Torino è una città di merda o è solo nella merda?
Quel gesto deve aver fatto parecchia impressione nella testa di qualcuno, le analisi di tutti i tipi si sono sprecate. I giudizi anche.
Si è andati da interviste fatte a Petrini di Slow Food che si indignava per l'attacco ad un simbolo del mangiare bene, però vorrebbe tanto dialogare, all'indicazione di nome e cognome di "anarchici" che avendo avuto qualche problema con la "giustizia", del tipo occupazione di case etc., hanno avuto l'onore della citazione in prima pagina della cronaca cittadina. Una roba in puro stile mafioso, del tipo "non sappiamo se sei tu, però....".
Non vi dico poi cosa è successo quando una quindicina di compagni si sono presentati a volantinare presso Eat Italy, mandando di traverso il pranzo a qualche commensale ben pasciuto troppo intento a gustare il culatello per lasciarsi distrarre da quelle robette che venivano raccontate nei volantini lasciti sui tavoli.
Echecazzo, siamo tanto buoni e bravi ed eco solidali oltre che attenti a che le pere dell'orto non vengano inquinate da non poter accettare di sprecare tempo per capire perché un po' di uomini preferisce lasciarsi morire, ingoiando lamette o impiccandosi, piuttosto che tornare nel paesello natio a coltivare qualche appezzamento di terra arida con il bollino verde di slow food.
Sfugge qualcosa.
Sulla vicenda vi copio un post trovato su Macerie (l'indirizzo è http://www.autistici.org/macerie/) che esprime bene quello che nei "bar" e nelle piole si pensa di questa vicenda:
"I nostri telefoni, da qualche giorno, sono roventi: tutti ci cercano, tutti domandano di noi e vogliono sapere. Corteggiatissimi, quasi fossimo delle ballerine di prima fila, coi nomi sbattuti un po’ qua e un po’ là sulle gazzette cittadine, stiamo assaporando il gusto di una celebrità che non abbiamo mai voluto né ricercato. E anche l’audience di \\Macerie e storie di Torino\\, incredibile!, è alle stelle, manco ci fossimo messi a vendere calze a rete per corrispondenza.
Tra tutti, sono i giornalisti a tampinarci più fastidiosamente. Vogliono chiacchierare e farci chiacchierare, estorcerci dichiarazioni imbarazzate oppure proclami roboanti da tagliare e ricucire a modo loro sulle colonne dei quotidiani. Ma, è cosa nota, a noi i redattori di gazzette fanno un certo ribrezzo - un ribrezzo proprio fisico, che ci causa talvolta eritemi evidenti sulle braccia e sulla faccia. Li vogliamo lontani.
Ma non è che ci sia passata la voglia di parlare. E lo facciamo con i nostri strumenti abituali, con la nostra solita voce e senza cedere alle lusinghe di questa effimera celebrità.
Lo volete proprio sapere che cosa ne pensiamo della merda gettata al Cambio l’altro sabato, allora? Vi accontentiamo subito.
Noi, al solo pensiero dei velluti insozzati e di questo branco di madamine ingioiellate che scappano senza mangiare e con il naso turato ci siamo fatti un sacco di risate. Sì, perché anche il riso è cosa di classe e, insieme a noi, avranno riso tanti altri che abitano i bassifondi di questa maledetta città.
Ma non abbiamo riso, invece, quando abbiamo visto gli sguardi carichi di indignazione dei politici e della gente-per-bene – tutti intenti a misurar la merda caduta sulla suola delle scarpe di un imprenditore qualsiasi – e ci siamo ricordati di quanto quegli stessi sguardi erano vuoti e annoiati quando invece ci sarebbe stato da parlare, per esempio, di un algerino senza nome morto di botte dentro ad un Cpt. Non vogliamo sembrarvi preteschi: ma se proprio si vogliono misurare le altezze morali di tutti quelli che hanno preso voce in questa vicenda la figura migliore la fanno gli ignoti inzaccheratori, che hanno messo almeno un po’ di sé stessi in gioco per dare una mano a chi dentro le gabbie si sta giocando tutto in una lotta costante e disperata.
Certo, certo, - ci diranno i nostri amici rivoluzionari - tra il lanciar liquami e bruciare i titoli di proprietà la distanza è ancora troppo grande. Cosa rispondere? Che bisogna dare tempo al tempo, come si dice. Per ora, una cosa sola è certa: l’incursione al Cambio ha reso ancora più evidente una frattura, che è una frattura di classe. La prima a portare una parola di conforto alla moquette impregnata di merda è stata, guarda caso, proprio Evelina Christillin. Rampolla di buona famiglia valdostana, compagna di scuola di Margherita Agnelli, con l’operazione “Olimpiadi 2006″ la Christillin si è gonfiata talmente le tasche da poterci andare tutte le sere a cena, al Cambio, da qui ai prossimi vent’anni - e a spese di gente che ora come ora il parmigiano se lo può permettere solo se ha la prontezza di metterselo sotto il giaccone prima di passare alle casse del supermercato. E non è neanche un caso che il primo a dire una cosa intelligente sulla pericolosità - in prospettiva - dell’episodio del Cambio sia stato il sindaco Chiamparino: conosce bene la città che governa e sa che la gente, a forza di tirar la cinghia, prima o poi perde le staffe. Che poi, rotto il freno, gli impoveriti della città se la prendano proprio contro i ricchi (e non, come tanti vorrebbero, con chi sarà ancora più povero ed escluso di loro) per noi è una prospettiva accattivante. Per lui - e per la Christillin - un incubo nero nero. Ed è proprio questa paura, evidentemente, ad aver generato tutto il clamore che ha seguito l’irruzione di sabato scorso.
Vedete che almeno quattro righe di teoria siamo ben riusciti a tirarle fuori da quella secchiata di merda. E tante altre se ne potranno cavare ancora. Non è difficile: basta tenere gli occhi bene aperti ed evitare le luci, abbaglianti e fallaci, della ribalta.
(Intanto che vi parliamo gli uomini del vicequestore Petronzi (nella foto) se ne stanno qui sotto ad aspettarci. In questi giorni ci ronzano attorno come mosconi. Noi, come d’abitudine, ci prendiamo il lusso di riempirli di male parole tutte le volte che incrociano i nostri sguardi in mezzo alla strada. E questo non fa altro che aumentare le pacche sulle spalle e gli sguardi d’intesa che riceviamo nei nostri quartieri e tra la nostra gente - e anche questa è una questione di classe. Li ringraziamo del servizio.)"
Mentre queste cose accadevano due ragazzi marocchini venivano gambizzati da un tizio con casco, di pomeriggio in una piazza di questa città, perché avevano reagito ad un'aggressione razzista un paio di giorni prima.
Ora, potete capire che un italiano doc non può accettare di organizzare una spedizione contro un gruppo di immigrati seduti in un bar e, con i suoi amici, tornarsene a casa pieno di botte perché quelli nella vita fanno i muratori e quando menano menano di brutto.
E allora si ritorna con il "trono" (pistola, in gergo) e si spara dopo aver minacciato il barista perché lui gli immigrati non li deve servire.
Pensate che abbiano dedicato fiumi d'inchiostro alla vicenda? Qualche analisi sul fenomeno? E no, c'è la merda che preoccupa di più perché il gesto è fatto in centro mentre quelli sparano in periferia.
E' una città di merda quella in cui abito e mio figlio cresce?
Non lo è architettonicamente nel centro, anzi. Lo è in periferia sicuramente. E la periferia qui da noi è vasta.
Però è tanto una città ipocrita (come tante direte voi, però io qui vivo) ,lontana mille miglia per indole da quegli schizzati di milanesi o da quegli ironici e artisti della presa per il culo di romani.
E' una città che produce gente come Soria (quello del premio Grinzane) messo dentro solo perché il suo cameriere si è scocciato di farsi sfruttare e lo ha denunciato. Da lì hanno scoperto che mentre organizzava premi farlocchi viveva da nababbo e rubava allegramente alle spalle di noi poveri gonzi, il tutto con il silenzio omertoso sia della destra che della sinistra istituzionale .
Uno che, con la sua fondazione finanziata dalla regione con milioni , spendeva una roba tipo 500.000 euro all'anno per pranzi offerti a tutto il ciarpame istituzionale di questa città.
E' una città che ha mandato in pensione Novelli (quello che denunciò le prime tangenti) e si gode la riabilitazione di gente come La Ganga.
E' una città che sedimenta ed ogni tanto esplode.
Qui da noi si passa da serate passate a spegnere incendi appiccati a decine di macchine a risse gigantesche fatte ai murazzi o in piazza Vittorio.
Per il momento è così, e così si sfogano i poveracci. Ma fino a quando? Sarà forse per questo che hanno paura di quella merda sul pavimento di quel ristorante? Paura che quella merda faccia intendere che è ora che inizino a raccogliersela da loro?
Commenti
Torino è una bella città è la gente che ha la testa piena di merda.
Ah già dimenticavo che i disgraziati sono solo gli immigrati ai quali viene illustrata l'Italia come il paese del bengodi.Molto responsabile, non c'è che dire.
Intanto Racz va ad incassarsi i sui bei cache per piangere davanti ai salotti bene del salotto italiano.
Italiana disoccupata senza prospettive, chissà se provo a darmi fuoco se mi invitano da Vespa, al poveraccio italiano con due bimbi piccoli non è servito, peccato La Mantia poteva offrire a lui il posto.
Tu bruceresti i Romeni e salveresti i padroni?
Scusa ma non si capisce.
Dopo di che, prenditi una bella latta di benzina, vai davanti a confindustria, aspetti che entrino tutti e dai fuoco. Puoi sempre fare lo stesso con montecitorio.
Se aspetti che siano gli altri....