Sante
Sante, bandito e proletario.Protagonista nel 67 insieme a Cavallero (pentito nel 1988) di una feroce rapina a Milano. Quattro morti e sedici feriti al termine di una sparatoria che coinvolse mezza città.
Sante era un "terrone" che quando arrivò si trovo immerso in una realtà della quale la prima cosa che colse era la netta separazione tra chi i soldi li faceva e chi li faceva fare.
Sante è stato un militante del PCI. Iscritto alla FGCI, colpito dalle storie che i partigiani si raccontavano in sezione. In attesa, come molti, di una rivoluzione che doveva venire.
Crepaldi, partigiano, gli insegnò ad usare il mitra.
Con quello iniziò la sua avventura di "bandito".
E' stato uno dei primi, in quegli anni, a dare alle rapine una connotazione di esproprio per una giusta causa. Pensava che i soldi che prendeva servissero a finanziare armi e rivoluzioni in america latina.
Solo poco prima di essere catturato Cavallero gli raccontò che quei soldi eranoo stati sperperati.
Erano gli anni 60 ancora prima del 68.
Da una sua lettera
Volterra, gennaio 1971.
19 settembre 1970. Sono da poco le sette del mattino, passi cadenzati si odono nella sezione, la terza superiore del penitenziario di Volterra... Odo i passi arrestarsi di fronte alla mia cella, la n. 23, lo scatto del pesante passante che blocca la porta, che viene spalancata, innanzi a me due brigadieri ed una decina di guardie, vengo invitato ad uscire, obbedisco, ed in mezzo al plotone mi incammino verso l'uscita. Faccio una domanda, mi viene risposto che non sono tenuti a darmi delle spiegazioni, replico la domanda, mi informano che debbo essere isolato.
Scendo tranquillamente le scale sino ai sotterranei del castello, ove con mia grande meraviglia altri miei compagni sono già stati condotti prima. Vengo introdotto in una cella, con un letto di contenzione al centro, mi spogliano completamente nudo intorno ci sono una ventina di guardie.
In un istante mi sono addosso con calci e pugni, cerco di coprirmi, grido, chiedo il motivo di quel linciaggio, ricevo altri calci, pugni, con una cattiveria ed una selvaggità mai veduta. Fortunatamente la lunga pratica sportiva, la difesa del caraté e la robustezza fisica acquisita praticando il sollevamento pesi negli anni passati, mi sono di aiuto a parare molti colpi, che avrebbero potuto provocarmi serie lesioni. Odo gridare anche gli altri compagni nelle celle accanto, addirittura piangere e gemere di dolore. Un poderoso pugno mi raggiunge in pieno volto, mi sanguina il naso, continuano a picchiarmi, selvaggiamente, quasi la vista del sangue li avesse infuriati di più, proprio come l'istinto degli animali feroci, sto per crollare nonostante la mia resistenza fisica. Smettono, mi trascinano nel corridoio ove in uno stanzino c'è un lavabo, mi ordinano di lavarmi il volto che è ormai una maschera di sangue (forse temono che mi restino troppi segni evidenti), vengo spinto ancora fuori del corridoio, vi sono ad attendermi un numero considerevole di guardie, disposte ai due lati, vengo di nuovo preso di mira, infieriscono ancora, soprattutto con calci, il dolore mi fa annebbiare la vista, mi ritrovo pesto e dolorante nella cella, completamente nudo, mi alzo da terra a fatica, cerco di adagiarmi sul letto, mi gira il capo, la nausea, vomito, forse svengo, mi risveglio sul tardi intirizzito dal freddo, chiedo qualcosa per coprirmi, mi viene risposto che non c'è l'autorizzazione.
Intanto ho scolpito nella mia mente alcuni nomi, tre sottufficiali e un agente: P., Z., J. e M. Nelle notti seguenti sono preso da incubi, mi sveglio di soprassalto, mi sembra che ad ogni istante arrivino i miei carnefici.
Ho finalmente modo di vedere gli altri miei compagni, in condizioni pietose, A. Z. e M. A., quest'ultimo forse il più malconcio, è caduto a terra, dove numerosi calci lo hanno raggiunto in pieno.
Gli altri due, M. V. e M. C., non sono stati molto malmenati per la loro avanzata età. Sei giorni dopo dal sotterraneo siamo trasferiti in un'altra sezione, sempre punitiva ed in isolamento, dove poi ci resteremo quasi cento giorni.
La sera del 25 settembre vengo convocato sul tardi dal sostituto procuratore della repubblica generale di Firenze, il quale con mia grande meraviglia sa ogni cosa, evidentemente un compagno è riuscito ad informare la magistratura. A. Z. ed io veniamo interrogati e sottoposti ad una visita medica all'istante dal medico del carcere dottor L., per ordine. Riscontra ecchimosi ed abrasioni sui nostri corpi per cui procede all'apertura di un'inchiesta controfirmata da noi, e dal medico stesso. Dopo qualche giorno veniamo convocati dal comandante del carcere il quale ci contesta di aver opposto resistenza e di aver oltraggiato le guardie che ci portarono nei sotterranei (cosa assolutamente falsa, per giustificare le lesioni riscontrate sui nostri corpi).
Ci contesta altresì di aver introdotto una rivoltella del tipo Flobert calibro 6 nello stabilimento, che a suo dire sarebbe stata trovata nell'ufficio dei conti correnti, ove noi cinque svolgevamo il nostro lavoro di impiegati. Naturalmente, non avendo mai posseduto quell'oggetto respingiamo ogni addebito all'interrogatorio del pretore di Volterra. Nonostante ciò, siamo deferiti alla magistratura, pur avendo subito tutti quegli abusi e violenze; non solo, vengo persino citato come teste per un'altra separata denuncia nei confronti di M. V., al quale lo stesso pretore in udienza infligge nove mesi per oltraggio, per aver offeso un agente carcerario, malgrado essendo stato io stesso presente al fatto, abbia confermato dinanzi ai giudici la totale innocenza del compagno M. V.
Questi avvenimenti sono spesso di ordinaria amministrazione in parecchi reclusori italiani, particolarmente in questo di Volterra.
Le guardie carcerarie sono i più bei campioni di sadismo umano, ogni volta è un piacere per loro far parte della squadra di pestaggio, anzi taluni fanno a gara per entrarci, è una cosa bella per loro colpire in venti o trenta contro uno, linciare nel vero senso della parola un poveretto che nella maggior parte delle volte non ha commesso nulla di male, tutt'al più per aver detto qualche parola in sovrappiù...
- Dichiarazione di Sante Notarnicola.
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