Quando la lotta diventa dura i burocrati parlano d'altro
La vicenda della contestazione a Rinaldini, ed agli oratori che si sono succeduti sul palco a Torino, viene ricostruita dai media come l'occasione per sottolineare l'irresponsabilità di chi usa metodi violenti per prendere la parola.
In questa cappa di piombo che avvolge il mondo delle relazioni sindacali, delle modalità in cui si stanno ristrutturando le aziende approfittando della crisi e di come i costi sociali verranno e vengono pagati dai soliti noti, l'informazione sfrutta la sua funzione di cavallo di troia di formazione delle coscienze per raccontare a modo suo come si svolgono i fatti.
Isolato dal contesto in cui è avvenuto, un episodio può essere manipolato al meglio per offrire una visione della realtà che si limita allo spazio in cui l'immagine viene messa a fuoco, lasciando sfuocato ed invisibile il resto.
Anche Sofri, dall'angolo della sua cella, non ha perso l'occasione per scrivere un articolo inutile al riguardo su Repubblica.
Ieri davanti al palco c'è stato un parapiglia, molta agitazione e nessuna azione preordinata.Rinaldini è scivolato dal palco ed un po' di gente si è accapigliata .
Perché tutto questo?
La vicenda affonda le sue radici in quella che è la lotta dura che i lavoratori di Pomigliano D'arco stanno conducendo da qualche anno a questa parte contro i continui tagli, le riorganizzazioni fatte attraverso le esternalizzazioni di parti di attività, il peggioramento delle condizioni di lavoro a fronte di salari che nel tempo perdono valore e non coprono più le esigenze di sopravvivenza dei più.
Limitiamoci alla cronaca di qualche anno:
anno 2006, dopo una manifestazione alcuni operai (otto) del sindacato autonomo vengono licenziati dall'azienda.
In data 23 Marzo 2009 il giudice del lavoro ne reintegra tre
Fonte:http://www.slaicobas.it/
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CON ORDINANZA DEPOSITATA STAMATTINA IL GIUDICE DI NOLA REINTEGRA IN FABBRICA GLI ALTRI TRE DEGLI OTTO LICENZIATI (ALL’EPOCA DIPENDENTI TNT, POI DHL - OGGI IL RAMO D’AZIENDA E’ STATO RILEVATO DI NUOVO DALLA FIAT) PER LE ASSEMBLEE DI ‘SAN VALENTINO’ DEL 2006 TENUTE NELLO STABILIMENTO DI POMIGLIANO D’ARCO IN CUI 6.000 LAVORATORI - CON LO SLAI COBAS - CONTESTARONO FIOM-FIM-UILM-FISMIC PER LA STIPULA DEL CONTRATTO-BIDONE DEI METALMECCANICI : SI SGONFIA COSI, DOPO ALTERNE VICENDE GIUDIZIARIE, LA PROVOCAZIONE ANTISINDACALE ORDITA ALL’EPOCA DALLA FIAT CONTRO LO SLAI COBAS. INTANTO GRANILLO, DOPO IL DISPOSITIVO DEL GIUDICE DEL LAVORO DI STAMANE, POTRA’ IMPUGNARE L’ENNESIMO LICENZIAMENTO (COLLOCAZIONE IN MOBILITA’ FORZATA) COMMINATOGLI DALL’AZIENDA IL 1° GENNAIO 2007
A seguito di questa vicenda molti lavoratori (320 di cui 120 iscritti al sindacato Slai Cobas) furono trasferiti in una unità produttiva a Nola facendo, in questo modo, riemergere la pratica dei reparti di confino che fu, durante la gestione Valletta, una delle modalità applicate per stroncare qualsiasi forma di opposizione sindacale dentro gli stabilimenti del gruppo fiat.
Fonte:http://www.slaicobas.it/
Il lungo corteo, partito dall’area industriale, ha attraversato le vie della cittadella operaia raggiungendo poi piazza Primavera dove erano ad attendere sindacalisti confederali, politici, sindaco e prelati che, con l’arroganza checonsuetamente li contraddistingue, pretendevano di negare la parola agli operai. La contestazione ha raggiunto toni forti quando gli organizzatori si apprestavano a smontare l’impianto di amplificazione, ed è stato allora che, i lavoratori deportati all’impianto-confino di Nola si sono appropriati del palco tra gli applausi delle migliaia di lavoratori presenti (indipendentemente dalla loro iscrizione ai vari sindacati compresi quelli confederali) e che si rifiutavano di sciogliere la manifestazione per ascoltare finalmente i lavoratori ed i rappresentanti dello SlaiCobas.
Nell’intervento di Luigi Aprea, delegato RSU della componente Slai cobas della Fiat Pomigliano la “serrata critica sulla deportazione al reparto confino di Nola di 320 lavoratori ammalati o sindacalizzati tra cui 120 iscritti allo SlaiCobas la cui difesa per il rientro a Pomigliano è sostenuta solo dallo Slai Cobas perché i confederali tutti all’epoca firmano l’accordo”.
E’ toccato poi a Vittorio Granillo, plurilicenziato dalla Fiat Pomigliano sintetizzare la paradossale giornata di lotta di stamattina in cui quegli stessi sindacati che (dall’Alitalia a Pomigliano) continuano a sottoscrivere accordi di licenziamenti e precarietà per i lavortatori poi pretenderebbero pure di negargli la parola: “ LA DEMOCRAZIA E’ UNA QUESTIONE POLITICA, NON LA SI RIVENDICA MA LA SI ESERCITA ED OGGI MIGLIAIA DI LAVORATORI DELLE FABBRICHE SI SONO RIPRESI LA PAROLA: BISOGNA CONTINUARE COSì.
Queste tensioni e questi fatti hanno prodotto ieri un ulteriore episodio. Di fronte ad una pratica sindacale concertativa, buona per gli apparati e che nei fatti non ha prodotto e non produce alcun risultato pratico per i lavoratori il bivio che si presenta è quello che vede due strade: la prima prosegue nella direzione di un costante declino con la realizzazione di un disegno che vuole la pratica sindacale fatta nella logica della rappresentanza istituzionale, quella che ti fa sedere al tavolo anche se non rappresenti molto della base per cui vai a contrattare. L'altra quella della radicalizzazione delle forme di lotte. la costruzione di un opposizione dura che non faccia sconti. Le pratiche e le esperienze di questi mesi insegnano che conviene oltrepassare la riva del fiume. Picchettare gli stabilimenti in crisi, occuparli, non fare uscire la merce e discutere "sine die" al tavolo e "dentro" i luoghi di lavoro con chi rappresenta le aziende.
I rappresentanti sindacali, quelli che una coscienza di classe ce l'hanno, al di là dell'incazzatura devono sapersi confrontare con il loro popolo. E' finita l'epoca astratta delle comparsate. Questa crisi produrrà costi sociali altissimi. Il compito, per chi fa politica oggi, è quello di fare in modo che non si laceri ulteriormente il tessuto sociale di riferimento. Che quelle persone le risposte non le cerchino da sole come è accaduto a Napoli o ieri qui a Torino.
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cloro