Paradisi esotici per investirori 2
E' forse anche l'occasione per qualche ragazzotto di scoprire nuovi orizzonti e farsi venire in mente qualche idea che concretizzi qualcuna delle magnifiche opportunità presenti nel globo.
Ieri era il Messico con le sue fabbriche per nuovi schiavi.
Un posto dove la destra al potere non si pone tanto il problema dell'ordine pubblico quando a crepare sono i diseredati.
Oggi tocca al Brasile.Non si parla di spiagge ma di movimenti di contadini in lotta.
Cazzo di categorie ottocentesche.
Magari abbiamo bisogno di rivedere alcune cose però il sospetto è che giri un pò d'informazione interessata d ideologica sulla necessità di superare il muro del conflitto.
Sarà...."sarà che guardandoci intorno continuiamo a coltivarlo questo maledetto muro".
Fonte :alacalle.
Il conflitto per la terra in Brasile è il lascito di un’iniqua distribuzione della ricchezza che caratterizza l’intera società brasiliana. In molte regioni rurali del paese è in corso un conflitto non dichiarato che dura da circa 50 anni, che contrappone i movimenti organizzati dei contadini poveri e le milizie dei grandi proprietari terrieri.
La mancata riforma agraria, questione pendente del Brasile odierno, è alla radice delle rivendicazioni dei movimenti che intendono difendere i diritti della popolazione povera che risiede nelle aree rurali. In molti casi, i latifondisti sono eredi della struttura sociale del periodo coloniale portoghese, detengono migliaia di ettari di terreni improduttivi, sfruttano il lavoro schiavo e organizzano milizie armate per ostacolare le occupazioni organizzate dai sem-terra. In Brasile, il modello basato sull’esportazione di prodotti agricoli ha prosperato per 400 anni, fino al 1930, mentre la rivoluzione borghese compiuta da Getúlio Vargas ha lasciato intatto il sistema di potere nelle campagne. Oggi, l’1% dei proprietari possiede il 56% delle terre coltivabili, corrispondente a 133 milioni di ettari.
Essendo il Brasile un paese di dimensioni continentali, non è corretto ridurre la grande proprietà al modello di latifondo poco produttivo, a causa della presenza, radicata negli Stati del sud, di un’agricoltura industriale trainata dalle esportazioni. Tuttavia, il paese risente della mancanza di strumenti giuridici consolidati per favorire la piccola proprietà e quindi per sradicare la povertà endemica che caratterizza la vita dei contadini, mentre nelle aree più arretrate i latifondisti concentrano il potere economico, politico, giudiziario e sulle forze di polizia. Negli Stati più arretrati si concentra la maggiore conflittualità fra i movimenti per la riforma agraria e le milizie dei latifondisti. Il governo di Luiz Inácio Lula da Silva, entrato in carica nel 2003, non è riuscito a implementare una seria riforma agraria, tuttavia ha cessato di considerare la questione come secondaria. Tuttavia, l’attuale governo federale è ostaggio dei partiti che lo sostengono in Parlamento, i quali – con circa 180 deputati su 530 – rappresentano gli interessi dell’oligarchia terriera degli Stati più arretrati, dove maggiore è la concentrazione della terra.
I movimenti organizzati dei lavoratori agricoli, diffusi in tutto il paese, hanno promosso una strategia di protesta pacifica, finalizzata a sensibilizzare i contadini poveri e l’intera società brasiliana. Le marce lungo le strade statali mirano a sensibilizzare i contadini poveri, che spesso non hanno accesso a mezzi di informazione e non hanno strumenti per mobilitarsi, mentre le occupazioni di edifici pubblici servono per premere sulle istituzioni incaricate della riforma agraria. Il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) rappresenta l’espressione più conosciuta a livello internazionale delle lotte per la terra in Brasile.
Il MST nasce nel 1984 ed eredita l’esperienza di decenni di lotte ed occupazioni per una migliore distribuzione della terra. Nel corso degli anni ’90, il MST costruisce una rete di solidarietà internazionale e propone azioni che superano la dimensione agraria, finalizzate ad un cambiamento radicale della società brasiliana. Il Movimento ha partecipato anche all’organizzazione dei 3 Forum Sociali Mondiali che si sono tenuti a Porto Alegre (Rio Grande do Sul), sensibilizzando migliaia di partecipanti su tematiche quali la riforma agraria, l’agricoltura sostenibile, la deforestazione del’Amazzonia e le condizioni delle centinaia di migliaia di emarginati costretti ad abbandonare le campagne per ingrossare le file del sottoproletariato di metropoli come Rio de Janeiro e San Paolo.
In 20 anni di attività, migliaia di famiglie di senza terra sono state insediate in seguito ad occupazioni dei cosiddetti “latifondi improduttivi”, tuttavia i grandi proprietari hanno ricorso continuamente alla violenza per respingere le invasioni e non hanno risparmiato gli attivisti politici dalle rappresaglie. Oggi, il MST rappresenta la maggioranza dei 4.8 milioni di famiglie di senza terra, corrispondenti a circa 15 milioni di brasiliani, promuove una serie molto vasta di attività che vanno dall’educazione all’appoggio delle rivendicazioni dei movimenti urbani e può contare su almeno 20.000 attivisti, presenti in tutti gli Stati del Brasile.
A 21 anni dalla fondazione, il MST rappresenta la principale forma di resistenza organizzata all’aristocrazia terriera latifondista e alle grandi multinazionali, promuovendo i diritti di milioni di contadini senza terra, salariati e piccoli proprietari. Anche se è diventato famoso in tutto il mondo per propugnare una distribuzione più equa dei milioni di ettari di terreni improduttivi, il MST ha premuto per una serie di cambiamenti importanti della legislazione nazionale brasiliana. Da anni, il Movimento spinge per la costituzione di linee di crediti agevolati per i piccoli proprietari agricoli, per la messa al bando delle sementi transgeniche e per il disarmo delle milizie private dei latifondisti.
La strategia più utilizzata dai militanti del MST è l’occupazione pacifica dei latifondi considerati improduttivi, finalizzata al riconoscimento dell’improduttività dei terreni. I latifondisti temono le invasioni poiché, se sono seguite da una dichiarazione governativa che attesta l’improduttività dei terreni, ne comportano l’esproprio e l’assegnazione a famiglie di senza terra, mentre il proprietario riceve un rimborso dallo Stato federale. Per evitare ciò, i grandi proprietari cercano di sgomberare gli accampamenti del MST prima che gli apparati governativi incaricati della riforma agraria si interessino ufficialmente della questione.
I militanti sem-terra, i missionari e i membri dei partiti di sinistra (come il PT) sono il bersaglio dell’attività di intimidazione e di eliminazione fisica promossa dai grandi proprietari i quali, per ribattere alla strategia delle occupazioni, invadono le terre che appartengono ai piccoli contadini e allo Stato federale e le recintano, impedendo che il governo possa costituire piccoli insediamenti sulle sue proprietà.
Gli Stati maggiormente colpiti dalle pratiche di appropriazione illegale delle terre sono: Pará, Acre, Amazonas, Maranhão, Mato Grosso, Rondônia, Roraima e Tocantins. La concentrazione della terra in questi Stati e i furti a discapito del governo federale sono il risultato di una storia di secolare impunità, caratterizzata dall’assenza di un potere giudiziario imparziale e da forze di polizia corrotte. Da oltre un secolo, i latifondisti organizzano milizie armate private (milícias) che raccolgono lavoratori salariati delle loro proprietà e membri delle polizie statali.
Le milizie svolgono una serie di funzioni: scoraggiano e reprimono i tentativi di invasione dei sem-terra; invadono con violenza i terreni pubblici e quelli di piccoli proprietari, aggregando nuovi terreni al latifondo; organizzano gli omicidi di militanti politici e di missionari scomodi. I cosiddetti crimini di pistolagem rappresentano una minaccia seria alla vita civile di molti Stati del Nord e del Nordest del Brasile, in quanto sono il risultato della formazione di organizzazioni illecite che godono dell’appoggio di membri delle istituzioni. Spesso, la polizia agisce come braccio armato dei potentati locali, vale a dire i grandi latifondisti e l’apparato burocratico ad essi contiguo. Alcuni vescovi hanno denunciato queste reti di complicità e la consuetudine dei grandi proprietari di occupare la maggior estensione di terra possibile, per collocare allevamenti estensivi e per lo sfruttamento del legname. Tuttavia, le proteste della Pastorale della Terra servono a poco, in assenza di interventi rapidi del governo federale. Il MST raramente ha risposto con la violenza a questo tipo di azioni, tuttavia qualche gruppo di militanti, che agisce in aree ad alto rischio, è provvisto di piccoli arsenali di armi da fuoco, per difendersi dagli attacchi delle milícias.
Dal 1985, gli omicidi riconducibili a gruppi armati che agiscono per conto di latifondisti sono stati circa 1.400 (compresi quelli di 400 attivisti), il 92,5% dei quali è rimasto impunito. A questi, va aggiunto un numero imprecisato di lavoratori nei latifondi che, dopo essersi ribellato contro le condizioni di schiavitù, è stato eliminato fisicamente. Nel 2004, 36 sono state le vittime – attivisti sem-terra, missionari, índios – direttamente riconducibili alla violenza nei campi, mentre all’inizio del 2005, erano 213 gli attivisti minacciati e privi di protezione della polizia. È riconosciuto da molti che il sistema giudiziario di alcuni Stati (come Paraíba e Pernambuco) è controllato da rappresentanti dei latifondisti, che spesso decidono di non trattare i casi di omicidio di lavoratori senza terra e di attivisti politici. Dal 1985 al 2004, solo 15 mandanti e 64 esecutori materiali sono stati condannati; su un totale di 1.024 processi, risultanti da oltre 1.400 crimini, solamente il 7,6% sono stati portati a termine.
Secondo i dati elaborati dalla Commissione Pastorale della Terra, nel corso del 2004 quasi due milioni di brasiliani (corrispondenti a 385.899 famiglie) sono state coinvolti direttamente in 1.543 conflitti nelle aree rurali. Nel 2003, gli episodi di conflittualità registrati sono stati 1.690, nel 2002 925, nel 2001 880 e nel 2000 660.
Secondo gli esperti, la crescita della conflittualità è la conseguenza di due dinamiche: da una parte, la crescita delle aspettative di riforma agraria, dall’altra l’occupazione illecita di terreni da parte dei grandi produttori, con l’espulsione dei piccoli proprietari e dei sem-terra. Fra i motivi che hanno contribuito all’aumento delle aspettative dei movimenti per la riforma agraria, va ricordata la nomina di Marcelo Resende, membro di una ONG vicina al MST, alla presidenza dell’Istituto Nazionale per la Colonizzazione e la Riforma Agraria (INCRA).
Un altro aspetto del conflitto per la terra, spesso dimenticato, riguarda le riserve indigene, istituite da decenni da parte del governo federale ma costantemente minacciate da latifondisti, commercianti di legname e garimpeiros (cercatori di minerali preziosi). Dei 430.000 índios brasiliani, circa 130.000 risiedono in 50 aree ancora non ufficialmente demarcate, per questo vivono in una situazione di conflitto latente con i grandi proprietari terrieri. Da questo punto di vista, gli Stati che presentano i fuochi di maggiore tensione sono: Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Pará.
Per riassumere, si osserva che la maggiore conflittualità si registra nelle aree in cui la concentrazione delle terre è elevata, la riforma agraria è ferma, i progetti di sfruttamento del territorio avanzano e lo Stato è assente. Il Piano Nazionale di Lotta alla Violenza nelle Campagne, elaborato dal governo Lula, ha registrato gravi ritardi nell’implementazione. Tuttavia, in assenza di un piano per una migliore distribuzione delle terre, questa misura non può abbassare il livello dello scontro fra contadini poveri e latifondisti.
Commenti