Trappola della liquidità e deflazione

Il video che segue tratta di un argomento che è quello della così detta "trappola della liquidità" e della relazione che questa può avere con il processo deflattivo da debiti.
In modo chiaro e conciso si può avere un'idea di quelli che sono gli scenari probabili da qui a qualche mese.
Rispetto al dato del costo del denaro negli USA, raccontato nel video, la novità è che lì siamo già in una situazione in cui ormai quelle che sono le cartucce disponibili, per una politica monetaria che faciliti l'accesso al credito, sono già state sparate.
L'ottica ed il focus di questo video è tutta legata a meccanismi di tipo circolare per i quali, nonostante l'oggettività dei fenomeni in atto, il discriminante "critico" rimane quello della "fiducia" da parte dei consumatori a cui è legato il consumo di beni e servizi.Elemento a cui, a cascata, sono legati i meccanismi relativi agli investimenti etc.
La categoria dei consumatori, segmentata, è quel mondo a cui appartengono a vario titolo in primo luogo coloro i quali subiscono in modo duro i colpi della crisi economica.Si ritorna, così, ad un elemento che è quello della condizione "materiale" e di capacità di reddito di chi in primo luogo produce.
Per inciso proprio quel fattore di produzione a cui si chiede flessibilità, produttività, e costo del lavoro basso.
Una volta esaurite le possibilità date dal fornire al sistema del credito il denaro a costo zero, l'unica politica possibile per i governi, per evitare che si materializzi lo spettro della deflazione, (tesi del video) è quella della leva fiscale e della spesa pubblica.
Se qualcuno ha seguito l'ultimo intervento di Tremonti capirà bene come, per quanto ci riguarda, questi due elementi non sono spendibili per il governo attuale concentrato come è a seguire i dettami di una politica di bilancio rigorosa.
Altra nota (a margine di ciò che viene spiegato) è quella relativa al comportamento del sistema bancario, il quale (nel video si parla egli USA, ma da noi è lo stesso) pur avendo la possibilità di accedere a linee di credito facilitate dal basso costo, in realtà si limita ad usare questa risorsa in funzione della soluzione di problematiche proprie (aumento delle riserve ed acquisto di buoni del tesoro).
Le questioni che vengono evidenziate rimandano a qualche suggestione di tipo "socialista".In primo luogo :
1-perché non agire direttamente sul sistema bancario, e sulla sua struttura, evitando che diventi un elemento di freno all'accesso al credito, es.nazionalizzandolo.
2-una politica di redistribuzione del reddito (oltre alla leva fiscale) in grado di fornire alle famiglie quegli ammortizzatori (disponibilità e capacità di accumulo di risparmio) in grado di far superare i periodi recessivi più duri.
3-una politica di spesa pubblica indirizzata prevalentemente su tre elementi:
a- investire sullo sviluppo di nuove tecnologie in tema di risparmio energetico e loro implementazione sul territorio, oltre che sviluppo di un polo di eccellenza in grado di creare konw how ad alto valore aggiunto vendibile su altri mercati
b-un piano di manutenzione e cura del territorio gestito direttamente dagli enti locali con il coinvolgimento di soggetti imprenditoriali in cui impiegare, sia in termini di risorse che di soggetti economici direttamente coinvolti, quanti subiscono l'effetto della recessione.
c- incentivi all'aggregazione delle piccole aziende con la creazione di poli di produzione e/o servizi a partecipazione mista (pubblica e privata) in cui i lavoratori siano gli azionisti di maggioranza.

Dopo di che vediamo come arrivare al comunismo.



Commenti

Anonimo ha detto…
"La politica monetaria è come una corda, serve per stringere, ma non per spingere".
Per quel che riguarda la politica fiscale, potenzialmente può, attraverso l'aumento della spesa pubblica, rilanciare l'economia. E' ovvio però che gli effetti sono molto diversi a seconda che queste misure di politica economica favoriscano i detentori del potere economico o i soggetti economicamente più deboli a causa della diversa propensione marginale al consumo che questi due diversi gruppi sociali hanno. Il maggior effetto sul "moltiplicatore" si ha proprio se queste politiche economiche favoriscono, contemporaneamente, una redistribuzione del reddito dai più ricchi ai meno ricchi. Purtroppo oggi sembra che le misure di politica economica vadano in direzione diametralmente opposta. Se succederà questo, l'effetto economico conseguente non riuscirà ad arginare la crisi. Va inoltre tenuto presente l'indeterminatezza dovuta all'assenza di un qualunque saggio di sostituzione tra inflazione e occupazione e il vincolo della bilancia dei pagamenti.
Anonimo ha detto…
Sei andato a vedere
Economiaepolitica.it ?
mario ha detto…
Italo,
si lo metto tra i link
Anonimo ha detto…
Economiaepolitica.it? Un'ottima iniziativa. È bello poter contare su economisti come Pierangelo Garegnani, Augusto Graziani ecc. e avere a portata di mouse punti di vista diversi da quelli di quegli stronzi di marginalisti/neo-liberisti!

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