Quando fior di economisti prevedevano "nulla di che preoccuparsi"
Partiamo da questa intervista :
In una intervista al Sole24 ore McDonough (Merryl Lynch),nel novembre del 2006, "dall'alto dei 10 anni di esperienza ai vertici della Fed di New York e del Federal Open Market Committee, l'organo esecutivo di politica monetaria della Federal Reserve " rispondeva ad una serie di questioni riguardanti lo stato dell'economia e le sue prospettive.
In particolare, tra le tante cose, questo signore affermava:
-Rischio crisi del sistema finanziario
"Rischi esistono sempre. E oggi c'è chi teme una crisi del sistema bancario cinese. A mio avviso, un ruolo fondamentale nel rafforzamento del sistema lo può e lo deve giocare il Fondo Monetario Internazionale: è in questa sede che si può tenere sotto controllo il ribilanciamento dei grandi flussi di capitale."
-Consolidamento delle Borse mondiali (siano nel 2006 ed il trend è positivo)
"In questi ultimi anni c'è stato un sensibile rafforzamento dei mercati azionari nazionali, ma ora si sta aprendo una nuova fase. L'interdipendenza delle economie mondiali fa sì che il mercato dei capitali spinga per l'integrazione delle piazze finanziarie: ostinarsi a difendere le realtà nazionali è quindi contrario alla logica dei mercati.
In altre parole, lei ritiene anacronistico il tentativo di creare una piazza finanziaria per l'area Euro?
Posso capire le motivazioni di ordine politico che spingono alcuni governi ad opporsi ai piani di integrazione transatlantica dei listini azionari, ma non posso condividerle: è sempre il mercato a decidere."
Rischi sul piano della tutela degli investitori, esistenza di leggi differenti tra gli Stati Uniti e l'Europa in materia di tutela del risparmio
"Non vedo rischi particolari, anche se è fuori di dubbio che in prospettiva sia importante una maggiore cooperazione tra le autorità di vigilanza dei mercati finanziari. Non posso dire se sia opportuno per l'Europa dotarsi di un'authority unica modello Sec, ma penso che per le Borse sia certamente possibile replicare quel modello di vigilanza sul sistema bancario che è stato creato con il Comitato di Basilea,che tra l'altro ho presieduto prima di cedere il testimone a Tommaso Padoa Schioppa.
In Europa molti temono che con la fusione tra Euronext e Nyse vengano esportate anche le rigide leggi americane in materia di risparmio, cioè la legge SarbanesOxley...
Non mi sembra proprio che sia così,e in ogni caso anche negli Stati Uniti è in corso una profonda rielaborazione di alcune delle norme più contestate della Sarbanes, come per esempio la Section 404 sulla certificazione dei controlli e dell'audit delle imprese quotate. La Sarbanes non sarà cambiata dalla Sec solo il Congresso può cambiare le leggi ma l'authority può certamente ammorbidire il modo in cui è applicata.E questo è quanto sta avvenendo.
Pensa dunque che l'emergenza normativa generata dagli scandali Enron e Worldcom sia ormai superata?
Sì,credo che il peggio sia passato. Le imprese hanno capito che la frode porta a dure condanne e che la trasparenza, la buona governance, portano a un costo del capitale certamente più basso.
Poichè la fase di emergenza e le leggi varate per risponderle hanno avuto un costo molto elevato per le imprese e per gli auditor, ora è il momento di pensare a un ribilanciamento dei pesi. Detto questo, ritengo che sul piano della vigilanza la guardia non debba mai essere abbassata."
Oggi gli hedgefund hanno un peso determinante sul sistema finanziario mondiale.Ha dei timori?
Il mondo è diverso da allora e il mercato finanziario si è enormemente allargato: oggi è difficile che la crisi di un fondo,per quanto grande,possa provocare crisi sistemiche. Guardi, la verità è che oggi fa più notizia la nascita di un fondo speculativo che la sua scomparsa: lei sapeva che tra il gennaio 2005 e il settembre 2006 sono stati liquidati ben 1.000 hedge fund? Il sistema, oggi, è in grado di assorbire gli shock."
Fermiamoci un attimo qui.In sostanza lui paventava un "rischio" all'interno del sistema bancario cinese, auspicava un nuovo ruolo da parte del FMI nel ribilanciamento dei flussi di capitale,rivendicava la centralità del mercato contro politiche di tipo "nazionale"anche se somma di macro aree di piazze finanziarie "regionali",individuava la necessità di regole meno stringenti in relazione al "superamento" della emergenza data dall'esperienza Enron e Worldcom (anche se ,genericamente e per tenere una porta aperta, la guardia non deve essere mai abbassata).Sulla base dei suoi anche "consigli" e della sua visione pensiamo che, in modo oculato, Merril Linch abbia fatto gli interessi dei suoi investitori.Le ultime notizie ci raccontano che "Merrill Lynch archivia per la terza volta consecutiva un trimestre con i conti in rosso, dopo aver registrato svalutazioni per 6,5 miliardi di dollari e una riduzione del 40% delle commissioni nelle attività di investment banking per gli effetti della crisi del credito.
Nel primo trimestre, il gruppo ha riportato una perdita di 1,96 miliardi di dollari contro un utile di 2,16 miliardi dello stesso periodo del 2007. Il risultato è peggiore delle stime degli analisti che avevano preventivato una perdita di 1,72 miliardi di dollari. La banca ha anche annunciato il taglio di 4.000 posti di lavoro, di cui mille già annunciati qualche mese fa."
Cazzi loro, direte voi.
Purtroppo sono anche cazzi nostri, questo tipo di approccio ci porta ad un altro periodo e ad un'altra intervista contenuta all'interno dell'Espresso.Siamo a Luglio del 2007.
Qui, intervistato da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere, Samuelson premio Nobel per l'Economia, dalla sua casa di Cambridge, in Massachusetts ci spiega che: "Questa situazione sarebbe catastrofica se l'economia mondiale fosse ancora trainata dalle tre locomotive tradizionali: Usa, Giappone ed Europa. Ma grazie a Dio oggi siamo in una situazione economica multipolare, in cui le locomotive Cina e India tirano più di Europa e Usa, mentre il Giappone ha smesso di avere una funzione trainante da oltre un decennio". E infatti, nonostante alcuni segnali negativi, l'economia Usa va a gonfie vele, a maggio gli investimenti stranieri hanno registrato un valore record e martedì 17 luglio il Dow Jones ha sfondato per la prima volta quota 14 mila.
Per rimarcare il concetto il nostro afferma che""È vero che la crisi immobiliare deve ancora dispiegarsi pienamente, che molta gente perderà la casa e che parecchi investitori ci rimetteranno il capitale, ma tutto questo non sarà sufficiente a creare una recessione internazionale".
Dopo di che "Neanche Samuelson crede che sia possibile regolamentare questo mondo nascente: "Sarà perché ormai abbiamo adottato tutti le stesse strategie, persino Germania e Francia somigliano sempre più all'America reaganiana. O perché ormai siamo sempre più carenti di normative e l'economia cinese è il Far West"
A sostegno della tesi di "crisi locali e non sistemiche", nello stesso articolo, troviamo altri fior di economisti
"Gary Schlossberg, capo economista della Wells Capital Management: "La grande crisi non ci sarà perché in giro per il mondo c'è una quantità di capitali assai maggiore di dieci anni fa, le esportazioni sono forti e la struttura dell'economia è solida".
Secondo Acemoglu, "sono solo piccoli sommovimenti della grande scossa tellurica in atto nell'economia mondiale: vale a dire l'integrazione della Cina e dell'India e la crescita impetuosa di paesi come il Brasile e di altri protagonisti". La cosa importante da capire, secondo Acemoglu, è come si riposiziona l'economia del primo mondo mentre Cina, Brasile e India si appropriano di fette crescenti di molti mercati grazie a forza lavoro qualificata e a basso costo: "Quello che sta accadendo sono fluttuazioni selvagge, colpi di coda di questo fenomeno"
Tra le cassandre qualche flebile voce diceva che:
"Stephen Cohen, direttore del Berkeley Round Table on the International Economy: "La situazione è fuori dal controllo delle autorità centrali. Le banche hanno spezzettato i loro rischi di investimento in una varietà tale di strumenti finanziari - hedge fund, private equity, fondi pensionistici e così via - che nessuno sa più individuare con esattezza dove sia localizzato il rischio e chi ne sia portatore". La finanza è diventata un puzzle internazionale di cui pochi conoscono i segreti: "Le vecchie autorità centrali sono impotenti"
Fermiamoci ancora, nonostante la possibilità di accedere ad informazioni puntuali sulla consistenza dei flussi di capitale, sulla loro natura speculativa o meno e su ciò che in termini di impatto potevano avere sull'economia "reale" e sulla vita delle persone, molti di questi signori in modo distaccato si soffermavano sulla interconnessione delle economie come elemento di riequilibrio e di assorbimento, nel panorama mondiale, di crisi che se presenti avevano una realtà locale ma non sistemica ed invasiva per il resto dell'economia.
In sintesi:
Daron Acemoglu, docente di Economia al Mit di Boston. "Nel mondo che si apre davanti a noi le crisi, le bolle e le recessioni saranno sempre più frequenti e intense ma di breve durata. Niente più Grandi Recessioni come quella del '29, e neppure come quella degli anni Novanta". Secondo Acemoglu le dimensioni dell'economia mondiale sono ormai troppo grandi per essere sconvolte in modo significativo e permanente dalle fluttuazioni di una singola regione del mondo. In questo quadro le crisi locali assomiglieranno sempre più a brevi epidemie virali di influenza."
In una intervista al Sole24 ore McDonough (Merryl Lynch),nel novembre del 2006, "dall'alto dei 10 anni di esperienza ai vertici della Fed di New York e del Federal Open Market Committee, l'organo esecutivo di politica monetaria della Federal Reserve " rispondeva ad una serie di questioni riguardanti lo stato dell'economia e le sue prospettive.
In particolare, tra le tante cose, questo signore affermava:
-Rischio crisi del sistema finanziario
"Rischi esistono sempre. E oggi c'è chi teme una crisi del sistema bancario cinese. A mio avviso, un ruolo fondamentale nel rafforzamento del sistema lo può e lo deve giocare il Fondo Monetario Internazionale: è in questa sede che si può tenere sotto controllo il ribilanciamento dei grandi flussi di capitale."
-Consolidamento delle Borse mondiali (siano nel 2006 ed il trend è positivo)
"In questi ultimi anni c'è stato un sensibile rafforzamento dei mercati azionari nazionali, ma ora si sta aprendo una nuova fase. L'interdipendenza delle economie mondiali fa sì che il mercato dei capitali spinga per l'integrazione delle piazze finanziarie: ostinarsi a difendere le realtà nazionali è quindi contrario alla logica dei mercati.
In altre parole, lei ritiene anacronistico il tentativo di creare una piazza finanziaria per l'area Euro?
Posso capire le motivazioni di ordine politico che spingono alcuni governi ad opporsi ai piani di integrazione transatlantica dei listini azionari, ma non posso condividerle: è sempre il mercato a decidere."
Rischi sul piano della tutela degli investitori, esistenza di leggi differenti tra gli Stati Uniti e l'Europa in materia di tutela del risparmio
"Non vedo rischi particolari, anche se è fuori di dubbio che in prospettiva sia importante una maggiore cooperazione tra le autorità di vigilanza dei mercati finanziari. Non posso dire se sia opportuno per l'Europa dotarsi di un'authority unica modello Sec, ma penso che per le Borse sia certamente possibile replicare quel modello di vigilanza sul sistema bancario che è stato creato con il Comitato di Basilea,che tra l'altro ho presieduto prima di cedere il testimone a Tommaso Padoa Schioppa.
In Europa molti temono che con la fusione tra Euronext e Nyse vengano esportate anche le rigide leggi americane in materia di risparmio, cioè la legge SarbanesOxley...
Non mi sembra proprio che sia così,e in ogni caso anche negli Stati Uniti è in corso una profonda rielaborazione di alcune delle norme più contestate della Sarbanes, come per esempio la Section 404 sulla certificazione dei controlli e dell'audit delle imprese quotate. La Sarbanes non sarà cambiata dalla Sec solo il Congresso può cambiare le leggi ma l'authority può certamente ammorbidire il modo in cui è applicata.E questo è quanto sta avvenendo.
Pensa dunque che l'emergenza normativa generata dagli scandali Enron e Worldcom sia ormai superata?
Sì,credo che il peggio sia passato. Le imprese hanno capito che la frode porta a dure condanne e che la trasparenza, la buona governance, portano a un costo del capitale certamente più basso.
Poichè la fase di emergenza e le leggi varate per risponderle hanno avuto un costo molto elevato per le imprese e per gli auditor, ora è il momento di pensare a un ribilanciamento dei pesi. Detto questo, ritengo che sul piano della vigilanza la guardia non debba mai essere abbassata."
Oggi gli hedgefund hanno un peso determinante sul sistema finanziario mondiale.Ha dei timori?
Il mondo è diverso da allora e il mercato finanziario si è enormemente allargato: oggi è difficile che la crisi di un fondo,per quanto grande,possa provocare crisi sistemiche. Guardi, la verità è che oggi fa più notizia la nascita di un fondo speculativo che la sua scomparsa: lei sapeva che tra il gennaio 2005 e il settembre 2006 sono stati liquidati ben 1.000 hedge fund? Il sistema, oggi, è in grado di assorbire gli shock."
Fermiamoci un attimo qui.In sostanza lui paventava un "rischio" all'interno del sistema bancario cinese, auspicava un nuovo ruolo da parte del FMI nel ribilanciamento dei flussi di capitale,rivendicava la centralità del mercato contro politiche di tipo "nazionale"anche se somma di macro aree di piazze finanziarie "regionali",individuava la necessità di regole meno stringenti in relazione al "superamento" della emergenza data dall'esperienza Enron e Worldcom (anche se ,genericamente e per tenere una porta aperta, la guardia non deve essere mai abbassata).Sulla base dei suoi anche "consigli" e della sua visione pensiamo che, in modo oculato, Merril Linch abbia fatto gli interessi dei suoi investitori.Le ultime notizie ci raccontano che "Merrill Lynch archivia per la terza volta consecutiva un trimestre con i conti in rosso, dopo aver registrato svalutazioni per 6,5 miliardi di dollari e una riduzione del 40% delle commissioni nelle attività di investment banking per gli effetti della crisi del credito.
Nel primo trimestre, il gruppo ha riportato una perdita di 1,96 miliardi di dollari contro un utile di 2,16 miliardi dello stesso periodo del 2007. Il risultato è peggiore delle stime degli analisti che avevano preventivato una perdita di 1,72 miliardi di dollari. La banca ha anche annunciato il taglio di 4.000 posti di lavoro, di cui mille già annunciati qualche mese fa."
Cazzi loro, direte voi.
Purtroppo sono anche cazzi nostri, questo tipo di approccio ci porta ad un altro periodo e ad un'altra intervista contenuta all'interno dell'Espresso.Siamo a Luglio del 2007.
Qui, intervistato da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere, Samuelson premio Nobel per l'Economia, dalla sua casa di Cambridge, in Massachusetts ci spiega che: "Questa situazione sarebbe catastrofica se l'economia mondiale fosse ancora trainata dalle tre locomotive tradizionali: Usa, Giappone ed Europa. Ma grazie a Dio oggi siamo in una situazione economica multipolare, in cui le locomotive Cina e India tirano più di Europa e Usa, mentre il Giappone ha smesso di avere una funzione trainante da oltre un decennio". E infatti, nonostante alcuni segnali negativi, l'economia Usa va a gonfie vele, a maggio gli investimenti stranieri hanno registrato un valore record e martedì 17 luglio il Dow Jones ha sfondato per la prima volta quota 14 mila.
Per rimarcare il concetto il nostro afferma che""È vero che la crisi immobiliare deve ancora dispiegarsi pienamente, che molta gente perderà la casa e che parecchi investitori ci rimetteranno il capitale, ma tutto questo non sarà sufficiente a creare una recessione internazionale".
Dopo di che "Neanche Samuelson crede che sia possibile regolamentare questo mondo nascente: "Sarà perché ormai abbiamo adottato tutti le stesse strategie, persino Germania e Francia somigliano sempre più all'America reaganiana. O perché ormai siamo sempre più carenti di normative e l'economia cinese è il Far West"
A sostegno della tesi di "crisi locali e non sistemiche", nello stesso articolo, troviamo altri fior di economisti
"Gary Schlossberg, capo economista della Wells Capital Management: "La grande crisi non ci sarà perché in giro per il mondo c'è una quantità di capitali assai maggiore di dieci anni fa, le esportazioni sono forti e la struttura dell'economia è solida".
Secondo Acemoglu, "sono solo piccoli sommovimenti della grande scossa tellurica in atto nell'economia mondiale: vale a dire l'integrazione della Cina e dell'India e la crescita impetuosa di paesi come il Brasile e di altri protagonisti". La cosa importante da capire, secondo Acemoglu, è come si riposiziona l'economia del primo mondo mentre Cina, Brasile e India si appropriano di fette crescenti di molti mercati grazie a forza lavoro qualificata e a basso costo: "Quello che sta accadendo sono fluttuazioni selvagge, colpi di coda di questo fenomeno"
Tra le cassandre qualche flebile voce diceva che:
"Stephen Cohen, direttore del Berkeley Round Table on the International Economy: "La situazione è fuori dal controllo delle autorità centrali. Le banche hanno spezzettato i loro rischi di investimento in una varietà tale di strumenti finanziari - hedge fund, private equity, fondi pensionistici e così via - che nessuno sa più individuare con esattezza dove sia localizzato il rischio e chi ne sia portatore". La finanza è diventata un puzzle internazionale di cui pochi conoscono i segreti: "Le vecchie autorità centrali sono impotenti"
Fermiamoci ancora, nonostante la possibilità di accedere ad informazioni puntuali sulla consistenza dei flussi di capitale, sulla loro natura speculativa o meno e su ciò che in termini di impatto potevano avere sull'economia "reale" e sulla vita delle persone, molti di questi signori in modo distaccato si soffermavano sulla interconnessione delle economie come elemento di riequilibrio e di assorbimento, nel panorama mondiale, di crisi che se presenti avevano una realtà locale ma non sistemica ed invasiva per il resto dell'economia.
In sintesi:
Daron Acemoglu, docente di Economia al Mit di Boston. "Nel mondo che si apre davanti a noi le crisi, le bolle e le recessioni saranno sempre più frequenti e intense ma di breve durata. Niente più Grandi Recessioni come quella del '29, e neppure come quella degli anni Novanta". Secondo Acemoglu le dimensioni dell'economia mondiale sono ormai troppo grandi per essere sconvolte in modo significativo e permanente dalle fluttuazioni di una singola regione del mondo. In questo quadro le crisi locali assomiglieranno sempre più a brevi epidemie virali di influenza."
Sembra che lo scenario che ci si apra d'avanti, per il futuro, sia "leggermente" diverso.Sembra che dall'influenza si sia passati alla polmonite e che non si intravedano "medicine" in grado di "curare" il malato.
A meno che, per rimanere in sintonia con alcuni di questi signori, in realtà l'aggiustamento non porti ad una distruzione di valore e ricchezza negli USA ed in Europa, un peso maggiore di Cina ed India nell'economia mondiale. Con una loro capacità finanziaria "sana" (da dimostrare)e non inquinata da strumenti speculativi, un basso indebitamento ed una forza economica in grado di acquistare know how per portare maggiore sviluppo da quelle parti.
In soldoni uno storico passaggio di consegne da Ovest ad Est delle chiavi di governo dell'economia mondiale.Se così non fosse è la realizzazione del "caos" sistemico prossimo venturo di "Shankariana" memoria, una sorta di nuovo medioevo economico.
In soldoni uno storico passaggio di consegne da Ovest ad Est delle chiavi di governo dell'economia mondiale.Se così non fosse è la realizzazione del "caos" sistemico prossimo venturo di "Shankariana" memoria, una sorta di nuovo medioevo economico.
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Fonti:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2006/11/291106intervista_plateroti.shtml?uuid=01c52bfe-7f7b-11db-984f-00000e251029&DocRulesView=Libero
http://www.ifaf.it/blog/wp-content/uploads/2008/08/comprendere-e-governare.htm
http://www.corriere.it/economia/08_aprile_17/merrill_lynch_30c61c8a-0c8b-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml
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