Monnezza


Per chi è interessato a questa vicenda, copio ed incollo (;-)) , tre diversi articoli che ho trovato su internet.

Il 1°, tratto da wikipedia, tratta dell'argomento termovalorizzatori ed offre una sintesi dei costi e degli interessi che ci sono dietro.

Il 2° parla di regole

Il 3° di salute ed offre qualche informazione sulla situazione in Campania.

Buona lettura

Conclusioni, costi e ruoli nel sistema integrato [modifica]

Gestione dei rifiuti in Europa – 2001 [4][8]
Nazione Riciclo Incenerimento Discarica Altro
Austria 60% 10% 30% 1%
Belgio 35% 34% 27% 4%
Francia 25% 32% 43% 0%
Germania 42% 22% 25% 11%
Italia 17% 9% 67% 8%
Paesi Bassi 45% 33% 8% 14%
Regno Unito 12% 7% 80% 0%

La combustione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata al riciclo, ma dovrebbe essere solo un eventuale anello finale della catena di smaltimento. Inoltre è ovvio che, se un inceneritore viene dimensionato per bruciare un certo quantitativo di rifiuti, dovrà essere alimentato per forza con quel quantitativo, impedendo di fatto la riduzione dei rifiuti e l'aumento ulteriore della raccolta differenziata.

Per ragioni tecnico-economiche la tendenza è oggi quella di realizzare inceneritori sempre più grandi, conla conseguenza di alimentare il "turismo dei rifiuti" (cioè il trasporto di rifiuti anche da altre province se non da altre nazioni) con il conseguente inquinamento. In Italia questo fenomeno è stato accentuato dai forti incentivi statali che hanno favorito l'incenerimento a scapito di altre modalità di smaltimento più rispettose dell'ambiente.

In Italia si sono inceneriti nel 2004 circa 3,5 milioni di t/anno su un totale di circa 32 milioni di tonnellate di RSU totale prodotto, cioè circa il 12% (per un confronto con altri paesi europei si veda Inceneritore); tale pratica specie al Nord è in aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il 34%.[6]Ciò che balza all'occhio è il grande ricorso allo smaltimento in discarica, che è in diminuzione (dal 2001 al 2004, al Nord -21%, al Sud -4% e al Centro -3%) [6] ma che interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani prodotti (45% al Nord, 69,5% al Centro, 73,2% al Sud; si stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di trattamento: biostabilizzazione, CDR, incenerimento, residui da selezione delle R.D.), con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove i pochi impianti di trattamento finale sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare: gli inceneritori sarebbero perciò, secondo alcuni, da aumentare (soprattutto al Sud). Tuttavia, se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l'80%, si deduce che persino al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe e che in alcune aree del Nord gli impianti di incenerimento sarebbero perfino sovradimensionati. Pertanto, il timore di alcuni è che non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo per consentire agli inceneritori di funzionare senza lavorare in perdita, oppure si dovranno importare rifiuti da altre regioni.

Una considerazione importante è infatti che gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati (il costo di un impianto in grado di trattare 421.000 t/anno di rifiuti è valutabile in circa 375 milioni di euro, cioè circa 850-900 € per tonnellata di capacità trattatabile[9]), e il loro ammortamento richiede, tenendo anche conto del significativo recupero energetico, circa 20 anni; perciò costruire un impianto significa avere l'«obbligo» (sancito da veri e propri contratti) di incenerire una certa quantità minima di rifiuti per un tempo piuttosto lungo.

È emblematico a questo proposito il caso dell'inceneritore costruito recentemente dall'Amsa a Milano, Silla 2: inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g. Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 30% circa[10] (dato sostanzialmente invariato da anni), e gran parte del rimanente viene incenerito da Silla 2. Se si considera che la media di riciclo della provincia di Milano è, escludendo il capoluogo, del 51,26% in costante miglioramento, e in particolare del 59,24% per i comuni con meno di 5 000 abitanti e del 55% per quelli fra i 5 e i 30 000,[10] e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione, che permetterebbero sicuramente di fare molto di più, è normale che sorga il sospetto che non si punti sulla raccolta differenziata proprio per alimentare Silla 2 e ripagare l'investimento.

È interessante confrontare i costi dello smaltimento dei rifiuti di una città come Milano che fa ampio ricorso all'incenerimento con quelli di città che puntano sulla differenziata: a Milano nel 2005 si sono spesi 135,42 €/abitante contro una media provinciale di 110,16 e contro gli 83,67 di Aicurzio, paese più virtuoso di Lombardia nel 2005 col 70,52% di raccolta differenziata.[10] Il sindaco di Novara inoltre nel 2007 ha dichiarato che portando in due anni la raccolta differenziata nella città dal 35 al 68% si sono risparmiati due milioni di euro, mentre ad esempio il sindaco di Torino per sostenere la necessità dell'inceneritore del Gerbido ha dichiarato che «in qualsiasi centro urbano superare il 50% è un miracolo, perché la gestione di questo tipo di raccolta ha dei costi non sostenibili per i cittadini»; eppure a San Francisco è oltre il 50% già dal 2001.[11]

Note [modifica]


Ing. Giuseppe Pugliese, Direttore della Riserva Naturale dello Stato Cratere degli Astroni: LETTERA APERTA

Il quartiere Pianura, dove in questi giorni riaprirà la discarica, è un quartiere popolare di Napoli, dove vive una cittadinanza erede di una tradizione contadina travolta dall’espansione della città e che per circa quaranta anni ha ospitato il più grande sversatoio di rifiuti d’Europa. Dal 2003 ho avuto l’onore e l’onere di dirigere Riserva Naturale dello Stato Cratere degli Astroni, confinante con il quartiere, ed ho speso ogni mio giorno per coinvolgere le popolazioni locali sui temi della conservazione della natura e della tutela e valorizzazione del territorio. Nello svolgimento del mio incarico ho provato a comunicare a migliaia di persone valori importanti, in parte legati alle loro radici in parte molto lontani da essi, fatti di tradizioni, territorio, agricoltura di qualità, conservazione del suolo, limitazione dell’attività venatoria legale ed illegale, riqualificazione dei terreni rurali circostanti la riserva, conservazione dei boschi marginali, tutela della fauna selvatica. Ho parlato con poche parole semplici, mostrando più atti concreti che sciorinando lunghi discorsi. La concretezza si traduce in un bosco pulito, nella fauna libera di vivere, degli alberi liberi di crescere, di animali da non comprare perche catturati in altri paesi o di insetti da non schiacciare perchè alla base della natura che vediamo. E soprattutto, sempre e comunque di rispetto delle regole.

Grazie a questo impegno Astroni oggi è l’unico pezzo di terra napoletana dove viene chiesto di rispettare delle regole e si è in grado di farlo. Questo è possibile perché, a partire da me, chi lavora o da una mano ad Astroni è il primo a rispettare queste norme e quindi abbiamo la statura morale per poter chiedere agli altri di fare altrettanto.

Oggi invece, con l’ennesima emergenza rifiuti, lo Stato viola le regole che esso stesso si è dato, condannando per sempre se stesso nell’animo e nel cuore di ogni napoletano. È evidente che questi cittadini non vogliono la discarica per la nota materializzazione dell’effetto N.I.N.B.Y. (not in my back yard, ovunque ma non nel mio giardino di casa), non certo per una reale e consapevole visione del problema in ogni sua forma e dimensione, ma vedono in questa azione governativa infrangersi anche l’ultima menzogna che in questi anni i politici locali e nazionali avevano promesso: il recupero delle periferie, il ritorno alla legalità dopo oltre quaranta anni di oltraggio agli uomini ed al territorio. Oggi in queste persone si concretizza la consapevolezza che chi è nato nel degrado non potrà mai uscirvi seguendo le regole, ed è questa la più grande sconfitta in questo sud.

In questi giorni l’apertura della discarica di Pianura, all’ interno al Parco Regionale dei Campi Flegrei ed adiacente all’Oasi WWF Cratere degli Astroni, e l’apertura della Cava Amendola Formisano, già avvenuta da qualche settimana nel comune di Ercolano(e di cui nessuno parla), posta a 50 metri dall’ex stazione Cook e ubicata nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, sono solo l’ultima conferma della totale mancanza di attenzione dei nostri amministratori nazionali e locali alla tutela del territorio ed al rispetto delle norme vigenti.

Piani del parco, norme di salvaguardia, piani paesistici, vincoli ambientali ed idrogeologici, piani regolatori, divengono di colpo pacchi di carte superflui, buoni per accumulare polvere e riempire librerie. Questi strumenti di tutela del territorio, già largamente disattesi dai cittadini campani ed ignorati dalle amministrazioni locali, vedono oggi la loro sconfitta definitiva grazie al recente intervento governativo.

Oggi una parte di questi cittadini viene a chiedere conto delle parole spese in questi anni, di queste visioni di rinascita territoriale, di rispetto del territorio, di condivisione e rispetto delle regole. Sui manifesti degli spettacoli finanziati dagli enti pubblici campani compare da qualche tempo una scritta: questo spettacolo è contro il sistema della camorra. Che significato dare a questa frase se non si passa dalle parole ai fatti. Slogan vuoti.

Oggi l’Africa si chiama Napoli, si chiama Campania, si chiama Sud. Che senso ha parlare di prevenzione dei tumori quando non si attuano politiche territoriali affinché questi non si sviluppino in una popolazione di avvelenati cronici, che senso ha parlare di parchi naturali se la Campania oramai ospita solo cemento e rifiuti. Qui non è la Svizzera, non è la Lombardia e la Toscana, non è Roma. Questa è Napoli, con le sue regole, la sua violenza, il suo retaggio di terra di conquista delle corti europee, la sua puzza di sangue e munnezza. Uno Stato a parte, diverso da tutti, dove le sembianze della politica, del malaffare, della camorra, della città perbene e dell’impresa non si distinguono più le une dalle altre.

È per tutto questo che bisogna dire no alla discarica di Pianura, per difendere il principio che sulle norme ambientali non ci sia alcuna deroga, neanche in condizioni di emergenza e che al sud si inizi finalmente a rispettare le regole, a partire dallo Stato.

Ing. Giuseppe Pugliese
Direttore della Riserva Naturale dello Stato Cratere degli Astroni.


Oms e Iss: nell´area a nord di Napoli cancro in crescita fino all´84% PDF

Scritto da Irene De Arcangelis e Giuseppe Del Bello da la Repubblica, 09-01-2008


In Campania prima era un triangolo, poi è diventato un ottagono. Della morte. Ogni vertice è un Comune. Una città dove la discarica uccide oppure fa ammalare di cancro. Figure geometriche che imprigionano nei veleni interi paesi. L´ultimo rapporto arriva, lo scorso aprile, dagli studiosi dell´Oms e dell´Istituto superiore di Sanità. Riguarda un periodo di oltre quindici anni: nei comuni dell´ottagono campano sono cresciuti dell´84 per cento i tumori al polmone e al fegato, linfomi, sarcomi, malformazioni congenite.
Mentre c´è stata una impennata della mortalità che ha oltrepassato il dodici per cento nelle donne e il nove per cento negli uomini. In particolare le neoplasie del fegato hanno rappresentato il killer numero uno, colpendo il sette per cento delle donne e il quattro per cento degli uomini. Sul fronte delle malformazioni, il più colpito è stato il sistema nervoso centrale per il quale è stata registrata una incidenza dell´84 per cento in più. Subito seguita da quelle dell´apparato urogenitale che è stato dell´83 per cento nelle aree più a rischio.
Tutto questo accade nell´ottagono della Campania. Che vuol dire, in provincia di Napoli, i Comuni di Bacoli, Acerra, Caivano, Giugliano. E Aversa, Castelvolturno, Villa Literno, Marcianise nel casertano. Ma già nel 2004 la prestigiosa rivista scientifica d´Oltreoceano "Lancet oncology" aveva pubblicato dati inquietanti, che diventarono oggetto di discussione nel mondo scientifico. Erano basati sul Registro tumori della Asl Napoli 4, comprensorio del nolano. Il famoso "triangolo". Nei comuni di Acerra, Marigliano e Nola (distretto 73) era stata registrata una impennata di vittime che copre quasi tutto il territorio della Asl Napoli 4. È impressionante il raffronto tra l´incidenza in Campania e sull´area studiata: per il fegato l´intera regione raggiunge quota 23.6, contro il 56.4 del distretto 74; per la vescica 25.9 contro 32.4; per la leucemia 17.6 contro 20.7.
Gli otto comuni coinvolti sono tutti vicini o circondati da sversatoi illegali. Lo stesso scenario che potrebbe riproporsi a Pianura dove molti dei manifestanti hanno dichiarato: «Tutti noi abbiamo almeno un familiare malato in casa». Il riferimento è al passato. Fatto di trent´anni di rifiuti abbandonati nel cratere vulcanico di contrada Pisani dove ancora oggi sono visibili da lontano le esalazioni di gas, la vegetazione ingiallita dalla contaminazione batterica e i liquami del percolato. Gli stessi elementi che, nello studio degli esperti, avrebbero causato altrove l´aumento di patologie gravi e mortali. Mentre è certo, anche alla vigilia dell´utilizzo della discarica di Pianura, che non sono stati fatti prelievi per tenere sotto controllo il territorio prima, durante e dopo l´apertura del sito. I tecnici dell´Arpac avrebbero dovuto intervenire sabato scorso, ma la protesta sempre più serrata e la sassaiola contro i visitatori indesiderati li ha allontanati e costretti ad abbandonare l´area. E i prelievi. Spiega il direttore generale dell´Agenzia per l´Ambiente della Campania, Luigi Capobianco: «Per fare tutti i campionamenti e avere i risultati di laboratorio ci vogliono tra i quindici e i venti giorni. Ma fino a quando non sarà possibile avvicinarsi alla discarica i tempi si allungano». Dunque Pianura, sul piano tecnico, per ora non può essere aperta senza le garanzie medico ambientali.
Discarica uguale veleni. Anche se, spiega Raffaele Carducci, docente di tossicologia, «sicuramente i metalli pesanti, tra cui cromo, arsenico e piombo, sono i maggiori imputati sia per le patologie tumorali che per la degenerazione degli organi. Possono anche modificare il Dna. Per non parlare delle sostanze organiche che, andando in putrefazione, danno origine alla produzione ed esalazione di ammoniaca». Intanto un messaggio rassicurante arriva dal ministero della Salute: «Nessun danno alla salute è attribuibile all´attuale emergenza rifiuti in Campania». Anche se si sottolinea «l´assoluta urgenza e necessità per la rimozione controllata e immediata dei rifiuti e la prevenzione di eventuali incendi».
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Commenti

Anonimo ha detto…
Contributo interessante!
p.s ti ho citato nel mio blog, nel penultimo post. ;)
meinong ha detto…
Ottimo lavoro amico mio
pietro ha detto…
Se la cosa può incuriosire il sistema usato dal sindaco di Novara non è stato il buonismo accondiscendente di tanti sostenitori della raccoltra differenziata come frutto di una fantomatica cultura, semplicemente l'ha resa obbligatoria, ha fatto pagare grosse multe a chi non si adeguava velocemente e imposto agli addetti alla raccolta di non prelevare immondizia non correttamente separata.
Non per niente alle ultime elezioni il giovane leghista Giordano è stato rieletto a furor di popolo.
Anonimo ha detto…
Sei uno dei pochi - e drammaticamente vale anche per tanti blogger "di sinistra" - che su questa cosa ha scritto cose sensate.
Bravo.
Anonimo ha detto…
Mah, ma non prendere per oro colato quello che c'è scritto su wiki... tutto, ma anche il suo esatto contrario!
mario ha detto…
Per oro colato no, credo che certi dati o si smentiscono in modo credibile o mostrano cosa c'è dietro (nella realtà) a questa questione.

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