La paura


Ci spiegano che la percezione di un fenomeno è qualcosa di più del fenomeno in sé.
Non conta quello che l'esperienza empirica ti dimostra, conta quello che ti raccontano e che tu trasferisci nel tuo rapporto con la realtà.
Per descrivere questo rapporto con la realtà non ho di meglio che copiare la trama del mito della caverna (tratto da wikipedia).


"Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.

Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.

Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.

Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.

Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.

Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:


« è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. »

(Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)

Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento ed, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte."

Questo preferire le ombre alla realtà e la fatica che richiede elaborare in modo diverso il nostro rapporto che c'è con la società ci porta ad isolarci dal contesto, pensare che in fondo non ne vale la pena.

A quello della caverna,per noi, si sostitusce il mito dell'isola e la voglia di mandare a ramengo tutto pensando che, forse, spendere il tempo che rimane a cercare di convincere gli altri a guardare il sole è tempo speso male.E che il nostro tempo è una risorsa non infinita.

Quello che ci stanno costruendo attorno è un mondo fatto da tanti muri.Oltre quei muri la sostanza delle cose non muta, i rapporti di forza rimangono identici, anzi peggiorano a favore dei soliti noti.
Vandana Shiva nel suo libro India spezzata, sintetizza bene il rapporto che c'è tra l'uso della paura ed il contesto del mondo globalizzato:

"l'insicurezza e le inevitabili ricadute della globalizzazione accrescono la vulnerabilità dei cittadini nei confronti delle politiche che teorizzano l'esclusione.Per chi esercita il potere , la politica dell'esclusione sta diventando una necessità: va a colmare il vuoto creato dalla crisi della sovranità economica, del welfare state e di una politica fondata sui diritti economici per tutti, sostituendovi una politica dell'identità.Per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi della globalizzazione-la mancanza di lavoro, di mezzi di sostentamento e di beni essenziali-il fondamentalismo e la xenofobia intervengono come strumenti della globalizzazione capitalista.Dividono,distolgono e distraggano la gente garantendo al progetto di globalizzazione una sorta di immunità"

In sostanza mentre siamo impegnati a parlare di sicurezza si ristrutturano i diritti essenziali, mentre si ipotizzano ronde e città con coprifuoco si normalizzano le relazioni tra capitale e lavoro a favore del primo, mentre si fa vedere lo stupro del rumeno, in televisione, si tace sulla consistenza dei fenomeni e, cosa più importante, sul fatto che dovremmo guardare meglio a casa nostra.mentre si armonizza il sistema produttivo e si dilata il tempo di lavoro non si fa nulla contro la progressiva crescita della povertà nel paese, così come non ci si interroga su quello che significhi il togliere tempo ai rapporti con gli altri , con i propri figli per dedicarlo a produrre sempre più cose inutili.Il tutto parlando, scientificamente, allo stomaco rancoroso ed incazzato di individui che, progressivamente, si sentiranno sempre più impauriti rispetto a ciò che non riusciranno a governare della loro vita.
Risalire alla catena delle cause e delle relazioni tra le stesse, oltre che spiegare i fenomeni che generano, sarà fatica improba ed il risultato non è certo.

Lo scenario che ci si presenta,per il futuro prossimo venturo, è quello di un mondo in cui qualsiasi bene diventa oggetto di scambio e di business.L'acqua ed anche la qualità dell'aria che respiriamo.Nello stesso tempo le risorse disponibili sia in campo energetico che alimentare sembra non siano infinite.Questi elementi combinati alla correlazione che esiste tra domanda ed offerta ed alla prevedibile ulteriore crescita dei prezzi che effetto potrà avere sulla nostra società? Una società che invecchia progressivamente e che si impoverisce in modo proporzionale (per fasce sempre più ampie della popolazione) alla necessità di dover scegliere cosa e come consumare in rapporto al reddito disponibile.

Probabilmente si dovranno modificare stili di vita e di consumo in un contesto nel quale manca la capacità di trasmettere una visione che sia altro sia dei modelli di sviluppo che dei rapporti sociali.

Ecco, rispetto alla dimensione di questi problemi e delle scelte tutto tace, in compenso il nostro orizzonte è rappresentato da Bondi ai beni culturali e Veltroni all'opposizione.Con la testa all'interno di una cornice che ricorda tanto il sentimento di Verona.


Commenti

Anonimo ha detto…
E' esattamente così.
Con Veltroni che però, per quello che sento, proprio all'opposizione, non è.
Se ci fosse un'opposizione, molto che dici non sarebbe così scontato..
ciao
Cloro
Anonimo ha detto…
Si è contenti perchè si è fatto un governo velocemente, un governo che deve governare.
L'auto deve essere veloce ed efficiente, ma non la guidi tu. Tu fai il passeggero e zitto.
Anonimo ha detto…
Su paure..percezioni..hai per caso visto "l'infedele" ieri sera?
mario ha detto…
Cloro,
ci fosse un'opposizione...Veltroni l'ho usato per paradosso.La questione è come raccoglierla e dare consistenza operativa all'opposizione che è fuori dal palazzo.
Italo,
passeggero forzato.
Moltitudini,
qualcosa e velocemente.

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