Tutti in galera. I più poveri.

Il grafico che vedete (tratto da www.Lavoce.info) vuole evidenziare una correlazione tra la popolazione carceraria, le rapine in banca e cosa è accaduto per quest'ultimo reato in coincidenza dell'indulto.
Non voglio entrare nel merito del provvedimento però qualche obiezione a come, in genere, si leggono i dati e le tendenze voglio esprimerla.

Cosa mostra il grafico:
1- una tendenza della popolazione carceraria alla crescita dal gennaio 2004 al Luglio 2006
2- svuotamento delle carceri in coincidenza dell'indulto
3- un andamento altalenante del reato oggetto del grafico

Basta questo per mettere in evidenza una correlazione tra le due cose? A mio avviso no, tenuto conto del fatto che, pur in presenza di un andamento costante alla crescita della popolazione carceraria, le rapine sembrano avere un andamento legato più ad altri fattori che ad un'efficace azione di repressione da parte della polizia.In particolare a fronte di una diminuzione della popolazione carceraria che quasi dimezza la sua quota in coincidenza dell'indulto(da 0,61 a 0,38), l'incremento di questo reato è tale da portare il picco a 0,80 (per scendere subito dopo a 0.65) contro il massimo raggiunto tra febbraio e marzo 2005 che era di 0,75, periodo in cui si era in presenza di una costante crescita della popolazione carceraria.Si può sulla base di questi elementi accettare una l'ipotesi di una correlazione statisticamente evidente?

Questo modo di rappresentare la realtà serve soltanto a fare della demagogia creando la sensazione che la questione "sicurezza" sia da giocare "soltanto" in funzione di politiche di repressione.
Ci garantisce di più la galera dalla "tentazione" di compiere reati?Ha senso estenderne la fattispecie mettendo sullo stesso piano (reato penale)il lavavetri, la questua molesta o la frode fiscale?

Vale la pena evidenziare cosa è accaduto negli USA negli ultimi decenni.
A partire dagli anni 60 la popolazione carceraria aveva avuto un andamento decrescente (picco minimo 380.000 reclusi nel 1975).Con il mutare delle politiche "sociali" fino ad allora a favore degli strati più deboli della popolazione, la situazione è drasticamente cambiata:
740 mila detenuti nel 1985
1,6 milioni nel 1995
In 16 anni il numero delle persone in libertà vigilata sono quadruplicate toccando la cifra di 3,8 milioni nel 1995.Che effetto hanno avuto queste politiche?

Nello stesso periodo (1960-1997) il numero dei rifugiati nel mondo, è passato dalla cifra di 1,5 milioni a 22 milioni e costante ed in crescita è stato il fenomeno delle migrazioni "clandestine" verso i paesi più ricchi.

C'è una correlazione, al contrario, tra più politiche sociali inclusive e minori fenomeni "violenti" di marginalità? Io credo di si perché sono convinto che di fronte alla scelta tra vivere e morire senza speranza, in una società in cui le immagini che bombardano in modo trasversale ricchi e poveri sono quelle di un opulenza ostentata e priva di valori sostanziali (se non di ordine materiale), molti di noi trasformerebbero se stessi in potenziali delinquenti pur di garantire a sé ed ai propri figli un minimo per sopravvivere.

Il passaggio ineludibile, per una politica degna di questo nome,deve essere quello di grattare sotto la crosta dell'immaginario collettivo per riportarci, in modo efficace, a ragionare su cause ed effetti dei tanti fenomeni che ci riguardano.L'opposto è un modello di coesione sociale in cui si sopravvive se ci si può permettere (acquistando) la sicurezza.E su questo la realtà è che a pagare saranno, in massima parte, i più deboli.Probabilmente questo è il modo sapientemente scelto per "governare" le tensioni, alimentando l'insicurezza e facendo crescere le fasce di emarginazione. Creare un corto circuito in cui si alimenti l'intolleranza, si modifichino i valori indebolendo quelli solidali, e trasferendo al basso gli effetti negativi di una società di diseguali.

Commenti

pietro ha detto…
Non vedo nessuna evidenza reale di cio che dici:"C'è una correlazione, al contrario, tra più politiche sociali inclusive e minori fenomeni "violenti" di marginalità".
Anzi mi risulta che nella realtà dei fatti dove maggiori sono le diseguaglianze ( Lombardia - Veneto ) la delinquenza è minore.
Perchè tu non dai nessuna importanza al fatto che dove c'è piu ricchezza materiale, da te tanto disprezzata anche i poveri vivono meglio.
pietro ha detto…
C'è poi una cosa molto importante, che la sicurezza, il fatto di punire i delinquenti , non è un favore che si fa ai ricchi, che comunque si possono pagare guardie private e case super protette, quanto ai poveri che da una rapina o da una semplice truffa vengono messi in auna situazione drammatica.
Insomma una giustizia penale funzionante in cui la legge è veramente uguale per tutti e in cui non ci sono sitauzioni di impunità è una garanzia molto di piu per i poveri che per i ricchi.
mario ha detto…
Tu sei libero di frequentare e postare quello che vuoi, cerca almeno di fare lo sforzo di circostanziare i tuoi interventi con qualche dato che dia una parvenza di "onestà" intellettuale a quello che scrivi.
Secondo me tu scrivi a prescindere dai contenuti, e comunque contro.
Se nel veneto ed in lombardia è come dici te, evidentemente questo non conta nella percezione delle persone di quelle regioni. O no?
E se è come scrivi non fai altro che dare credito alla mia tesi che è quella che se c'è "ricchezza" distribuita ci sono meno fenomeni "criminali".Ma la pensano così i lombardi ed i veneti?
pietro ha detto…
Quelli che conosco io si.
pietro ha detto…
La critica principale era comunque che la tua osservazione era assolutamente priva di prove concrete a favore, sembrava puramente ideologica.
Se hai qualche dato concreto per giustificare quello che dici ti posso credere, fino ad allora la posso considerare una pura opinione personale che vale come quella di un borghezio qualsiasi.
mario ha detto…
Credo che tu abbia un problema che è quello di capire il senso di quello che viene scritto.
Non è la prima volta che spari giudizi ed ora cerchi addirittura di rovesciare un argomento.
Se ti è sfuggito il senso provo a riassumertelo in modo didascalico e semplice, confido in un tuo sforzo per capire:
1- l'interpretazione data al grafico che metto in evidenza contribuisce a creare un clima "forcaiolo", senza entrare nel merito della causalità dei fenomeni.
2- E' su questi "supporti" che si basa una ideologia dell'intolleranza che preferisce ragionare sulle soluzioni "forti" (la galera) come unico elemento di contrasto ai fenomeni di criminalità.
3- Ad un'attenta lettura del dato del grafico, riesce difficile dimostrare la correlazione tra aumento della popolazione carceraria e diminuzione del reato, così come il suo opposto in funzione dell'indulto.
4- E' sulla percezione che si basano i pregiudizi.
5- La politica "di ordine" sperimentata negli USA non ha mutato la percezione di "pericolo" e di "insicurezza dei cittadini pur mettendone al fresco una discreta quantità (e quelli sono dati americani)
6-Io pongo delle domande proprio perchè in Italia abbiamo la tendenza di scimmmiottare gli americani e le politiche da "sceriffo" dei sindaci vanno in questa direzione.
7- Non esiste una correlazione tra quanto dico io (domanda) e la realtà perchè manca una ppolitica di quel tipo
8- il tuo commento è completamente fuori contesto e contraddittorio.
9- la mia osservazione ideologica è sul fatto che sono i deboli a pagare questa situazione, in quanto i più esposti alla "microcriminalità" perchè la sicurezza non se la possono pagare e che hanno come unico strumento di analisi "la percezione" in chiave ideologica del grafico (indulto=+rapine).In questo modo cresce l'intolleranza proprio tra quanti dovrebbero "pretendere" politiche inclusive che, amio modesto avviso, sono le uniche che possono garantire in modo efficace dai rischi.

per il resto non capisco cosa ci "azzecca" Borgehzio che come tu saprai è uno che i barboni li fa bruciare ed ha partecipato a manifestazioni razziste contro immigrati, musulmani e zingari.Cerca di non offendere, please.

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