogliere l'attimo e che ogni regola generale ha le sue eccezioni)
E' uno dei motivi per cui penso che la scienza economica è poco scienza e molto manipolazione.
Il trucco era cambiare azienda.-))
Anonimo ha detto…
Guarda,
io credo che quel che importa veramente sia la cautela nell'utilizzare i dati e soprattutto i termini. Per questi ultimi, tu lo sai, naturalmente, che "mercato" è un termine abbastanza vago; ma che la cosa sia così chiara al tuo lettore che qua sopra parla di "capitalismo" e "turboliberismo" come se significassero qualcosa, non ne sono così sicuro.
Quanto ai dati, anche qui, farei attenzione a come uno li legge. La popolazione è certamente cresciuta, ciononostante tutti gli indicatori ci dicono che il reddito pro capite è cresciuto dovunque in misura esponenziale (pure in Africa) negli ultimi 150 anni. Quanto alle disuguaglianze, tempo fa sul mio blog ho citato una ricerca di Sala-i-Martin secondo cui negli ultimi decenni la disuguaglianza è diminuita e idem la povertà, salvo in Africa.
Che ne diciamo? Io ne deduco che tutti questi dati vanno esaminati con molta, molta, molta cautela.

Quanto alla frase di Lebow che citi, senti che ne diceva Keynes (General Theory, 5, I): "Ogni produzione ha lo scopo finale di soddisfare un consumatore". Detto in altri termini: non esiste economia che non serva a soddisfare i bisogni dei consumatori, cioè economia e consumo sono una in funzione dell'altra. E' una verità che è sempre stata riconosciuta, dai classici (Marx compreso) fino ad oggi.
Prendere atto di questo, secondo me, è proprio quello che consente di passare da una critica reazionaria del presente (come quella di chi dice che il nostro è "consumismo" e che bisogna cambiare il nostro "stile di vita"- che è tanto simile alle prediche di Savonarola, se ci pensi) ad una critica autentica (che si chieda, sapendo anche rispondersi, come fare per ridurre i costi sociali di alcune attività economiche e come coniugare equità ed efficienza).
KK
Anonimo ha detto…
Una cosa che non mi convince è perchè per criticare il capitalismo si prendono come esempi paesi disastrati, corrotti, e con economie arretrate.
Dove non esiste libertà di impresa, dove non esistono capitalisti e il consumismo è un sogno.
La cosiddetta soglia di povertà poi è un metro di giudizio poco chiaro.
La soglia di povertà è relativa, negli USA dall'unico dato che ho trovato, nel 2002 la soglia di povertà era fissata a 18000 dollari annui, sono circa 1150 euro netti al mese.
Io considero poveri quelli che non hanno da mangiare e da dove dormire, non quelli che si possono permettere vacanze estive e pranzi in pizzeria ma sono invidiosi di chi è piu ricco di loro.
Quindi crederò a chi vede nel capitalismo la fonte di ogni male quando vedro morire di fame i cittadini di un paese in cui ci sia libertà di impresa ed un capitalismo finanziario avanzato.
Adesso poi i sindacati sono nei consigli di amministrazione dei fondi pensione e quindi sono protagonisti di primo piano del mondo "virtuale" dell'economia finanziaria, e quindi non è più politicamente corretto criticare le banche e le società di gestione del risparmio ( di cui si servono i detti fondi pensione ).
mario ha detto…
Certo la soglia di poverta' e' relativa.Cosi' come sono relativi tutti gli indicatori di benessere.Cosi' come sono relativi i dati economici parziali e decontestualizzati .Tutto è relativo.
Adesso che il muro e' caduto con chi ce la pigliamo? con quelli che sono troppo poveri?Non è che in questi ultimi duecento anni è successo qualcosa per cui c'è chi si è sviluppato molto e tani che non lo hanno fatto? solo incapacità? Certo noi mangiamo la pizza (adesso un poì meno, in verita') il punto è che una parte abbondante di quel conto lo paga il sottosviluppo di qualcun altro. O no?

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