Critica del libro di Tremonti

Fonte:http://crisis.blogosfere.it/

Terzo in classifica assoluta, primo in classifica per la saggistica, il libro "La paura e la speranza" di Giulio Tremonti è un bello scossone.

L'ho appena finito, e ho appieno la sensazione di averne letti due, di libri. Il primo, che corrisponde alla prima parte, è una lucida analisi della catastrofe a cui stiamo andando incontro a testa bassa. Sembra impossibile leggere Tremonti che scrive cose tipo:

Come se l'universo fosse un supermercato, stiamo consumando il futuro dei nostri figli, con il rischio di farlo tanto in fretta da vedere noi stessi il risultato delle nostre azioni.

Parla di fine delle risorse, parla di disastri ambientali, parla di crolli finanziari imminenti. Parla di banche rapaci, di consumismo dissennato, di politica compiacente. Responsabile la globalizzazione, e quello che Tremonti chiama "mercatismo", lapalissiano sinonimo di liberismo che lo stesso autore sa di non potere mettere apertamente in discussione pena la gogna pubblica. Il dogma, se si discute, si deve far finta di discutere altro. Insomma, viene voglia di abbracciarlo piangendo e sussurrargli, "Grazie, grazie!": finalmente un politico italiano che osa l'indicibile.

Poi comincia la seconda parte. Dove Tremonti fa se stesso: l'uomo di genio che crede di poter discettare su ogni cosa sotto il sole anche se non è in grado. E Tremonti, se pur economista di pensiero laterale, il filosofo non lo sa fare. Dopo aver precipitato il lettore ignaro nell'incubo angosciante che noi qui conosciamo bene, glissa graziosamente sul fornire risposte da economista. O meglio: offre risposte talmente assurde da sospettare il ghost writer. Un fumoso "recupero di valori" (che quando mancherà il riscaldamento poco ci difenderà dal freddo), le radici giudaico-cristiane (idem con e senza patate), l'Europa baluardo di civiltà contro il pericolo cinese (o non c'era una catastrofe incombente? i cinesi ne saranno miracolosamente immuni?), la solita "famiglia" che non c'entra niente ma non guasta mai.

Volendo discettare di Dio e radici culturali come risposta alla crisi, avrebbe fatto meglio a leggersi cosa diceva il compianto Bakhtiari.

Insomma l'impressione, volendo esser buoni, è che Tremonti abbia lanciato il sasso e poi opportunamente nascosto la mano. Volendo esser cattivi, è che la prima parte del libro se la sia fatta scrivere da Naomi Klein e la seconda da Giuliano Ferrara.

Commenti

Anonimo ha detto…
Operazioni del genere le ha fatte anche Luttwak
Non mi affaticherei tanto
pietro ha detto…
Tremonti certe cose la ha sempre dette, non per niente lo facevano scrivere sul Manifesto, poi non è un economista, è un tributarista, cioè poco piu che un ragioniere commercialista.
La Tela di Penelope ha detto…
Tremonti è un volpone oltre ad essere un'opportunista. Sterza verso un'economia dalle suggestioni neocolbertiane riducendo il PD ad essere l'unico partito liberista dell'arco parlamentare in un momento in cui il liberismo sta producendo una crisi finanziaria globale. E questi propositi generano molto consenso perchè sono ricette più comprensibili, più immediate; le paure economiche si sposano alle tante altre paure indotte. Su questo terreno a sinistra c'è molto da riflettere, sui modelli economici alternativi da saper proporre che non siano l'equo-solidale .
Per esempio, perchè deve essere Belusconi a parlare di intervento pubblico in economia, ovviamente con i suoi modi e i suoi interessi?

Per il resto bisogna vedere se dalle parole passeranno ai fatti, se l'impostazione economica sarà veramente quella protezionistica sbandierata da Tremonti o faranno il solito gioco delle tre carte.

La cosa certa è che sottovalutare la presa che questi temi economici possono avere sarebbe un pessimo inizio. Tremonti va smascherato non ignorato.
Unknown ha detto…
Non ho letto il libro di Tremonti, ma ho girato molti siti che ne parlano, dove la critica standard è:
a) il protezionismo è sbagliato;
b) non è tecnicamente applicabile.
La tesi a) non viene mai dimostrata; c'è scritto sui libri di testo e tanto basta; non vengono mai portate analisi o ricerche sulla situazione attuale. b) semplicemente non è vero, perché ogni accordo si può modificare.
Anch'io, come è stato fatto notare acutamente da Penelope, ho avuto l'impressione che lo scopo fosse semplicemente quello di additare la sinistra come forza indifferente alle reali condizioni dei lavoratori e complice del capitale finanziario (vedi le campagne di Libero sulla sinistra che favorisce le banche).
Alla resa dei conti, è probabile che Tremonti dirà "Volevamo proteggere le imprese italiane, ma l'Europa ce l'ha impedito."

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