Sicurezza a Torino


Quello che segue è un articolo apparso su indymedia.org che tratta di un "esperimento" di controllo sociale messo in piedi dal comune di Torino.
Non c'è che dire, l'amministrazione riformista torinese si distingue per queste cose ed è, al pari delle tante amministrazioni leghiste, un luogo in cui la politica si esercita in un opera di "sensibilizzazione" dei peggiori istinti dei suoi cittadini.
C'è una strategia precisa che coltiva l'insicurezza come mezzo di gestione dell'ordinario e che ha come obiettivo la messa in campo di strumenti, di "controllo" del territorio, in cui il corpo sociale viene spaccato tra chi ha da temere per se e per ciò' che possiede e chi non ha e poco ha da perdere se non la propria disperazione.
A queste paure si offre il riparo ed il conforto di un delatore anonimo.
Questa simil sinistra da salotto ha lasciato l'idea di solidarietà a qualche suggestione buona per qualche viaggetto in Africa o qualche adozione a distanza.
Quando si tratta di guardare al cortile di casa usa le stesse lenti della destra.Intercetta e spiega i fenomeni sociali nello stesso modo.Salvo poi chiedersi il perché gli Italiani offrono un'idea di società civile che va incancrenendosi e del perché votano per Berlusconi.
Ci chiediamo perché non elaborino, sul territorio, strumenti di controllo che pongano argine ad un altro tipo di emergenza sicurezza.
Quella dei cantieri, quella del lavoro in nero, quella dei tanti condomini del centro lasciati al degrado ed all'abbandono.Quella delle scuole, quella della salute per i tanti che vagano senza fissa dimora.Per quelli che saranno sfrattati e per quelli che lo sono già.Per gli anziani lasciati da soli.
Ho un'idea del perché non lo fanno.Perché quella gente non vota più ed abita in quei quartieri popolari dove, alle ultime elezioni, l'astensione è stata massiccia.E' gente che non vale l'investimento richiesto, non garantisce la rendita del potere. Meglio i borghesi.Meglio far sentire sicuri loro.




"In via Garibaldi 26 c’è la farmacia Bosio. Nobile ingresso, testone di Galeno con tanto di scritta in greco, bei lampadari. La Bosio è una delle 15 farmaspie pioniere, dove dal 1° ottobre si raccolgono le informazioni su poveri, mendicanti, rom, posteggiatori abusivi, senza casa. L’accordo tra Comune e Rete delle farmacie prevede una prima fase sperimentale di tre mesi e poi l’estensione della pratica del farmacista spia alle altre 280 farmacie.

Un bell’esperimento di delazione anonima di massa mascherata da servizio agli anziani. In un primo tempo i farmacisti si sono dichiarati entusiasti, presentandosi a La Stampa e ad Epolis come ultima trincea contro la criminalità.

Da qualche tempo sono meno sicuri di se, minimizzano, negano l’evidenza, cercano di cambiare le carte già smazzate in tavola. I volantini, manifesti e comunicati di denuncia, nonché le chiamate indignate di numerosi cittadini sono state il segnale di un disagio diffuso di fronte ad un esperimento di controllo sociale che ricorda da vicino le pratiche della dittatura fascista.

Nel pomeriggio del 23 ottobre un gruppetto di antirazzisti si è radunato di fronte alla farmacia Bosio, aprendo uno striscione “boicotta le farmacie spia”, facendo interventi dal megafono e distribuendo un volantino che riportiamo sotto.

Nonostante le irritate proteste della farmacista i passanti si fermavano curiosi, chiedevano informazioni, e spesso esprimevano la loro indignazione.

Un piccolo segnale di rivolta contro la cappa ossessiva di controllo cui siamo quotidianamente sottoposti.

Spropositata la reazione della polizia che in pochi minuti ha adunato nella via una quindicina di agenti della Digos mentre una camionetta dell’antisommossa stazionava nella limitrofa piazza Arbarello.

La campagna contro le farmaspie continua…

Per tutti gli interessati la prossima riunione dell’Assemblea Antirazzista di Torino si terrà martedì 28 ottobre. Dalle 19 alle 21 presso la FAI in corso Palermo 46. Dalle 21 in poi presso radio Blackout in via Cecchi 21.

Di seguito il volantino distribuito ieri in via Garibaldi.

Farmacisti o Spie?

In 15 farmacie di Torino si esperimenta il Dottore/Spia. Dal 1° ottobre le confidenze anonime dei clienti vengono raccolte in farmacia e passate ai vigili urbani.

Dicono che serve a farci sentire più sicuri. Dicono che il nemico è chi chiede l’elemosina, chi si arrangia vendendo in strada o lavando vetri: nemici sono i poveri, gli immigrati, i senza casa.

Nel mirino stanno gli ultimi ma la libertà la portano via a tutti.

La nostra vita è ogni momento sotto controllo ossessivo.

A Torino ci sono migliaia di telecamere – 3000 solo quelle pubbliche -, oltre a uomini in armi (poliziotti, carabinieri, guardia di finanza, vigili, soldati) che tengono sott’occhio ogni angolo della città.

Adesso, come nel ventennio, si introduce la spia di quartiere: allora c’erano i capo fabbricato, ora è il turno dei Dottori di farmacia.

Ma di sicurezza, quella vera, non si parla mai, perché significherebbe aprire la piaga dolente di un sistema sociale dove pochi lucrano sulla vita di noi tutti.

Non c’è lavoro e quello che c’è ammala e ammazza, non ci sono asili e nidi per i nostri figli, quel poco di scuola che resta lo stanno demolendo, negli ambulatori e negli ospedali una visita o un ricovero sono come le estrazioni del lotto: il numero buono esce ogni sei mesi. Un ammalato spende buona parte del suo reddito – magari una pensione da fame – per medicine, ticket; chi riesce si paga il medico privato. A Torino le risorse sono usate per i nuovi manganelli dei vigili, per altre telecamere ad ogni angolo, non per i trasporti, la salute, la scuola.

Vogliamo vivere in una città dove tutti spiano tutti? Vogliamo fare delle nostre vite una galera quotidiana? Abbiamo voglia che il nostro farmacista diventi una spia?

Per ora i farmacisti orecchiuti sono solo 15 ma da gennaio, se l’esperimento funziona, potrebbe essere esteso a tutte le 280 farmacie di Torino.

Ma qualsiasi esperimento può fallire.

Andiamo nelle farmacie dei pionieri della delazione e diciamo che chi fa la spia non ci piace, che andremo da un'altra parte con le nostre ricette. Per segnalare il nostro dissenso può bastare una telefonata di protesta.

Se saremo tanti forse qualcuno di questi spioni volontari cambierà idea, forse altri saranno indotti a riflettere e si rifiuteranno. Forse questa città non è ancora strangolata dalla paura. Forse. Dipende da noi tutti.

Di seguito l’elenco delle 15 farmacie spione:

Bosio – via Garibaldi 26 0114369636; Comunale n. 43 – piazza Statuto 4 tel. 011 5214581; Rossi – corso Sebastopoli 202b tel. 011 350010; Annunziata – via Stradella 198 tel. 011 290449; Cavanna – via Mosca 1 tel. 011 212932; Regina Margherita – via Pietro Cossa 280 tel. 011 4559904; Vela – corso Potenza 92 tel. 011 252803; Comunale n. 2 – via Slataper 25bis tel. 011 735814; Lucento – via Oglianico 4 tel. 011 732815; Robino – via Palestrina 49 011855966; Santissimi angeli Custodi – corso Vercelli 195 tel. 011 2464437; Comunale 20 – via Ivrea 47/49 tel. 011 2621325; Madonna delle rose – piazza Galimberti 7 tel. 011 3195700; Monviso – corso Giambone 19 tel. 011 3175105; Steffannone – corso Unione Sovietica 397 tel. 011 614220

A cura dell’Assemblea Antirazzista di Torino

Info: assembleaantirazzistatorino@autistici.org"

Commenti

faustpatrone ha detto…
Caro Mario,

torno con piacere sul tuo blog. come sempre hai scelto un tema interessante e attuale.

sulla sorveglianza "di quartiere" sono ottimista solo in un caso: nel caso in cui serva a proteggere le case di ognuno dai topi d'appartamento.

vale a dire il sistema di "neighbour watching" che vige da tempo altrove e in paesi meno fascisti e repressivi del nostro.

qualche volta l'esito è irritante: io mi sono visto la polizia arrivare con due volanti mentre traslocavo in casa di alcune amiche.

ma al cosa si è chiarita in due secondi, e il disagio che ho comunque provato è il prezzo da pagare per una sicurezza legittima in più.

però non condivido affatto invece la pratica generalizzata della delazione anonima. specialmente se rivolta non contro crimini evidenti ma contro il marginale, il diseredato e il povero in quanto tale.

ti stupirà ma persino a un estremista di destra come me la cosa fa senso. umanamente e politicamente.

nel suo piccolo la tentazione c'è.

alcuni ragazzi della scuola dove insegno hanno filmato di nascosto una docente.

sono stati sorpresi, individuati e puniti. in consiglio di classe una delle docenti ha proposto di punire anche chi sapeva della cosa ma non ha detto nulla ai professori o non ha fermato i compagni.

questo mi è piaciuto assai poco. ho fatto notare che punire gli "ignavi" non fa che favorire una brutta cultura della delazione che trasforma la delazione non da strumento di autodifesa legittimo, ma da strumento per accattivarsi le simpatie di chi ha il potere o reprime. e che in ogni caso non è dovere degli allievi sanzionare i pari. cosa che spetta ai docenti e agli adulti, semmai.

come vedi la tentazione c'è.

ed è una brutta tentazione.

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