Il diavolo e l'acqua santa

Calearo è uno che ha le idee chiare. Come tutti quelli che sono abituati a rapporti diretti, e senza tanto politichese, esprime i suoi concetti andando subito al dunque.
Nel dunque c'è l'idea che per fare politiche di destra (quella del capitalismo neoliberista) il soggetto migliore è un partito "puffo" come il PD.
Una sorta di melassa senza alcuna identità "ideologica" precisa (questa la raffigurazione dei media) e con all'interno un corollario di personaggi trasversali buoni per la raccolta delle figurine panini.
Una sorta di arca di Noè che ha il compito di preservare e di rappresentare, mettendo tutti assieme, i singoli aspetti della società italiana.
In realtà l'ideologia del PD, a dispetto di molti suoi militanti, esiste ed è ben chiara nella testa di tanti imprenditori e lo è sicuramente nelle stanze dei poteri forti. E' l'ideologia "mite", nella forma ma "forte" nella sostanza, che dovrebbe accompagnare, senza tanti scossoni, la ristrutturazione del sistema paese adeguandolo a quei canoni che prevedono poco stato e tanto (tantissimo) mercato.
Un mercato "liberista" a chiacchiere ma monopolizzato da pochi ed eletti soggetti, supportato da una corte di scimmiette alcune delle quali non vedranno, altre non sentiranno ed altre ancora non parleranno.
Attali, socialista francese, durante una sua intervista ha raffigurato il futuro prossimo venturo come una sorta di tunnel in cui spariscono le istituzioni, così come le abbiamo conosciute noi, sostituite da nuovi soggetti trasnazionali che hanno l'obiettivo e la funzione di supportare le logiche del "mercato".
L'impatto sulla società sarà ( ma già lo è) l'accentuarsi delle disuguaglianze all'interno dei singoli paesi, con fette di ricchezza non distribuite, diritti di intere classi di individui e di soggetti spazzati via dalla necessità di rendere individuali i rapporti all'interno della società,questo meccanismo consentirà di gestire al meglio il rapporto tra capitale e lavoro, spezzando solidarietà e forme di lotte collettive.
Per tutto questo il programma dei signori delPD è più funzionale di quello dei loro "concorrenti" berlusconiani allo scopo.
Questi ultimi sono un residuato "di massa" del pensiero piccolo borghese, attaccato ai propri privilegi, focalizzato sulla forma di ordine da dare alla società ma antiquato rispetto alle logiche che dominano l'economia di oggi.
Sarà da questo mix (ordine ed efficienza) che, supinamente, i tanti bei riformatori e le tantissime anime candide si incammineranno, rigorosamente in fila per tre, per dare vita ad un contenitore svuotato da tutti gli orpelli (stato sociale, ad esempio) ma costruito nella logica di un'azienda che deve essere flessibile,poco onerosa nella produzione dei suoi output e costantemente pronta a riorganizzarsi quando è necessario per stare sul mercato .
Non più uno stato ma un sistema paese azienda che dovrà impegnarsi a fondo per la competizione globale.
In tutto questo conteranno solo le relazioni e la capacità di costruirsi la propria nicchia per sopravvivere.
Politica, ideali e massimi sistemi liquidati da zelanti gggiovanotti attratti dal mantra del Veltroni di turno.
I riformisti, nella storia, hanno sempre rappresentato quei signori che di fronte al caminetto raccontano di quando, da giovani, erano rivoluzionari ma poi con l'età che avanza, e la maturità del rincoglionimento senile, riscoprono i veri valori ed il modo corretto per stare al mondo ed in questa società.
Sono gli stessi che, per amor di patria e realismo politico, poco o niente hanno fatto per impedire guerre, raddrizzare torti o semplicemente portare fino infondo in modo coerente la loro visione di società equa.Pronti a gonfiare il petto, a chiacchiere, ma sensibilissimi alle ragioni del capitale. E' un retaggio del passato figlio di quell'approccio che, ad esempio, ha portato ad atteggiamenti schizofrenici quali quelli qui descritti :
"il partito socialista francese tre giorni prima dell'inizio della guerra (1a guerra mondiale) pubblicò un manifesto contro la guerra ed i sindacalisti francesi dissero agli operai nel loro giornale: «Operai, se non siete dei vigliacchi... protestate!» La socialdemocrazia tedesca convocò numerosi comizi di protesta. Presso tutti era ancora fresca la decisione del Congresso internazionale di Basilea. In quella decisione si diceva che in caso di guerra si dovessero impiegare tutti i mezzi per «far insorgere il popolo ed accelerare la disfatta del capitalismo». Ma già il giorno appresso gli stessi partiti e gli stessi dirigenti scrivevano sulla necessità di «difendere la patria» (vale a dire lo Stato-brigante della propria borghesia) e la «Arbeiter Zeitung» di Vienna affermava che bisognava difendere la «umanità tedesca» "

E' la natura stessa del riformismo che, nel girare sempre su se stesso sulle cose da riformare, torna sempre a quella casella di gestione del potere da cui lo osservano compiaciuti signori in doppio petto.
Calearo ha ragione, cosa c'è di meglio di un partito riformista per riformare da destra? Lui la storia l'ha letta ed interpretata bene. Nella sua essenza.

Commenti

Anonimo ha detto…
Sempre interessante, ma lo sai che un po' per volta mi stai togliendo ogni residuo desiderio di fare figli?
Truman ha detto…
Condivido la sostanza del post, ma il riformismo non è sempre stato quello che dici. Federico Caffè aveva un'idea di riformismo molto potente:
Un assillante desiderio che le cose migliorino, ma migliorino anche abbastanza presto, senza aspettare grandi cose proiettate in un lontano ed incerto futuro.
La stanza rossa (pag. 103)
Anonimo ha detto…
Caffè ?
E' dovuto sparire poverino.
Alla vista del riformismo in salsa italiana.

x Mario
Ma non è che invece di Calearo, Veltroni volesse candidare Calimero ?

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