Capitalismo ed esegeti

TPS ha un tesoretto di 8 miliardi di euro, nessuno capisce come sia possibile la cosa. Sembra che la somma sia apparsa all'improvviso ed abbia detto: Bau, bau, eccomi qui!
Le previsioni sulla crescita oscillano tra il 2%, l'1,9 e l,8.
Prodi dice che bisogna attendere i dati.

E' la dimostrazione che l'economia è una scienza fatta da se e da ma, da sistemi di calcoli complessi e montagne di logaritmi che aumentano gli indici e la confusione. Intorno a questa Babele hanno costruito un dogma "quello del mercato" che, a sentire i suoi esegeti più estremi, troverà un equilibrio sempre, a prescindere dagli interventi che si vogliono fare. Anzi, meglio lasciare che il mercato sfoghi "naturalmente" i suoi eccessi per non turbare il suo andamento naturale.

Se non fosse che a quelle oscillazioni sono legate le condizioni di vita di milioni di persone, avrebbero ragione loro. Cosa c'è di più bello che non ammirare l'evoluzione di un sistema di forze magmatico.
Da quando i mercati, quello dell'economia reale e quello della finanza, si rincorrono l'un l'altro diventa sempre più difficile capire il nesso tra naturalezza del fenomeno ed artificio.
Devono aver pensato questo i correntisti di quella banca inglese in fila a riprendersi i quattrini.Il paradosso di questa situazione è che se facessimo tutti così, quel feticcio incredibile, che è quelle misura con cui qualcuno misura il successo, non avrebbe più un senso ed alcun valore.Sai che big- bang in quel caso.

La medicina che ci vogliono far digerire, in questa epoca di pensiero debole, è quella che Marx aveva detto alcune cose esatte ma mancato in modo paradossale la conclusione giusta. Più mercato.
Invece di immaginare un modello diverso avrebbe dovuto concludere la sua ricerca in modo opposto. Così come tutto il pensiero marxista che si è speso nella critica del sistema e che,in parte, non vede come evolve il mercato, le sue forze, il miglioramento delle condizioni economiche "dei proletari", la loro sparizione e la nascita di nuove classi.
Più mercato.

La prima obiezione sarebbe quella di cercare di capire se loro lo hanno studiato o letto qualche testo di Marx e sapere se, nel caso, hanno prodotto una qualche corrente di pensiero che ne illustra la sua evoluzione adattandola ai giorni nostri.

Quello che non si adatta ai nostri giorni è il capitalismo predone. Quello che esso è.Quando la rivoluzione industriale si sviluppò in Inghilterra (metà 700), il sistema poteva contare su un sistema triangolare fatto da colonie che fornivano materia prima estratta da schiavi locali o importati dall'Africa, una trasformazione in prodotti nella più sviluppata Inghilterra.
Certo il Pil si sviluppava ma quei costi gli esegeti continuano a dimenticarli.
Non deve essere un gran bel sistema quello del libero mercato se i suoi riferimenti storici sono questi.L'abitudine ad uno sviluppo in cui domina il più forte, in cui la sua prosperità la paga qualcun altro in una lotta tra forze impari.Niente di nuovo si dirà nel corso degli eventi.
Se così è si presuppone la capacità di accettare per intero il concetto di forza, il fatto che questa possa svilupparne di altrettanta e contraria. Se così è si può immaginare di dover accettare il fatto di dover soccombere un giorno.Senza retorica e falsi moralismi.

Certo c'è stato lo sviluppo delle democrazie e le cose in parte sono cambiate. Ma chi ha prodotto quei cambiamenti se non i milioni di uomini che si sono battuti per maggiori diritti ed uno sviluppo più equilibrato? Non c'erano i borghesi a sostenere quei cambiamenti, loro erano sempre dall'altra parte della barricata.Alla logica del mercato e del profitto era legata la possibilità di sfruttare lavoro minorile, dilatare il tempo di lavoro occupandone tutti gli interstizi nelle 24 ore, creare macchine con l'unico scopo di produrre sempre di più e meglio.
La forza del mercato produceva sfruttamento e contemporaneamente produceva i suoi anticorpi. Proletariato urbano estraneo alla logica della produzione padrone solo delle proprie braccia e della propria coscienza.
Da cosa nasce questa volontà di voler, in modo coercitivo, piegare anche la forza del mercato (come la natura) a quelle che sono le esigenze di tanta gente?
Credo che la risposta sia proprio nella natura irrazionale del mercato e delle sue leggi. Sono quei marosi e quelle forze che continuano ad affascinare i comunisti come noi?


Commenti

pietro ha detto…
Perchè, non si pensa di usare questi soldi per lasciare qualche debito in meno alle prossime generazioni?
Vedo che la cosa principale a cui pensano tutti i politici è come spendere questi soldi.
In realtà l'idea che la spesa pubblica deve essere gestita come un padre di famiglia gestisce le proprie entrate mi sembra non voglia entrare in testa a nessuno, a destra come a sinistra.
I debiti si pagano, prima o poi.
E questo non ha assolutamente niente a che fare con il mercato o il proletariato, è solo senso di responsabilità nei confronti dei giovani.
Anonimo ha detto…
Mario,
non ho capito, secondo te il capitalismo era "predone" fin dall'inizio o lo è diventato dopo?
Inoltre, non esiste "il" mercato, ne esistono vari, e alcuni funzionano bene, altri no. Dove non funzionano bene, ad es. dove vi sono esternalità o dove si tratta di "beni pubblici", nessun economista degno di questo nome (lasciando perdere i matti, che allignano in ogni professione) nega che sia necessario l'intervento dello Stato: al massimo si discuterà dei mezzi per intervenire.
E' vero però che Marx e i marxisti diffidavano del capitalismo perché era "anarchico", non controllabile.
Ciao,
KK
mario ha detto…
Ciao KK e grazie del commento.
Intendo il mercato in senso lato per semplicità, all'interno di questo sistema di relazione c'è ne sono di diversi che interagiscono tra di loro anche partendo da principi e valori non esattamente coincidenti.Dopo di che penso che ci sono delle leggi che governano con denominatori comuni questi "mercati".
Per quanto riguarda la questione del capitalismo predone.
la mia riflessione è relativa al momento in cui il "capitalismo" diventò un sistema di relazioni economiche e sociali che "rivoluziono'", attraverso l'industrializzazione dei processi produttivi, quanto esisteva fino ad allora.
Con la rivoluzione industriale la triangolazione tra :
1-scambio manufatti o risorse di scarso valore vs. manodopera a costo zero se non nell'acquisto (schiavismo)
2- scambio manodopera vs.materie prime colonie
3- trasformazione materie prime in prodotti vs mercato.
avvenne con una logica da predoni.
Lo diventò o lo era dall'inizio? Secondo me elaborò in modo più scientifico (e colse meglio le opportunità) di un modo di relazioni e rapporti di forza che era patrimonio della storia.

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