Sovversivi, si

C'è in un filmato che parla della cattura di alcuni militanti di sendero luminoso, presi lo scorso anno nella selva amazzonica in Perù, un momento in cui all'intervistatore il guerrigliero dice "io sono un sovversivo, non un terrorista e combatto nell'interesse del popolo".

Questo confine, che separa il concetto di sovversione da quello di terrorismo, è ciò che ci distingue nella visione  che abbiamo nell'uso degli strumenti di lotta, di chi viene coinvolto e delle circostanze nelle quali quelle azioni e quelle modalità possono essere utilizzate.
Per quanto riguarda il dibattito sul significato semantico del termine terrorismo rimando a questo sito.

Il limite dell'interpretare uno strumento come quello della lotta armata come elemento sostitutivo di ciò che significa intrinsecamente "sovvertire" e di quanta pazienza ed intelligenza ci voglia  per mutare i rapporti di forza fu l'origine della fine di un percorso che, altrimenti, avrebbe avuto in sorte altre prospettive.





Ci limiteremo a dire che l'idea che abbiamo  noi della lotta politica e del suo fine è quello proprio del concetto di sovversione come strumento per raggiungere quel fine.

 






Mandare sossopra, violare ed abbattere uno stato di cose presenti con un'attività che è quella del "volgere da basso in alto".
Per fare questo è necessario poter contare su rapporti di forza che non siano sbilanciati. Per costruirli bisogna radicarsi nel territorio e fare, configgere.

L'Italia ha attraversato un periodo nel quale questo potenziale sovversivo si è espresso nelle lotte quotidiane e nel sacrificio di tanti militanti. Nella presenza di punti di incontro e di dibattito nei quartieri. Nella capacità di portare tra le persone le questioni e cercare con loro le risposte.
Ricordo qui il modo in cui, per seguire quel metodo, è morto Tonino Micciché alla Falchera di Torino. Durante un'occupazione di case mentre tentava di convincere un attivista della Cisnal (il sindacato dei fascisti) a cedere uno dei garage assegnatogli dall'istituto di case popolari per farne una sede del comitato degli occupanti di quelle case. Una discussione neanche iniziata perché l'altro gli sparò. 
"E' morto con il sorriso sulle labbra ed un buco in fra gli occhi" 

In questa idea di sovvertire lo "stato" costruendo una base sociale su cui poter contare, le cose che venivano fatte passavano dall'autoriduzione delle bollette della luce e del gas, all'occupazione di case sfitte, ai mercatini rossi in cui si vendevano beni di prima necessità a prezzi calmierati, agli espropri proletari, alla formazione di cooperative per la costruzione di case. Una sorta di società alternativa che cercava con altri mezzi il modo per soddisfare la necessità di vivere e di mantenere saldi i legami propri di una comunità solidale.


Sembra che qualcosa del genere si stia muovendo di nuovo. 
Non c'è altra strada che quella di aggregare le persone intorno a questioni "concrete", che partono dal loro modo di vivere, dal lavoro e da come contribuiscono a creare quella ricchezza che rimane nelle tasche di altri per individuare un modo diverso di stare insieme.
Perché è di questo che si tratta. Abbiamo bisogno di questo legame con la concretezza del vivere quotidiano delle persone per dare una opportunità a noi stessi ed alle nostre idee. Abbiamo bisogno di tornare ad essere sovversivi "dal basso", lasciando ad altri l'illusione istituzionale della mediazione.

C'è nella storia di questi giorni, nel poco che ci viene mostrato e nel molto che viene taciuto e nascosto la percezione che la storia prosegue imperterrita nel mostrare il continuo configgere tra interessi e bisogni contrapposti, tra capitale e lavoro. 
La maturità di un movimento la vedremo dal modo in cui saprà costruire legami, dal modo in cui saprà rinunciare a settarismi e saprà leggere ed interpretare i fenomeni che si muovono sotto la crosta dell'apparenza. Dal modo in cui saprà tornare ad essere un soggetto di classe, che ponga il lavoro e quanti appartengono a questo mondo al centro del cambiamento. Che capisca che qualsiasi questione (ambientale, di diritti civili e di uguaglianza) ha il suo centro gravitazionale in quella questione irrisolta: chi produce, come ed in nome di quale visione e tipo di società.

Commenti

Anonimo ha detto…
Tanti auguri a te e alla tua famiglia, Mario!
Luca/KK
il Russo ha detto…
Ho votato interessante, scopro oggi il tuo blog e lo trovo veramente interessante, da non perderti di vista.
Quando hai voglia vieni a fare un salto dalle mie parti, ci si potrebbe divertire!

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