Il sindacalismo di base e quelli che producono chiacchiere

C'è un ritratto, oggi sulla Stampa, di quello che significa fare il sindacalista o, se volete, il militante o, se volete ancora, il volontario.
Secondo un modo di operare degno di categorie ottocentesche e del secolo scorso, a Torino e provincia, un gruppo di operai passa il suo tempo cercando di convincere, in realtà inaccessibili ai più, qualche collega a trovare il coraggio e la forza di inserire una RSU all'interno della fabbrica.
Scriviamo di persone che, durante il tempo libero o perchè in cassa integrazione o pensionato,girano tra boite e piccole realtà per promuovere assemblee sindacali e fare proselitismo.
Parliamo di compagni e compagne della FIOM che raccontano dei ricatti a cui sono sottoposti migliaia di lavoratori, impiegati in realtà molto piccole, dove non esistono diritti perché il padrone è uno che si è fatto il culo e mai farebbe entrare un sindacalista in fabbrica, dove non si capisce cosa sia la 626, e dove devi fare attenzione a non chiamare la Asl o l'ispettorato del lavoro perché quei lavoratori ti chiedono di non calcare la mano anche se quello che vedi ti fa girare lo stomaco.Il rischio di perdere il lavoro loro non lo possono correre, e per quello si può accettare di rinunciare ad alzare la testa dal tornio qualsiasi sia la cosa che ti accade intorno.
Una realtà fatta da più di 700 aziende nella sola zona di Torino, con un tasso di sindacalizzazione pari al 25%.

Gaetano Perez, operaio, a chi lo intervista dice:"E' una soddisfazione. A volte basta spiegare che la busta paga è sbagliata. O annunciare un'assemblea perchè vengano fuori scarpe e guanti da lavoro. E poi vedo come stanno peggio i giovani rispetto a come stavamo noi.Sono sfiduciati.Io da ragazzo andavo a Rivalta contento, questi sono tristi."

Un paio di post fa scrivevo che per fare cose straordinarie è necessario contribuire a risolvere questioni ordinarie.Sono legato ad una visione della società che i più catalogano come superata ed ottocentesca. Magari persone che non hanno visto quello che c'è fuori dal loro orizzonte, ingessati dall'appartenenza ad una classe sociale che alza le spalle di fronte a ciò che c'è ma che loro si ostinano a chiamare in un altro modo.
Sono convinto che, nel suo oscillare, il tempo ha riportato le lancette della storia al punto di partenza. Al momento in cui iniziava un periodo di accumulazione delle ricchezze e di sfruttamento del capitale umano dal quale hanno avuto origine lotte e momenti duri di confronto tra classi sociale antagoniste negli interessi e nella visione della società.Interessi netti e precisi, difficilmente mediabili o che lo sono solo in parte.

Sono convinto, allo stesso tempo, che non è più tempo di grandi discorsi o di progetti costruiti per qualcun altro. Oggi conquistare un centimetro vale molto di più del pensare di progettare un Km. di ponte.Penso che dovremmo concentrarci di nuovo sulla conquista dei centimetri.Presidiare quegli spazi che erano nostri, costruire modalità di vita e di relazioni sociali che siano in parallelo ed antagoniste rispetto a ciò che è dato.
In questo penso che la responsabilità di chi si dichiara appartenente alla sinistra sia immensa di fronte a persone come l'operaio Gaetano Perez.
Lui fa e molti altri pontificano a fanno solo chiacchiere.Producono discorsi ed analisi sulle ragioni del cambiamento epocale, sui motivi per cui andare o non andare a votare.Ognuno di loro (noi) sarà solo di fronte alla sua coscienza e potrà in solitudine provare a rispondere ad una semplicissima domanda " Ma, alla fine di tutto questo chiacchierare, cosa mi fa uguale all'operaio Perez di fronte a quella massa sterminata che quelli come lui rappresentano?"

Commenti

Anonimo ha detto…
E' così. Nella mia attività sindacale un'attenzione vale mille discorsi.

Pensatoio
Anonimo ha detto…
E' così. Nella mia attività sindacale un'attenzione vale mille discorsi.

Pensatoio
BC. Bruno Carioli ha detto…
Come da sempre, dal particolare al generale.

Post popolari in questo blog

Meglio di così si muore

L'odio di classe