Il valore della merce

 D -> M … M1 -> D1 …

E' grazie a questo passaggio, rappresentato dai puntini di sospensione, che il nostro ipotetico capitalista, partito da M, riesce ad ottenere la quantità di merce in più D M, che gli permetterà di realizzare il maggior valore D1 rispetto al momento dell'avvio di tutto il processo, quando nelle sue mani poteva stringere solamente D.

Abbiamo mostrato anche graficamente, con le stesse notazioni di Marx, che l'introduzione di nuovo valore nella sequenza di scambi deve avvenire nell'ambito della merce. Alla merce sembra quindi succedere ciò che neghiamo possa avvenire al denaro: un’autovalorizzazione. In effetti, mentre D -> D1 non sarebbe altro che usura, possibile soltanto quando il differenziale di valore proviene dall'esterno, in M il cambiamento avviene del tutto all'interno delle proprietà delle merci in gioco. Ma affinché in esse possa cristallizzarsi valore, deve esistere, fra tutte le merci presenti sul mercato, una merce particolare, che abbia, una volta posta nel processo di produzione, la facoltà di dissolversi completamente ed incorporarsi nell'insieme di tutte le altre generando il differenziale. Tale merce particolare non è altro che la forza-lavoro dell'operaio salariato, ed è il suo consumo ed il suo assorbimento da parte di M che permette a quest'ultima la fondamentale metamorfosi in M1.

Riassumendo: lo scambio fra oggetti non produce valore nuovo; fra oggetti e denaro neppure; invece lo scambio di oggetti e denaro con forza-lavoro applicata ne produce. L'importanza di osservare il processo produttivo nella sua intima struttura deriva dal fatto che l'intero ciclo in cui la forza-lavoro viene applicata agli oggetti potrebbe essere assolutamente indipendente dall'esistenza del valore e del denaro.

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