Ragazzini sport e slogan fascisti
Ho letto la cronaca della partita che la Juventus ha giocato ieri. I suoi illustri supporter si sono distinti per un paio di slogan che tracciano la realtà di questo paese di merda. Il primo recitava "Buffon camerata" a seguire "non ci sono neri italiani tra di noi".
Mi auguro che al signor Buffon, che ha salutato la folla, facciano fare una gita in qualche borgo italico in cui si possa rigenerare ai racconti di come, all'epoca, risolvevano le questioni razziali i suoi connazionali.Quelli con la camicia nera.Magari, così, la prossima volta non li saluta con il sorriso.
Sulla questione dei neri avrei qualcosa da dire.Per esperienza personale, da genitore, posso testimoniare che la preoccupazione in quella società non sia proprio quella di formare "sportivi".Per alcuni dei ragazzini, che frequentano le giovanili della signora, vanno di moda Mussolini e camice nere.Per qualcuno di loro è facile comunicare attraverso una chat con espressioni del tipo "lo sai che sei solo un negro?". Magari se sei nuovo capita che un capo branco, con il silenzio omertoso dei più, pisci nella borsa del nuovo arrivato.C'è una gerarchia, negli spogliatoi, che emargina in base al colore della pelle, alle qualità pedatorie (valutate sui minuti di gioco fatti), l'anzianità nella formazione.Il risultato è un prodotto "umano" molto povero, ragazzini che a 14 anni non capiscono perché andare a scuola ed impegnarsi quando la prospettiva è, nel peggiore dei casi, una squadra di serie C che a 19 anni ti può garantire uno stipendio superiore a quello che guadagneresti in fabbrica.
Suggerirei qualche torneo intitolato a qualche partigiano, sponsorizzato dalla signora.Così,tanto per marcare le differenze.Qualche Sabato dedicato ad un po' di sano volontariato per i suoi "ometti", magari con genitori al seguito. Inizierei da qualche mensa dei poveri.
E che dire degli allenatori? L'ultimo visto all'opera (che non entrava mai nello spogliatoio) abituò i suoi "guerrieri" a fare cerchio prima della partita per il grido collettivo.Dimenticava, sempre, di coinvolgere quelli della panchina.
Per fortuna non sono tutti così. Almeno quelli che allenano i più piccoli.
Cosa voglio dire con questo? Poco o niente. Intanto che spero che perdano lo scudetto e vengano sbattuti fuori dalla coppa dei campioni da qualche squadra di extracomunitari (sogno Rom negri).Per il resto è un riflesso di quello che vediamo e viviamo tutti i giorni.Triste che quelle logiche siano sperimentate sulla pelle di ragazzini.Molto meglio una sana partita di bocce.
Mi auguro che al signor Buffon, che ha salutato la folla, facciano fare una gita in qualche borgo italico in cui si possa rigenerare ai racconti di come, all'epoca, risolvevano le questioni razziali i suoi connazionali.Quelli con la camicia nera.Magari, così, la prossima volta non li saluta con il sorriso.
Sulla questione dei neri avrei qualcosa da dire.Per esperienza personale, da genitore, posso testimoniare che la preoccupazione in quella società non sia proprio quella di formare "sportivi".Per alcuni dei ragazzini, che frequentano le giovanili della signora, vanno di moda Mussolini e camice nere.Per qualcuno di loro è facile comunicare attraverso una chat con espressioni del tipo "lo sai che sei solo un negro?". Magari se sei nuovo capita che un capo branco, con il silenzio omertoso dei più, pisci nella borsa del nuovo arrivato.C'è una gerarchia, negli spogliatoi, che emargina in base al colore della pelle, alle qualità pedatorie (valutate sui minuti di gioco fatti), l'anzianità nella formazione.Il risultato è un prodotto "umano" molto povero, ragazzini che a 14 anni non capiscono perché andare a scuola ed impegnarsi quando la prospettiva è, nel peggiore dei casi, una squadra di serie C che a 19 anni ti può garantire uno stipendio superiore a quello che guadagneresti in fabbrica.
Suggerirei qualche torneo intitolato a qualche partigiano, sponsorizzato dalla signora.Così,tanto per marcare le differenze.Qualche Sabato dedicato ad un po' di sano volontariato per i suoi "ometti", magari con genitori al seguito. Inizierei da qualche mensa dei poveri.
E che dire degli allenatori? L'ultimo visto all'opera (che non entrava mai nello spogliatoio) abituò i suoi "guerrieri" a fare cerchio prima della partita per il grido collettivo.Dimenticava, sempre, di coinvolgere quelli della panchina.
Per fortuna non sono tutti così. Almeno quelli che allenano i più piccoli.
Cosa voglio dire con questo? Poco o niente. Intanto che spero che perdano lo scudetto e vengano sbattuti fuori dalla coppa dei campioni da qualche squadra di extracomunitari (sogno Rom negri).Per il resto è un riflesso di quello che vediamo e viviamo tutti i giorni.Triste che quelle logiche siano sperimentate sulla pelle di ragazzini.Molto meglio una sana partita di bocce.
Commenti
chissà se vi è qualche celebre sportivo di Sinistra(soprattutto nei fatti) da proporre come modello positivo.
O perchè non vogliono pagare le tasse ? :-))
Quest'anno lo hanno dato in "prestito"ad una squadra della provincia per fargli fare i campionati nazionali.Lui ora è felice e non gradirebbe tornare in quell'ambiente.Per quanto riguarda gli altri sport.Da piccolo ha iniziato con il nuoto, poi il basket (il mio sport insieme al rugby).Un giorno si è svegliato ed ha detto: io sono brasiliano e voglio andare a giocare a pallone.E lì è iniziata la storia.
Non so se sia obbligatorio avere uno sport (e allenatori) così.
La scelta di Lucas la posso capire. Anche chi è nato in Calabria vuole fare solo il calciatore (perché non ha potuto provare gli altri sport), anche se il risultato migliore è Gattuso e non Pelè.
Per l'anonimo del primo commento: che ne dici di Teofilo Stevenson?