La sinistra, i camionisti e la lotta
Il blocco dei camionisti fa gridare, una parte della sinistra, all'attentato nei confronti dello stato e ad una situazione in salsa cilena. Basta il nomignolo di "padroncino" per parlare di una categoria in termini spregiativi senza fermarsi un attimo a pensare.
Il mercato dell'autotrasporto è stato, sin da subito, uno dei più sensibili ai processi di liberalizzazione (quelli veri) e di riorganizzazione di intere aziende clienti.La frammentazione degli operatori, la loro debolezza contrattuale ed il fatto di lavorare, nella maggior parte dei casi, per terzi ne fa una delle categorie più sfruttate sotto il profilo dell'intensità del lavoro. Per inquadrare la lotta è necessario fornire qualche elemento sul contesto in cui questa si inserisce.
Oggi i padroncini forniscono il loro servizio nella stragrande maggioranza dei casi a grandi operatori di logistica e distribuzione (DHL, TNT,Fercam,Cooperative, Consorzi etc.). Questi operatori compongono un'offerta, per i clienti potenziali, che è la somma di vari soggetti operativi: trasportatori (padroncini), cooperative di movimentazione, magazzini di stoccaggio etc. Chi opera nel trasporto è un singolo che con un camion offre le sue braccia ed il suo "investimento" ad un terzo che , a sua volta, negozia il costo del servizio con un cliente.
In questa tenaglia il padroncino (imprenditore) non può che subire quelle che sono le condizioni tra chi "organizza" il servizio e di chi lo acquista.
Quando le aziende negoziano il prezzo, lo fanno avendo cura di "congelare" le tariffe almeno per un anno. In molti analizzano il merito dell'offerta segmentando quelle che sono le varie voci di costo che incidono sul prezzo finale. Nel fare questo non considerano la variabile del "fattore di produzione uomo" in quanto, secondo questa visione, questo "fattore" si deve preoccupare, nella sua autonomia imprenditoriale, di trovare le soluzioni per far girare di più il camion per renderlo più produttivo . La realtà prevalente è che "l'imprenditore" coincide quasi sempre con chi guida l'automezzo, la sua organizzazione del lavoro finisci lì. O lo fa girare lui, il camion, o difficilmente potrà rendere più profittevole il suo business.
Siamo di fronte, quindi, ad una prima mistificazione.Il non riconoscere ,in questo meccanismo, uno dei tanti modi di "sfruttare" forza lavoro "indipendente" dal punto di vista giuridico ma "dipendente" nei fatti dai processi e dalle condizione del mercato.Una sorta di precariato e di flessibilità operativa senza pari, oggi.
Per tenere fermo questo meccanismo, e questa debolezza strutturale, si incentivano le creazioni di aziende fittizie ad Est che con l'utilizzo di manodopera a basso costo riescono meglio a fruttare il gioco della domanda e dell'offerta.
Si buttano, quindi, sul mercato altri "padroncini" o, visto il costo, dipendenti (polacchi, romeni etc.) che scatenano una guerra al ribasso sulle tariffe.
Siamo di fronte ad una di quelle distorsioni del liberismo che, nel meccanismo della competizione, meccanicamente comprime al ribasso diritti, condizioni di lavoro e salari.
Di fronte a questa situazione forse è il caso di interrogarsi come dialogare con questa categoria di lavoratori.In virtù di un motivo anche identitario. Quando le fabbriche espellono manodopera una delle prime opzioni valutate da un disoccupato è quella di comperare un furgone ed iniziare ad offrire la propria manodopera a terzi (la seconda è quella di fare l'ambulante).
Ci troviamo di fronte ad una modificazione della composizione di "classe" di questa categoria.Su questa un soggetto "serio" dal punto di vista politico dovrebbe indagare e costruire le condizioni per portare questa gente sotto una unica bandiera.
Prevalente è, al contrario, l'atteggiamento di rifiuto tipico di chi rinuncia ad analizzare i fenomeni per quello che sono nella realtà. Si preferisce parlare di scomparsa della classe operaia e di società che produce pil grazie ai servizi, salvo non accorgersi che quella produzione avviene nelle stesse condizioni di sfruttamento tipiche della fabbrica.
I ben pensanti ora gridano all'attentato delle libertà individuali (esempio movimento). A mio modo di vedere, al contrario, sarebbe opportuno cercare dei punti di contatto con chi lavora in certe condizioni.Una delle cose che questo paese non si può permettere è che per garantire la "libertà" di pontificare alle varie caste, protette da rendite di posizione vera (politici, manager,giornalisti,liberi professionisti) gente che non produce nulla, che congela immense risorse e consuma reddito in modo parassitario, la stragrande maggioranza degli "altri"debba continuare a caricarsi sulle spalle il loro costo subendo ogni sorta di condizione mortificante.
Si chiama coscienza di classe e necessita di umiltà e di lavoro poltico per produrre frutti.
Il mercato dell'autotrasporto è stato, sin da subito, uno dei più sensibili ai processi di liberalizzazione (quelli veri) e di riorganizzazione di intere aziende clienti.La frammentazione degli operatori, la loro debolezza contrattuale ed il fatto di lavorare, nella maggior parte dei casi, per terzi ne fa una delle categorie più sfruttate sotto il profilo dell'intensità del lavoro. Per inquadrare la lotta è necessario fornire qualche elemento sul contesto in cui questa si inserisce.
Oggi i padroncini forniscono il loro servizio nella stragrande maggioranza dei casi a grandi operatori di logistica e distribuzione (DHL, TNT,Fercam,Cooperative, Consorzi etc.). Questi operatori compongono un'offerta, per i clienti potenziali, che è la somma di vari soggetti operativi: trasportatori (padroncini), cooperative di movimentazione, magazzini di stoccaggio etc. Chi opera nel trasporto è un singolo che con un camion offre le sue braccia ed il suo "investimento" ad un terzo che , a sua volta, negozia il costo del servizio con un cliente.
In questa tenaglia il padroncino (imprenditore) non può che subire quelle che sono le condizioni tra chi "organizza" il servizio e di chi lo acquista.
Quando le aziende negoziano il prezzo, lo fanno avendo cura di "congelare" le tariffe almeno per un anno. In molti analizzano il merito dell'offerta segmentando quelle che sono le varie voci di costo che incidono sul prezzo finale. Nel fare questo non considerano la variabile del "fattore di produzione uomo" in quanto, secondo questa visione, questo "fattore" si deve preoccupare, nella sua autonomia imprenditoriale, di trovare le soluzioni per far girare di più il camion per renderlo più produttivo . La realtà prevalente è che "l'imprenditore" coincide quasi sempre con chi guida l'automezzo, la sua organizzazione del lavoro finisci lì. O lo fa girare lui, il camion, o difficilmente potrà rendere più profittevole il suo business.
Siamo di fronte, quindi, ad una prima mistificazione.Il non riconoscere ,in questo meccanismo, uno dei tanti modi di "sfruttare" forza lavoro "indipendente" dal punto di vista giuridico ma "dipendente" nei fatti dai processi e dalle condizione del mercato.Una sorta di precariato e di flessibilità operativa senza pari, oggi.
Per tenere fermo questo meccanismo, e questa debolezza strutturale, si incentivano le creazioni di aziende fittizie ad Est che con l'utilizzo di manodopera a basso costo riescono meglio a fruttare il gioco della domanda e dell'offerta.
Si buttano, quindi, sul mercato altri "padroncini" o, visto il costo, dipendenti (polacchi, romeni etc.) che scatenano una guerra al ribasso sulle tariffe.
Siamo di fronte ad una di quelle distorsioni del liberismo che, nel meccanismo della competizione, meccanicamente comprime al ribasso diritti, condizioni di lavoro e salari.
Di fronte a questa situazione forse è il caso di interrogarsi come dialogare con questa categoria di lavoratori.In virtù di un motivo anche identitario. Quando le fabbriche espellono manodopera una delle prime opzioni valutate da un disoccupato è quella di comperare un furgone ed iniziare ad offrire la propria manodopera a terzi (la seconda è quella di fare l'ambulante).
Ci troviamo di fronte ad una modificazione della composizione di "classe" di questa categoria.Su questa un soggetto "serio" dal punto di vista politico dovrebbe indagare e costruire le condizioni per portare questa gente sotto una unica bandiera.
Prevalente è, al contrario, l'atteggiamento di rifiuto tipico di chi rinuncia ad analizzare i fenomeni per quello che sono nella realtà. Si preferisce parlare di scomparsa della classe operaia e di società che produce pil grazie ai servizi, salvo non accorgersi che quella produzione avviene nelle stesse condizioni di sfruttamento tipiche della fabbrica.
I ben pensanti ora gridano all'attentato delle libertà individuali (esempio movimento). A mio modo di vedere, al contrario, sarebbe opportuno cercare dei punti di contatto con chi lavora in certe condizioni.Una delle cose che questo paese non si può permettere è che per garantire la "libertà" di pontificare alle varie caste, protette da rendite di posizione vera (politici, manager,giornalisti,liberi professionisti) gente che non produce nulla, che congela immense risorse e consuma reddito in modo parassitario, la stragrande maggioranza degli "altri"debba continuare a caricarsi sulle spalle il loro costo subendo ogni sorta di condizione mortificante.
Si chiama coscienza di classe e necessita di umiltà e di lavoro poltico per produrre frutti.
Commenti
KK
verrò a leggerlo-))
p.s.
non mi fare incazzare "compagno"-)
Questo è un periodo di riflessione per me, forse te ne sarai accorto dall'esiguo numero di messaggi nel mio blog. Interventi come i tuoi mi sono d'aiuto per cercare di districarmi da una situazione ingarbugiata. A presto!
Mirko
ciao
Nip.
http://nip123.blogspot.com/
Tuya ha ragione.
Mario, sono una categoria di lavoratori che frequento ogni giorno, quasi colleghi...in Lombardia mai incontrato uno di sinistra.
Il paragone col Cile ci sta se i blocchi sono manovrati dalla destra, e in parte è proprio così.
ps.
le rivendicazioni non si discutono, i modi sì.
http://guerrillaradio.iobloggo.com/
http://nip123.blogspot.com/
tu li frequenti, io ci lavoro dall'84 con quella gente.
Se l'analisi che riusciamo a fare è quella che tiene conto di ciò che dice la radio ho idea che qualsiasi tentativo di Ragionare finisce subito.
Dire poi che in Lombardia non ne incontri di sinistra non mi stupisce, se è per quello faccio fatica a trovare anche operai che non siano "di destra" nel modo di ragionare e di comportarsi.
Dire che ricorda il Cile è improprio, Prodi non è Allende e la situazione del Cile era molto diversa.
Se poi ci fa incazzare la lotta dura è un altro discorso. Io vivo a Torino, mesi fa gli operai della Thissen occuparono strade facendo blocchi stradali contro la chiusura della fabbrica e le condizioni di lavoro. Molti si incazzavano perchè avevano fretta e dovevano andare al lavoro. Ecco, io credo che quello è il miglior modo di consegnare intere categorie di lavoratori alla destra.Concludo dicendo che nessuno regala niente, ed i padroni in primo luogo.Forse è ora di tornare a forme di lotta radicali partendo da bisogni concreti.
Un saluto
grazie per il link.
Sono in attesa di partecipare al funerale dei 4 operai.Oggi è una giornata di merda perchè mi toccherà ingoiare un pò di retorica. I media hanno già accompagnato la rabbia della gente verso un'uscita di sicurezza. Vedremo di fargli ingoiare noi qualcosa a loro oggi.
Se vieni nella tua Torino fatti vivo.
Un abbraccio
Mario
Non c'è traffico-->ma in compenso ci sono code ai distributori e chi non trova benzina non può circolare. E non tutti quelli che si muovono in macchina lo fanno per fare shopping o andare a comperare il giornale all'edicola all'angolo.
Si butta meno roba-->ma ìn compenso la roba non arriva nei negozi (incluse medicine, latte in polvere per i neonati, libri per gli studenti...). E buttare la roba non fa aumentare il PIL.
E' più probabile che gli alimentari arrivino dal proprio territorio--->e siccome costano di più, consumano più energia, e cotnribuisocno anche ad affamare i paesi in via di sviluppo produttori agricoli, siamo tutti più contenti.
Il Pil scenderebbe, ma che importa?---> In effetti, per importarcene dovremmo almeno sapere cos'è il PIl (hint: NON è una parolaccia).
KK
Secondo te far arrivare roba dal territorio costa di più ed inquina di più?
E questo fa diventare più poveri i paesi del terzo mondo?
magari hanno bisogno di sviluppare prima un tipo di economia che soddisfi i bisogni primari delle loro popolazioni per dare un senso al resto.
Quanto meno opinabile, se non altro dal punto di vista economico, il concetto dei flussi logistici a questo riguardo.Infatti uno dei punti per risparmiare nei costi di trasporto è accorciare il più possibile le tratte di percorrenza e disporre di massa critica che ottimizzi gli spazi di trazione.
Io tutta questa penuria di alimenti, medicine,libri non l'ho vista.Forse la prossima volta riconsiderano l'indice di rottura di stock negli approvvigionamenti per sopportare meglio qualche disagio, o si danno qualche margine di sicurezza in più.
Per quanto riguarda la coda dai benzinai mi sembra una sorta di sindrome da guerra. Accaparro anche se non ne ho bisogno.
Direi che il terrorismo mediatico funziona molto bene.
Il concetto di Pil non è solo roba da economisti liberali, è uno dei tanti indici con cui misurare le cose e non il più valido per capire anche come si vive.
Ti parrà incomprensibile ma ci sono persone che non guardano allo sviluppo a prescindere dalle condizioni in cui questo si manifesta, e che alla logica del più PIL = più benessere per tutti non credono per niente.
Resta il punto sulle condizioni di quella categoria di lavoratori ed a loro manifesto la mia solidarietà.
http://karlkraus.urbiloquio.com/archives/2007/01/il_commercio_equo_e_solidale_m_1.php
Il fatto che la NOSTRA politica protezionista in agricoltura affami i paesi del terzo mondo non è una mia opinione, è appunto un fatto.
Circa il fatto che i supermercati non sono affatto vuoti, beh, questo lo penso anch'io (a dire il vero non vedo nemmeno le code ai distributori e le diminuzioni di traffico); mi limitavo a rispondere a Conteoliver...
E' vero: il Pil NON è roba da economisti liberali, e questa è una cosa molto intelligente. Però non credere che gli 'economisti liberali' "guardano allo sviluppo a prescindere dalle condizioni in cui questo si manifesta" o che credano che necessariamente "PIL = più benessere per tutti". Attenzione a non costruire dei feticci, al posto degli avversari reali.
Ciao,
KK
ti sembrerà strano ma ti considero un liberale che non è un avversario.
E' un pò come la questione sui radiohead, andiamo oltre la forma per cercare nella sostanza quello che ci interessa e che ci può servire per stare meglio.
Un saluto
Mario
p.s.
in ogni caso complimenti per il tuo post, meriti una risposta "adeguata"