I tre periodi dell'economia volgare prima della sintesi dei neoclassici
Alla fase di sviluppo del pensiero economico che faceva da contro altare alla presa di coscienza e di ruolo nella società della classe borghese (periodo dell'economia classica 1600/inizio 1800), seguirono dei periodi di sviluppo del pensiero, e delle teorie economiche, in funzione di quelli che erano gli avvenimenti storici e politici di quei momenti.Potremmo definire questo percorso come un susseguirsi di teorie di assestamento di quelli che rappresentano i valori essenziali dello sviluppo economico capitalista.Un supporto ideologico che, oltre che tracciare teorie economiche, consolida l'immagine di un sistema dato in modo naturale, creatore di "dogmi" sul e per il mercato e valido "erga omnes".
In questa parte arriveremo, in modo sintetico, fino al 1870
1- periodo 1820-1830
E' il momento in cui si fa strada l'esigenza di abbandonare la strada dell'analisi scientifica del modo di produzione capitalista, definendo contenuti che ne abbelliscano la sostanza e che ne facciano l'apologia.
Viene abbandonata la distinzione tra "lavoro produttivo" ed "improduttivo" e viene concepito il pensiero che "ogni lavoro è ugualmente produttivo"
E' l'espressione teorica della borghesia vittoriana dell'epoca.
In questo contesto i discepoli di Ricardo si dividono in una destra ed una sinistra.
I rappresentanti di questa seconda corrente (Thompson, Percy,Rovenstone,Hodgskin)traggono conseguenze e rivendicazioni egualitarie dalla teooria Di Riccardo del valore -lavoro, risolvendo il problema dell'origine del profitto in termini di "furto del lavoro altrui".
Quello che emerge è una prima rivendicazione della "riappropriazione del profitto", in quanto il capitalista non paga il giusto prezzo del lavoro", limitandone però l'impatto ad una semplice richiesta di "equa distribuzione del reddito" e non nell'abolizione della produzione basata sul valore di scambio.
La destra dei Ricardiani (Halmers, Say, Malthus) abbandona la teoria classica del valore-lavoro e, con una serie di modificazioni, la trasforma in una "teoria dei costi di produzione" in cui il ruolo specifico del lavoro, in quanto creatore del valore, viene definitivamente cancellato.
E' il momento in cui si fa strada l'esigenza di abbandonare la strada dell'analisi scientifica del modo di produzione capitalista, definendo contenuti che ne abbelliscano la sostanza e che ne facciano l'apologia.
Viene abbandonata la distinzione tra "lavoro produttivo" ed "improduttivo" e viene concepito il pensiero che "ogni lavoro è ugualmente produttivo"
E' l'espressione teorica della borghesia vittoriana dell'epoca.
In questo contesto i discepoli di Ricardo si dividono in una destra ed una sinistra.
I rappresentanti di questa seconda corrente (Thompson, Percy,Rovenstone,Hodgskin)traggono conseguenze e rivendicazioni egualitarie dalla teooria Di Riccardo del valore -lavoro, risolvendo il problema dell'origine del profitto in termini di "furto del lavoro altrui".
Quello che emerge è una prima rivendicazione della "riappropriazione del profitto", in quanto il capitalista non paga il giusto prezzo del lavoro", limitandone però l'impatto ad una semplice richiesta di "equa distribuzione del reddito" e non nell'abolizione della produzione basata sul valore di scambio.
La destra dei Ricardiani (Halmers, Say, Malthus) abbandona la teoria classica del valore-lavoro e, con una serie di modificazioni, la trasforma in una "teoria dei costi di produzione" in cui il ruolo specifico del lavoro, in quanto creatore del valore, viene definitivamente cancellato.
2- periodo 1830-1840
Questo periodo è successivo alla "rivoluzione di luglio" in cui in Francia " fu instaurato un regime che, per quanto censitario, assumeva una precisa fisionomia parlamentare, offrendo un'adeguata rappresentanza all'alta borghesia degli affari e della finanza".
In questa situazione si manifestano le contraddizioni di classe tipiche del capitalismo. Gli economisti si preoccupano di cancellare gli ultimi residui originari della teoria del valore-lavoro. Le contraddizioni del capitalismo vengono negate e scompaiono completamente dalla teoria economica.
Bastiat rappresenta l'economista più illustre di quel periodo. Per lui il capitalismo rappresenta un "sistema di armonie", il migliore dei mondi possibili.
3- periodo 1848-1870
E' il periodo dei contrasti di classe che si sviluppano pienamente. le teorie economiche scientifiche vengono abbandonate e sostituite o dalla semplice descrizione storica dei fenomeni o degradata a teoria fittizia in cui si abbandona completamente il terreno della realtà oggettiva, per rifugiarsi nelle regioni della psicologia( primi accenni alla "teoria soggettiva del valore").
I massimi teorici del periodo, Senior e Gossen, sostengono che il lavoro è un sacrificio psichico; se il salrio è la ricompensa per la fatica del lavoro, l'interesse sul capitale è la ricompensa per il sacrificio soggettivo del risparmio, la rinuncia al consumo immediato del capitale.
Due classi di individui che soffrono in modo diverso: i primi lavorando, i secondi risparmiando.
Commenti
Secondo marx ad un capitalista non interessa il valore del lavoro come elemento della produzione di merci,singoli beni utili ma in quanto elemento necessario alla valorizzazione del capitale
investito.
Per Ricardo, che ha un approccio anche lui scientifico sulla materia, c'è una diretta relazione tra il valore della merce ed il lavoro in quanto la prima è = alla quantità di lavoro direttamente o indirettamente impiegato nella produzione.
Se intendi il valore economico della prestazione e quali sono i criteri che lo determinano credo che ti possa dare una risposta da solo, il valore della prestazione è un'entità astratta che dipende dalla necessità del capitale di valorizzare se stesso.In una fabbrica manifatturiera il valore che viene dato all'attività di un operaio è basso in quanto questi non è altro che un appendice di una macchina (in cui è concentrato l'investimento).Questo secondo la logica di un capitalista.
Forse Pietro intende "non secondo la visione capitalistica..."
Pensatoio
Altrimenti qualsiasi pretesa di scientificità va a farsi friggere, se non si può sapere quale è il valore reale del lavoro anche il plusvalore è un entità astratta e incalcolabile.
S=Pv/v
rapporto tra plusvalore e capitale variabile.
Quello che tu mi chiedi è di stabilire le modalità di calcolo del valore del lavoro dal punto di vista di Marx.Io ho capito questo.
Non è su questo che puoi dare la patente di scientificità.ù
marx fotografa una situazione in cui dice: ti pagano x e sulla base di quello tu produci plus valore per il capitale.Partendo da questo spiega quelle che sono le leggi economiche di quel sistema.