La catastrofe ed i catastrofisti, ma quelli che provano a ricostruire dove sono?

Tra le tante cose che girano in rete c'è una serie di commenti che meriterebbero un po' di attenzione.Quello che propongo è di tale Napoleone 1805 ed è inserito in un post di Rampini (quello che fa tendenza su repubblica) che parla della terza fase.Dopo la prima (crisi finanziaria),la seconda (recessione), arriverà la terza (il default di un po' di stati ).

Confesso che più leggevo il commento e più, come Toto' in una famosa macchietta, mi dicevo "ma dove vorrà andare a parare?"

Da nessuna parte, è la conclusione.

Sul post di Rampini ci sarebbe da chiedere all'autore, "scusa ma te dove eri mentre Cina, India ed altri paesi crescevano a due cifre grazie anche a quello che, di caduta, raccoglievano da consumi drogati da una bolla finanziaria e creditizia evidente solo a pochi, all'epoca?"

"Ma come, il giocattolino si è rotto e non ne trai una qualche conclusione?"

Anche perché di scenari catastrofici durante una catastrofe sono capaci tutti a disegnarne i contorni e gli effetti.E' un po' come giocare in borsa quando tutto va bene, madama la marchesa.Si sentono tutti geni della finanze e trader.

Ecco, quello che manca sono le conclusioni e l'orizzonte per cui impegnarsi.

"gli stati possono fallire ? NO ovvio.

non possono fallire perchè non sono aziende , però i suoi cittadini si possono fallire.

ritengo che il mercato funzioni a due condizioni :

la prima = che tutto sia mercato;

la seconda = che i capi di stato non siano mercanti;

spiegazione = che tutto sia mercato ;

oggi vaste aree mondiali e vasti settori sociali sono sottratti al libero mercato , quindi c’è qualcuno che non rischia mai;il problema è proprio questo : mercato uguale rischio , e se c’è qualcuno che non rischia mai fa fallire il mercato.

il rischio del mercato è stato diviso tra troppi pochi soggetti , e quindi fallendo questi soggetti, il mercato fallisce.

faccio un paragone azzardato : perchè l’antico egitto è crollato?perchè non c’erano più schiavi, .

la stessa cosa è avvenutaa dagli anni 70 in poi .

tutti i rischi sono stati scaricati sulla classe più debole e quando questa classe ha ceduto , la piramide è crollata.

il punto è , accetteranno gli stati di vedere la semplice verità ,che credere nel mercato significa creare dei meccanismi per la equa distribuzione del reddito ? perchè o lo capiscono o addio capitalismo.

l’italia poi è maggiormente esposta alla crisi perchè i meccanismi di distribuzione del reddito in grado di riattivare l’economia sono inesistenti .
il tentativo di compensare le diseguaglianze sociali con i debiti non è riuscito perchè non poteva riuscire, era assurdo .

ora se ne sono resi conto tutti , e siccome i debiti nessuno gli ha pagati cerca di pagarli lo stato : sbagliato.

un tempo il mercato creava diseguaglianze sociali .
oggi le diseguaglianze sociali hanno affondato il mercato .

secondo : ” che i capi di stato non siano mercanti”

se chi regola il mercato ha cosmici conflitti di interessi , e non mi riferisco solo all’italia , è ovvio che non potrà aiutare il mercato dicendogli : ” stai sbagliando”, e il mercato come un adolescente farà tutti gli errori del caso , e non sempre la situazione è recuperabile.

il mercato è come una religione monoteistica , fondata sul micro rischio individuale , se c’è qualcuno ” ateo” il sistema crolla.

frase del giorno : il mercato si autoregola se i capi di stato non sono mercanti !

Postato Giovedì, 23 Ottobre 2008 alle 14:56 da napoleone1805"

Commenti

Anonimo ha detto…
allora, la questione è smeplice: il mondo finanziario da una parte infrange le regole, dall'altra ne mancano per non permettere certe dinamiche.

poi ognuno può essere piu' o meno liberista. fosseper me abolirei il concetto di borsa, una delle cause delle fluttuazioni economiche, grazie a speculazioni e un VIRTUALE guadagno sul guadagno.

questo significa creare un castello di carte AL CONTRARIO...ma se cade qualche carta di sotto crolla tutto assieme.

io poi partirei dal concetto fisiocratico che è dalla terra e i suoi frutti che dobbiamo partire, perchè è la terra il primo vero luogo dove si produce benessere per l'uomo e quindi l'economia. poi arriva il resto...non può esistere terzo settore se soffochiamo l'agricoltura e gli annessi. a me sembra scontato, a molti no.

in piu' un economia di stampo capitalista può funzionare SE SONO EFFETTIVAMENTE GLI IMPRENDITORI A METTERE DEL LORO CAPITALE CHE POSSEGGONO MATERIALMENTE nelle aziende, e non un economia in perenne debito, E SOPRATTUTTO SE C'E' UNA CERTA REDISTRIBUZIONE DELR EDDITO per aumentare la fascia di coloro che possono spendere e quindi soddisfare attraverso la moneta i loro bisogni, che continuerebbe a sostenre l'economia.
mario ha detto…
Rigitans'
un'economia di stampo capitalista, come la definisci te, "funziona" da qualche secolo.E la leva finanziaria è parte di questo sistema.
Solo che funziona, ciclicamente, con effetti quali quelli a cui assistiamo in questi giorni.I crolli di borsa nel 29 o le quotazioni dei fiori in Olanda.
E' parte del processo di accumulazione e di ricerca di un maggiore tasso di profitto del capitale che di volta in volta si investe.
Poiché non sono un liberista e neanche un riformista, ritengo che l'obiettivo sia quello di uno sviluppo economico in grado di guardare agli interessi della comunità sacrificando la libertà di fare"economia"in questo modo.
I mezzi di produzione ed il loro possesso, le scelte dei settori su cui investire, il modo in cui si ripartisce la ricchezza prodotta etc.Insomma roba da comunisti.
p.s.
anche per tornare a coltivare pomodori abbiamo bisogno del ferro delle vanghe e delle vanghe stesse, e di chi le produca.
Anonimo ha detto…
Magari gli stati non possono fallire, ma i comuni sì.
Anonimo ha detto…
Ma a quale tribunale portano i loro libri gli Stati che sono falliti ?
pietro ha detto…
Gli stati falliti non portano libri in tribunale, semplicemente non pagano i debiti.
Il default dei Bond Argentini è stato praticamente una dichiarazione di fallimento.
La differenza è che se lo faceva un privato rischiava la galera.
Quindi già in partenza il commento citato è una boiata.
La mia sfiducia nei metodi "comunisti" che proponi non è dovuta al fatto che quei metodi siano male in sè, quanto al fatto che poi le decisioni su come pianificare l'economia saranno sempre in mano a singoli individui per cui, la possibilità che partoriscano cose come il "grande balzo in avanti" di Mao, che spostando forzatamente persone dall'agricoltura all'industria ebbe come conseguenza una carestia con milioni di morti.
In italia non succederebbe di sicuro, ma la domanda è come può una società comunista far si che i pubblici amministratori ( che sono inevitabili ) facciano troppi danni?
pietro ha detto…
spero si sia capito che la domanda era come evitare che facciano troppi danni :-))

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