Il marketing e Lapo



"Il nostro obiettivo e la nostra missione è generare un sogno".Questo pensa Lapo. Ed ancora "questo prodotto consentirà di avere una visione più gradevole del mondo"
Parla di occhiali, il Lapo.
Quando parla di politica, invece, cita il suo amico Kissinger (uno che ha vinto un nobel per la pace con i bombardamenti):

"Henry Kissinger, persona che stimo e rispetto profondamente (anche se in politica spesso la pensiamo diversamente) e che ha una sconfinata esperienza e visione nella politica internazionale, è stato in questi giorni in Italia. Questo è quello che ha detto riguardo la crisi in Italia.
“Spesso nei secoli passati ci si è chiesto se l’Italia fosse in grado di farcela, di superare le difficoltà del momento, e poi ciò è sempre avvenuto. Non mi chiedo neanche se l’Italia sarà in grado di risollevarsi. Un popolo come quello italiano, abile nell’arte di arrangiarsi di fronte alle più impervie difficoltà, smentirà ancora una volta chi prevede la sua inesorabile caduta. Silvio Berlusconi è certo un leader determinato e capace ma la speranza è riposta nella gente comune, nel buon senso e nelle grandi capacità degli italiani”.

Stì cazzi, "nei secoli passati ci si è chiesto se l'Italia...", alla fine è solo questione di "arte di arrangiarsi" e quindi di culo.

Nel mezzo di questo suo divagare qualche furbetto che lo assilla appropriandosi indebitamente della sua amicizia

"Pare che oggi il “Mi manda Lapo” sia utilizzato da qualche altro furbetto. Ci sono infatti delle persone che vanno nei negozi di abbigliamento dove e’ presente I-I e per far entrare i loro marchi nell’assortimento del fashion stores citano la parolina magica “mi manda Lapo”. Poco male anche perché per fortuna, i gestori dei fashion stores non sono degli incompetenti e usano altri parametri per decidere se fare entrare un marchio nel proprio negozio."

Stizzito qualche suo "amico" gli replica:
  1. "honnête provocateur Says:

    Anche io e Danilo Fucsiaman abbiamo usato il “ci manda Lapo” al Pitti quest’anno quando ci avete invitato.
    Il gigante che stava di guardia allo stand di Arfango (vostro partner commerciale) non ci voleva fare entrare e non sentiva ragioni perche’ diceva che il vostro passi non era valido per entrare da loro.
    Purtoppo tu eri assente e chi e’ assente ha sempre torto.
    Allora io ho detto che ci mandavi tu e ci hanno fatto entrare con tanto di scuse.
    Come diceva il Marchese del Grillo “tu sei tu ,e noi nun semo un caxxo”
    C’e utilizzo e utilizzo del “mi manda Lapo”,noi l’abbiamo fatto per farti pubblicita’ a te visto la nostra visibilita’ indiscussa.
    Per contro ti autorizziamo ad usare i nostri nomi in caso non ti dovessero far entrare da qualche parte.
    Mica ci vorrai denunciare eh?
    Saluti
    HP"


"Noi l'abbiamo fatto per farti pubblicità a te.." ironico e scritto bene.Saranno laureati gli amici di Lapo?

Ora, scrivere di Lapo è come sparare sulla croce rossa.Solo che lui è l'espressione migliore di ciò che è quella scatola vuota che si chiama Marketing.
Per quella roba ti danno anche la possibilità di prenderti un master, la riconoscono come scienza, ha dietro di sé la pomposità di gente seria con un curriculum vitae di tutto rispetto, ci scrivono libri che costano una cifra.Il marketing ti segmenta, ti compone e scompone in cluster, ti osserva, ti anticipa e ti copia.Produce sogni e manda a scuola generazioni di giovinotti e giovinotte in completo grisaglia, seri con le loro cartellette sotto il braccio, sempre alla ricerca dell'idea geniale da tradurre in prodotto da lanciare, consolidare e rivitalizzare.
Da analizzare nel suo ciclo di vita come fosse una persona.
Fuffa, che produce ideologia della fuffa, valori della fuffa, e una vita di fuffa (per i più) che consentano a Lapo, ed a quelli come lui, di trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo.

Commenti

Prefe ha detto…
ciao
ciò che dici sul marketing è sacrosanto,
è la prima volta che vengo qui, vedere due post di seguito su lapo mi lascia stupito!
mario ha detto…
Caro prefe,
ci siamo occupati di massimi sistemi, economia, politica e cose serissime.
Alla fine tutto ciò ci conduce a Lapo ed a quello che lui rappresenta.

Non ti stupire, di Del Turco abbiamo già detto, noi (da markettari) anticipiamo il mercato andando in controtendenza.;-)
Anonimo ha detto…
Lapo mezzo capo :
"Na' mezza femmena buciarda m'ha lassataaa oooooohhhhh"

(liberamente tratto da "Totò, Peppino e la mala femmena")
BC. Bruno Carioli ha detto…
Il Lapo perde il pelo...
faustpatrone ha detto…
io ci sono stato dentro in quel mondo di merda che è il design, il marketing, la comunicazione in Italia, e posso confermare:

fuffa, fuffa e fuffa

si dirà, anche altrove è così. verissimo, solo che nelle realtà professionali estere è forse più facile che ci siano dei professionisti capaci di farti stare o ritornare con i piedi per terra e non dimenticare il peso della realtà, ossia rapporti di forza, necessità delle masse, scenari di impoverimento effettivo e il fatto che dietro a OGNI brand ci sono realtà produttive vere di prestatori veri di servizi che producono sia pure ai più infimi livelli qualcosa di materiale che deve essere pagato prima o poi.

ma il gotha dell'imprenditoria italiana fatto di imbecilli e di furbetti lo ha dimenticato.

l'Italia ha perso da anni quella classe industriale di figli di puttana, si, ma di figli di puttana che sapevano benissimo costi e ricavi di ogni bullone delle loro aziende, perché erano spesso figli di puttana venuti dal nulla o da piccole realtà artigianali fatte di risparmio, lavoro e certo anche sfruttamento vecchio stile.

ma per sfruttatori che fossero era gente che mangiava in azienda, dormiva in azienda, cagava in azienda e che respirava almeno la stessa aria degli operai.

industriali vecchio stile. i cui figli hanno scoperto che era più comodo viaggiare e sputtaneggiare da un club all'altro, da un posto all'altro.

non hai idea di quante realtà industriali qui in Toscana, che non è la Brianza, sono andate a puttane per queste ragioni.

anche altrove ci sono state bolle da fuffa, ma almeno quando si è finiti nella merda qualche autocritica è stata fatta.

solo in Italia pendiamo dalle labbra dei fancazzisti che profetizzano puro marketese fatto di aria.
Anonimo ha detto…
Caro Mario, sono Fucsiaman, citato da qualcuno su questo post. La nostra presenza sul blog della I-I è dovuta al fatto che lì vi si incontrano persone aperte e preparate (tra i blogger anche) con cui discutere, senza pregiudizi, di tutti gli argomenti che via via vengono fuori dal canapo del discorso.
Interessa poi poco se c'è un Lapo od un Antheus (che non è figlio di papà ma un ragazzo esperto e giornalista di firma altrove) che conducano i post dall'inizio.
Lapo, per chi lo conosce, è ragazzo gentile e ingenuo, dolce e passionale. Sta cercando di mettere a frutto i doni (?) che la Vita gli ha fatto, ovvero quello di essere il rampollo di una famiglia molto importante, e sta cercando di farlo da solo.
Così è la vita. C'è chi nasce figlio di papà e chi figlio di puttana. Il primo sarà avvantaggiato, ma alla lunga dovrà mostrare doti a lui forse ignote. Il secondo avrà molti problemi, ma saprà cavarsela nella vita. Storia di sempre.
Una chiosa: quando estraete post da altri siti, abbiate la voglia di leggervi anche quelli più profondi ed argomentati, invece di passare solo quelli sciocchini (per scherzo) o quelli con refusi di battitura. A presto.
mario ha detto…
Caro Fucsiaman,
noi non abbiamo pregiudizi nei confronti di Lapo.E' un fatto che quando si è così esposti (mediaticamente) si corre il rischio, e si ha il privilegio, di incorrere nelle attenzioni del mondo che ti circonda.
Il post (di questo blog) in cui è inserito (due per la verità) prende come spunto lui e ciò che rappresenta sotto il profilo dell'immagine, dei simboli e dei valori che vengono veicolati (che voglia o no) in questa società.
Non c'è da offendersi per questo e nessuno vuole mettere alla berlina la sua persona.Però quel mondo, insieme al tuo commento che è stato preso per quello che è, non può pensare che (noi) si stia lì ad osservare e fare finta di niente.
Ti confesso che leggo quel blog e vi trovo cose interessanti e moltissime banalità.Mi sono sfuggite le cose profonde.
Per quanto riguarda i refusi hai ragione, ho maramaldeggiato se ti sei offeso chiedo (umilmente) perdono.Anche in questo spazio non mancano;-)
Saluti comunisti
Mario
p.s.
lo chiamano Karma quella parte del destino degli uomini che sfugge un po' a quello che vogliono essere per gli altri, forse dipende da una vita precedente o da qualcosa che sfugge e che è sbagliato in questa.Oppure è poter contare sulla forza d'inerzia data dal sistema e da ciò in cui sei vissuto sempre, comprese le relazioni dell'ambiente in cui ti muovi.E' un fatto che a pochi privilegiati è dato di poter dimostrare il niente e poter trovare una consolazione in ogni caso nell'agio e nella spensieratezza.Beati loro e che se la godano vivendo senza il peso di quella condizione.
Anonimo ha detto…
Allora parliamo di valori. I valori che vedo nella I-I (di cui Lapo detiene il 69%) sono valori che riportano all'importanza noglobal di produrre italiano con la cultura e la capacità che contraddistinguono il nostro essere così. Questione di gusti e non di razze. Ovvio che sono valori che riguardano certi aspeti della vita. E non vedo perchè tutti se la prendano con Lapo a sfotterlo e mai nessuno sfotte D&G, Armani e compagnia bella che invece sfruttano tutti i meccanismi più perversi della delocalizzazione (con ciò che ne consegue). Troppo facile fare i guappi con quell'orsetto eh? E se io facessi il guappo con voi? Sai quanti appigli avrei per sfottervi, offendervi, rivoltarvi... anch'io ho frequentato le "strade" caro Mario e senza essere comunista. I guappetti di quartiere me li bevo, insieme all'Aperol.
Ma quei valori, sono gli stessi valori che cerchiamo di proporre (anche) io e honnete, ognuno nel proprio settore e con le proprie competenze (che non sono poche) come invece avrai letto sul blog a dispetto di altri (pochi)interventi a volte veramente banali.
Non so cosa tu intenda per "profondità" delle cose. Ma quando si parla di sistemi economici e di come affrontarli, di sistemi commerciali e di come modificarli, di sistemi di vendita e di come migliorarli, o di società, di tecnologia (ricordi il caso Pistorius?) e in tutti quei post c'è sempre qualcuno che oltre a dire la sua cerca di spiegare perchè, non con fantasie ma con prove e fatti, beh,io trovo questo atteggiamento molto profondo.
Come ebbi modo di scrivere a Giamila, giornalista di Max che, stranamente per la diversità delle testate ma congiuntamente per quel che riguarda la supeficialità di lettura del blog, aveva ricitato me e honnete su un post ironico e leggerino, tralasciando il mare di cose sensate e profonde scritte intorno (strumentalmente ovvio), come ebbi modo, dicevo, lì scrivono (anche) fior fiore di professionisti e imprenditori, nonchè persone che hanno cultura specifica e generale e tante cose lì scritte, potrebbero essere prese come canovaccio da qualche ministero per trovare soluzioni alternative alla merda che ci circonda. Invece si pesca nelle banalità, perchè il disegno è quello di far passare noi e Lapo come deficienti viziati mentre l'intellighentia è altrove, magari nei fondi dei prefissi di partiti che non rappresentano che qualche romantico sognatore di cose peggiori.
Non è così. Forse è un peccato. Ma non è più così. La salvezza di questa nazione (se la si vuole, ovvio) sta nella preparazione specifica e nella produzione di ciò che solo noi sappiamo fare. A partire da Napoli (leggiti il post sul Vesuvio Buono, allora) per finire a Bolzano.
L'alternativa è l'insieme di conseguenze economiche e sociali che più volte abbiamo prospettato su quel blog ma che forse a te non interessano perchè disoccupato a vita o semplicemente stipendiato a vita. le dinamiche economiche non vi toccano, salvo scoprire all'improvviso che l'Azienda chiude e tutti a casa. Oops, come mai? Chissà perchè? Perchè a Firenze la svedese Electrolux chiude? Saranno dei fascisti reazionari?

Chiosa: ma tu che ne sai chi sono io, chi è honnete, chi è Lapo, chi è Antheus, per dare e dire giudizi sulla di loro e nostra vita? Che ne sai quali storie di sofferenza e praticità, impegno e professionali, quanto ognuno di noi sia impegnato nel sociale e nel privato senza venirlo a spiattellare sui blog, quante cose ci sono dietro ognuno di noi? Oppure ti è più comodo ergerti a paladino delle cose "profonde" in nome di una parola che mai ha avuto senso e tantomeno lo avrà in un futuro: comunismo?
Il vero essere no-global non è dimostrare contro il G8, ma aiutare a promuovere le specificità dei luoghi in cui si vive. Quindi in Italia. Quindi le regioni.
Io no-global. Tu Jane.
mario ha detto…
Ecco vedi genio alla fine trascendi e fai il permaloso.
Hai frequentato i guappetti e te li bevi con l'aperol.Mah,ho molti dubbi che tu abbia frequentato le strade.Però mai dire mai.
Disoccupato? magari mi ha sbattuto fuori dalla fabbrica qualche parente di lapo cosa ne sai?In ogni caso se vuoi parlare di me. della mia vita, del mio c.v. sappi che abito a Torino e potrei ospitarvi per capire bene.Magari se passi.
Sarai anche global amico mio ma global con i soldi in tasca e ti assicuro che non è esattamente il profilo che ammiriamo.
Le alternative economiche e sociali son quelle prodotte da questo sistema, quelle nelle quali i tuoi "amici" vanno in Cina e globalizzano la miseria dello sfruttamento, o si accontentano delle periferie di Napoli per far produrre (in nero) a basso costo quello che poi distribuite in giro per il mondo.E' fuffa, producete fuffa non sogni e dietro quelle ci sono le condizioni di vita materiale di milioni di persone.Noi ci occupiamo di quello, la merce è una variabile non il centro dell'esistenza delle persone.
Però non ti incazzare, perché non fa bene alla salute.
p.s.
ti sfido ad un dibattito sulla globalizzazione, io vengo con i miei amici (o anche da solo) e te con i tuoi (magari davanti ad una birra)
Anonimo ha detto…
Ecco. Appunto. CVD. La summa della generalizzazione postsessantottina condita dal qualunquismo giovanile.
Non sai nulla di me, nè dove abito, nè quanto guadagno, nè che lavori faccio e sparli come una mitraglietta skorpion otturata.
Non conosci nulla del mio IRPEF e attribuisci categorie e pensieri categorici per etichette.
Non sto a Torino. Sto ahimè in Toscana, in una città di cui subisco il regime comunista da decenni e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti tranne di quei corrotti che dal regime hanno posto di lavoro o casa popolare in cambio di voti. Pari pari come fanno mafia e camorra giù nel Sud.
Mi dispiace quindi non poter interloquire con te, ma non per il tuo credo "politico", del quale, che tu voglia o no, sono per alcuni aspetti sostenitore (noglobalismo, battaglia al consumismo, ecc) e se mi conoscessi sapresti bene in quali forme ho analizzato e diffuso questa mia critica, più di quei tanti stronzetti che fanno le riunioni alternative sotto la falce e martello senza aver mai falciato e martellato niente se non la paghetta del papà.
Non posso interloquire perchè di solito devo avere dei feedback positivi dalle persone ed i tuoi ragionamenti squisitamente qualunquisti e falsi (lo saprò bene io chi sono e come sono, che dici?) non sono buona base per un colloquio costruttivo. Non ho tanto tempo da investire e devo scegliere tra le cose che meritano.
Ti auguro quindi un buon proseguimento e ti invito ad analizzare le persone per quel che sono veramente e non per quello che ritieni di sapere di loro.
Sei a Torino? Mettiti d'accordo con loro e valli a trovare. Io non lavoro per loro, non ne percepisco alcunchè, non ho niente a che fare con loro se non il fatto che mi va di perdere un po' di tempo a parlare con persone intelligenti che possono insegnarmi qualcosa, sempre però nel rispetto.
Te lo ripeto, io so di essere no-global e ho sedici palle per fare cose che vanno incontro anche ai giovani che meritano ed a quelli con la testa sulle spalle. Soprattutto a coloro che sono umili e non pensano di avere la Verità in mano (nessuno ce l'ha).
Tu per ora hai fatto solo Jane.
E forse (se mi giudichi così)neanche hai letto la mia osservazione al tuo scritto (rubato ad Alex) che strizzava l'occhio alle cose da lui dette.
Sulla globalizzazione parlane sul sito della I-I (se vuoi)e vedrai che a dispetto di quanto ritieni quelle persone bene o male la pensano come te, solo che si esprimono con classe e rispetto. In questo sì, esiste ancora una classe...
Scherzo
Anonimo ha detto…
p.s.: e veramente non devi aver capito proprio niente nè della filosofia della I-I nè di come la pensiamo noi che scriviamo su quel blog, se ci attribuisci (ah ah proprio a noi, se lo sa honnete ti scuoia vivo, comunista anche lui come te...)amicizie in Cina e volontà di realizzazione di prodotti fuffa....
Noi ci battiamo per il contrario, esattamente il contrario. Rilocalizzazione italiana della manodopera e prodotti di qualità. Così anche chi ha perso il lavoro qui, a causa appunto della maedetta delocalizzazione, seguendo corsi di mestiere, può intraprendere una bella carriera artigianale e creativa. Proprio il contrario. Ma a Torino ce la nebbia?
mario ha detto…
Senti fucsiaman,
mi sono fatto un giro sul sito che hai ed ho dato un'occhiata sia al tuo curriculum che a quello che metti in vetrina.
O.K.cosa sei un ingegnere creativo o sbaglio?
ti confesso che mi perdo nei tuoi ragionamenti e non capisco il livore.
Ad ogni modo, ho 51 anni ho un figlio di 14(che è nato in Brasile) e sono sposato felicemente.
Ti risparmio scuola ed università ma mi soffermo un secondo su quello che ho fatto e faccio.
Lavoro da free lance (precario) in un settore che è quello della logistica.Ho iniziato molto giovane, ho conosciuto tutte le tipologie contrattuali dal dipendente al co.co.co. alla partita iva.Punto.
Per il resto, non sono un post sessantottino ma uno che ha vissuto una stagione peggiore di quella (il 77) per tutto ciò che ha significato nella mia vita.Ma non ti voglio annoiare. Solo che di politica ne mastico da un po', così come di "strada".
Pensavo volessi colloquiare e che tu fossi un Tarzan in grado di dare uno sguardo a quello che si muove sopra la foresta. Mi sono sbagliato ma eviterò di replicare con "classe condita da insulti", te li lascio.dai l'impressione di un piccolo borghese egocentrico e un po' isterico.Ma solo un po'.Tu avessi un minimo di apertura mentale avresti saputo dare il giusto significato alla parola amici scritta tra virgolette.Allora prova a riconsiderare la cosa da questo punto di vista, quello dell'ironia e della presa per il culo.Da come scrivi mi sai tanto di soggetto ingessato e poco flessibile.
Parli della Toscana come di un gulag, sarà ma io ho visto posti in cui si vive molto peggio.Ho origini toscane (mia madre maremmana) e frequento quei posti fin da ragazzino, non ricordo fili spinati, pero' me li sarò persi.Io non analizzo proprio nessuno e francamente non mi interessa neanche. Mi incuriosisce quel mondo fatto di niente solo questo, e se leggerò qualcosa di altro che mi farà sorridere ne scriverò e basta.Parli di rilocalizzare in Italia, capisci che sono questioni che lasciano il tempo che trovano.Sei te che frequenti quella gente, prova a convincere loro che il lavoro è giusto pagarlo indipendentemente da dove si è.Convinci loro non me.Noi siamo comunisti proprio perché pensiamo che non esistano barriere e pensiamo che questo ragionamento è un po' ruffiano per vivere di rendita su una guerra tra poveri che è secolare.Oggi delocalizziamo domani rilocalizziamo.Cosa cambia nei rapporti sociali? Chi gestisce le leve?Come viene distribuita la ricchezza prodotta? Per quanto riguarda la filosofia, quella è una roba che lascerei ad Hegel e soci ed eviterei di utilizzare termini impropri quando si parla di aziende.
Per chiudere, pensavo di alleggerire un po' la questione con l'invito ma, impegnato come sei a guardarti allo specchio, non ci hai capito una cippa.
Stammi bene te ed il compagno.In ogni caso quando vuoi passare sei sempre il benvenuto.
Anonimo ha detto…
Beh, appunto. Continuiamo a non capirci, ma non è fondamentale.
Per chi fa e tenta di fare attività imprenditoriale o solo professionale o semplicemente commerciale in questa regione i fili spinati ci sono e si sentono.
Non si vedono però. Nomi e cognomi? Non qui. fatti e misfatti in privato. Dagli accordi per ciascun chilo di stazza che transitava nei cantieri alla svendita della CNA ai grossi centri commerciali in cambio di potere (e altro?), alle banche che ti levano il credito da un giorno all'altro, agli appalti dirottati alle aziende leccaculo, agli assessori che per ragioni "filosofiche" in altre regioni stanno ora alla maggioranza e solo in Toscana mangiano le merende insieme ai compagni che accumulano soldini e potere come mai hanno fatto i veri compagni. Ma che ne sai tu eh?
Ciò che sono non importa. Ciò che dico neanche, Forse neanche arrivi a capirlo, visto che menti ben più aperte lo hanno capito, ma non è un insulto, è un fatto.
Non ho livore, sono così. Vivendo in questa città di merda si diventa così. Vado in giro col coltello in tasca perchè qui la tolleranza ha riempito di tutti una città che non ha niente. Grazie alla sinistra moderna!
Non è livore.
Io sono libero professionista e me ne sbatto dei cococo e dei precari perchè sono precario ogni giorno e se non mi faccio il culo da non-stipendiato non mangio mentre il Sistema bancario/tassista le sue ragioni le vuole sempre.
L'amicizia è cosa seria e non degna di essere tirata in ballo quando è lontana. Sono talmente sopra la foresta che quelle cose che a te sembrano rilevanti a me neanche mi toccano e non per superiorità, perchè vuol dire poco, ma perchè i meccanismi, come dici tu, sono ben altri e non dipendono da noi.
Ciò che noi possiamo fare, ognuno nel suo piccolo o grande, è spiegare le cose come sono e cercare soluzioni ad esse. La filosofia c'entra, c'entra. Proprio dalla filosofia e dall'etica nasce il futuro "buono". Ma non dai sogni irrealizzabili. Il mondo che tu persegui è utopistico, per quanto mi riguarda lo incontrerò (forse) dopo la morte. Qui le cose funzionano diversamente.
I rapporti tra le potenze e tra i popoli non li cambiamo noi. Basta uno stronzo che si alza la mattina e decide di alzare il prezzo del petrolio e tutti diventiamo improvvisamente poveri (dato che qualche furbo vent'anni fa ha deciso che il nucleare nostro era pericoloso, mentre quello francese, svizzero, sloveno, tedesco.... no).
Possiamo invece darci da fare per valorizzare quelle caratteristiche proprie della nostra cultura, che sono la creatività e la capacità di realizzare il bello ed il funzionale, certo destinate ad un target elevato, ma che porterebbero posti di lavoro e fiducia in molti giovani.
A me non frega niente se in Vietnam o in Cile ci sono i disoccupati. Io vivo qui, sono nato qui, mio padre (statale) ha pagato le tasse qui per lasciarmi una nazione migliore, ho una lingua e se Dio vuole una cultura precipue e non confondibili con il resto del mondo e me ne vanto. Le Internazionali le lascio ad altri. Quindi a me interessa che il popolo italiano, che si riconosce nei valori dell'italianità sana, perchè c'è, viva meglio e questo senza danneggiare nessuno.
Quindi rilocalizzo qui perchè così faccio lavorare italiani e non sfrutto nessuno. Li pago come devono essere pagati. Per fare questo (per combattere appunto i comunisti cinesi) il prodotto deve costare di più e quindi deve valere di più intrinsecamente. Molto semplice. Noi possiamo farlo, cinesi, indiani e altri popoli no. Non sanno.
Il resto mi interessa relativamente. Rimango qui vicino perchè se mi allontano troppo vedo troppo piccolo.
Sono egocentrico e narciso, isterico no, non direi. Borghese me ne vanto. E posso insegnarlo ad esserloinsieme a corsi di educazione civica e di "saper stare al mondo" in tutte le evenienze. Ma d'altronde sono un artista.
Intelligente e quando non lo sembro è perchè in fondo non mi interessa più di tanto dimostrarlo. Come ora. Come vedi non lo faccio pesare e non sono tanto ipocrita dal nasconderlo però. Non sono alto, non sono biondo. Ma quel poco che ho non lo nascondo.
Dell'impressione che do' (diversa da persona a persona che mi conosce evidentemente) me ne frego altamente. Non ho da chiedere soldi a nessuno e non vado a mangiare a casa di nessuno.
Mi piace il "bello" o ciò che io intendo come tale. Mi piace l'individualità e credo sia alla base del progresso delle menti.
Ciò che hai letto lì è solo una parte di ciò che ho fatto, neanche bastante a rendere tutto ciò che negli anni è passato per la mente, comprese disgrazie e stradate varie.
Ma non importa chi io sia.
Ripeto ancora una volta: io (ed altri con i piedi piantati in terra) faccio fatti e li farò. Non chiacchiere. Ogni mia opera è un fatto che parla anche molto, molto di più di quanto non facciano altri artisti più o meno quotati, molto di più di cento assemblee tra capelli rasta e spinelli e squallidi jeans filoamericani.
Ma quello che tu chiami "livore" è la santa incazzatura per la solita trasposizione Lapo/blog/idioti che solo le menti più superficiali possono continuare a tirar fuori senza leggere le profondità che pur in un blog a volte vengono fuori. A meno che tu non consideri profonde solo le sofferenze degli stipendiati cococo e non quelle dei designer che non trovano lavoro o quelle dei venditori di oggetti che vengono copiati dai comunisti cinesi o quelle dei tanti giovani che si riducono a scrivere su un blog per sperare in un'occasione di lavoro da San Lapo. Occasioni che i compagnucci di merende ovviamente distribuiscono solo ai loro elettori e basta, così come in Garfagnana distribuiscono 50 euro a ciascun voto per il PD (nomi e cognomi....)
Se conoscessi bene Lapo e quella gente non la penseresti così, credo.
mario ha detto…
Perfetto, si inizia a parlare.
sono appena reduce da un giro sul tuo blog, ho dato un'occhiata ai tuoi lavori, ho letto qualcosa di te leggendoti nei commenti e nei post che hai scritto.Mi spiace per quell'inciso che ho fatto su come quella frase era stata scritta. Non voleva essere offensivo e non voleva essere un giudizio su persone che non conosco.
No, non considero profonde solo quelle sofferenze (ci mancherebbe).Provengo da una famiglia piccolo borghese, conosco le logiche, i lacci e gli approcci.Ho un ragazzo di colore e viviamo insieme i momenti critici che gli offre questo suo essere diverso in una società che ti chiede i documenti quando ti vede su un pulman, o che ti chiama negro di merda mentre giochi una partita di calcio.Ho fatto esperienze per certi versi liberatorie nella mia vita ed amo tutto ciò che è espressione artistica, ma questa è un'altra storia.
Mio nonno Anchise era un toscanaccio che per non prendere la tessera del fascio fu spedito in Calabria a fare il macchinista nelle FS.Siamo gente indipendente e, per quanto mi riguarda, ci siamo lasciati alle spalle un modo di vedere gli altri che li imprigiona in simboli e basta.
Questo significa che conosco bene il conformismo "rosso" si cui mi parli.I meccanismi di potere e ciò che è dietro a quella roba.Ma, comprenderai, tendo a separare gli uomini dalle idee e da come le vivono praticamente.Per questo non ho tanti amici.Provo a resistere nel mio piccolo con la mia utopia.Sarebbe molto triste, per me, arrendermi di fronte a mio figlio.
Un saluto
Anonimo ha detto…
Amico mio, ora si, si può dire, nessuno ti chiede di arrenderti. Ci mancherebbe.
L'unica cosa che ci è richiesta, sempre, è l'obbiettività di lettura e di giudizio. E questo non è avvenuto nel caso del tuo approccio al blog della I-I, alla vita di Lapo e, come ieri, nel caso del tuo nuovo post dove hai di nuovo estratto delle frasi "povere" da quel blog, mentre tutto il post (addirittura sul testo di De Biase che io ritengo fondamentale, come anche Tremonti forse)affronta e spiega con una certa profondità i meccanismi perversi del Sistema attuale.
Obbiettività. Ti prego, ma poi rimane affar tuo, considera il blog di I-I come uno dei più "profondi" e completi degli ultimi anni, dato che riceve anche migliaia di visite giornaliere. Non parla quasi mai di moda e dei propri prodotti (caso più unico che raro) e quando lo fa (potrebbe farlo giustamente) ci se ne stacca subito. E il fatto che io, da perfetto sconosciuto, stia qui a difendere la I-I e il blog gratis, mentre Lapo se ne sta a Capri, te la dice tutta su quanto io creda in quella iniziativa.
E ti assicuro, perchè lo so, i prodotti I-I sono veramente fatti a mano ed in Italia, salvaguardando manodopera e knowhow locali e cercando di proporre un'idea dell'Italia che ormai all'estero è andata a farsi fottere.
Obbiettività, Mario. Anche se è difficile. Ciao e grazie per avermi visitato.
mario ha detto…
Le cose che ho estrapolato sono "povere" in termini di contenuto, come tu sottolinei, e non è un caso che siano lì.Per quanto riguarda l'obiettività direi che è difficile intendere cosa pensiamo veramente quando trattiamo quella materia.Ognuno di noi esprime, volente o meno, giudizi su ciò che lo circonda e sulle relazioni che intercorrono con gli altri.Io non penso di essere obiettivo perché non credo a quella categoria quando ci si confronta su valori, stili di vita etc.Lo dichiaro senza nascondermi dietro al dito e penso che un conto è essere "dialettici" o critici un conto "omologati" e ruffiani.Nelle cose che hai scritto citi due questioni, la prima è il nucleare, la seconda è quella relativa a Tremonti.
Per il primo ti consiglio questo post che rimanda a qualche opinione che dovrebbe far riflettere:
http://pensareinprofondo.blogspot.com/2008/05/nucleare-e-se-luranio-non-basta.html

per il secondo ad una recensione del suo libro che condivido:
http://pensareinprofondo.blogspot.com/2008/04/critica-del-libro-di-tremonti.html

Per quanto riguarda il concetto di profondità, e se hai voglia, ci sono due blogger che ti segnalo.Li puoi visitare linkando sul mio blog alle voci del blogroll a sinistra:
KK e pensatotio.
Con il primo ho un rapporto complesso, critico ed ogni tanto volano ceffoni virtuali, con il secondo un rapporto sereno.Imparo da ambedue anche se non condivido quasi nulla del primo.
Non hanno forse i contatti del blog di Lapo, converrai che un conto è poter fare affidamento sulla "massa critica" della propria esposizione mediatica altro e farlo contando solo su se stessi, ma sono eccellenti e "profondi" ambedue.
Sulla questione prodotti, non ho dubbi che la II voglia differenziarsi puntando su alcune eccellenze artigianali.Il punto è che non fa massa critica per ciò che c'è nell'economia e che si muove su grandi numeri e su economie di scala.Con ciò che questo comporta.E' per questo che identifico un certo modo di trattare le questioni legate ai prodotti, in quel sito, come una sorte di new age.E questo può andare bene, avendo coscienza dei limiti dell'approccio e della dimensione di ciò che tocca.Magari un giorno tratteranno i loro prodotti su canali di distribuzione più di massa ( i mercati rionali ad esempio) e sarebbe interessante capire lì come possono trovare l'equilibrio tra il fare sognare tanti e farlo per pochi.
Ciao
Anonimo ha detto…
Mario, l'obbiettività è la capacità di non farsi influenzare dai preconcetti. Cosa che tu non hai avuto. Niente di male. Si è ognuno come si è. Poi si può cambiare, a seconda di chi si frequenta. Se frequenti noi, capirai che in quel blog, l'obbiettività è cosa veramente diffusa e non per ordini di scuderia, ma per capacità personale (testata evidentemente sul campo delle relazioni umane e professionali) di ognuno di noi. Poi ci sono tutte le capacità umane, con i pro ed i contro, ovvio.
Sulla questione energetica, avrai letto i miei post (argomentati) proprio nel post dove tu hai scritto. Quindi avrei poco da aggiungere. Non dipende da noi scegliere ma da chi detiene il potere e non sta in Europa. Ci si può far ben poco. Nelle more dell'arrivo degli extraterrestri tantovale adeguarsi al grado di "civiltà energetica" degli altri paesi, non potendo affidarci al sole o al vento in toto in quanto fonti discontinuee e comunque scarsamente efficienti.

New Age. Bravo. Hai colto proprio in pieno. La I-I è new age, così come lo dovrebbero essere tante aziende italiane. Una nuova era della produzione e dell'artigianato. Non fanno massa critica, ma non importa. Quella la fanno i cinesi ed anche troppa.
Ma se il prodotto è di qualità, non occorre che faccia massa. la Ferrari non fa massa eppure dà da lavorare a migliaia di persone. Lo stesso il consorzio Parmigiano Reggiano o le grandi sartorie (non parlo di griffe eh) amatoriali. Eppure danno da lavorare e migliorano l'immagine dell'Italia.
Mario, il futuro produttivo dell'Italia è proprio nell'eccellenza e nell'artigianato, nella qualità, nella distanza dalle "masse", nei prodotti validi e costosi. Ma non per scelta sociale o razzista, perchè noi siamo capaci a farlo e tantovale farli. Quindi inutile aspettarsi i prodotti I-I nei mercati rionali perchè non hanno l'immagine per esserci. D'altronde non tutto è per tutti. Occorre pur saperselo guadagnare....

Io e altri amici lavoreremo perchè l'eccellenza artigianale torni ad essere un settore guida per il paese, nonchè per la creazione e diffusione di "scuole di mestieri", che ridiano ai giovani l'abilità tecnica e tecnologica per cui una volta eravamo famosi.
Al solito fatti. Di parole fino ad oggi ne hanno dette troppe.
Ciao
mario ha detto…
L'obiettività è un modo di giudicare in modo imparziale, il che presuppone non tanto dei pre-giudizi o pre-concetti quanto un quadro oggettivo di parametri che ti possano guidare in questo.
Un conto è fare questo sforzo su una materia scientifica un conto è quando parliamo di questioni che hanno a che fare con lo stile di vita delle persone e con i valori che queste vogliono veicolare.Traiamo delle indicazioni da quello che dicono e il punto, per me, è che qui trattiamo di merce e, attraverso di loro, c'è l'ambizione di definire un quadro di valori per le persone.Indipendetemente da ciò che producono nella sfera delle relazioni materiali.
Preferisco una "new age" che non ostenti, che abitui le persone ad uno stile di vita diverso, in cui si riciclino le cose, che abitui a consumare per ciò che è necessario non per ciò che dobbiamo avere perché quello è il verbo.Con questo la ferrari c'entra poco.
Tu affidi a delle merci la "speranza" che queste veicolino una idea del paese.Peccato che in questo paese, in cui la dimensione delle aziende è più di tipo "artigianale" che altro,questo fatto non mi sembra che questo abbia influenzato la "moralità" ed i costumi dei nostri connazionali. l'immagine non dipende da come si produce ma da quello che facciamo tutti i giorni nella nostra vita e da come intendiamo i rapporti con gli altri.sarà un caso, ma questo a me sembra più il paese degli egoismi che altro. Ora che tu mi parli di quella che è la visione della II è legittimo, ma è una roba tutta interna all'azienda ed a ciò che ha come target sul mercato.Ma non è né filosofia né altro.E' un sogno per ricchi.ma eviterei di andare su significati che cerchino di dargli uno spessore ed una profondità perché non mi sembra che sia così.
Se devo scegliere tra una teologia della liberazione degli uomini ed una filosofia aziendale che ha la pretesa di liberali parlando a loro attraverso una merce o un prodotto scelgo la prima.
Per quanto riguarda i cinesi ti potrei dire che è storia del capitalismo.Ricordo che quando andai da quelle parti trovai parecchi imprenditori "comaschi" che ragionavano sulle esternalizzazioni perché così conveniva.Direi che non possiamo lamentarci se qualche cinesino, con in testa l'immagine dell'imprenditore efficiente, si muove un po' per approfittare delle opportunità che gli offre il mercato globale.Anche a me piacerebbe riscoprire un tessuto sociale legato più al manufatto artigianale che alla produzione di massa.Penso che sia possibile in prospettiva in funzione di quanto consumiamo in termini di risorse su questo pianeta.Ma non penso ad un artigiano per pochi.
p.s.
il post sul nucleare tratta della fine dell'uranio e delle tecnologie obsolete che vogliamo utilizzare.Lo scrivono degli scienziati di Torino.
p.s.2
Ironia della sorte ma che combina Lapo a Capri? si diletta in espropri proletari;-)?
Anonimo ha detto…
Ah ah, e che ne so cosa fa Lapo a capri. Spero che trombi, almeno lui....
Mario, come fa l'uranio a finire se ci mette millenni a scadere? Ma dove le trovi ste cavolate? Ma quanto uranio pensi ci voglia a far funzionare dieci o venti centrali nuove?
Sul resto hai quasi ragione. Un conto è la moralità di un Mercato teso al profitto, un conto è ciò che si ritiene essere etico all'interno di questo Sistema (non ce ne sono altri, almeno su questa Terra). Anni fa, alcuni imprenditori del carrarino vendettero macchinari per tagliare il marmo ai cinesi. Subito dopo chiusero molte aziende che producevano macchinari ed altre che li utilizzavano, in Italia. Perchè? Per il profitto di un singolo. Che Dio lo stramaledica.
Ciò non toglie che esistono vie di mezzo tra la teologia della liberazione e lo sfruttamento. E le vie di mezzo sono quello che i poveri diavoli come me, te e Lapo possono fare in un mondo dominato da poche famiglie e banche.
La I-I non fa nè filosofia, nè etica tout court. Cercano di fare il possibile per produrre e vendere articoli ben fatti e ben fatti in Italia. Per me è già un buon risultato.
Ciò che tu ora giustamente chiami "merce", in realtà un tempo era un buonissimo e bellissimo prodotto di alta artigianlità e sfiorava le valenze dell'Arte. Ancora oggi puoi vedere scarpe, gioielli, abiti che rasentano l'artisticità per la bellezza e la maestria di fattura e colori e forme. Questa non è "merce" ma "prodotto del cervello e della cultura". Italiani. Poi, e solo in un secondo momento, diventa merce a caro prezzo (giustamente) perchè chi la realizza possa vivere e continuare a produrla.
La realtà produttiva è bassa e di bassa qualità, è vero. Il sessantotto e ciò che ne ha conseguito ha spinto le generazioni ad uniformarsi di fronte a modelli non più autoctoni ma, strano a dirsi, filoamericani. E le conseguenze spesso (come dice Battisti) fan soffrire. I jeans hanno annullato il gusto per la diversità e per l'autenticità della persona, omologando colori e forme in nome di una presunta praticità. Ma il jeans non è pratico. E' stretto e dopo un po' puzza in mezzo alle gambe.
Si è quindi perso il concetto di "bello", che non è un concetto per pochi. Anzi, proprio nei tempi passati, quando la democrazia era inesistente, la gente comune, la gente povera, sapeva bene invece distinguere il "bello" dal normale. Lo sapeva perchè il bello era concentrato nelle chiese, nei palazzi del governante, negli abiti delle dame e dei cavalieri.
Il "bello" è alla base della cultura e noi dobbiamo ritornare a saperlo apprezzare. Noi tutti, dal povero al ricco.
Pensi forse che i ricchi sappiano distinguere il bello dal brutto? No.
L'artigianalità, che tu citi, è appunto la dote che secoli di medioevo e rinascimento ci hanno lasciato. Quell'artigianalità che non può, e non deve, fare massa critica perchè deve rimanere prodotto esclusivo, è però la carta vincente per il nuovo rinascimento, la new age del duemila. Come anche si vedeva oggi al TG riguardo certe eccellenze artigianali di Napoli.
Noi, io, altri, amiamo credere, e ci stiamo muovendo in qesta direzione, che il "bello" (e funzionale) debba essere restituito all'immaginario della gente, sostituendo quei non valori che anche tu disprezzi e che conosciamo bene.
Non è una questione di fascia alta di prezzo. Le cose costano se costano, altrimenti non costano.
Poi sullo stile di vita che proponi credo che tutti siamo d'accordo. La sobrietà e la coscienza individuale di appartenere comunque ad un sistema collettivo devono essere alla base del tutto. Ecco perchè l'artigianalità in un certo senso riscatta quel vituperato concetto (obsoleto però) di massa critica, perchè mette in primo piano la "qualità" e qualità è anche coscienza del materiale, ecologismo nel trattamento, umanità del rapporto tra produttore e prodotto, amore, soprattutto amore, tra prodotto e chi lo crea.
In ambito industriale tutto questo non accade. La Ferrari, pur rappresentando un mondo che certe persone non condividono (ma che tristezza se si andasse tutti a dorso di asinello) è la summa di quei valori: amore, tecnologia, qualità del prodotto.
La I-I in parte cerca di fare la stessa cosa.
Obbiettività: l'obbiettività di cui parlo è quella di "saper" leggere e capire le cose con gli occhi di un altro e non con i propri. Ciò non vuol dire che bisogna rinunciare ai propri valori, ma solo che bisogna saper leggere laddove l'occhio pare non voglia soffermarsi. Ciò che scrivo qui da te, e che mi sembra sufficientemente profondo, lo scrivo anche su quel blog ed in un altro blog di un'onorevole del PD (figurati te!). Ma tu mi hai citato in una frase sciocchina (bisogna pur scherzare in un canovaccio di cose serie)mentre avevi un mare di riferimenti (compreso quello sulle energie alternative) per dire altro. Ma forse il tuo scopo era di attaccare Lapo ed il suo mondo, perchè poi non lo so. Il mondo è fatto così. lo è stato sempre e lo sarà sempre. Ci libereremo di esso fra qualche decina di anni e (speriamo) trasleremo altrove, dove le Ferrari andranno a idrogeno e saranno gratuite e i vu cumprà vestiti da sarti di qualità ci venderanno gioielli di Bulgari a due euro.
Nel frattempo accontentiamoci di questa disuguaglianza, tanto fastidiosa a volte ma tanto stimolante.....
mario ha detto…
Le corbellerie bisogna leggerle( ti copio l'articolo), per i grafici e gli altri riferimenti c'è il link che ti ho fornito prima.
Ho letto una notizia su un Taxi scippato a Capri dal giovine e dai suoi amici.
Cacchio , ma ancora con la frase estrapolata?
Il mondo di Lapo, come lo chiami te, è un segmento di questo universo, una piccola parte il punto è che ha un peso specifico sproporzionato rispetto a ciò che dovrebbe essere.Tutto lì.Per gli stimoli, non è che tutti abbiamo esattamente la stessa visione di cio' che stimola.Ma il discorso si fa lungo. In ogni caso il mondo è proprio fatto così, va avanti se ci sono forze che si "stimolano" a vicenda,se ci sono quelli che hanno visioni diverse e si scontrano.E' energia data dal conflitto. Al contrario sai che palle e che omologazione con tutti in Ferrari e griffati.



Uranio e petrolio. Picchi in parallelo?
di Ugo Bardi

Di fronte alla presa di coscienza dell'imminenza del picco del petrolio, la prima reazione emotiva è, spesso, "allora useremo l'uranio". In effetti, l'energia nucleare viene spesso presentata come il toccasana che risolve tutti i malanni e che ci permetterà di superare senza danni la crisi energetica ormai in corso da qualche anno. Ma, ahimé, le cose non sono così semplici e i fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?

Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com). Vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato dal 2001. E' oggi di quasi 50 dollari la libbra, mentre era circa 5 dollari la libbra nel 2001.
Uranio1
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.
Uranio2
La linea rossa rappresenta l'uranio utilizzato dai reattori attualmente in esercizio mentre le "montagne" colorate rappresentano la produzione. Il primo picco di produzione dell'uranio corrisponde alla corsa agli armamenti nucleari degli anni '60, il secondo è correlato allo sviluppo delle centrali nucleari, che ha avuto il suo massimo negli anni 70-80. Come si vede, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l'industria minerale non produca. Non è impossibile che lo stop alle nuove centrali, avvenuto circa in quel periodo, sia stato dovuto in buona parte alla scarsità di uranio e non, come si dice di solito, all'incidente di Chernobyl e alle manifestazioni di ambientalisti esagitati con capelli lunghi e zoccoli.

La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per se, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potra durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.

Cosa sta succedendo? Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, L'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.

Vediamo quindi per l'uranio lo stesso andamento che stiamo vedendo con il petrolio, dove i costi di estrazione sempre maggiori causano quello che viene chiamato il "picco del petrolio". Sembrerebbe che anche l'uranio sia vicino, o abbia già passato, il proprio picco di estrazione ("picco dell'Uranio") anche se l'andamento irregolare della produzione non ci permette di dirlo con certezza.

Di fronte a questa situazione, le prospettive dell'industria nucleare sono incerte. Al momento c'è un evidente tentativo di ripartire con la costruzione di nuove centrali, ma il rilancio del nucleare non può esimersi dal considerare la scarsità di uranio minerale. Il problema si potrebbe fronteggiare investendo ancora di più nell'estrazione di uranio oppure investendo in tecnologie nucleari più efficienti, ovvero che usino meno uranio. Entrambe le strategie richiedono costi di investimento immensi, nonché tempi molto lunghi. A lungo andare, comunque, non sarebbero che dei palliativi di fronte al progressivo
esaurimento delle risorse minerali.

E' ancora possibile produrre abbastanza uranio per mantenere attivi i reattori esistenti, che possono supplire in parte al declino dei combustibili fossili. Tuttavia, mantenere la produzione, o anche espanderla con nuove centrali, è destinato a costare sempre più caro. Ne consegue che l'energia nucleare non potrà mantenere la promessa che aveva fatto negli anni '50 e '60, ovvero produrre energia talmente abbondante e a buon mercato che "non sarebbe valsa nemmeno la pena di farla pagare agli utenti". Tanto vale prenderne atto e non farsi troppe illusioni che il nucleare per magia ci risolva tutti i problemi.
Anonimo ha detto…
Su ferrari e griffe per tutti sono perfettamente d'accordo. Infatti molti di noi blogger I-I gli abiti ce li facciamo fare da sarti compiacenti a prezzi inferiori a quelli di un normale abito in negozio, nonchè le scarpe, se paragonate a certa qualità inarrivabile dal punto di vista del costo.
Sull'Uranio; da buon ingegnere laureato a Pisa, ho imparato a credere agli scienziati ed alle loro fonti, nonchè alle loro relazioni, quanto alle favole di La Fontaine, peraltro magistralmente rappresentate negli azulejios del Mosteiro de São Vicente de Fora a Lisboa.
Prendo atto delle difficoltà, prendo atto che nessuno vuole pensare alla fissione nucleare come ultima ratio dell'energia. Prendo anche atto che i poteri occulti hanno fatto in modo da far sparire ogni traccia di fusione nucleare (come hai letto nel post su I-I effettivamente realizzata a Frascati), nonchè ogni traccia di brevetti che sfruttassero le geniali invenzioni di Tesla.
Come dice appunto Bardi, il problema è complesso e difficile. Ma al momento, non potendo diventare un territorio di ventilatori o di tetti a specchio per ovvi motivi di sopravvivenza turistica (che è una delle fonti maggiori di reddito degli italiani) e non essendo il gas l'ultima frontiera di energia sufficiente, dobbiamo pur sempre equiparare la nostra produzione a quella delle nazioni da cui compriamo energia...nucleare.
Siamo in ritardo certo. Partiamo laddove gli altri stanno arrivando. Ma non è colpa mia se la demagogia dell'epoca remò contro il nucleare destinando l'Italia ad un ventennio (questo sì anche doloroso) di debiti e insufficienza energetica.
Che fare? Mi sembra che Bardi non dia soluzioni, quindi la soluzione rimane quella: nucleare.
Poi se mi chiedi come Ighina, allievo di Fermi, sia riuscito ad accendere una lampadina semplicemente appendendola ad un ramo di un albero, beh, in questo non ti posso essere di aiuto ma capisci bene il senso della mia frase senza necessità ulteriore di commenti....
Le energie ci sono da decenni, e da decenni le tengono nascoste. Ma nè io nè te possiamo tirarle fuori. Tanto vale rimanere in superficie ed accettare ciò che per gli altri è ormai normale amministrazione e che contribuisce notevolmente a non aumentare il loro debito pubblico.

Lapo: ma davvero ha scippato un taxi? Non lo sapevo. Beh, con quello che costano lì a Capri....
Si, ancora con la frase estrapolata.
Ogni giorno combatterò chi estrapola. "Le parole sono importanti", chiosava Moretti poi Ballantini. Le parole sono armi. Come le utilizzi così sparano. Poi sul peso specifico, non siamo certamente noi a decidere quale devono avere. Se lo ha, evidentemente il mondo ha deciso che deve avere quel peso. In fondo a chi dà fastidio? A me no. Ognuno di noi sa di avere doti maggiori o minori di lui. Che male c'è? occorre essere sereni di se stessi.
Il popolo ha un solo obbiettivo: sostituire i privilegiati nei loro privilegi. Con qualsiasi mezzo. E' sempre stato così, dalla Rivoluzione Francese ai cosiddetti socialisti degli anni trenta ai regimi comunisti del secolo scorso.
Non mi scandalizzo di certo se esistono privilegi e famiglie privilegiate. Anzi. Lavorando e creandomi la mia vita spero in qualche modo di migliorare il mio tenore di vita (ci vuole poco). Se non ci riesco pazienza. Io sono Ottovolante Fucsiaman, in fondo che mi frega di Lapo?
mario ha detto…
Peccato che partiamo da un tipo di tecnologia obsoleta (in Italia)e che per quella tecnologia esiste un problema che è lo stesso che ci ritroviamo con il petrolio.E' razionale?
Non credo.
Mi chiedo e se avessimo concentrato le risorse su ricerche che hanno come punto di riferimento le energie rinnovabili?
Penso che buona parte delle scelte dipenda solo dal tipo di idea di sviluppo che si ha in testa.
Il sistema dei consumi che a questo sono legati.
La frase è estrapolata da un contesto ed è servita a strutturare una opinione.Di quello che ho scritto credo ogni singola parola e l'unica cosa che mi sarei risparmiato è la parte ironica che metteva all'indice un refuso.
Non banalizziamo il contesto.
Non scriviamo per fare gossip o per "sparare" su una persona.Proviamo a metterci qualcosa di più.

Una delle cose che pensano i materialisti come me è che gli eventi si possono mutare.Non fosse così non si spiegherebbe il corso della storia.Il fato è somma di correnti di pensiero e di azioni.
Credo, infine, che per un popolo sostituire i privilegiati nei loro privilegi sia un obiettivo nobile.Non ho una visione elitaria per cui credo che i privilegi più sono accessibili e condivisi meglio fanno stare la società.
la questione, per me, potrebbe essere un'altra "ma che credi che girare in ferrari sia un obiettivo per il popolo?" la mia risposta sarebbe no, però il diritto di uno di poter girare in ferrari è poca cosa rispetto ai diritti di una moltitudine di persone se queste non se la passano troppo bene.

E non è un generico mondo che "dona" privilegi.E' una storia complessa di rapporti di forza, non qualcosa di etereo.E non è che con questo vogliamo puntare il dito "contro" la persona.Vediamo i percorsi per quello che sono, come il risultato di un processo conflittuale (economico, sociale etc.)e proviamo a dargli (dal nostro punto di vista) una direzione.

La vicenda di oggi, che riguarda Lapo, è sintomo di come uno si porti sulle spalle, anche se non lo vuole, cio' che gli altri si rappresentano in virtù del censo e della discendenza.
Una cazzata goliardica che per altri non farebbe spendere un centesimo di secondo per lui diventa una notizia.

Tu sei un artista Ottovolante Fucsiam con una struttura di pensiero un po' anarchica (ma forse è un'impressione), gli artisti hanno una visione della società che, giustamente, parte da come loro producono.Si misurano con la soddisfazione della loro creazione ed i soldi sono la sintesi, al limite, del riconoscimento del loro valore.Non credo neanche che vivano (solo) per quello.Penso che abbiano un rapporto con la loro opera che li fa soffrire e gli fornisce soddisfazioni indipendentemente da questo.Hanno il privilegio di relazionare su questioni "alte" circa la qualità del loro prodotto.Fosse così per tutti sarebbe il massimo.A me quella roba piace e, forse, piacerebbe ad un sacco di gente.Peccato che mi occupi di magazzini, distribuzione di prodotti e logistica integrata.
Hasta siempre
Anonimo ha detto…
io non insulto mai.....voglio solo sapere perchè parli di energia quando si sente lontano un miglio che non possiedi le basi per parlarne...solo per sentito dire....
mario ha detto…
neanche io insulto se non è necessario.Vorrei capier dove sono gli insulti.
Per te la gente non è libera di formarsi un'opinione e porre delle questioni?
In ogni caso qui gli anonimi non hanno ospitalità di solito. Chi sei?
Siamo terribilmente antidemocratici in questo e cestiniamo.
Anonimo ha detto…
Beh, hai quasi azzeccato sull'artisticità di noi artisti. I soldi ci servono solo per campare e continuare a produrre.
Personalmente me ne frego altamente (altrimenti farei di più l'ingegnere visto che sono bravo)ma se voglio farmi cucire un abito come pare a me devo pur pagarlo. O se voglio adottare a distanza qualcuno devo pur avere il denaro per farlo in modo dignitoso.

Lusso. Ti ho risposto di là.
Sulle energie, capisco la tua posizione, che poi in fondo è logica, ma parto da un gradino più giù, ovvero dal fatto che le ricerche costano e quindi sono soggette a finanziamenti che sono soggetti ad approvazioni dei governi che sono soggetti alle lobby che li eleggono.
Sostanza del discorso: le ricerche alternative al petrolio non vengono finanziate perchè chi detiene il capitale utile non ha interesse a mettersi contro i petrolieri e tutti coloro che girano intorno al petrolio.
Con i "se" si va avanti poco.
La sostanza è che l'unica energia che il Sistema ci consente di sviluppare è quella nucleare. Allo stato in cui è. Altrimenti vacci a parlare tu con gli Arabi, con i Russi e con gli Statunitensi (o anche Colombiani, Messicani, Iraniani, ecc.)
Forse ti sfugge che il petrolio, per tante nazioni, è l'unica fonte di reddito ed è quindi strumento di progresso sociale.
Dove andrebbero a stare tutti gli abitanti delle nazioni del terzo e quarto mondo (economico) se venisse meno la necessità del petrolio?
Quante guerre nascerebbero per fame?
Occorre pensare anche a questo. Non solo all'inquinamento del mondo.

Quando ho detto che il "popolo" (ma che è il popolo? Non esiste un popolo, esiste una somma neanche aritmetica di singolarità peraltro molto diverse l'una dall'altra)vuole sostituire i privilegiati nei loro privilegi, intendevo dire che vuole prenderne il posto e vivere come fanno loro.
Accettabile come intenzione. Certo. Se non altro presuppone una volontà di "elevazione" (neanche tanta in fondo se ci si limita alla conquista di beni materiali)che sconfessa ampiamente (come è stato dimostrato) le teorie per cui il popolo deve vivere in modo uniforme ed omogeneo.
Ma, non parlarmi allora di etica. Non esiste quindi differenza tra privilegiati e non privilegiati, se non nel possesso dei privilegi stessi.
Come intenzioni (etica quindi) entrambi se ne fottono degli altri e quando sono al posto migliore cercano di non mollarlo.
Io trovo questo naturale. Non me ne scandalizzo. Per questo, io o il "popolo" non abbiamo l'alibi per pretendere che i privilegiati cedano i privilegi a terzi.
Piuttosto, e sto cercando di farlo capire, mi adopero perchè "la base imponibile" dei privilegiati si allarghi il più possibile, senza nulla togliere a coloro che li hanno.
Nel primo caso passo solo per un misero invidioso. Nel secondo, passo almeno per benefattore della società.
Io non credo, nello specifico, che girare in Ferrari sia un obbiettivo fondamentale per la gente, anche se avrebbe piacere di farlo in quanto oggetto di qualità e di bellezza. Ma credo che le due componenti, "bellezza e qualità" siano fondamentali per far crescere le persone anche nella capacità di giudizio del mondo che le circonda.
Ecco che si richiude il link con le energie. Se le persone fossero più preparate al bello ed alla qualità, concepirebbero un mondo diverso e necessiterebbero come fatto naturale di energie che non mettano a repentaglio la bellezza e la qualità del mondo stesso.
La bellezza in fondo è amore. E con una dose in più di bellezza e amore le cose andrebbero sicuramente meglio.
mario ha detto…
Sulla questione nucleare ti rispondo con una osservazione che mi fece un mio commentatore

"i dati sulle fine del nucleare sono basati sull'attuale tecnologia usata. con la quarta generazioni di reattori tutto si ribalterebbe.
le riserve di uranio economicamente sfruttabili con l’attuale tecnologia ammontano a circa 200 GTep, a fronte di 300 GTep tra olio e gas naturale. E’ vero che l’uranio più pregiato ed utilizzato, l’ U235 fissile, è presente solo nella percentuale dello 0,7% sulla quantità di uranio globale, ma sono già pronti reattori autofertilizzatori che possono utilizzare anche l’isotopo fertile U238 (99,3% dell’uranio mondiale), allo scopo di rimpiazzare il materiale fissile consumato. Quando questa tecnologia andrà a regime, l’uranio diverrà una fonte energetica virtualmente inesauribile!

quindi oggi no al nucleare, domani vedremo... dipenderà dai costi... tutto dipende dal denaro..."

Il punto che trattavo è funzionale alla tecnologia ed alle scelte che si fanno.Con quello scenario facciamo la scelta meno corretta e razionale o no in relazione al contributo del commento?
Sarà anche una questione di lobby ma dove è la coscienza delle classi dirigenti e delle elite che parlano di "bello" e di "nuovo rinascimento"?
Tu dici che bisogna pensare anche alle conseguenze (guerre) e non solo all'inquinamento (perché il petrolio è una risorsa economica per molti paesi produttori).Fosse questa la preoccupazione, per paradosso, non dovremmo costruire centrali nucleari o pensare ad energie alternative.
Il petrolio è una risorsa che finirà.Questo implicherà mutare stili di vita e modelli sociali a tutti.Come è sempre stato quando ci sono state delle rotture nei sistemi che ne hanno condizionato lo sviluppo.Prescindere da questa visione obbliga a ridurre la questione a puro fattore geopolitico e basta.
quindi quali sono le scelte migliori (per tutti) su una scala temporale che è quella dell'aspettativa di vita di mio figlio (14 anni) e non solo la mia (51)?

Per quanto riguarda il popolo, ho una concezione diversa (non etica)che semplicemente non è elitaria.E per quanto riguarda gli obiettivi il comune denominatore può esserci nelle affermazioni di principio (allargare la base dei privilegiati) solo che, poi, bisogna scegliere da dove iniziare ed a cosa dare priorità.Quale parte della piramide interpretare.Da questo punto di vista il "privilegio" di un "ricco" per me è un non problema.

Chiudo con un'ultima nota, parli di bellezza ed amore e (da un'altra parte nel blog della II) utilizzi un linguaggio molto competitivo in cui estremizzi molti concetti per giustificare le "differenze".Lo trovo un po' contraddittorio.
Anonimo ha detto…
Le contraddizioni sono l'energia della Natura. Parafrasando ancora Ighina, è proprio dall'incontro di nature energetiche apparentemente contraddittorie che si sviluppa la Vita in senso totale.
Perchè sennò mi chiamano Ottovolante? Proprio perchè utilizzo concetti in modo (solo) apparentemente contraddittorio cercando di trarne invece fuori elementi al più oggettivi.
Una specie di shackeraggio dei pensieri che separa gli elementi più pesanti da quelli più deboli.

Amore non vuol dire indecisione o paura della realtà.
La realtà e la prassi ci spingono a analisi crude e ciniche, a decisioni anche dure o impopolari.
L'Amore ci invita a saper decidere in funzione della condivisione dei benefici. Ma occorre pur sempre decidere. Inutile girare intorno ai concetti o fare finta che le cose siano diverse. Sono quel che sono. E non manco certo di amore se prendo atto che una persona è scema o altro. E' la realtà dei fatti. E lo dico con il linguaggio più efficace anche competitivo.

Nucleare: che fare? Io dico nucleare si oggi per essere pronti al domani. Occorre farsi trovare preparati per i momenti che citi tu.
Non si sta parlando di sostituire subito ed in toto l'utilizzo del petrolio nel mondo, si tratta di diminuirne (in modo considerevole) l'utilizzo nei prossimi venti/venticinque anni.
In tal caso, lo scenario futuribile per tuo figlio è la graduale indipendenza dalle risorse contingentate o comunque a rischio guerra, lavorando lì dove queste risorse vengono estratte per modificarne l'influenza sul bilancio interno di quelle nazioni.
Non è fantasia. Credo che i grossi governi stiano muovendosi in tal senso, nonostante le lobby.
D'altronde non sono la persona più adatta a parlare di futuro, io che non ho voluto figli perchè ritengo che non esista un futuro degno per loro.
Magari nei prossimi anni (2011?) arriveranno gli extraterrestri che ci doneranno un po' di tecnologia pulita e lo scenario cambierà.

Non so da che parte iniziare con i privilegi. Reputo l'essere umano banale e scontato per cui sinceramente me ne importa poco che abbia da mangiare e da coprirsi se poi deve passare tutta la sua vita in una stanza o a farsi rincoglionire da pubblicità e normative.
Per me, lo so che è impopolare, l'importante è ridistribuire il senso della Vita più che la flebile sufficienza del sopravvivere. Vivere comporta la coscienza e la possibilità di scelta. Quindi innanzitutto cercare di educare le persone ai principi base della legalità e della convivenza, nonchè a quelli della conoscenza effettiva delle cose. Questo comporta di seguito il ritorno al concetto di "bellezza" e "qualità", in quanto elementi base dell'elevazione dell'animo umano.
Portare nelle scuole la coscienza del creare e del fare, la speranza di un lavoro che esalti le qualità personali e non le opprima dietro un pc o dietro una macchina saldatrice. Cercare di far comprendere che è solo nella coscienza individuale, e quindi nelle proprie capacità, che risiede la "spiritualità" del vivere e che questa esiste, poi, quando viene messa in relazione agli altri.
Io dò priorità al gusto, alla qualità, alla capacità di intendersi e capire le cose della vita. Quando capisci, quando sei esperto, sei poi tu che richiedi una qualità maggiore delle cose, invece che subire quella che ti viene imposta dal sistema del mercato e dalla pubblicità.
Senza coscienza del prodotto (e quindi del vivere), si naviga al buio. Questa è la mia priorità.
mario ha detto…
Messaggio per l'anonimo,
il tuo commento (cretino) è stato buttato nella pattumiera.Quella per la raccolta differenziata.
La stessa sorte toccherà agli altri.

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