Criminalità, xenofobia un articolo di Ricolfi e quello che pensa Penati

"Sul tasso di criminalità dei cittadini stranieri è difficile lavorare con statistiche precise, perché si ignora il numero esatto degli irregolari, però la situazione è piuttosto chiara. Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6). Fino a qualche anno fa la pericolosità degli stranieri, pur restando molto superiore a quella degli italiani, era in costante diminuzione, ma negli ultimi anni questa tendenza sembra essersi invertita: la pericolosità degli stranieri non solo resta molto superiore a quella degli italiani, ma il divario tende ad accentuarsi.

Resta il problema della violenza sessuale e degli stupri. Qui la prima cosa da dire è che i mass media sono morbosamente attratti dalle violenze inter-etniche - lo straniero che stupra un`italiana, l`italiano che stupra una straniera e riservano pochissima attenzione alle violenze intra-etniche, che a loro volta sono spesso intra-famigliari (donne violentate da padri, zii, suoceri, partner più o meno ufficiali). Ma i mass media, a loro volta, amplificano una distorsione che è già presente nelle denunce:

l`assalto di un branco di adolescenti a una ragazzina all`uscita da scuola ha molte più probabilità di essere denunciato di quante ne abbiano le vessazioni di un padre-padrone, non importa qui se dentro un campo nomadi o in una linda villetta piccolo borghese.

Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando: l`ultimo dato disponibile (2007) indicava un rischio relativo (stranieri rispetto a italiani) cresciuto di circa il 20% rispetto a tre anni prima (2004). "


Questo è l'estratto di un articolo che Ricolfi dedica al problema "sicurezza e stupri" sulla Stampa di un paio di giorni fa.
La cosa che mi è saltata all'occhio è la disinvoltura con cui si usano i numeri ed a questi si associano giudizi e si sparano sentenze.
In particolare sulla questione stupri Ricolfi afferma che :
"Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando: l`ultimo dato disponibile (2007) indicava un rischio relativo (stranieri rispetto a italiani) cresciuto di circa il 20% rispetto a tre anni prima (2004)."

La statistica a cui fa riferimento lui (fonte ISTAT) è la stessa che fu commentata sul corriere della sera in due diversi articoli:
Questo è un primo estratto che potete trovare qui
"Non più del 10% degli stupri commessi in Italia sono attribuibili a stranieri. Lo stima l'Istat. Secondo l'istituto di statistica, il 69% degli stupri sono opera di partner, mariti o fidanzati; solo il 6% sono opera di estranei. Se anche considerasse che di questi autori estranei il 50% sono immigrati, si arriverebbe al 3% degli stupri, ha sottolineato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'Istat."

Questo un secondo incipit che potete trovare qui:
"Duecento stupri o tentati stupri al giorno nel 2006, 74mila in dodici mesi. Scavando nella memoria delle donne, in un arco di tempo molto più lungo, la dolorosa contabilità segna 482mila stupri - subiti, nel 67 per cento dei casi, dal proprio marito, fidanzato o convivente"

Quello che mi ha colpito nella prosa di Ricolfi è l'uso che lui fa della propensione allo stupro, da parte degli stranieri, che è 14 volte superiore a quella degli italiani.
Cosa significa esattamente? A dare un significato alle parole io interpreto la frase in questo modo : fatto 1 la propensione al reato (stupro in questo caso) da parte di un soggetto, se questo è straniero la stessa sale a 14.

Come mai allora non c'è rispondenza tra dati statistici, denunce e messaggio?
Come fa a misurare la propensione e a dargli quel valore?
Probabilmente a Ricolfi in realtà non interessa affatto parlare di quel reato, del significato e dei valori che si porta dietro indipendentemente da chi lo commette.
Però, visto che il clima culturale lo permette, inserisce la variabile xenofoba (in modo rozzo e non fornendo niente che faccia capire e conforti la sua tesi) ed prosegue così nella lettura di ciò che accade nelle nostre periferie.

L'altra cosa che mi ha colpito è la superficialità che ha nel trattare un altro aspetto della questione, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari.
Partiamo da questa frase:
"Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6)"

Diciamo subito che quel 3/4 volte (farà differenza o no 3 o 4 volte?) non è vero. Basta leggere le conclusioni dell'ultimo rapporto del Ministero degli interni disponibile (2007) e commentate dall'allora ministro Amato.
Andiamo però a quel 28 (moltiplicatore tasso di criminalità irregolari).
Se spacchiamo la popolazione italiana per fasce di reddito, condizioni di vita, quartieri etc. e proviamo a dare una lettura al fenomeno criminale che ci riguarda, a quale conclusione possiamo arrivare?
Ad esempio nel quartiere Zen di Palermo quale è il tasso di criminalità rispetto al dato medio della popolazione?
Ed alle vallette di Torino?
In famiglie monoredditto in fascia di povertà in alcune zone d'Italia rispetto ad altre tipologie di famiglie ?
Ci sarà qualche relazione con aspetti quali reddito, condizioni di vita, opportunità,cultura, mobilità sociale della classe di appartenenza, precarietà etc.
Costa troppo a Ricolfi misurarsi con un minimo di onestà intellettuale ed andare alla radice delle questioni e dei problemi?
Vuol dire questo non rendersi conto? Io dico semplicemente che alimentare questo tipo di logica non aiuta a capire e risolvere i problemi. Le cose certe sono le galere, chi le frequenta e chi no. Chi ha più possibilità di delinquere date certe condizioni e chi no. Vogliamo rispondere a fenomeni complessi solo parlando alla pancia delle persone? Qui qualche questione e critica sulle metodologie di campionamento
Oltre che proporre soluzioni che ingabbiano le persone cosa può fare la società prima e durante la vita di un individuo?
Che tipo di opportunità, quali condizioni e strumenti gli sono accessibili?
Forse può aiutare, in questo, una delle poche analisi fatte sulla relazione tra criminalità ed immigrazione, questa una sintesi delle conclusioni che potete trovare qui (in inglese),qui come sintesi (in Italiano) con alcune critiche, appunti e consensi sulla metodologia statistica utilizzata
"È il risultato di uno studio su 'Immigrazione e crimine' pubblicato dalla Banca d'Italia e realizzato da tre ricercatori (Milo Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinotti) per analizzare l'eventuale "relazione tra immigrazione e criminalità", un tema "al centro di un intenso dibattito in tutti i paesi interessati da rilevanti flussi migratori".

Nell'indagine, affermano quindi i tre studiosi, "impiegando appropriate tecniche econometriche, si mostra come i dati consentano di escludere nettamente l'ipotesi che l'immigrazione contribuisca direttamente all'aumento della criminalità".

Il 'working paper' diffuso da Palazzo Koch, spiegano i ricercatori, punta dritto alla questione tanto discussa, ovvero se la presenza degli immigrati "abbia effetti diretti" sull'incidenza di diversi tipi di reato (crimini contro il patrimonio, contro la persona e violazioni della legge sulle droghe). Per questo, l'indagine si basa sui dati del ministero dell'Interno sui permessi di soggiorno, incrociati con quelli del ministero della Giustizia sui crimini denunciati tra il 1990 e il 2003. In questo periodo, "a fronte di una rapida crescita della presenza straniera, non si è registrato nell'intero Paese un aumento sistematico del tasso di criminalità, che invece mostrerebbe una lieve flessione".

A livello provinciale, tuttavia, "i territori che hanno attratto un maggior numero di immigrati hanno anche registrato tassi di criminalità più elevati, dovuti in particolare a una maggiore incidenza dei crimini contro il patrimonio (80% dei crimini totali)". Esclusa quindi "nettamente", sulla base di analisi econometriche, l'ipotesi di un collegamento diretto tra immigrati e crescita della criminalità, "l'associazione statistica tra presenza straniera e tasso di criminalità - secondo lo studio - è dovuta a fattori che muovono entrambe le variabili nella stessa direzione".

"Un più alto tasso di criminalità e una maggiore presenza di stranieri - concludono i ricercatori - potrebbero entrambi riflettere il più elevato grado di sviluppo di quelle province. Da un lato, gli immigrati vi sarebbero attratti dalle maggiori opportunità d'impiego offerte; dall'altro, costituirebbero un obiettivo preferenziale per compiere crimini contro la proprietà a causa della maggiore ricchezza media, del più elevato grado di urbanizzazione e della maggiore densità di popolazione".

Per concludere chiudiamo con le ultime dichiarazioni di Penati, presidente della provincia di Milano e Piddino, che ha espresso il suo illuminato parere sulle ronde:" la sinistra dica si ai presidi, non possiamo abbandonare i cittadini".
Stessa razza di Ricolfi.

Commenti

Anonimo ha detto…
te volevo segnala er mio artigolo sopera a votazione de oggi!
http://maanche.wordpress.com/2009/02/23/un-emendamento-che-non-mi-convince/
Anonimo ha detto…
In realtà la spiegazione è abbastanza semplice: Ricolfi prende i dati percentuali ISTAT sui reati in generale e sugli stupri commessi da stranieri e li rapporta con l'incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione totale residente in Italia. Così, per es., se gli stupri commessi in Italia da stranieri nel 2007 sono il 10% del totale, ma gli stranieri sono l'1% della popolazione, allora ne segue che la "propensione allo stupro" degli stranieri è dieci volte più alta di quella degli italiani.
I numeri vengono da qui. Poi si può, ovviamente, essere o meno d'accordo con l'interpretazione.
Ciao.
Luca
mario ha detto…
Luca,
non mi convince. Intanto perché se uno vuole usare la statistica dovrebbe farlo in modo corretto campionando e rendendo omogenei i dati, poi perché tra regolari ed irregolari in Italia ci sono circa 5 milioni di persone che rapportati alla popolazione residente fa l'8%.
Al limite poteva scrivere che c'è una probabilità del X%
in più a commettere un reato. Ma 14 volte fa una certa differenza.
Anonimo ha detto…
Al di là delle cifre di Ricolfi (che mi stupirei davvero se fossero sbagliate) a me sembra aberrante il discorso in se'. Che minchia vuol dire "l'etnia X è più/meno pericolosa di un'altra"? Che la gente la percepisca come tale è già un grosso problema; ma che arrivi un intellettuale, cioè uno fornito dei mezzi INTELLETTUALI per capire e far capire, perdipiù sedicente 'di sinistra', a dire sta roba, io lo trovo inconcepibile.
mario ha detto…
hai ragione quello è il punto vero.
Tutto l'articolo poi è dello stesso tenore. Manca solo una riedizione delle teorie del Lombroso è siamo a posto.
Ti confesso che sono rimasto di "merda".
Recupera un pò solo quando dice che quelli non sono rappresentativi dei vari popoli.
Mi chiedo ad uno dotato di poche informazioni cosa rimane di un discorso simile, o cosa spera che rimanga secondo Ricolfi. Mah!
Casa della Sinistra ha detto…
vota la mozipne sull’home page di kilombo

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