Modelli previsionali


Riproporre un modello previsionale rivoluzionario oggi

Un modello di previsione che sia coerente con quanto elaborato dalla nostra corrente deve quindi basarsi su dati reali (statistici) della "storia" passata del sistema in esame e, nello stesso tempo, elaborarli tramite il miglior computer che ci sia, il cervello sociale umano, per mettere in moto quella combinazione di intuizione e progetto di cui abbiamo parlato. Per cervello sociale intendiamo un ente collettivo in cui, olisticamente, "il tutto rappresenti più della mera somma delle parti" e sia perciò capace di lavorare su dati storici mediante conoscenza e memoria altrettanto storiche.

Figura 1. Quattro tipi di andamento (curva continua) per un sistema sottoposto a diversi tipi di retroazione in rapporto alla "capacità di carico" (curva tratteggiata).

Dicevamo poco fa che i sistemi complessi sono autocostruttivi (o autodistruttivi), sono cioè caratterizzati da retroazioni in grado di auto-produrre modifiche alla loro dinamica. Interpretiamo ora la figura 1 (ricavata dal volume Oltre i limiti dello sviluppo) nell'ottica della teoria rivoluzionaria.

Nel primo riquadro (A) abbiamo un modello a crescita continua di tipo autocostruttivo, cioè a retroazione positiva: una parte del valore prodotto rientra nel ciclo produttivo; è la riproduzione allargata del Capitale; l'andamento è esponenziale, e il sistema è al sicuro da crisi catastrofiche perché crescono in modo parimenti esponenziale anche i limiti fisici, cioè le risorse e la possibilità dell'ambiente di rispondere all'infinito alle richieste della crescita (capacità di carico). Questo è il modello teorico della borghesia, al quale fa riferimento l'economia politica.

Nel secondo riquadro (B) abbiamo il modello "auxologico" cui accennavamo all'inizio, lo stesso preso in esame dalla nostra corrente nel 1956: si suppone fissa la capacità di carico del sistema e si annota induttivamente, sulla serie di dati del passato, la legge degli incrementi decrescenti nel tempo. Il sistema è ancora a retroazione positiva, ma passa dalla crescita esponenziale a quella asintotica attraverso un punto di flesso. La previsione è realizzata sulla proiezione della curva nel futuro. L'andamento asintotico mostra una crisi nella produzione di plusvalore (caduta tendenziale del saggio di profitto) che il Capitale non può sopportare (il suo assioma è D-D' cioè crescita ininterrotta). Dall'induzione si passa alla deduzione: la crisi estrema del Capitale necessita del tentativo di rivitalizzare il ciclo, e l'alternativa diventa: guerra o rivoluzione. Se togliamo la prospettiva rivoluzionaria e la deduzione conseguente sulla morte del sistema, rimane la curva a "S", quindi un illusorio procedere riformista verso quello che viene interpretato come equilibrio fra capitalismo, limiti fisici e società. È l'ideologia che una volta si chiamava opportunista e che oggi permea tutto il movimento che si crede di sinistra. Esponenti di questa reazione neo-vandeana sono ad esempio i "partigiani della decrescita" seguaci di Serge Latouche.

Terzo riquadro (C). Il modello di cinquant'anni fa, come già accennato, al suo livello di astrazione non teneva conto delle interazioni continue fra la crescita, i limiti fisici generali (era contemplata solo la forbice fra produzione industriale e agricola) e le politiche finalizzate ad ammortizzare gli effetti delle crisi. Un modello di quel genere, com'era ammesso anche dai compagni di allora, avrebbe dovuto essere ridisegnato di continuo, tenendo conto passo passo delle variazioni. Oggi la simulazione al computer ci permette di introdurre le retroazioni e di prevederne gli effetti. Al massimo livello di astrazione, il terzo riquadro visualizza l'effetto reciproco fra crescita e capacità di carico quando vi sia un intervento nell'economia (fascismo, keynesismo, stalinismo) in grado di minimizzare gli effetti delle spinte spontanee dovute al mercato selvaggio. Il sistema si autoregola con retroazioni negative analoghe a quelle del termostato, ma così facendo tende all'equilibrio (omeostasi) e ripiomba nella crisi di valorizzazione. Nel nostro studio su un modello di simulazione della miseria crescente (n+1 n. 20), abbiamo dimostrato che questo andamento controllato verso l'equilibrio è "entropico", cioè porta alla perdita di energia, alla morte del sistema. Oltre tutto, gli interventi sull'economia e sui limiti fisici sono sempre in ritardo rispetto al manifestarsi di stati critici, e i loro effetti sono ancora più ritardati, per cui il sistema rischia uno stato di fibrillazione, di "ordine instabile ai margini del caos" come si dice nelle teorie della complessità.

L'ultimo riquadro (D) visualizza un modello di economia che è la sintesi dei primi tre: la borghesia basa il mantenimento del proprio potere su un quadro di riferimento di tipo A, dove i limiti fisici sono solo oggetto di chiacchiere all'ONU, ai G8, ai World Social Forum o ad altri consessi parassiti, e ogni spinta dell'economia politica continua ad essere testardamente verso la crescita esponenziale. La realtà però procede, in contraddizione con l'ideologia e la prassi della crescita, verso aggiustamenti di tipo B e C, come dimostra in modo cristallino l'attuale crisi cosiddetta "dei mutui", che da un anno e mezzo fa impazzire gli economisti e i governi. Il risultato è che i limiti fisici sono superati dall'inerzia del sistema, i ritardi si accumulano, sia per quanto riguarda i segnali dell'economia politica, sia per quanto riguarda le risposte del sistema e dell'ambiente. I limiti fisici subiscono di conseguenza un'ulteriore degradazione fino a che il sistema va fuori controllo e precipita verso la catastrofe.

Fonte:

http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/24/modello_dinamico_01.htm

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