La rabbia dei nazifasci
Quello che segue è parte dell'articolo che, sulla Stampa, parla dell'ambiente nazifascio nel quale si sono formati i cinque eroi che hanno ucciso a calci un ragazzo a Verona.
Quello che continua ad emergere, nella subcultura di questa gente, è l'idea che la rabbia sia lo sfogo di fenomeni sociali che hanno la loro causa nell'immigrazione.
Loro sono arrabbiati perché l'onore di andare a cercare lavoro e pane, in giro per il mondo, lo concepiscono solo quando si indossa una mimetica, un basco e con un mitra in mano si porta la civiltà giudaico cristiana a plebi che hanno bisogno di essere civilizzate.
Magari se nel passato di qualche loro parente, trattandosi di genti del Veneto, c'è stata la valigia di cartone per risolvere il problema questo non conta.
Che rabbia può avere uno che passa il tempo a vendere servizi finanziari? o che fa lo studente di liceo a 20 anni?La rabbia di non sapere come passare il tempo o quella dell'emarginazione e del sentirsi gli ultimi della terra?La rabbia dei borghesi che hanno bisogno di mantenere pulita la loro vetrina e che si incazzano per il barbone davanti al negozio, o quella di dover sopportare l'arroganza e l'ignoranza di gente che, solo perché sei nero, ti tratta da merda?
Che rabbia ha questa gente da giustificare quello che fanno? La caccia al marocchino o quella al terrone?
Che merda esce dalle loro pance quando cagano e pensano contemporaneamente?
Adesso hanno anche uno che, dallo scranno della camera, li tratta da teppisti e li paragona a quelli che bruciano le bandiere d'Israele. Come se fosse la stessa cosa.Anzi meno. Probabilmente lui gli ebrei era abituato vederli cuocere nel forno dei suoi avi, non gli torna che ci sia una politica che manifesta contro uno stato né più e né meno come si faceva nel 1896 quando si manifestava contro la guerra in Abissinia, o come si faceva per il Vietnam o come fanno per la Birmania ed il Tibet.
Solo che quelli sono pezzi di stoffa e gli altri sono uomini in carne ed ossa.
Gli uni rappresentano quello che pensi quando ti mettono dietro un muro, gli altri cosa rappresentano?Forse chi i muri li costruisce come lui.
Quello che continua ad emergere, nella subcultura di questa gente, è l'idea che la rabbia sia lo sfogo di fenomeni sociali che hanno la loro causa nell'immigrazione.
Loro sono arrabbiati perché l'onore di andare a cercare lavoro e pane, in giro per il mondo, lo concepiscono solo quando si indossa una mimetica, un basco e con un mitra in mano si porta la civiltà giudaico cristiana a plebi che hanno bisogno di essere civilizzate.
Magari se nel passato di qualche loro parente, trattandosi di genti del Veneto, c'è stata la valigia di cartone per risolvere il problema questo non conta.
Che rabbia può avere uno che passa il tempo a vendere servizi finanziari? o che fa lo studente di liceo a 20 anni?La rabbia di non sapere come passare il tempo o quella dell'emarginazione e del sentirsi gli ultimi della terra?La rabbia dei borghesi che hanno bisogno di mantenere pulita la loro vetrina e che si incazzano per il barbone davanti al negozio, o quella di dover sopportare l'arroganza e l'ignoranza di gente che, solo perché sei nero, ti tratta da merda?
Che rabbia ha questa gente da giustificare quello che fanno? La caccia al marocchino o quella al terrone?
Che merda esce dalle loro pance quando cagano e pensano contemporaneamente?
Adesso hanno anche uno che, dallo scranno della camera, li tratta da teppisti e li paragona a quelli che bruciano le bandiere d'Israele. Come se fosse la stessa cosa.Anzi meno. Probabilmente lui gli ebrei era abituato vederli cuocere nel forno dei suoi avi, non gli torna che ci sia una politica che manifesta contro uno stato né più e né meno come si faceva nel 1896 quando si manifestava contro la guerra in Abissinia, o come si faceva per il Vietnam o come fanno per la Birmania ed il Tibet.
Solo che quelli sono pezzi di stoffa e gli altri sono uomini in carne ed ossa.
Gli uni rappresentano quello che pensi quando ti mettono dietro un muro, gli altri cosa rappresentano?Forse chi i muri li costruisce come lui.
«Come Fiamma Tricolore ci sentiamo molto vicini al sindaco Tosi», dice Alessandro Castorina, segretario provinciale del partito, pure lui ex Skinhead, il negozio Camelot di stoffe inglesi a Porta Trento saltato per aria due volte, una condanna per tentata violenza privata per aver dato dell’«amico dei negri» a un camerata che si era fatto da parte. Giordano Caracino, presidente del Veneto Fronte Skinhead, braccia tatuate, zero capelli, prende le distanze da quello che è successo, poi prende la mira: «Le risse fanno parte dell’euforia giovanile. Noi non siamo per l’etica cristiana del porgere l’altra guancia. Si parla tanto di questa cosa, solo perchè a Verona siamo tutti di destra». I cinque balordi - «Cani sciolti, più cani che sciolti», sorride Caracino - adesso non li vuole più nessuno. «Il disastro è stato fatto vent’anni fa. Gli immigrati andrebbero separati dai veronesi. L’uomo deve stare coi suoi simili», tira le fila il capo degli skin. «Verona è accogliente, l’epurazione degli immigrati avrebbe avuto senso venti anni fa», dice il consigliere Miglioranzi, nel suo ufficio accogliente in Comune con i manifesti di Paolo Conte e degli U2. Una bella differenza con il ritmo indiavolato dei «Gesta bellica» che ascoltavano i cinque ragazzini perbene che «si sono rovinati la vita», ammazzando a calci e pugni uno qualunque incontrato per caso, una sigaretta negata a innescare la miccia e a far esplodere la rabbia che cova in questa città che da vent’anni fischia i giocatori di colore allo stadio, la caccia al marocchino è l’altro sport e alla fine parla solo di lirica all’Arena e di Giulietta e Romeo.
Commenti
ti rivolgo una domanda la cui risposta potrebbe non essere così scontata e confido nel tuo buonsenso e nella tua intelligenza per aiutarmi a trovarla.
sui fatti di Verona e sulle cazzate dette da Fini HO DETTO LA MIA sul mio blog anARca. se vorrai leggerlo, mi farà piacere.... ma non è essenziale per questo, adesso.
c'è dhe non posso fare a meno di coltivare un dubbio.
posto che - massacrare di botte un uomo 5 a 1 o 5 a 2 e infierire su di lui mentre è a terra è nel 99,9% dei casi una viltà e un'infamia (escludo alcuni casi limite di legittima difesa e rabbia, tipo quando agguanti chi ha sodomizzato tuo figlio di 11 anni o ammazzato l'amore della tua vita....);
posto che - nessuno dovrebbe morire in genere, e meno che mai per ragioni così futili e gratuite;
posto che - la "caccia al diverso" in branco è un'attività da teste di cazzo. e non da uomini.
mi chiedo però....
se i delinquenti di Verona non siano le vittime e i capri espiatori di un gioco più grande e terribile: quello della criminalizzazione di ogni estremismo.
e non possiamo nasconderci, né tu ne io, che per chi contesta dall'estrema destra come dall'estrema sinistra il sistema infame attuale (produci-consuma-crepa) è ora nel mirino dei padroni del vapore: grande capitalismo e sionismo.
e non è un caso che i pennivendoli di regime (vedi Corriere della Ser(v)a) caccino fuori il problema Naziskin o Black Block solo quando fa comodo loro, facendone uno dei problemi da indignazione a comando, tipo rumeni o immigrati, o altro...
insomma io sento un'aria di normalizzazione delle teste e delle coscienze che NON MI PIACE.
e te lo dico come militante, sia pure dalla parte opposta alla tua.
insomma sarebbe il caso di capire che dietro alla condanna di fatti gravissimi c'è una vile strategia di repressione che rischia di travolgere non solo i teppisti idioti (come è giusto) ma anche chi combatte con metodi scomodi e plateali (vedi bandiere bruciate) il sistema di merda che vogliono imporci.
tu come la vedi?
un saluto dall'anARca.