Il paese semplice

Veltroni ha parlato di un paese semplice.
La semplicità riporta ad uno stato dell' esistenza, del vivere quotidiano, in cui ti mancano le ragioni per vivere in modo conflittuale i tuoi rapporti con gli altri. Affinché manchino queste motivazioni, queste cause scatenanti, cosa è che dovrebbe renderci tranquilli e soddisfatti?
E come risolverà la questione del conflitto quel tipo di paese?
E' lo stesso paese da sempre.
E questo ci viene a raccontare che vuole un paese senza spigoli, come se non avessimo già dato abbastanza.
La visione che ha della società il partito democratico è un misto tra quanto possiamo ricavare da una dichiarazione di Rutelli e quanto ci dice Gianni Letta.
Durante un'intervista l'ex radicale ha affermato, riferendosi a ciò che si può osservare dalla finestra di un albergo di lusso, che "Sa cosa si vede affacciandosi da lì? Prima di tutto vecchi materassi e poveri barboni sul camminamento di Porta Piciana. E le pare che si possano pagare 700 euro al giorno per un panorama così?".
Il nipote dell'altro Letta ha risposto a Bertinotti, che definiva ilPD come il partito dei lavoratori e degli imprenditori, in questo modo " Come si fa a pensare lavoro e impresa contrapposti quando di fronte c'è la Cina?"
In sostanza un paese in cui lo sporco è meglio metterlo sotto il tappeto (dove?) perché l'immagine che diamo non può accettare che una realtà di quel tipo riporti tutti con i piedi per terra.Un paese da armonizzare al basso, riducendo la questione del convivere e degli interessi agli interessi dell'impresa e del mercato. avendo come punto di riferimento un concetto della crescita della ricchezza e della sua distribuzione legato al PIL, alla produttività e a quant'altro faccia parte dell'armamentario di un'azienda. Che la questione sia anche quella di ridistribuire equamente quello che c'è già, quello che è stato rapinato negli anni e consolidato in rendite di posizione e conti bancari esteri sembra un non problema.
Che questo modo di vedere la realtà (e di imporlo) produca di fatto emarginazione, violenza e conflitto sembra non sfiorare le certezze di questi riformatori.
E quanto è diverso questo realismo dalla filosofia dei padroni, ad iniziare dall'800 per arrivare fino ad oggi?
Non c'è novità nell'idea del paese semplice. La sua ideologia è quella di un paese che rinuncia alla "dialettica" ed al"conflitto"per il bene supremo della nazione.Un modo di vedere le cose che può giustificare qualsiasi cosa come guerre e rinuncia a diritti.Ed è una visione moderna questa? O non è la visione disperata di chi in realtà non ha progetti e tira a campare?Dove è la novità rispetto al pensiero "forte" del primo capitalismo selvaggio?
Cosa volete che ci importi del paese semplice quando il punto è sopravvivere?
Quello che pensiamo, al contrario, è che non si può prescindere dalla complessità se si vuole riformare in senso solidale e con un progetto sostenibile per noi e per le future generazioni questo paese.Se il punto è la competizione economica abbiamo già perso.
Nel video che propongo, c'è la testimonianza della complessità e del conflitto. Di quello che divide e non potrà mai unire.Delle ragioni che fanno avanzare e non arretrare.E' vecchio si dirà. Ma ascoltateli bene quei lavoratori e provate ad indagare come fece Pasolini tra cantieri e boite o call center. Pensate di trovare parole o rabbia diversa?La realtà è che ci manca Pasolini, il resto è immutato nel tempo.


Commenti

Anonimo ha detto…
Ottime le due dichiarazioni.
Evidenziano proprio quella disperazione di cui parli
L'appello alla volgarità forzitaliota cui fanno riferimento.
Il barbone da civilizzare per rendere garbato il panorama dello straricco.
Come sintetizza le cose Rutelli non ce ne è per nessuno

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