Nichilismo ed interessi borghesi
Questo grafico rappresenta il reddito disponibile delle famiglie (da non confondere con la ricchezza).
Partendo da sinistra la chiave di lettura è: il 28% delle famiglie detiene il 2% del reddito nazionale per arrivare al fondo dove il 2% delle famiglie si appropria del 28% (circa) del reddito.
Questo altro grafico rappresenta lo scenario futuro secondo il sole 24 ore della crescita del PIL suddiviso tra paesi emergenti e paesi avanzati nel 2009.
Personalmente lo ritengo "ottimista" , per i paesi avanzati, in funzione di quelli che sono gli sconvolgimenti in atto.
Detto questo, è indubbio che ciò che avremo di fronte in termini di scenario è qualcosa su cui sarà necessario investire in termini "politici" per dare prospettiva a noi ed alle nuove generazioni.
In questi giorni ho letto tantissimi articoli che trattano lo sfacelo in atto. Si fronteggiano, in linea di massima, due approcci diversi.
Il primo è quello che cerca, rassicurando, di trovare il modo di tamponare le emergenze in atto attraverso annunci che tendono a dire" Quanto meno vi garantiamo che i soldi che avete sul c.c. non li perderete".Questo per evitare che il panico passi da quel luogo di ricchezza virtuale che è la borsa ad uno di ricchezza materiale rappresentato dai luoghi di lavoro, dalle piazze e dai mercati rionali.
Lor signori hanno ben presente che conviene gestire un problema parcellizzandolo il più possibile, attraverso messaggi che parlino ai singoli, e cercando, in questo modo, di impedire una sorta di presa di coscienza collettiva che il giocattolo è rotto.
Poiché il treno corre ed è ingovernabile, i morsi della crisi sull'economia reale non si faranno attendere e saranno pesanti e devastanti.Come gestire i contraccolpi che subiremo sul fronte sociale si capisce bene se si dà retta fino in fondo a quello che pensa Berlusconi.Tra le tante cose dette ha messo in chiaro che"non saranno tollerate occupazioni di aeroporti e strutture pubbliche".
Il rappresentante di quella borghesia che ci ha portato a questo, mentre non spende una parola su manager che guadagnano 9 milioni di euro nella propria banca, con un mercato finanziario che permette, ancora, di scommettere sulle ulteriori perdite delle borse (di fatto incentivandole), ha come pensiero e priorità, nel suo retro cranio, lo scenario probabile da qui ai prossimi due anni (la piazza che si riempie di gente incazzata) ed a quello pensa mentre, disperatamente ,prova a rimettere ordine nel sistema.
Il secondo approccio, quello catastrofista è inficiato da una sorta di "relativismo culturale", mentre "gode" del disastro epocale che ci riproietta indietro di un secolo ( alla faccia di chi lo ha liquidato culturalmente) offre scorci di futuro devastato nel quale non si scorge come "costruire" un modello di convivenza e sviluppo diverso.In questo l'intervista di Massimo Fini al Giornale, sintetizza con una frase il limite del proprio del ragionamento.
Fini, grosso modo, provocatoriamente ( ma non tanto) invita a rifugiarsi in campagna e dotarsi di un paio di fucili automatici per difendersi dalle orde di affamati che andranno in cerca di cibo.
Dopo aver censurato il come si è arrivati a questo, i disastri del liberismo e quant'altro è stato prodotto dalla cultura occidentale in questi due secoli, non vede nel proprio orizzonte che un rinchiudersi in uno spazio limitato difendendo a suon di pallottole il privilegio di poter coltivare un orto.
Io penso che sia il primo che il secondo hanno in se i pogrom di un fascismo latente che, in ogni caso, proverà a rassicurare con il solito modello di coesione sociale quello che resterà di sano nel paese.
E cosa possiamo opporre, noi, a tutto questo?
Io propongo una discussione che, partendo dal modo in cui si sviluppa la società e la sua ricchezza, tenga conto di come questa debba essere utilizzata e distribuita.
Che senso ha un progresso economico che non può offrire un orizzonte stabile alle attuali e future generazioni?
Rimettere in discussione il modello significa elaborare un sistema di regole che tenga conto di chi produce, di cosa e di come si produce.Di chi detiene le leve della produzione.Per dirla utilizzando le parole di Marx"Ci si è rinfacciato, a noi comunisti, che vogliamo abolire la proprietà privata acquistata personalmente, frutto del lavoro diretto e personale;la proprietà che costituirebbe il fondamento di ogni libertà, attività ed autonomia personale.Proprietà frutto del proprio lavoro, acquistata guadagnata con le proprie forze!
Parlate della proprietà del minuto cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la proprietà borghese?Non c'è bisogno che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo ogni giorno lo sviluppo dell'industria........Il comunismo non toglie a nessuno il potere di appropriarsi dei prodotti della società, toglie soltanto il potere di assoggettarsi il lavoro altrui mediante tale appropriazione."
"L'uomo diventa tanto più povero come uomo, ha tanto più bisogno di denaro, per impadronirsi dell'essere ostile, e la potenza del suo denaro sta giusto in proporzione inversa alla massa della produzione; in altre parole, la sua miseria cresce nella misura in cui aumenta la potenza del denaro"
Quello di cui non abbiamo bisogno è un orizzonte nichilista che atomizzi ancor di più gli individui, ricacciandoli ad una sfera individuale che non è il collante su cui poter costruire opposizione a modelli sociali ed economici in crisi.
Quello di cui abbiamo bisogno è l'elaborazione di un pensiero che raccolga quanto di ricco c'è nella storia della sinistra, elaborandolo sia sulla base di ciò che è attuale nel pensiero e nel modello concettuale che Marx rappresenta sia sulla sintesi dei fallimenti delle esperienze del così detto comunismo reale e del capitalismo rampante.
Questo ha bisogno di una leva potente, di quel frammento di società (la maggioranza)che è la classe dei salariati che producono valore per terzi.C'è bisogno di rafforzare i legami tra soggetti e sedimentare quella solidarietà che parte da bisogni concreti ed interessi di classe.Senza questo sforzo non resterà che guardare la fine di un epoca confidando solo nella ragione e nella saggezza di generazioni di là a venire.
Personalmente lo ritengo "ottimista" , per i paesi avanzati, in funzione di quelli che sono gli sconvolgimenti in atto.
Detto questo, è indubbio che ciò che avremo di fronte in termini di scenario è qualcosa su cui sarà necessario investire in termini "politici" per dare prospettiva a noi ed alle nuove generazioni.
In questi giorni ho letto tantissimi articoli che trattano lo sfacelo in atto. Si fronteggiano, in linea di massima, due approcci diversi.
Il primo è quello che cerca, rassicurando, di trovare il modo di tamponare le emergenze in atto attraverso annunci che tendono a dire" Quanto meno vi garantiamo che i soldi che avete sul c.c. non li perderete".Questo per evitare che il panico passi da quel luogo di ricchezza virtuale che è la borsa ad uno di ricchezza materiale rappresentato dai luoghi di lavoro, dalle piazze e dai mercati rionali.
Lor signori hanno ben presente che conviene gestire un problema parcellizzandolo il più possibile, attraverso messaggi che parlino ai singoli, e cercando, in questo modo, di impedire una sorta di presa di coscienza collettiva che il giocattolo è rotto.
Poiché il treno corre ed è ingovernabile, i morsi della crisi sull'economia reale non si faranno attendere e saranno pesanti e devastanti.Come gestire i contraccolpi che subiremo sul fronte sociale si capisce bene se si dà retta fino in fondo a quello che pensa Berlusconi.Tra le tante cose dette ha messo in chiaro che"non saranno tollerate occupazioni di aeroporti e strutture pubbliche".
Il rappresentante di quella borghesia che ci ha portato a questo, mentre non spende una parola su manager che guadagnano 9 milioni di euro nella propria banca, con un mercato finanziario che permette, ancora, di scommettere sulle ulteriori perdite delle borse (di fatto incentivandole), ha come pensiero e priorità, nel suo retro cranio, lo scenario probabile da qui ai prossimi due anni (la piazza che si riempie di gente incazzata) ed a quello pensa mentre, disperatamente ,prova a rimettere ordine nel sistema.
Il secondo approccio, quello catastrofista è inficiato da una sorta di "relativismo culturale", mentre "gode" del disastro epocale che ci riproietta indietro di un secolo ( alla faccia di chi lo ha liquidato culturalmente) offre scorci di futuro devastato nel quale non si scorge come "costruire" un modello di convivenza e sviluppo diverso.In questo l'intervista di Massimo Fini al Giornale, sintetizza con una frase il limite del proprio del ragionamento.
Fini, grosso modo, provocatoriamente ( ma non tanto) invita a rifugiarsi in campagna e dotarsi di un paio di fucili automatici per difendersi dalle orde di affamati che andranno in cerca di cibo.
Dopo aver censurato il come si è arrivati a questo, i disastri del liberismo e quant'altro è stato prodotto dalla cultura occidentale in questi due secoli, non vede nel proprio orizzonte che un rinchiudersi in uno spazio limitato difendendo a suon di pallottole il privilegio di poter coltivare un orto.
Io penso che sia il primo che il secondo hanno in se i pogrom di un fascismo latente che, in ogni caso, proverà a rassicurare con il solito modello di coesione sociale quello che resterà di sano nel paese.
E cosa possiamo opporre, noi, a tutto questo?
Io propongo una discussione che, partendo dal modo in cui si sviluppa la società e la sua ricchezza, tenga conto di come questa debba essere utilizzata e distribuita.
Che senso ha un progresso economico che non può offrire un orizzonte stabile alle attuali e future generazioni?
Rimettere in discussione il modello significa elaborare un sistema di regole che tenga conto di chi produce, di cosa e di come si produce.Di chi detiene le leve della produzione.Per dirla utilizzando le parole di Marx"Ci si è rinfacciato, a noi comunisti, che vogliamo abolire la proprietà privata acquistata personalmente, frutto del lavoro diretto e personale;la proprietà che costituirebbe il fondamento di ogni libertà, attività ed autonomia personale.Proprietà frutto del proprio lavoro, acquistata guadagnata con le proprie forze!
Parlate della proprietà del minuto cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la proprietà borghese?Non c'è bisogno che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo ogni giorno lo sviluppo dell'industria........Il comunismo non toglie a nessuno il potere di appropriarsi dei prodotti della società, toglie soltanto il potere di assoggettarsi il lavoro altrui mediante tale appropriazione."
"L'uomo diventa tanto più povero come uomo, ha tanto più bisogno di denaro, per impadronirsi dell'essere ostile, e la potenza del suo denaro sta giusto in proporzione inversa alla massa della produzione; in altre parole, la sua miseria cresce nella misura in cui aumenta la potenza del denaro"
Quello di cui non abbiamo bisogno è un orizzonte nichilista che atomizzi ancor di più gli individui, ricacciandoli ad una sfera individuale che non è il collante su cui poter costruire opposizione a modelli sociali ed economici in crisi.
Quello di cui abbiamo bisogno è l'elaborazione di un pensiero che raccolga quanto di ricco c'è nella storia della sinistra, elaborandolo sia sulla base di ciò che è attuale nel pensiero e nel modello concettuale che Marx rappresenta sia sulla sintesi dei fallimenti delle esperienze del così detto comunismo reale e del capitalismo rampante.
Questo ha bisogno di una leva potente, di quel frammento di società (la maggioranza)che è la classe dei salariati che producono valore per terzi.C'è bisogno di rafforzare i legami tra soggetti e sedimentare quella solidarietà che parte da bisogni concreti ed interessi di classe.Senza questo sforzo non resterà che guardare la fine di un epoca confidando solo nella ragione e nella saggezza di generazioni di là a venire.
Commenti
Complice il fatto che, stamani, ho visto mio figlio partire per la sua prima manifestazione(ha tagliato dopo un pezzo di corteo, il mascalzone).Credo che dobbiamo batterci per dare a noi ed a loro una prospettiva che non sia l'auspicare il ritiro in un fortino irto di mitragliatrici.
gli esseri umani non sono solidali, e la storia lo ha dimostrato.
che ci piaccia o no, è inevitabile, dovremo presto imparare a sbranarci per un boccone e risorse sempre più ridotte.
che vincano i migliori, che trionfino i più adatti.
è sempre andata così.
hai detto delle parole molto belle, ma non credibili e non realistiche.
almeno secondo me.
Certo, gli uomini si sono battuti per risorse scarse.Però c'è sempre stato chi lo ha fatto avendo come punto di riferimento il proprio egoismo e chi no.
Fosse come dici te in Sud America avremmo una situazione politica e sociale diversa, ad esempio.Nonostante che sia molto più semplice pensarla come Fini credo che sia molto più "nobile" spendersi per qualcosa di altro in termini di prospettive.