Bombay metafora della società complessa
La città che Sukete Mehta esplora, nel suo libro Maximum city, è Bombay in India.
Questo scrittore si è formato negli Stati Uniti e, come gran parte di quelli che sono andati via dal paese di origine da bambini, conserva dei luoghi natali una fotografia che è sintesi di ricordi melanconici, ombre, odori antichi ed una immagine che non è più quella.
Il quadro che ci fornisce di questa città, dal punto di vista sociale e di quelle che sono le relazioni tra gli individui, è un quadro dai colori accesi ed estremizzati di ciò che oggi circola in quasi tutti gli angoli della terra.
La città di cui parla ha 19milioni di abitanti, due terzi dei suo abitanti occupano il 5 per cento della sua superficie totale, la sua densità per km quadrato era nel 1990 di 6779 persone per Km quadrato. Oggi in alcune zone del centro è di 386.250 abitanti per km quadrato; per fare un paragone Singapore ha una densità di 979 e Berlino, che è la più popolosa città europea, di 436 per km quadrato.
L'economia indiana produceva nel 1950 il 71 per cento del suo Pil nelle campagne, oggi le sole città ne producono più del 60 per cento.
La modernità che viene descritta dall'autore è una modernità che produce "computer, tecnologia, reti neurali,video on demand" e, nello stesso tempo, non è in grado di garantire la fornitura di energia ed acqua potabile alla maggior parte della popolazione.
E' uno sviluppo concentrato su quello che lui definisce "salto dell'asta della formazione di base" in quanto si occupa di produrre "istituti di management di livello mondiale" ma non risolve il problema dell'alfabetizzazione.
La polarizzazione delle opportunità crea scienziati in grado di progettare super computer ma non di tecnici in grado di assicurane la manutenzione, "laurea i migliori cervelli tecnici del mondo , ma dimentica di insegnare al mio idraulico di sistemare il water in modo che funzioni."
Tra il 1992 ed il 1993 a Bombay morirono 1.400 persone negli scontri scoppiati tra la comunità Indù e quella musulmana.
La logica razziale con la quale si produssero quei morti partì da un assunto che ricorda molto le logiche che in seguito hanno prodotto "lo scontro tra civiltà".
"Tra qualche anno i musulmani saranno più di noi, loro sono coinvolti in attività criminali e non si fanno scrupolo di uccidere, mentre un Indù esita prima di farlo e si domanda perché"
La reazione dei musulmani si concretizzò in una serie di attentati che produssero quasi 400 morti."Senza quelle bombe, nessuno di noi sarebbe sopravvissuto"
Nella città di Bombay si vive nella povertà e la si mette al servizio di qualche ras di quartiere.Si sfogano in questo modo le frustrazioni nei confronti dei "borghesi e delle classi agiate".Si accetta la propria condizione di "invisibile" per poi "fare qualsiasi cosa".
"I vandali sono giovani impiegati tuttofare, che sgobbano 12 ore al giorno in uffici dove devono sopportare umiliazioni e persino qualche schiaffo da uomini più ricchi......Tornati al loro slum si sentono chiedere quanto denaro hanno portato a casa....Vivono con la costante sensazione della loro impotenza.Gli insulti, i rimproveri e le delusioni sopportati nella megalopoli fatiscente trovano una catarsi nella esplosione di rabbia.Quando si è in tanti la rabbia è legittima...Possiedi la città in virtù della tua rabbia"
In questo contesto quello che sopravvive è il senso di appartenenza ad una classe di individui, ed ad una comunità, dato dallo spazio fisico occupato, dal mettere assieme le poche risorse disponibili, dal senso di solidarietà che si esprime quando c'è bisogno.
"I miei bambini possono bussare alla porta del vicino all'una di notte e gli danno da mangiare.Se non gli piace il riso col dal della mamma,vanno dai vicini:quando viene a mangiare a casa tuo un bambino è come se venisse Dio.....Se invece i tuoi figli vanno a bussare alla porta del vicino, tu li prendi a sberle.Gli dici che non si fa.Non vuoi che il vicino pensi che non puoi permetterti di nutrirli."
"Domandai ad una delle donne di Jogeshwari se non avrebbe preferito vivere in un appartamento dignitoso piuttosto che nello slum.-C'è troppa solitudine dietro le porte chiuse di un appartamento si può morire e nessuno lo sa- Qui- osservò con soddisfazione- c'è un sacco di gente"
I sistemi economici che convivono sono quelli dati da un'economia che sente l'esigenza di viaggiare a 1.000 all'ora e che si scontra con realtà, fatte da sotterfugi e rendite di posizione, che devono assicurare quel minimo per sopravvivere ai più.
"Non puoi limitarti a chiamare un operaio, devi avviare una relazione con lui....Gli indiani sono artigiani geniali, ma la produzione di massa, e relativa standardizzazione, non fa per noi"
Nel suo viaggio Suketu si perde e non trova bussole sulle quali poter contare per leggere le trasformazioni in atto in quella società.
Le subisce, la descrizione che ci fornisce dei problemi non trovano sponde su cui costruire un'idea di società e di progresso, su cui indirizzarsi, che non sia quella della forza dell'inerzia dei cambiamenti.
Manca una visione, un punto.
O almeno manca all'apparenza e non nella sostanza di ciò che, in ogni caso, produce quella realtà.Si è di fronte ad una sorta di resa della ragione di fronte agli eventi.Si osserva, magari non si accetta ma si pensa a sopravvivere.
Questo scrittore si è formato negli Stati Uniti e, come gran parte di quelli che sono andati via dal paese di origine da bambini, conserva dei luoghi natali una fotografia che è sintesi di ricordi melanconici, ombre, odori antichi ed una immagine che non è più quella.
Il quadro che ci fornisce di questa città, dal punto di vista sociale e di quelle che sono le relazioni tra gli individui, è un quadro dai colori accesi ed estremizzati di ciò che oggi circola in quasi tutti gli angoli della terra.
La città di cui parla ha 19milioni di abitanti, due terzi dei suo abitanti occupano il 5 per cento della sua superficie totale, la sua densità per km quadrato era nel 1990 di 6779 persone per Km quadrato. Oggi in alcune zone del centro è di 386.250 abitanti per km quadrato; per fare un paragone Singapore ha una densità di 979 e Berlino, che è la più popolosa città europea, di 436 per km quadrato.
L'economia indiana produceva nel 1950 il 71 per cento del suo Pil nelle campagne, oggi le sole città ne producono più del 60 per cento.
La modernità che viene descritta dall'autore è una modernità che produce "computer, tecnologia, reti neurali,video on demand" e, nello stesso tempo, non è in grado di garantire la fornitura di energia ed acqua potabile alla maggior parte della popolazione.
E' uno sviluppo concentrato su quello che lui definisce "salto dell'asta della formazione di base" in quanto si occupa di produrre "istituti di management di livello mondiale" ma non risolve il problema dell'alfabetizzazione.
La polarizzazione delle opportunità crea scienziati in grado di progettare super computer ma non di tecnici in grado di assicurane la manutenzione, "laurea i migliori cervelli tecnici del mondo , ma dimentica di insegnare al mio idraulico di sistemare il water in modo che funzioni."
Tra il 1992 ed il 1993 a Bombay morirono 1.400 persone negli scontri scoppiati tra la comunità Indù e quella musulmana.
La logica razziale con la quale si produssero quei morti partì da un assunto che ricorda molto le logiche che in seguito hanno prodotto "lo scontro tra civiltà".
"Tra qualche anno i musulmani saranno più di noi, loro sono coinvolti in attività criminali e non si fanno scrupolo di uccidere, mentre un Indù esita prima di farlo e si domanda perché"
La reazione dei musulmani si concretizzò in una serie di attentati che produssero quasi 400 morti."Senza quelle bombe, nessuno di noi sarebbe sopravvissuto"
Nella città di Bombay si vive nella povertà e la si mette al servizio di qualche ras di quartiere.Si sfogano in questo modo le frustrazioni nei confronti dei "borghesi e delle classi agiate".Si accetta la propria condizione di "invisibile" per poi "fare qualsiasi cosa".
"I vandali sono giovani impiegati tuttofare, che sgobbano 12 ore al giorno in uffici dove devono sopportare umiliazioni e persino qualche schiaffo da uomini più ricchi......Tornati al loro slum si sentono chiedere quanto denaro hanno portato a casa....Vivono con la costante sensazione della loro impotenza.Gli insulti, i rimproveri e le delusioni sopportati nella megalopoli fatiscente trovano una catarsi nella esplosione di rabbia.Quando si è in tanti la rabbia è legittima...Possiedi la città in virtù della tua rabbia"
In questo contesto quello che sopravvive è il senso di appartenenza ad una classe di individui, ed ad una comunità, dato dallo spazio fisico occupato, dal mettere assieme le poche risorse disponibili, dal senso di solidarietà che si esprime quando c'è bisogno.
"I miei bambini possono bussare alla porta del vicino all'una di notte e gli danno da mangiare.Se non gli piace il riso col dal della mamma,vanno dai vicini:quando viene a mangiare a casa tuo un bambino è come se venisse Dio.....Se invece i tuoi figli vanno a bussare alla porta del vicino, tu li prendi a sberle.Gli dici che non si fa.Non vuoi che il vicino pensi che non puoi permetterti di nutrirli."
"Domandai ad una delle donne di Jogeshwari se non avrebbe preferito vivere in un appartamento dignitoso piuttosto che nello slum.-C'è troppa solitudine dietro le porte chiuse di un appartamento si può morire e nessuno lo sa- Qui- osservò con soddisfazione- c'è un sacco di gente"
I sistemi economici che convivono sono quelli dati da un'economia che sente l'esigenza di viaggiare a 1.000 all'ora e che si scontra con realtà, fatte da sotterfugi e rendite di posizione, che devono assicurare quel minimo per sopravvivere ai più.
"Non puoi limitarti a chiamare un operaio, devi avviare una relazione con lui....Gli indiani sono artigiani geniali, ma la produzione di massa, e relativa standardizzazione, non fa per noi"
Nel suo viaggio Suketu si perde e non trova bussole sulle quali poter contare per leggere le trasformazioni in atto in quella società.
Le subisce, la descrizione che ci fornisce dei problemi non trovano sponde su cui costruire un'idea di società e di progresso, su cui indirizzarsi, che non sia quella della forza dell'inerzia dei cambiamenti.
Manca una visione, un punto.
O almeno manca all'apparenza e non nella sostanza di ciò che, in ogni caso, produce quella realtà.Si è di fronte ad una sorta di resa della ragione di fronte agli eventi.Si osserva, magari non si accetta ma si pensa a sopravvivere.
Commenti
Tra vecchie usanze e nuova precarietà ?
Vecchie divisioni e nuove guerriglie ?