Dimensione del precariato
La definizione che Wikipedia da del precariato è la seguente:
Con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, in una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura; con questo termine si intende fare altresì riferimento al fenomeno degenerativo dei contratti c.d. flessibili (part-time, contratti a termine, lavoro para subordinato), rilevando tuttavia che flessibilità e precariato sono due fenomeni indirettamente correlati, ma non sovrapponibili e assimilabili, e al cosiddetto lavoro nero.
Se vogliamo individuare l'area di lavoro in cui flessibilità si coniuga con precariato, l'indagine dovrebbe sommare i dati relativi a :
-contratti a tempo determinato
-lavoratori occasionali
-area del lavoro nero
-lavoratori attivi presenti nella gestione separata INPS
Con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, in una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura; con questo termine si intende fare altresì riferimento al fenomeno degenerativo dei contratti c.d. flessibili (part-time, contratti a termine, lavoro para subordinato), rilevando tuttavia che flessibilità e precariato sono due fenomeni indirettamente correlati, ma non sovrapponibili e assimilabili, e al cosiddetto lavoro nero.
Se vogliamo individuare l'area di lavoro in cui flessibilità si coniuga con precariato, l'indagine dovrebbe sommare i dati relativi a :
-contratti a tempo determinato
-lavoratori occasionali
-area del lavoro nero
-lavoratori attivi presenti nella gestione separata INPS
Periodi di inattività
La tabella Inail che riporto, fotografa la situazione legata al tempo di inattività dei lavoratori con età inferiore ai 57 anni. L'istituto evidenzia quanti non hanno copertura assicurativa (obbligatoria) e per quanto tempo. Dedurre che a questo corrisponda una condizione di "disoccupazione" reale non è possibile. Possiamo supporre che in questa area si sommano lavoratori in nero, lavoratori che hanno smesso di cercare occupazione, periodi di inattività vera e propria.Abbiamo, in ogni caso, un dato su un'area di 3 milioni 800mila soggetti che da più di tre anni non ha alcun tipo di rapporto con l'istituto che assicura dagli infortuni sul lavoro.
Contratti a termine
Nell'ultima rilevazione trimestrale dell'Istat viene indicato il numero di quanti usufruiscono di contratti a termine.Su un totale di 17,milioni 155 mila lavoratori dipendenti, 2 milioni 305 mila hanno contratto a termine (13,43% dei dipendenti). Rispetto a questo andamento si evidenzia l'aumento del numero dei lavoratori inattivi (+260.000 unità).Sempre l'Istat nel 2005 su un totale di 16.719.000 dipendenti calcolava in 2.122.000 il numero dei lavoratori a termine (12,6% sul totale dipendenti). Non c'è male come accelerazione, con buona pace delle tesi "dell'ottimo prof.Ichino".
Collaborazioni e gestione separata INPS
Nel 2003 l'INPS dichiarò un numero di 1milione 700mila posizioni attive relative alla gestione separata (56,4% del totale iscritti).Questi numeri furono diffusi in occasione della elezione di rinnovo del comitato di gestione.Nel 2004 è stata di 170.000 unità l'incremento per questa voce.Tolti 232 mila professionisti (amministratori etc.) e collaboratori con altri redditi (360 mila) il numero dei collaboratori attivi senza altri redditi era di 1.046.000 unità. Il reddito medio stimato dall'Ires Eurispes era di 12.500 € lordi all'anno.
Nel 2004, 400 mila associati in partecipazione confluirono nella gestione separata.
Prestazioni occasionali
L'Istat ha stimato in 110.000 le unità interessate a questa tipologia di contratto
Contratti di somministrazione
A fronte di un dato Istat di 150 mila soggetti interessati, nel 2004, le associazioni di categoria del lavoro interinale (APLA,Confiterim,Ailt) diffusero i seguenti dati:
a fronte di 1 milione 116 mila missioni, ci sono stati 502 mila lavoratori interessati dei quali 300 mila con contratti superiiori ad 1 mese di attività.
Come si può capire dai dati, il fenomeno della precarietà ha una dimensione notevole nella nostra economia.Partendo da questi numeri, riesce difficile immaginare che le ulteriori proposte in materia, tendano a precarizzare ulteriormente l'offerta di lavoro. Ci riferiamo alle ultime sortite del senatore Treu che, per fare un favore alle nuove leve, non trova di meglio che proporre un periodo di prova di tre anni con l'obiettivo di rendere inapplicabile, per quel periodo, l'articolo 18 a quanti hanno la fortuna di entrare in aziende con più di 15 dipendenti.
In un panorama del genere l'obiettivo vero di politiche di questo tipo è:
-l'ulteriore compressione dei redditi da lavoro, nella logica di un ulteriore sottrazione di plusvalore da destinare alla valorizzazione del capitale investito e della rendita finanziaria
-l'ampliamento di quella fascia di lavoro senza diritti, in balia semplicemente del ciclo del mercato
La prospettiva per il sindacato è la riduzione della propria funzione alla gestione di fette di potere (consigli di amministrazione fondi, Inps etc.)con l'intervento su temi relativi ai massimi sistemi ma poco funzionali agli interessi di classe. Una cinghia di trasmissione sempre più efficiente e partecipativa del comando del capitale.
Tutto questo inserito in un quadro economico in cui non si vedono grandi trasformazioni della sua struttura produttiva in grado, attraverso la focalizzazione su aree di business ad alto valore aggiunto, di creare un'offerta più elevata dal punto di vista qualitativo ed in grado di corrispondere, anche a fronte di flessibilità, salari in grado di fornire una base solida su cui poter contare nei periodi di inattività.
La prospettiva per i lavoratori italiani è quella di dover continuare a convivere con un sistema in cui si paga poco il lavoro perchè è relativamente povero il valore aggiunto prodotto, l'offerta è data da un sistema che vede crescere i comparti dei servizi (disribuzione, fast food etc.) in cui di più si concentrano le esigenze di flessibilità a fronte di una qualità di lavoro scadente.
In questo contesto la politica attuale, ed i rappresentanti dei poteri economici, non sembrano in grado di proporre un progetto ed una strategia al paese in grado di portarlo fuori da questo contesto. Si chiede forse troppo ad una classe di persone interessata più a capitalizzare i vantaggi del proprio status. Sarà per questo che pensiamo che il tavolo a cui siedono bisogna rovesciarlo.
Contratti a termine
Nell'ultima rilevazione trimestrale dell'Istat viene indicato il numero di quanti usufruiscono di contratti a termine.Su un totale di 17,milioni 155 mila lavoratori dipendenti, 2 milioni 305 mila hanno contratto a termine (13,43% dei dipendenti). Rispetto a questo andamento si evidenzia l'aumento del numero dei lavoratori inattivi (+260.000 unità).Sempre l'Istat nel 2005 su un totale di 16.719.000 dipendenti calcolava in 2.122.000 il numero dei lavoratori a termine (12,6% sul totale dipendenti). Non c'è male come accelerazione, con buona pace delle tesi "dell'ottimo prof.Ichino".
Collaborazioni e gestione separata INPS
Nel 2003 l'INPS dichiarò un numero di 1milione 700mila posizioni attive relative alla gestione separata (56,4% del totale iscritti).Questi numeri furono diffusi in occasione della elezione di rinnovo del comitato di gestione.Nel 2004 è stata di 170.000 unità l'incremento per questa voce.Tolti 232 mila professionisti (amministratori etc.) e collaboratori con altri redditi (360 mila) il numero dei collaboratori attivi senza altri redditi era di 1.046.000 unità. Il reddito medio stimato dall'Ires Eurispes era di 12.500 € lordi all'anno.
Nel 2004, 400 mila associati in partecipazione confluirono nella gestione separata.
Prestazioni occasionali
L'Istat ha stimato in 110.000 le unità interessate a questa tipologia di contratto
Contratti di somministrazione
A fronte di un dato Istat di 150 mila soggetti interessati, nel 2004, le associazioni di categoria del lavoro interinale (APLA,Confiterim,Ailt) diffusero i seguenti dati:
a fronte di 1 milione 116 mila missioni, ci sono stati 502 mila lavoratori interessati dei quali 300 mila con contratti superiiori ad 1 mese di attività.
Come si può capire dai dati, il fenomeno della precarietà ha una dimensione notevole nella nostra economia.Partendo da questi numeri, riesce difficile immaginare che le ulteriori proposte in materia, tendano a precarizzare ulteriormente l'offerta di lavoro. Ci riferiamo alle ultime sortite del senatore Treu che, per fare un favore alle nuove leve, non trova di meglio che proporre un periodo di prova di tre anni con l'obiettivo di rendere inapplicabile, per quel periodo, l'articolo 18 a quanti hanno la fortuna di entrare in aziende con più di 15 dipendenti.
In un panorama del genere l'obiettivo vero di politiche di questo tipo è:
-l'ulteriore compressione dei redditi da lavoro, nella logica di un ulteriore sottrazione di plusvalore da destinare alla valorizzazione del capitale investito e della rendita finanziaria
-l'ampliamento di quella fascia di lavoro senza diritti, in balia semplicemente del ciclo del mercato
La prospettiva per il sindacato è la riduzione della propria funzione alla gestione di fette di potere (consigli di amministrazione fondi, Inps etc.)con l'intervento su temi relativi ai massimi sistemi ma poco funzionali agli interessi di classe. Una cinghia di trasmissione sempre più efficiente e partecipativa del comando del capitale.
Tutto questo inserito in un quadro economico in cui non si vedono grandi trasformazioni della sua struttura produttiva in grado, attraverso la focalizzazione su aree di business ad alto valore aggiunto, di creare un'offerta più elevata dal punto di vista qualitativo ed in grado di corrispondere, anche a fronte di flessibilità, salari in grado di fornire una base solida su cui poter contare nei periodi di inattività.
La prospettiva per i lavoratori italiani è quella di dover continuare a convivere con un sistema in cui si paga poco il lavoro perchè è relativamente povero il valore aggiunto prodotto, l'offerta è data da un sistema che vede crescere i comparti dei servizi (disribuzione, fast food etc.) in cui di più si concentrano le esigenze di flessibilità a fronte di una qualità di lavoro scadente.
In questo contesto la politica attuale, ed i rappresentanti dei poteri economici, non sembrano in grado di proporre un progetto ed una strategia al paese in grado di portarlo fuori da questo contesto. Si chiede forse troppo ad una classe di persone interessata più a capitalizzare i vantaggi del proprio status. Sarà per questo che pensiamo che il tavolo a cui siedono bisogna rovesciarlo.
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