Scaramucce tra economisti, ovvero sull'orlo del burrone prendendo un tè

Metto qui, a futura memoria, alcuni brani che ho tratto dal sito http://www.liberanimus.org
Nel primo estratto la sintesi della critica che Friedman fece a Keynes sulle ragioni della crisi del 1929. Nel secondo incipit la scoperta che anche l'illustre economista Keynes, ogni tanto, preferiva non leggere ciò che recensiva.
Friedman è morto, Keynes anche. Marx pure lui. Ho idea che quest'ultimo sia l'unico che, in paradiso, si diverte e ride. Gli altri li immagino in purgatorio (noi comunisti diamo una possibilità a tutti) che son lì a colpi di "modelli" macro economici a cercare di capirci qualcosa.


"L’analisi di Friedman & Schwartz furono rivolte a confutare le tesi keynesiane che descrivevano tale crisi come un fallimento del mercato. Ebbene, Friedman dimostra, dati empirici alla mano, che in realtà quella crisi non fu l’effetto di una carenza del mercato, bensì di un errore ben preciso commesso dalla Banca Centrale americana. I keynesiani avevano sempre sostenuto che il crollo della borsa nel ’29 aveva minato la fiducia degli investitori, e la conseguente diminuzione della loro propensione ad investire aveva determinato una forte contrazione della spesa aggregata con connessa disoccupazione; il tutto nonostante la politica monetaria espansiva della Banca Centrale americana, il cui provvedimento di riduzione dei tassi d’interesse non si rivelò sufficiente a stimolare una ripresa degli investimenti, dato il diffuso pessimismo degli operatori. Secondo Friedman, invece, la concatenazione degli eventi fu opposta. La contrazione dell’attività economica, ad esempio, iniziò nell’agosto del 1929; ben prima del 24 ottobre, per cui le cause del crollo andrebbero ricercate in tempi antecedenti a tale data. La causa prima della recessione fu una politica in realtà restrittiva della Banca Centrale americana, che a partire dalla seconda metà del 1928 praticò una politica monetaria quasi uniformemente deflazionistica. La quantità di moneta non solo non crebbe, ma addirittura diminuì, anche se in misura modesta, durante quasi tutta la fase di espansione ciclica del periodo novembre 1927 - agosto 1929; un fatto questo che non si era mai verificato in periodi precedenti di crescita e mai più si è verificato. La caduta del mercato azionario scosse senza dubbio la fiducia degli investitori, determinò pessimismo, ma non panico.

Dall’agosto del 1929 (quindi, prima del crollo in borsa) all’ottobre del 1930 la quantità di moneta in circolazione diminuì del 2,6%, il che avvenne soltanto in quattro occasioni precedenti (ed in nessuna successiva), ed in tutti i quattro i casi tali restrizioni hanno determinato recessioni eccezionalmente pronunciate. Invece di una politica monetaria espansiva, quanto mai necessaria in quel momento, la Banca Centrale americana, praticò in realtà una politica monetaria restrittiva, così, quella che era una normale crisi ciclica, per colpa di un ente di governo (monetario in questo caso), si trasformò nella più grave depressione economica dell’era capitalistica."

"Keynes was not a highly trained or a very sophisticated economic theorist. He started from a rather elementary Marshallism economics and what had been achieved by Walras and Pareto, the Austrians and the Swedes was very much a closed book to him. I have reason to doubt whether he ever fully mastered the theory of international trade; I don’t think he had ever thought systematically on the theory of capital, and even in the theory of the value of money his starting point —and later the object of his criticism— appears to have been a very simple, equation-of-exchange-type of the quantity theory rather than the much more sophisticated cash-balances approach of Alfred Marshall."
F.A. Hayek, A Tiger by the Tail: A 40 Years’ Running Commentary on Keynesianism by Hayek,
edito da Sudha R. Shenoy, The Institute of Economic Affairs, Londra 1972, p. 101.
"In German I can only clearly understand what I know already! - so that new ideas are apt to be veiled from me by the difficulties of language."
John Maynard Keynes, A Treatise on Money, vol. I, The Pure Theory of Money,
The Collected Writings of John Maynard Keynes, vol. V, Macmillan, Londra, 1971,
nota n.º 2 al pie della p. 178 (riferendosi alle opere di Ludwig von Mises).
"Dr. Hayek complains that I do not myself propound any satisfactory theory of capital and interest and that I do not build on any existing theory. He means by this, I take it, the theory of capital accumulation relatively to the rate of consumption and the factors which determine the natural rate of interest. This is quite true; and I agree with Dr. Hayek that a development of this theory would be highly relevant to my treatment of monetary matters and likely to throw light into dark corners."
John Maynard Keynes, "The Pure Theory of Money: A Reply to Dr. Hayek",
Economica, vol. XI, n.º 34, novembre 1931, p. 394

Si veda anche il divertente articolo di Gottfried Haberler "Reviewing a Book Without Reading It", nel quale si racconta come Keynes pubblicò sulla rivista Economic Journal una recensione del libro di Mises La Teoria della moneta e dei mezzi di circolazione, senza averlo letto."

Commenti

Anonimo ha detto…
Keynes sarà senza dubbio un situazionista o un decrescente felice...
mario ha detto…
A leggere quella nota su Keynes mi è venuta in mente la tua polemica sul modello neoclassico.
Se non leggeva lui e recensiva, possiamo farlo anche noi?

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